Erano
le 11 di un bel mattino, quando il
“Principe Delle Serpi” si avviò fuori
dalle mura del castello. L’aria frizzante
smuoveva delicatamente le fronde degli alberi, facendo cadere delle
foglie
ingiallite, che avevano formato sul terreno circostante un tappeto dai
colori
malinconici e sfumati. I raggi del Sole andavano a morire sul Lago
Nero, mentre
il cinguettare degli uccellini si mischiava con il vociare indistinto
di
numerosi studenti. Si trattava di una delle rare giornate di sole che
accompagnavano l’autunno, e che presto avrebbero lasciato il
posto a un lungo e
faticoso inverno.
L’anno
scolastico era iniziato da pochi
mesi, ma si prospettava piuttosto difficile a causa degli esami .
Il
ragazzo ignorò i numerosi sguardi
femminili ,rivolti verso di lui, e si diresse a passo lento verso il
Lago Nero.
Moltissimi studenti parlavano tra loro, mentre altri gli rivolgevano
sguardi
carichi di astio e diffidenza. Ignorò anche quelli e
posò lo sguardo verso una
ragazza, appoggiata al tronco di un albero. Era l’unica sulla
quale soffermava
maggiormente lo sguardo. Non riusciva a spiegarsi perché
proprio durante
l’ultimo anno di scuola avesse iniziato ad interessarsi a
lei. Aveva passato
ben sei anni interpretando il ruolo di colui che la evitava, ma che se
proprio
se la trovava davanti si limitava a deriderla con i suoi compagni di
casa
Serpeverde.
Spesso
si convinceva che ciò era dovuto al
fatto che probabilmente era l’unica ragazza ad Hogwarts a non
averlo mai
guardato con aria sognante, ed era anche l’unica che sapeva
rispondergli a tono
ogni qual volta se ne presentava l’occasione.
Hermione
Granger era forse l’unica
Grifondoro per cui nutriva rispetto.
Questo
non lo avrebbe mai ammesso davanti
a gli altri, nemmeno sotto tortura, ma era incuriosito dal suo
carattere
misterioso ed inafferrabile. Poteva dire che era quasi affascinante.
Le
passò davanti guardandola con la coda
dell’occhio,e notò che la ragazza non si era
spostata, ma lo aveva seguito con
lo sguardo. Sorrise appena e si fermò di colpo, voltando
appena le spalle.
Notò
, senza sorpresa, che non ritrasse lo
sguardo come facevano molti quando lo incrociavano quasi a vergognarsi
di
averlo anche solo disturbato per un momento.
Si
fissarono intensamente per qualche
secondo. Non potè fare a meno di notare che era
tremendamente bella. Era
abbastanza alta, i capelli le ricadevano in dolci onde color miele,
mentre gli
occhi color nocciola, striati d’oro, penetravano anche lo
sguardo più freddo.
Il suo corpo, poi,era a dir poco perfetto, tutto era proporzionato al
suo
fisico magro e slanciato.
Hermione
Granger era una delle ragazze più
belle della scuola, ma lei non sembrava farci minimamente caso . Era
sempre in
biblioteca a studiare fino a tardi, ma questo non significava che
avesse pochi amici.
Anzi ,era spesso circondata da numerosi ragazzi che non facevano altro
che
girarle attorno e lei non sembrava disdegnarli, anche se con molta
grazia ed
eleganza spesso declinava le loro attenzioni.
Non
erano mancate le occasioni in cui
l’aveva vista in atteggiamenti poco consoni al suo incarico
da caposcuola nei
corridoi bui della scuola, ma era sicuro che anche per quei rari
momenti ci
fosse una spiegazione. Non era come tutte le altre ragazze, questo era
certo;
Spesso desiderava di saperne di più su quella ragazza che,
ogni qual volta
sorrideva, sembrava far risplendere tutto ciò che la
circondava : quando i suoi
occhi scuri si illuminavano, anche lui sentiva l’istinto di
sorridere.
Scostò
lo sguardo da lei, lentamente. Gli
sorrideva altezzosa , con quell’aria ironica e quasi
beffarda, e pareva non
avere intenzione di togliergli gli occhi di dosso.
“Che
tipa”, si ritrovò a pensare
sorridendo fra sè e sé. Fece per andarsene , ma
la sua voce lo bloccò.
<< Ehi,
Potter! >> la sua
risata argentina lo fece sorridere nuovamente.
