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Autore: eppy    30/11/2014    2 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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...Sei anni dopo
EMMA

Pensai che dovevamo esserci quasi.
Avevo imparato a calcolare mentalmente il tempo necessario a raggiungere le diverse stazioni della Circle Line, contraddistinte da un cerchio giallo sulla funzionale mappa delle metropolitane, il secondo giorno trascorso qui. Mi ero orientata sin da subito molto meglio di quanto mi fossi aspettata, e anche se Ricky mi avrebbe rinfacciato per il resto della mia vita di averlo trascinato sul treno sbagliato la sera in cui eravamo arrivati, dovevo ammettere di cavarmela piuttosto bene.
Okay, quella sera avevo fatto una cazzata, ma solo perchè, provenendo da un paese di provincia, non sapevo nemmeno come fossero fatte le metropolitane prima di fiondarmici all'interno. Avevo capito che ci trovavamo sulla linea gialla (non potrebbe essere stato diversamente visto che i cartelli contenenti frecce di indicazione erano a sfondo giallo), e sapevo che saremmo dovuti salire sul treno che si sarebbe fermato di fronte a noi di lì a pochi minuti..l'unica cosa non avevo calcolato, forse per via della stanchezza, o della folla che ci impediva di muoverci liberamente, era che il treno, ovviamente, direte voi, sarebbe potuto provenire da destra e proseguire verso sinistra o viceversa. Per dirla in breve, non mi preoccupai minimamente della direzione, trascinai Ricky con me, e dopo due stazioni fummo costretti a scendere perchè come volevasi dimostrare, avevamo preso il treno diretto nella direzione opposta a quella che avremmo dovuto seguire.
Però, lo giuro, dopo quella volta avevo imparato a prestare attenzione alle scritte poste in sovraimpressione in testa al treno, e non avevo più sbagliato, anzi, mi muovevo con sicurezza nonostante vivessi in una metropoli a tutti gli effetti, o come direbbe la mia ex prof di geografia, megalopoli.
Che ognuno si senta libero di chiamarla come gli pare, per me era ed è soltanto Londra, la mia meravigliosa e agognata Londra.
Infilai i guanti e il cappello, e mi alzai in piedi, avviandomi verso le porte d'uscita; pochi secondi dopo il treno cominciò a perdere velocità fino a fermarsi del tutto, le porte si aprirono e io scesi assieme a quella moltitudine di gente che proseguiva per la propria strada, senza voltarsi mai indietro. 
I londinesi hanno un ritmo tutto loro, sembra che rincorrano costantemente il tempo, camminano a passo spedito, come se non potessero permettersi di perdere nemmeno un minuto per osservare il panorama; invece io me la prendevo sempre comoda, mi guardavo intorno mentre camminavo, scorgevo in ogni angolo stranezze e particolarità, e mi innamoravo di quel posto ogni giorno un po' di più di quello precedente.
Ciò che preferivo in assoluto, era quel momento che cadeva ogni mattina intorno alle otto, quando salivo le scale che dal corridoio sotterraneo della metro conducevano in superficie. 
La fermata di Westminster è collocata proprio di fronte al Big Ben, ed era quella la prima immagine che Londra mi regalava al mattino: il palazzo del Parlamento inglese con tanto di campanile a orologio, posto accanto al ponte sul Tamigi. Era in quel momento che alzavo gli occhi al cielo, sorridevo, e sussurravo 'Buongiorno' a me stessa e alla città.
E lo feci anche quella mattina, prima di incamminarmi verso la scuola. No, aspettate un attimo..non ero più quella ragazzina sedicenne, e non ero più una studentessa del liceo. 
Ben sei anni dopo, avevo ventidue anni ed ero iscritta alla specialistica di lingue in Italia, ma ero a Londra per una sorta di stage.
Tecnicamente ero una 'language assistant', praticamente collaboravo con il docente di lingua italiana in una scuola elementare. Non avevo ancora i requisiti e la qualifica per insegnare l'italiano all'estero, ma intanto facevo esperienza per la durata di un intero anno scolastico, imparando i metodi d'insegnamento e perfezionando ogni giorno il mio inglese..sì, perchè l'obiettivo era insegnare l'italiano ai bambini, ma loro parlavano in inglese, ed era quindi inetivabile saperlo comprendere perfettamente per poter esaurire ogni loro dubbio o richiesta.
