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Autore: CainxAbel    01/12/2014    0 recensioni
"Certo che il Foam e il Legno stanno bene per costruire le armi".
"Li shippiamo?"
Fu così che nacque questa storia... i materiali in una veste umana ehehhehehe
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“No, Legno! Così non puoi lavorare. Cosa direbbe Canvas? E i clienti? Cosa penserebbero vedendoti in questo stato?”
“Non importa” sbottò lui imbronciato.
Lan incrociò le braccia al petto, corrucciata. Quel giorno aveva i capelli sciolti che le coprivano molto il viso. Continuò a fissarlo, scontenta.
“Dobbiamo nascondere quell’occhio” annunciò decisa, stringendo le mani a pugno “ Aspettami”.
“Lan, tra non molto…”
“Hai un aspetto orrendo!” gridò lei “ Ma che ti è successo?”
“Niente che ti riguardi”.
Lan sbuffò, scuotendo la testa con vigore. Legno sospirò seccato, mentre la guardava allontanarsi. Anche lo sguardo di Paper era colmo di apprensione.
“Chi ti ha fatto questo?”
“Non è niente!” sbottò Legno con rabbia “ Non è nulla che non possa sparire dopo qualche giorno. Pensiamo a lavorare, piuttosto. Credo che stiano arrivando dei clienti”.
Proprio in quel momento Paper vide Lan correre a tutta velocità, reggendosi la gonna del vestito da maid. Sembrava agguerrita. Legno si accorse troppo tardi di lei che cercò di bloccargli la testa con la presa delle sue braccia. Ci riusciva a stento, perché era più bassa e debole di Legno.
“Sei davvero una testa… di legno” si lamentò lei.
Paper non capì cosa lei avesse intenzione di fare, fin quando non osservò il risultato: Legno con una benda da pirata, un po’ storta, ma pur sempre una benda nera con un teschio rosso.
“Ora va meglio”.
Lan emise un lungo sospiro di sollievo, mentre Legno le scoccava un’occhiata truce.
“Dove hai pescato questa..”
“Ricordi la serata a tema piratesco di qualche settimana fa? Era rimasta come ricordo!” dichiarò lei contenta, piantandosi le mani nei fianchi.
“Geniale, Lan!”
Paper sorrise, alzando il pollice in segno di approvazione e Legno brontolò. Quei due sapevano essere insopportabili quando si coalizzavano contro di lui. Era un piccoletto rispetto a loro, almeno come età, eppure del gruppo sembrava il più grande, considerando l’altezza, la corporatura e lo sguardo serio e maturo.
Gli sarebbe venuto un atroce mal di testa con quella benda, lo sapeva.
“Geniale un corno!”sbuffò “Conciato così sono ridicolo”.
“Permettimi di dissentire” obiettò Lan alzando una mano “ Hai un’aria così esotica e misteriosa”.
“Rideranno di me”.
“Avrei i miei dubbi” infierì Paper, raddrizzandogli la benda “ Oggi conquisterai il cuore di qualche fanciulla”.
“Non mi interessa”.
Paper e Lan si guardarono, perplessi. Non riuscivano davvero a comprendere cosa passasse per la testa del loro collega. Lan aveva formulato un’ipotesi a riguardo: una forte delusione amorosa del passato. Per Paper la questione andava affrontata in modo diverso: propose sottovoce a Lan di far conoscere a Legno qualche ragazza carina e lei annuì con vigore. La previsione di Paper non fu così lontana dalla realtà. Gli sguardi affascinati di molte ragazze erano puntati su Legno, che si sentì osservato, nonostante il suo campo visivo fosse dimezzato. Imprecò mentalmente l’idea di Lan e sul suo viso rimase stampata una smorfia.
“Non fare così, stai benissimo” rise lei.