<<
Dica pure, mezzosangue >>
le rispose in tono beffardo.
La
sentì sospirare ,ma non si voltò e
continuò a darle le spalle con le mani in tasca , mentre il
vento smuoveva i
suoi capelli corvini, da cui s’intravedeva la sua cicatrice a
forma di saetta.
<<
Di solito le Serpi non stanno nei
sotterranei? cosa ci fai qui fuori??Ah no aspetta, aspetta! Forse ho
capito,
dato che sono quasi tutti rintanati nei loro spazi bui, tu puoi
finalmente
emergere e splendere tra tutti gli altri studenti, giusto?
>>
Harry
sorrise apertamente e decise di
girarsi. Tuttavia quando i loro sguardi si incontrarono, il suo era
solo la
parvenza di un sorriso e con un sopracciglio inarcato si
avvicinò a lei ,fino a
ritrovarsi a pochi centimetri dal suo viso.
La
vide sorridere senza mostrare alcun
cenno di timidezza, anche se sapeva bene che non era così.
<<
Non avrei saputo
dirlo meglio , anche se…
Granger, io non ho bisogno di risplendere solo oggi , dato
che lo faccio
ogni singolo giorno dell’anno >>
Hermione
gli rivolse uno sguardo malizioso
e indietreggiò di qualche passo, posandosi una mano sul
cuore e assumendo
un’espressione di sorpresa e ammirazione, ma si vedeva
lontano un miglio quanto
fosse falsa.
Harry
scosse la testa divertito, quella
ragazza non smetteva mai di stupirlo. Era capace di essere scherzosa,
insopportabile, dolce e intrattabile allo stesso tempo. A volte si
chiedeva chi
fosse realmente Hermione Granger, perché dopo sette anni non
era ancora
riuscito a capirlo. D’altronde non si erano mai frequentati
come amici
,tutt’altro.
<< Se
hai finito con queste
spettacolari interpretazioni, io mi dedicherei a qualcosa di molto
più
piacevole che parlare qui con te. Quindi… >>
tolse le mani dalle tasche
e, con un movimento appena accennato della mano, fece apparire una rosa
nera
sulla sua mano e gli e la porse.
<<
Addio Granger >>
Lei
cambiò di colpo espressione,
riprendendo il suo solito cipiglio e si avvicinò per
prendere la rosa .
<<
Non ti disturbare >> con un
altro movimento della mano, molto simile a quello compiuto da lui poco
prima,
la fece sparire.
Lui
non rispose, ma, con un breve inchino
seguito da uno sguardo beffardo, se ne andò.
Prima, però, si voltò di
qualche grado verso di lei per sussurrarle:
<<
Principessa >> come fosse
un saluto.
Come
al solito si sentì rispondere nello
stesso tono.
<<
Principe >> le
sorrise apertamente, anche se lei non poteva vederlo, e poi si
dileguò. Non
fece in tempo a pensare a quello che era appena successo che venne
fermato da
un suo compagno di casa.
<<
Per Merlino Harry! Ma dove ti eri
cacciato si può sapere? >>
Harry
roteò gli occhi verso il cielo terso
e limpido. Draco Malfoy era di certo peggio della Granger.
<<
No ,non si può sapere . Non devo
mica rendere conto a te di quello che faccio Draco, non
è vero? >>
Ricominciò
a camminare sospirando
pesantemente .
<<
Figurati Sfregiato , è solo che
non ti ho visto al solito posto, allora sono venuto a cercarti
.Così ti ho visto
parlare con la Mezzosangue. >>
Quelle
ultime parole le disse con tono
basso, ma tagliente.
Harry
si fermò di botto e per poco Draco
non gli finì addosso, dato che era dietro di lui.
<<
Non azzardarti più a usare quel
tono. Io parlo con chi mi pare, chiaro? >>
La
sua voce era bassa e pacata,
contrariamente alle sue parole. Nonostante ciò vi era un
velo d’astio
inconfondibile, che solo lui sapeva far arrivare al diretto interessato.
Sebbene
Draco Malfoy fosse famoso per non
farsi sottomettere da nessuno, in quel momento gli sorrise appena ed
Harry lo
interpretò un modo per compiacersi in quanto come gli diceva
spesso lui
stesso, era l’unico compagno di casa con cui si
trovava “bene”.