Mi piaceva un sacco la formula del 'language assistant', la trovavo interessante, stimolante, e il fatto che fosse anche una piccola fonte di guadagno, mi aiutava a soparavvivere in una città considerata la più cara d'Europa da molti.
Di certo non verrò a dirvi che Londra fosse economica, perchè non lo era affatto, ma era tremendamente bella, viva, movimentata, varia,  e io l'adoravo..ma l'avevo già detto questo, vero?
Se ero lì e avevo la possibilità di godermi la città che avevo sempre sognato, lo dovevo alla mia caparbietà nel voler inseguire i miei obiettivi, ma anche ai miei genitori, che mi avevano permesso di affrontare quella nuova avventura. Era vero che qualcosina la guadagnavo con quell'impiego, ma non era assolutamente sufficiente per vivere a Londra, e se non ci fossero stati loro, che con la cadenza di un mese sì e uno no, mi mandavano un po' di liquidità, io non avrei sopravissuto nemmeno due settimane nella capitale britannica..e non è che i miei navigassero nell'oro, anzi, guadagnavano tutti e due un modesto stipendio, ma vivevano in una casa di proprietà, non avevano altre pance da riempire, e facendo qualche sacrificio riuscivano a mettere da parte qualcosina per me.
Dal canto mio, facevo il possibile per limitare le spese, e non compravo per lo sfizio di comprare. Non che fossi diventata tirchia, ma facevo quello che potevo per non restare al verde...  volevo diventare indipendente e non pesare ancora su mamma e papà. Il contratto con la scuola sarebbe stato valido fino all'estate successiva, ma in quei mesi dovevo preparare diversi esami per la specialistica, oltre che iniziare a lavorare sulla tesi, e poi, anche se non lo avevo mai detto apertamente, io speravo con tutto il cuore di riuscire a inserirmi a Londra così da permettermi di restarci;  ma sapevo che avrei potuto farlo soltanto se nel frattempo avessi trovato il modo per vivere senza l'aiuto dello stipendio di papà.
Naturalmente, in quel caso avrei continuato la specialistica direttamente lì.. avevo comunque intenzione di completare gli studi, in ogni caso, perchè avevo già capito che è veramente difficile farsi spazio nel tessuto sociale, è estremamente complicato anche con una buona laurea, figuriamoci se non si possiede nemmeno quella...purtroppo si è esclusi dalla gara in partenza.
Anche Ricky la pensava come me, e memomale, altrimenti non saremmo durati neanche un giorno nella metropoli delle metropoli.
Lui studiava medicina, e per seguirmi  a Londra, aveva fatto in modo di ottenere a sua volta un tirocinio presso un policlinico locale. Era stato fortunato, anzi, eravamo stati fortunati tutti e due, perchè non solo avevamo avuto la possibilità di partire, ma ci trovavamo anche abbastanza bene nella nuova città, sia nell'ambiente lavorativo che fuori.
Era un ragazzo affettuoso, gentile, responsabile, insomma era un tipo a posto, niente grilli per la testa, e io stavo bene con lui. Eravamo entrambi molto determinati, sapevamo ciò che volevamo e lottavamo per ottenerlo, e prima di essere il mio ragazzo, lui era mio amico, mio confidente, mio compagno di vita.
Ebbene sì, non ero più quella sedicenne senza ragazzo e innamorata persa di Ethan Harrow..avevo superato quella fase una volta terminato il liceo, quando avevo realizzato che sognare è bello, ma è salutare addentrarsi nei meandri dei nostri desideri soltanto se questi non comportano costi aggiuntivi, soltanto se questi non finiscono per deformare la realtà che si presenta ai nostri occhi, altrimenti diventa pericoloso, e addirittura nocivo per noi stessi. E così, quando capii che nella vita reale Ethan non si sarebbe mai innamorato di me, permisi a Ricky, che conobbi all'università, di portarmi fuori a cena. E da lì  iniziò tutto, giorno dopo giorno ci avvicinammo sempre di più, fino a diventare quello che eravamo. 

" Buongiorno Emma!" fu il gentile saluto del collaboratore scolastico, altrimenti chiamato bidello, che mi distolse dai miei pensieri

" Buongiorno a lei signor Brown" ricambai con un sorriso, fermandomi di fronte al suo banchetto
" Benedetta ragazza! Quante volte ti ho detto di chiamarmi per nome?" mi ricordò lui con finto tono esasperato, inforcando gli occhiali  
" Ci devo fare l'abitudine" ribattei io, rivolgendogli un ultimo cenno di saluto prima di dirigermi verso la classe.