Legno non si sentì in vena di sorridere. Si sentiva studiato in ogni minimo gesto e non vedeva l’ora che la serata terminasse. Quando si muoveva, accusava il dolore dei lividi e gli pareva che Paper e Lan volessero rubargli del lavoro per farlo stancare di meno. Troppo premuroso da parte loro, si trovò a considerare. Mentre serviva dei cupcakes, udì la voce di Lan.
“Si sente la sua mancanza”.
Sembrava che si stesse lamentando. Quando terminò momentaneamente con l’ordinazione ( tra i sospiri di molte ragazze incantate dalla sua bellezza), le si avvicinò.
“Sai, Legno, la prossima volta dovresti portarlo”.
“Cosa?”
“Non cosa. La questione è chi” replicò prontamente lei “ Quel ragazzino così adorabile che ha indossato il kigurumi bianco. Penso che tra quel gattino e un affascinante cameriere, avremo così tanti clienti che Canvas sarà felicissimo e ci concederà un aumento”.
Per un istante la prospettiva allettò Legno, che abbozzò un mezzo sorriso, ma poi si rabbuiò. Foam avrebbe fatto di tutto per stargli alla larga, pur di stare solo.
 
 
“In questi primi giorni hai totalizzato un numero di corteggiatori molto alto, Lycra. Rischi quasi di superarmi”.
Nell’udire le parole di Leather, la diretta interessata sorrise. Le sue labbra carnose erano evidenziate da un rossetto fuxia e si ridussero a una linea colma di soddisfazione. I suoi occhi ammalianti e colmi di disprezzo si posarono in ogni direzione, come alla ricerca di conferma.
“Bella giacca, Leather. Dove l’hai comprata?”domandò.
“A quella boutique che hanno aperto da poco” rispose prontamente lei “ Ti consiglio di comprarla. Slancia molto la figura”.
A Lycra suonò quasi come un’offesa. La sua figura era molto magra, il suo ventre piatto, i suoi fianchi asciutti, nonostante fosse abbastanza prosperosa. Le sue forme erano comunque esaltate da una maglia a maniche lunghe monospalla.
“Hai saputo di Legno?” chiese, quasi annoiata.
“Dovrebbe imparare a non mettersi contro Gold e Silver” nelle parole di Leather suonò una certa freddezza.
Tra lei e i due ragazzi c’era una grande distanza. Non solo si trovavano in classi diverse, ma lei non voleva avere niente a che fare con loro. Ciò che contava era che non la infastidissero e per fortuna loro la trattavano con indifferenza, almeno di solito era così. I loro scambi di parole erano stati sporadici.
“Hai ragione. Dovrebbe restare sulle sue, come ha sempre fatto, ma è cambiato da quando l’hai rifiutato o è solo una mia impressione?”
Leather storse le labbra in una smorfia sdegnosa. Il tono di Lycra voleva essere amichevole, eppure c’era una sfumatura provocatoria nelle sue parole.
“Non parliamone”.
La voce di Leather solo all’apparenza trasudava una calma glaciale, ma quello era un argomento da non toccare, eppure lei ricordava ogni momento….
 
Aspettava impazientemente, i suoi tacchi a spillo ticchettavano rumorosamente sul marciapiede. Era una giornata molto fredda per essere marzo, infatti sfoggiava una delle sue giacche invernali preferite. Era color crema e copriva un vestito che, invece le lasciava scoperta metà coscia. Era seccata da quell’attesa. Aveva inviato diversi sms a una sua amica che avrebbe dovuto accompagnarla a una festa, senza ricevere alcuna risposta.
“Sbrigati”.
Fu quello l’unico pensiero che riuscì a formulare. Le sue labbra, nonostante il rossetto, si sarebbero screpolate e anche il resto del trucco ne avrebbe risentito. Sbuffò, seccata. Da un negozio vicino che vendeva strumenti musicali stava uscendo Legno. Se l’era immaginato o per qualche istante lui aveva sorriso? Evitò il suo sguardo e fissò qualcosa davanti a sé, ma con la coda dell’occhio scrutò Legno che stava portando la custodia della sua chitarra elettrica. Che nome assurdo aveva? Era così poco importante che non lo ricordava. I suoi tacchi fecero di nuovo rumore e lui continuò a guardarla. Il suo sguardo avrebbe turbato molte ragazze, mettendole a disagio, ma Leather era diversa. I suoi occhi bastavano a stregare i ragazzi senza che parlasse. Per qualche istante Legno parve esitare.