Harry,
tuttavia, non era certo che il
biondino avesse capito che non voleva avere niente a che fare con lui.
Da
quando il cappello parlante aveva
deciso di trasferirlo a Serpeverde, l’idea non gli era parsa
affatto male. Fin
dall’inizio comprese di che pasta erano fatti i suoi compagni
di casa e,
sebbene in quei sette anni divenne inevitabile essere coinvolti dai
loro
comportamenti, cercò sempre di mantenere una propria
personalità. Cosa
inesistente tra gli altri Serpeverde.
Facevano
sempre tutti le stesse cose e
nessuno osava mai discostarsi da quelle che loro chiamavano comunemente
le
“loro regole”. Ad Harry faceva uno strano effetto
sentirli parlare in quel
modo, come se fossero tanti deputati, senatori e presidenti che
regolavano le
leggi del loro piccolo Stato.
Li
osservava sinceramente incuriosito,
durante le loro riunioni serali o notturne all’interno dei
sotterranei, dove si
trovava la sala comune dei Serpeverde. Ecco, questa era una delle tante
cose
che odiava, lui amava stare all’aperto , invece si doveva
accontentare di
misere fiaccole all’interno di quei corridoi bui, che a volte
sembravano
soffocarlo.
Tuttavia
ci si era abituato, ma presto,
con l’andare del tempo, quegli ambienti bui e isolati resero
cupo persino il
suo carattere.
Il
bisogno di stare alla luce del Sole
venne presto sostituita dal desiderio di stare in solitudine.
Così si ritrovò a
passare moltissimo tempo con i suoi pochi amici di Serpeverde e in
compagnia
delle ragazze più belle della scuola. Non si poteva certo
dire che era uno
sprovveduto in questo campo, dato che erano davvero poche quelle che
non
avevano mai scaldato il suo letto.
Con
il suo sorriso, quei magnetici occhi
verdi, il fisico statuario e un carattere intrigante era molto
difficile che
qualcuna resistesse fatta eccezione della Principessa dei Grifoni:
Hermione
Granger.
Da
quando l’aveva vista al suo primo anno
ad Hogwarts, aveva subito capito che era una ragazza fuori dal comune.
Da
piccola non era affatto carina, ma già a partire dal terzo
anno si cominciava
ad intuire che sarebbe diventata una bella ragazza.
Nonostante
non si fossero mai frequentati,
svilupparono quel muto rapporto che li portava a sorridersi complici,
anche se
entrambi non perdevano occasione di stuzzicarsi con battute poco
amichevoli e
sguardi a volte minacciosi.
Provava
un “non so che” di particolare per
lei e il fatto che fosse apparentemente immune al suo
“fascino”, lo intrigava
non poco.
In
realtà non aveva mai cercato di
corteggiarla veramente, perché provava rispetto per lei.
Infatti non aveva
ancora avuto una storia seria e le sue conquiste venivano abbandonate
dopo
pochi giorni.
Tutto
questo era difficile da spiegare,
perfino a se stesso, ma era come se si trovassero entrambi in un gioco
e
nessuno dei due poteva cedere.
Il
sorriso di quella ragazza celava mille
sofferenze, ne era certo , ma mentre lei mascherava tutto con un
sorriso o una
battuta, lui rimaneva serio e impassibile non lasciando trasparire allo
stesso
modo le sue emozioni.
Ogni
volta che indugiava troppo su questi
pensieri, sbuffava infastidito. Quella ragazza portava solo confusione,
e lui
non aveva tempo da perdere.
Si
fermò un attimo, mettendo una mano
davanti agli occhi per proteggersi dal Sole e si guardò in
giro.
Preso
dai suoi pensieri non si accorse di
essere arrivato praticamente all’interno della foresta
proibita,difatti vedeva
solo le sagome lontane dei ragazzi vicino al Lago Nero.
Non
era la prima volta che si avventurava
in quella selva,in quanto per lui la parola proibito equivaleva a
“si può
fare”. Non avendo nient’altro da fare prima
dell’ora di pranzo, riprese a
camminare fino a quando non scorse in lontananza la figura del suo
professore,
che sembrava intento a cercare qualcosa nella terra.
<<
Hagrid >>
disse con noncuranza. Sorrise quando
lo vide sobbalzare e girarsi di scatto. Lo vide portarsi qualcosa
dietro le
spalle e guardarlo con aria tra il sollevato e irritato allo stesso
tempo.