Due minuti dopo ero in compagnia dei bambini che frequentavano il terzo anno e della loro maestra di lingua italiana; affiancavo quest'ultima dutante la lezione sui verbi irregolari, rispondevo a qualche domanda rivoltami dagli studenti e poi ripetevo la stessa e identica cosa in quinta, ovviamente destreggiandomi con argomenti diversi.
Mi trovavo bene quasi in tutte le classi, i bambini si rivolgevano spesso a me quando non riuscivano a svolgere un esercizio che gli era stato assegnato, forse perchè mi vedevano così giovane, più vicina a loro rispetto alla loro maestra utracinquatenne, comunque molto preparata, ma come era giusto che fosse, un tantino più aurorevole e severa di me.
La giornata trascorse in fretta come sempre, e all'una in punto, dopo il suono della campanella, uscii dalla classe per ultima, dopo i bambini.
Mentre percorrrevo il corridoio che conduceva all'uscita, avvertii il cellulare vibrare in tasca, e decisi di fermarmi e appartarmi un attimo, quando notai che il mittente della chiamata era il mio professore italiano dell'università.
L'uomo che si era preso l'incarico di seguirmi fino alla laurea, mi informò brevemente di un progetto che prevedeva la presentazione di uno e più macro argomenti a scelta nella sede di seduta di laurea.
" So benissimo che le mancano ancora quattro esami prima di pensare alla tesi signorina, ma ho ritenuto opportuno informarla di ciò, perchè credo che possa approfittare della sua esperienza nel Regno Unito per documentarsi in maniera eusariente e completa sui macro argomenti che sceglierà di presentare. 
Buon lavoro, e mi scusi per il disturbo."
" Non si preoccupi professore, farò del mio meglio. Anzi, grazie per avermi informato" replicai gentilmente, prima di interrompere la chiamata.
" Macro argomenti..macro argomenti" ripetei tra me e me, pensando a qualcosa di cui poter discorrere in lingua inglese, qualcosa su cui ci fosse tanto da poter dire..cosa avebbe potuto essere?
" Tutto bene?" ancora una volta fu la voce del bidello più impiccione del mondo a farmi tornare al mondo reale
" Si, si.." risposi distrattamente, senza neanche troppa convinzione
" Sei sicura? Giurerei di averti sentito ripetere più volte 'macro argomenti' senza rivolgerti a nessuno in particolare" mi fece presente
" Ah..si, in effetti pensavo ad alta voce" mi domandai se quel tipo si facesse mai i fatti suoi!
Eppure ero sicura di aver sentito dire più volte che gli inglesi sono riservati...il bidello della scuola era probabilmente l'eccezione che confermava la regola.
" Se posso rendermi utile in qualche modo, fammelo sapere. Potrò sembrarti un impiccione, ma vorrei soltanto aiutarti, se posso..vedi, tu potresti essere la nipote che non ho mai avuto" mi spiegò, inducendomi a sorridere, e ad arrendermi di fronte alle sue insistenze
"Va bene, se la metti così allora.." accidenti, ero addirittura riuscita a dargli del tu come voleva lui!
"..Ho appena saputo del mio professore d'università che dovrò presentare delle tematiche trattate in modo approfondito in seduta di laurea, e mi stavo chiedendo quali queste potessero essere e soprattutto dove poter recuperare informazioni riguardo questi argomenti"
" Guarda Emma, non ho capito granchè di quello che hai detto, ma penso che una visita all' 'Old London' potrebbe aiutarti" mi rispose lui
" Old London? Che cos'è? Non ne ho mai sentito parlare..." 
" Si tratta della biblioteca più antica della città..effettivamente non la conoscono in molti, o almeno non la conoscono molti giovani, perchè ospita appunto soltanto volumi che si interessano di ritrarre la vecchia Londra, la storia di quella civiltà che ormai è stata superata e non importa più a nessuno..però se si vuole davvero conoscere questa città e scoprirne i segreti, l'Old London è il posto giusto in cui recarsi"
" Pensi che lì potrei approfondire argomenti come..che so, la religione, la politica, lo sport, l'economia..?" domandai incuriosita
" Se ti interessa saperne di più di quanto c'è scritto sui libri di testo, allora sì" rispose Jason Brown, e intuendo la mia successiva domanda, continuò spiegandomi dove si trovava la biblioteca. Non sapevo bene il  perchè, ma quel posto mi..ispirava, sì, mi incuriosiva parecchio, quindi decisi di fraci un salto quel giorno stesso, dopo aver pranzato con un'insalata e un hot dog in centro.