“Leather, devo… parlarti”.
C’era urgenza nella sua voce. Lei aveva molta fretta: nella sua mente c’era solo la festa.
“Che sorpresa trovarti qui, Legno”.
Lui annuì appena.
“Sono andato a cambiare le corde della chitarra”.
“A quando un concerto?”
Leather sorrise in modo intrigante. Non voleva provocarlo o offenderlo, ma sul viso di Legno comparve una specie di smorfia dispiaciuta.

“Non saprei, in realtà si dovrebbe anche formare una band”.
“Peccato”.
“A dire il vero, è di altro che vorrei parlare”.
Legno di solito era sicuro di sé, sprezzante di ciò che gli altri pensavano o dicevano. Leather notò quella specie di cambiamento che attraversò i suoi occhi: era come se il ragazzo attendesse qualcosa da lei. Forse… no, non poteva essere.
“Non voglio girarci intorno, Leather. Tu mi piaci veramente”.
Non aveva mai sentito tante calorose emozioni nella voce di Legno. Molte avrebbero venduto l’anima per un momento del genere, eppure lei non avvertì altro che quella sgradevole sensazione. Le accadeva di provarla ogni volta che qualcuno le dichiarava i suoi sentimenti. Era solo pura, semplice e odiosa irritazione.
“Legno” la sua voce suonò spaventosamente gelida “ Non posso negare che questo mi renda felice, ma non è come pensi. Noi due siamo due mondi diversi”.
Il ragazzo la guardò a lungo, con una smorfia sul viso. Leather evitò il suo sguardo, senza vergogna. Per un po’ non si parlarono. Ancora una volta lei avrebbe lasciato una cicatrice nel cuore di qualcuno. L’amore era fatto di zanne che, se non ricambiato, dilaniano. Lei aveva il potere di far scattare quelle zanne. Si guardò le mani, lanciando qualche occhiata fugace a Legno.
“Forse avrei dovuto immaginarlo” mormorò lui cupamente.
“In certe cose l’immaginazione non è qualcosa di cattivo”.
Dopo aver pronunciato quelle parole, Leather intravide l’auto della sua amica. I suoi occhi parvero illuminarsi, il ticchettio nervoso dei tacchi cessò.
“Devo andare, Legno”.
Solo in quel momento lo degnò di uno sguardo. All’inizio lui non rispose. I suoi occhi parevano persi nel vuoto.
“Buon divertimento”.
Dopo uno sforzo che pareva sovraumano, Legno pronunciò quelle parole, seguite da un silenzio colmo di imbarazzo.
 
“Leather, mi stai ascoltando? Non trovi che Legno sia cambiato? Farsi picchiare da Forex e Worbla per proteggere quel microbo di Foam… Capisco il suo assurdo istinto protettivo e altruista, ma è eccessivo”.
“Dovrebbe evitare di interferire con Gold e Silver” disse seccamente la diretta interessata.
Lycra la guardò, annuendo.
“Peccato, sarebbe potuto diventare un ragazzo stupendo se non si fosse messo a difendere gli sfigati”.
Per Lycra le persone, come gli studenti, erano divisi solo in due categorie: gli sfigati e i tipi in, da lei definiti solo “ ragazzi stupendi”. C’era poi una terza categoria, quella dei mediocri. Dopo che ebbe pronunciato quelle parole, Lycra vide arrivare Glass. Era guardata da tutti come se fosse un alieno, mentre si sistemava gli occhiali. Indossava una camicetta ricca di merletti, abbinata a una sobria gonna a balze nera. Le calze erano a strisce grigie e nere. Lycra la fissò con disprezzo.