Gli
ci vollero pochissimi secondi, per
capire che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Evidentemente
Hagrid stava facendo qualcosa per cui avrebbe dovuto rimanere da solo,
ma
quando lo riconobbe la sua espressione all’inizio era di
sollievo, per cui
ipotizzò che stesse facendo tutto quanto di fretta e
soprattutto di nascosto.
Aveva
sempre avuto un buon rapporto con il
guardiacaccia e andava a trovarlo più spesso da quando
Silente era morto,
lasciando la McGranitt come suo successore. Il preside di Hogwarts era
stato
come un padre per lui, quello che avrebbe sempre voluto conoscere , ma
che gli
fu strappato, insieme a sua madre, da Lord Voldemort.
Si
ricordava ancora il giorno del tutto
recente, in cui aveva lasciato spazio nella sua mente ai pensieri di
Voldemort,
mandando in fumo tutti quei mesi passati con il professor Piton a
studiare
Occlumazia, e si era diretto da solo ad affrontarlo. L’idea
di aver perso anche
Silente per colpa sua lo aveva riempito di una forza inaspettata e,
cogliendolo
di sorpresa , riuscì ad ucciderlo.
Molte
voci dicevano che Silente era morto
per mano di Piton, ma lui continuava a credere che il suo professore di
Pozioni
fosse stato manipolato dal Signore Oscuro.
Di
certo non aveva mai avuto un buon
rapporto con il suo professore, ma non c’erano mai stati
episodi che lo avevano
reso ostile ai suoi occhi. Al contrario sapeva quanto erano stati
difficili i
rapporti con suo padre. Tuttavia non conosceva bene il suo passato e
non voleva
essere coinvolto in situazioni a lui sconosciute. Aveva sempre ritenuto
Piton
un personaggio particolare, fuori dal comune grazie alle sue
capacità, ma non
lo riteneva un traditore o un assassino come molti pensavano. Non
avevano mai
avuto nessun tipo di confronto al di fuori dell’ambito
didattico ne tantomeno
episodi sgradevoli. Non per questo ignorava le evidenti prove che lui
fosse
legato ai Mangiamorte.
In
una della tante lezioni di Occlumazia
aveva visto con chiarezza il Marchio Nero sul suo braccio. Sapeva bene,
grazie
alla mappa del malandrino ( un regalo dal suo ex professore di Difesa
contro le
Arti Oscure, Remus Lupin), che Piton usciva spesso di notte ed era
certo che si
recasse dal suo vero Signore.
Dato
che era scomparso e nessuno sapeva
dove era finito, aveva deciso di estirpare il problema alla radice.
Quella
notte in cui affrontò Voldemort si
ripeteva sempre che non aveva nulla da perdere, oramai. Era rimasto
solo, non
c’era nessuna famiglia, di nessun genere, ad aspettarlo.
Stare con i Dursley
era la peggior tortura a cui poteva essere sottoposto e,
piuttosto che
tornare da loro, avrebbe preferito morire per mano di Voldemort.
Fortunatamente
quell’anno, essendo
diventato maggiorenne nel Mondo Magico, sarebbe potuto andare a vivere
da solo
a Grimmald Place , la casa nascosta ai Babbani al centro di Londra,
regalatagli
dal suo padrino Sirius Black.
Quando
lo conobbe lo odiava con tutto se
stesso, perché gli avevano fatto credere che lui avesse
tradito e fatto
uccidere la sua famiglia. Lo rivalutò solo quando
scoprì la verità : Peter
Minus era l’impostore. A quel punto iniziò ad
affezionarsi a Sirius , a
sentirlo vicino come un padre. Purtroppo, come ogni cosa nella sua
vita, era
destinato a sparire. Il suo padrino gli fu strappato dalla sua stessa
cugina:
Bellatrix Lestrange.
Adesso
era lei l’incubo del Mondo Magico.
Dopo la morte di Voldemort radunò tutti i suoi seguaci e
formò un nuovo gruppo
di Mangiamorte con lei a capo, nell’intento di estinguere la
razza Mezzosangue
per far prevalere unicamente quella dei Purosangue.
Una
sorta di Hitler, pensò Harry,
ricordando vagamente le notizie apprese da alcuni libri di storia
Babbana,
circa la razza ebrea.
Spesso
abbandonava i libri di Magia e
leggeva con curiosità quelli riguardanti i Babbani. Quando
frequentava la
scuola a Londra studiava con piacere alcune materie tra le quali
Storia,
Geografia e Arte.