Spesso, quando Ricky lavorava anche di pomeriggio come quel giorno, non tornavo a casa per il pranzo..non c'era un motivo preciso, ma mangiare da sola non mi era mai piaciuto, mi rendeva triste, forse perchè a casa mia, il pranzo e la cena erano i momenti in cui tutta la famiglia si riuniva a tavola, e raccontava agli altri della propria giornata. Certo, era il momento in cui si approfittava per discutere, per prendere decisioni e confrontarsi a volte neanche troppo pacatamente, ma era  anche il momento adatto per ridere in compagnia, prima che ognuno tornasse alle proprie faccende.
Quando decisi di recarmi all'Old London il mio orologio segnava le quattordici e trenta, e io mi incammina seguendo le indicazioni del bidello più impiccione e tenero al mondo, non sapendo neppure se a quell'ora la biblioteca fosse aperta. A dire la verità, non era nemmeno tanto facile da raggiungere, non perchè fosse lontana dal centro pulsante della città, ma semplicemente perchè era nascosta; si trovava appena dietro quello che credevo fosse uno degli angoli inesplorati della capitale. Quando finalmente la scorsi, capii il motivo per il quale Brown mi avesse confidato che non erano in molti a conoscerla, perchè quell'angolo era talmente angusto, che pareva che la strada si interrompesse lì. Ti dava l'impressione di essere un vicolo cieco, e invece bastava avvicinarsi un po' di più per scoprire che non lo era affatto, anzi, nascondeva uno dei tesori più preziosi della città.
Fortunatamente era aperta, quindi abbassai la maniglia e mi intrufolai all'interno, non stupendomi più di tanto di trovarmi in un luogo sicuramente fuori tempo, ma affascinante a modo suo: i raggi che penetravano attraverso le vecchie finestre non riuscivano a raggiungere e illuminare tutto l'ambiente, lasciandolo leggermente in penombra; i libri, alcuni veramente voluminosi, erano disposti sugli enormi scaffali in legno antico che occupavano la biblioteca nella sua interezza, e in fondo riuscii a scorgere un banchetto, dove probabilmente la bibliotecaria teneva i conti dei libri prestati e che dovevano essere restiuiti.
Non avevo la minima idea di dove mettere mano, e mi limitai a osservare quel posto per un po', rendendomi piacevolmente conto che lì non si respirava odore di libri vecchi, ma c'era adirittura un buon profumo, che attimo dopo attimo avvertivo più intenso e più vicino.
" Posso aiutarti?" sentii dire da una voce maschile che mi fece inspiegabilmente tremare
" Cerchi qualcosa in particolare?" continuò, e io avvertii di nuovo la stessa sensazione. Era un pensiero irrazionale e totalmente privo di senso, lo sapevo bene, eppure, mi pareva di riconoscere quella voce. Mi sembrava che il mio cuore sapesse a chi appartesse quel timbro roco e profondo, anche se era impossibile, era impossibile che fosse davvero lui..non aveva alcun senso.
Decisi di voltarmi con apparente disinvoltura, se non altro per rispondergli, ma nel momento in cui misi a fuoco la sua figura, mi sentii improvvisamente mancare la terra sotto i piedi. Non avevo più dubbi ormai: Ethan Harrow era di fronte a me, e io non riuscivo a far qualcosa di diverso dal boccheggiare, senza pronunciare alcun suono intelligente. Nemmeno una sillaba, nulla. 
Era ancora bello da togliere il fiato, maledizione!




BUONSALVEEEEE :DD
Ecco a voi il primo vero capitolo della mia nuova storia :DDD
Come vedete, le cose si iniziano lentamente a delinearsi...spero che la trama si stia facendo interessante!
Non siate timidi, e fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa, come dico sempre. Davvero, aspetto soltanto il vostro parere :DD
Un bacione, e a prestoooooooooo <3<3<3<3<3






 
  
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