“Fuori moda, anzi squallida”.
Fu quella l’etichetta che le assegnò mentalmente. Leather si limitò a lanciarle qualche occhiata , ma senza giudicarla. Glass aveva un’espressione sognante e le labbra erano incurvate in un sorriso. Pareva che si stesse abbandonando a pensieri piacevoli, poi sembrò risvegliarsi di scatto dai suoi sogni a occhi aperti.
“Oggi sarà il giorno in cui qualcosa accadrà” annunciò “ Un edificio di metallo verrà costruito in questa scuola”.
Tacque improvvisamente, facendosi pensierosa. Forse non si trattava di nulla di piacevole, constatò Leather, studiando il suo sguardo. Nonostante quella osservazione, guardò Lycra con un’espressione perplessa. Glass era ancora nel suo strano e incomprensibile mondo, qualcosa che loro odiavano ma non capivano e che andava al di là della loro mondanità. Tutto ciò la rendeva inquietante ai loro occhi, nonostante il suo sorriso gentile, era questa la verità.
 
Per tutta la mattinata Gold e Silver non avevano fatto altro che scribacchiare su un quaderno, parlottare e complottare. Qualche loro compagno di classe li aveva osservati con curiosità, ma quest’ultima si soffermava ai semplici sguardi. Nessuno osava chiedere cosa stessero spacciando per appunti, a cosa stessero lavorando con tanto impegno, mentre di solito si disinteressavano a ciò che non fosse denaro o una preziosa occasione per umiliare qualcuno.
“Il punto più importante” bisbigliò Silver all’orecchio di Gold “ Al bando i gay”.
Lui annuì, mentre continuava a scrivere qualcosa.  Quando uscirono in cortile, trascinarono qualcun altro in un angolo, dove nessuno potesse vederli, almeno per un po’. Per un istante Rame credette che volessero solo fumare: non era la prima volta.
“Che palle!” esclamò “ Voglio vedere Leather”.
“Suppongo che sia importante, non è vero?”
La voce di Bronzo suonò spaventosa persino alle sue stesse orecchie. Un ghigno distorse i lineamenti di Gold. Vibrava di palese soddisfazione.
“È vitale” disse, scandendo bene le parole.
Silver si appoggiò contro un muro. Guardò disgustato i graffiti e scritte varie a malapena decifrabili. Con un rapido gesto prese un accendino e una sigaretta, guardandosi attorno con aria furtiva.  Quando iniziò a fumare, parve distendersi e sprofondare in una momentanea quiete. Rame tossì rumorosamente.
“Fanculo”sbottò quando riuscì a prendere fiato “ Fumare più lontano da me no, eh?”
“Sei il solito piccoletto furioso” rise Gold.
Rame era davvero basso, infatti non raggiungeva nemmeno il metro e 60 e odiava quando tutti glielo facevano notare. Una buona percentuale di ragazze lo superava tranquillamente e il fatto non mancava di innervosirlo. Spesso indossava felpe con ampi cappucci per sembrare leggermente più alto, ma era inutile e la differenza si notava, soprattutto a fianco di Bronzo con il suo metro e 82. Non era una semplice differenza, ma un divario che lo umiliava.
“Tanto nella botte piccola c’è il vino buono” sbuffò, incrociando le braccia al petto “ La regola della L vale sempre”. *1
Bronzo gli scoccò un’occhiata truce dall’alto del suo metro e 82.
“Ognuno trova le consolazioni alle proprie mancanze”.
A parlare fu Steel *2. Sembrava tanto grosso e cattivo quanto taciturno.  I suoi occhi nerissimi studiarono gli altri presenti. C’erano anche Otto *3 ( che come al solito si vestita in modo stravagante per accostamento di colori, ma nel complesso abbastanza firmato per i gusti di Gold e Silver) e Al *4 con la sua consueta aria arrogante. Quest’ultimo ridacchiava. Rame gonfiò le guance in un’espressione corrucciata e alzò il cappuccio. Alcune ciocche dei suoi capelli gli coprirono gli occhi. Erano di un arancione misto al castano, una sfumatura particolare che sembrava variare alla luce del sole.