Trovare
la strada giusta per trovare
Voldemort non era stato poi così difficile, dato che gli era
bastato solo
dargli l’accesso alla sua mente, ma si era reso conto della
complessità dei
suoi piani. Sapeva bene che i Mangiamorte potevano rivelarsi brutali e
più di
una volta il Signore Oscuro doveva trattenerli dai loro intenti.
Erano
passati alcuni giorni prima di
riuscire a trovare il loro covo, con le sue visioni come unica guida.
Non
voleva dargli la possibilità di avvicinarsi al castello.
Aveva visto alcuni di
loro in azione contro gli ignari Babbani e il solo pensiero lo fece
rabbrividire.
Adesso,
ciò che Bellatrix Lestrange aveva
in mente, era un vero e proprio sterminio, Harry ne era certo.
Anche
se lui aveva ucciso Voldemort, e
parte delle sue sofferenze erano finite, adesso il clima non era quello
sereno
che si aspettava. La situazione era nuovamente carica di tensione e di
paura di
questo gruppo di Mangiamorte che dava la caccia a i nati Babbani.
<<
Harry, ma cosa diavolo ci fai
qui, si può sapere? >>
Harry
alzò gli occhi al cielo, visibile
solo tra le fronde degli alti arbusti, e si sedette su un tronco
d’albero
accanto a lui.
<<
Oh no! Anche tu. Vado dove mi
pare! Il tempo delle restrizioni è finito, no?
>>
Hagrid
si allontanò dal punto in cui stava
lavorando e si spostò verso il moro.
Harry
abbassò fulmineo gli occhi su quella
che sembrava una fossa e gli lanciò uno sguardo
interrogativo, seguito da un
sorriso complice.
<<
Hagrid?!? >> cominciò con
tono canzonatorio.
<<
Invece di pensare a quello
che faccio io, perché non mi dici cosa combini tu?
>>
Vide
il suo professore di creature magiche
assumere una strana espressione, come se volesse deviare il discorso.
<<
Harry guarda che non è affatto
uno scherzo! Te lo dico seriamente. Con i tempi che corrono tu non
dovresti
avventurarti qui, sai bene che quella dannata Mangiamorte con i suoi
segugi
sono sempre in giro, e tu non sei certo in una bella posizione. Sai che
succede
se per cas… >>
Harry
lo liquidò con un segno della mano.
<<
Ho dimostrato di sapermela cavare
benissimo da solo, per cui non preoccuparti e poi loro non sono in
cerca dei
Mezzosangue? >>
<<
Harry, tu hai ucciso il Signore
Oscuro e questo ti rende un obbiettivo ricercatissimo, senza contare
che
Bellatrix aveva un amore morboso verso il suo Signore, quindi
cercherà comunque
di fartela pagare. E poi hai detto bene, sono in cerca dei Mezzosangue.
Come la
tua povera amica Hermione. >>
Harry
sollevò gli occhi verdi verso di lui,
incredulo.
<<
Come scusa? Come fai a dire che
la Granger è una mia amica? E poi cosa me ne importa di
quello che le succede?
>>
<<
Non puoi dire così, ragazzo. Mi
deludi. Hermione è una cara ragazza, è sempre
molto dolce con me.
>>
<<
Oh, infatti è dolce solo con te.
>> replicò
lui con tono sprezzante
a bassa voce, non voleva che Hagrid lo sentisse.
Il
guardia caccia infatti non lo sentì e
continuò, con suo sommo dispiacere, a parlare di quella
insopportabile
so-tutto-io.
<<
Ma non ci pensi a lei? Poverina
dovrà essere in ansia, per tutto quello che sta succedendo.
E’ in pericolo
Harry e mi farebbe piacere se le stessi vicino. >>
Harry
non credeva alle proprie orecchie.
Cos’è che doveva fare? La balia alla Granger?
<<
Hagrid ascoltami bene: quella povera
ragazza,
come
dici tu, sa
difendersi molto bene. E poi, come hai detto tu, non
è la sola ad essere
in pericolo, anche gli altri lo sono. Non posso diventare il
“Paladino dei
Mezzosangue”, non pensi? >>
Hagrid
rise e, nel modo di spostarsi, fece
cadere una lunga pala sul terreno. Non appena sentì il tonfo
si voltò
preoccupato, ma si girò in fretta verso Harry.