“Abbiamo altro di cui parlare” disse Silver impassibile.
“Ci stavamo pensando da un po’” proseguì Gold “ Noi tutti siamo accomunati dalla nostra classe e brillantezza. Dopotutto siamo metalli”.
“Ben detto!” esclamò Al “ Non siamo tipi qualunque”.
Gold sorrise e Al comprese dove volesse arrivare. Otto studiava gli sguardi e parve sentirsi parte di ciò che stava per nascere.
“Allora” spiegò Silver alzando la voce “ Vi dico quello che il nostro futuro in questa scuola e anche dopo. Quello dei metalli diventerà un club”.
Gli altri si guardarono sorridendo. C’era una specie di complicità che si respirava nell’aria e ogni ragazzo presente aveva un’aria da cospiratore.
“Usciremo negli stessi locali, vedremo gli stessi film, frequenteremo altri come noi e gli altri ci invidieranno” aggiunse Silver .
“Sembra interessante” commentò Steel “ E a scuola?”
“Mostreremo  il nostro splendore agli sfigati” rispose Gold con arroganza “ Silver vi spiegherà alcune piccole regole che abbiamo stabilito”.
Il diretto interessato terminò la sua sigaretta e gettò a terra il mozzicone. Tirò fuori un foglio dalla tasca dei jeans Armani che indossava.
“Punto primo” scandì bene le parole “ al bando i gay”.
“ E le lesbiche” aggiunse Gold “ Quindi Mercurio non può farne parte”.
“Quella è strana, ci odia” aggiunse Steel “ Sembra un maschio e non è nemmeno così carina”.
“In realtà il problema è come si comporta” protestò Al “ Ma è comunque insopportabile”.
Mercurio: bastò il nome per disgustare il gruppo. Le espressioni dei presenti erano inequivocabili.
“Poi ci sono poche norme di buon senso” proseguì Silver “Come avere un abbigliamento decoroso, quindi bisogna escludere abbinamenti improponibili di colori , t-shirt di band rock e strane felpe da nerd. Poi, questo è ovvio, non bisogna frequentare la gentaglia che vive di fumetti o comunque dark, punk e schifezze del genere”.
“Ben detto” lo applaudì Al.
“Ci sono altre regole?” chiese timidamente Otto.
Gold e Silver scossero rapidamente la testa. Rame sbuffò, cercando qualche conferma nello sguardo di Bronzo.
“Per fortuna” sbottò “ Credevo che ci avreste detto anche come respirare”.
Bronzo non disse nulla, ma poco dopo lo colpì con uno scappellotto che fece gridare Rame per la sorpresa e il dolore.
“Non dategli retta” sospirò “Vogliamo entrambi far parte del club”.
Parole simili sarebbero state pronunciate anche dagli altri. Tutti firmarono un foglio che Gold passò  a ogni futuro membro del club.
“Presto si uniranno altri”disse Gold con un sorrisetto perfido.
“Ho sentito che presto si trasferirà un nuovo studente..”mormorò Otto.
“Mi pare che si chiami Stagno” lo interruppe Al.
“Stagno..”
Gold e Silver si guardarono e sorrisero. Parvero assaporare quel nome e i loro sorrisi si allargarono ancora di più. A Rame la cosa non piaceva, ma tacque, affondando le unghie nelle braccia, sotto gli sguardi attenti di Bronzo, Steel e Al.