Il
ragazzo non mancò di alzarsi e
avvicinarsi per vedere cos’ era caduto. Hagrid scosse il capo
sedendosi nel
tronco lasciato libero da lui, ormai arreso.
<<
Harry, lo sai che la McGranitt
non vuole che io faccia questo genere di cose. Insomma a me
entusiasmano tutte
queste creature nascoste, ma lei vuole che non alteri nulla e faccia
solo il
mio lavoro. >>
Harry
guardò all’interno della fossa,
accanto al punto in cui era caduta quella specie di pala che Hagrid
teneva
nascosta dietro le spalle. Al suo interno vide delle creature
disgustose e
impossibili da definire, che cercavano di risalire la fossa.
Scosse
la testa e fece un vago gesto con la
mano, per salutare il suo professore, quando venne fermato dalla sua
voce.
<<
Oh Harry! Aspetta , non dirai
nulla a… >>
<<
Non dirò nulla. >> lo
interruppe con tono scocciato. Fece per riprendere a camminare, ma non
aveva
nemmeno fatto un passo quando Hagrid gli mise una mano sulla spalla
rischiando
di sotterrarlo come un chiodo all’interno nel terreno.
<<
Un'altra cosa Harry. Dicevo sul
serio poco fa riguardo Hermione. Sta attento a lei ti prego, sono molto
in
pena. Sai è molto orgogliosa e non vuole ammetterlo, ma di
sicuro è molto
spaventata. >>
Harry
cercò di non ridere per quell’ultima
affermazione, immaginarsi la Granger spaventata era assurdo. Quella era
una
tigre della Malesia e non la gattina spaventata che s’
immaginava lui!
Tuttavia,
cercando disperatamente una via
d’uscita per recarsi il più velocemente
possibile a scuola, visto che era
in ritardo per il pranzo, decise di assecondarlo.
<<
Va bene Hagrid… cercherò di
starle vicino d’accordo? Se mai avesse bisogno di aiuto, non
mancherò di aiutarla
>> sorrise in modo forzato e vide finalmente il mezzo
gigante sorridere.
Non
appena levò la mano dalla sua
spalla, dovette massaggiarsela per qualche minuto per il dolore.
<<
Bravo Harry, così mi piaci! E ora
vai, che sei già in ritardo >>
<<
Me ne ero accorto. >>
<<
Ci vediamo Harry! Mi raccomando,
eh? >>
<<
Sì, si Hagrid. Ci vediamo.
>>
Sbuffando
sonoramente affrettò il passo e
vide , come previsto, che tutti gli studenti erano rientrati. Questo
perché il
suo professore gli doveva raccomandare una sua alunna. Più
ripensava alle sue
parole sulla Principessa dei Grifoni, più sentiva che tutto
quel discorso era
assurdo.
Varcò
la soglia del portone del castello e
si recò alla Sala Grande, sperando che la preside non lo
mettesse in punizione
per il ritardo.
Durante
il tragitto ripensò a ciò che
aveva detto poco prima al guardia caccia: “cercherò
di starle vicino …”.
Una strana sensazione agitava il suo animo nel ricordare quelle parole.
Perché
si sentiva così agitato se non gli
importava nulla di lei?
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Salve
ragazzi! Vi sono mancata? xD
(scherzo naturalmente!) Comincio subito col dire che mi dispiace
moltissimo per
aver lasciato in sospeso le precedenti ff, specialmente Joy and Pain.
Purtroppo
con l’avvento dell’Università mi ritrovo
impegnatissima e non so cosa devo fare
prima. Quando non sono impegnata con gli esami c’è
sempre qualcosa che ho
lasciato in sospeso ma prometto di essere un po’
più presente.
Questa
è una storia che ho cominciato
molti mesi fa. E’ nata da un ispirazione improvvisa e come al
solito quando
apro un nuovo foglio di Word sono pericolosissima! xD
Dunque,
tenete presente che è una storia
abbastanza particolare per il semplice fatto che tengo conto solo in
parte
dell’intera saga. La base è quella e anche molti
avvenimenti e naturalmente i
personaggi.
Non
vi anticipo nulla e vi lascio alla
lettura.
Spero
tanto che mi farete sapere
qualcosa attraverso un commento, perché questa è
l’unica strada che ho per
conoscere il vostro giudizio e per migliorare!