 
Il ritornello di “Over my head” dei Sum 41 echeggiava nelle orecchie di Iron. Amava quella canzone, perché lo faceva sentire carico di energia, nonostante fosse esausto. Quella giornata di scuola gli era parsa interminabile, resa più insopportabile dai lunghi silenzi di Foam. Voleva solo andarsene. Si sistemò lo zaino sulle spalle, scostandosi i capelli dalla fronte. Alcune ciocche ondulate arrivavano a sfiorargli gli occhi. Forse avrebbe dovuto tagliarli, ma qualche volta Plexi si divertiva a giocherellarci. Emise un lungo sospiro, tenendo la testa bassa. Era così stanco che pareva trascinarsi al posto di camminare. Foam desiderava tornare da solo a casa, ma Plexi l’avrebbe comunque accompagnato. Forse lei era persino contenta, mentre lui era tremendamente solo.
Avvertì una pressione sulla spalla e si voltò di scatto, spaventato. Per qualche istante gli parve che il cuore si stesse fermando. Gold e Silver lo stavano guardando, come se stessero aspettando qualcosa da lui e stavano muovendo le labbra. Gli stavano parlando, mentre la parte finale di “Over my head” risuonava ancora nelle orecchie.
Infastidito, si tolse gli auricolari.
“Cosa volete?”sbottò.
“Offrirti un’occasione” rispose Gold con un tono mellifluo.
Un’ondata di disgusto strinse lo stomaco di Iron nell’udire quella voce. Era pronto a scattare e correre verso casa.
“Occasione? Mi state prendendo in giro?” Iron alzò la voce “ Voi..”
“Calma, è meglio di quanto tu possa pensare”.
Silver gli girò attorno, come un avvoltoio. Iron si sentì puntato come un cadavere.
“Se si tratta di voi, ne dubito”.
“Potresti far parte di un gruppo di gente interessante” gli spiegò con calma Gold “ Dopotutto forse potresti brillare come noi metalli , sotto quella patina di ruggine. Colpa della gente che frequenti, in realtà potresti diventare una persona migliore”.
Una smorfia affiorò sul viso di Iron. Che faccia tosta a dirgli quelle cose con nonchalance! Li avrebbe presi a schiaffi, se avesse potuto.
“Potresti far parte del nostro club, basta solo che la pianti con i fumetti, perché avresti una compagnia interessante e dovresti anche smettere di frequentare certi elementi come la darkettona o la principessa Foam. Cosa ne pensi, Iron? Ti andrebbe di fare parte di tutto questo? Amici, popolarità, ragazze e divertimento: tutto questo ti aspetterebbe se dicessi di sì”.
Per qualche istante Iron rimase in silenzio, come se stesse riflettendo. La sua espressione non era decifrabile. Gold e Silver lo fissarono, attendendo una sua risposta. Poco dopo Iron alzò il medio sotto i loro sguardi pietrificati.
“Era la risposta più gentile che potessi darvi”disse con freddezza.
Gold e Silver non seppero cosa dire. Si guardarono, aggrottarono le sopracciglia e fulminarono Iron con lo sguardo.
“Non finirà così”disse con rabbia Gold prima di andarsene “ In qualche modo la pagherai, Ferretto. Non solo tu, ma anche la tua stupida compagnia”.
 
Note dell’autrice: scusatemi l’attesa, ancora una volta vi faccio aspettare tanto, ma devo condurre la mia doppia, anzi tripla vita di studentessa, cosplayer e scrittrice di fanfiction.  Qualche mia piccola nota/ commento…
*1 riprendendo da nonciclopedia la regola della L afferma che “ la lunghezza del pene è inversamente proporzionale all’altezza” . Se fosse vero, povero Bronzo e fortunato Rame eheheheh
*2 Steel significa “ Acciaio”
*3 Otto deriva da “ ottone”
*4 Al deriva da “ Alluminio”
Tecnicamente il club dei metalli sarebbe formato anche da leghe, ma in fondo essere metalli in questo club significa ben altro, come potete comprendere dal suo restrittivo regolamento. Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto e recensite anche se credete che sia una schifezza. Grazie per l’attenzione ;) 
   
 
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