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Autore: Kokato    02/11/2008    3 recensioni
Seishiro lo invocava, ridendo di sé stesso come se non potesse riuscire davvero a crederci.
Eppure sigarette ed accendino erano nella sua tasca, come ancora piccoli grumi di sangue rappreso.
Niente di lui era lì. Niente di lui avrebbe rivisto più.
Il buio mangiava fiocchi di fumo a sazietà.
I ricordi di lui erano cibo di prima classe.


Breve tributo al personaggio più sexy che io abbia mai avuto il piacere di conoscere. Commenti please!
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seishiro Sakurazuka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inferno

Inferno.

 

Morire con il suo sguardo negli occhi non era stato poi così terribile.

Seishiro Sakurazuka lo pensava, nel buio che lo inghiottiva, a cui avrebbe dovuto chiedere urlando il suo perdono.

Ma che, incoerentemente, gl’impediva di parlare.

 

Inferno. Perdono.

 

Non una singola goccia scarlatta era uscita da quella splendida pelle, fintanto che la sua esistenza era corrente.

Il suo giudice avrebbe dovuto prenderne atto, ed infliggergli una pena di circostanza. In ogni caso, il passaggio da demone a dannato era breve esattamente come aveva pensato. La sua innocenza era rimasta alla vita.

La sua colpa era tutta lì con lui.

 

Inferno. Perdono. Innocenza.

 

La sentenza di dannazione per un assassino non nient’altro che l’eco di un colpo inflitto.  

Ti colpisce le orecchie, anche se non vuoi in alcun modo ascoltarlo.

A quanto pare l’inferno esisteva davvero, e lui c’era dentro fino al collo, anche se non lo sentiva.

Puniscimi con tutta la tua onnipotenza, oh signore che tutto governi, oh signore che più inorridisci di fronte al male che sono, poiché niente potrà distogliermi dall’idea di non l’aver peccato mai. Il sangue che ho versato fuori dal tuo altare è tutto qui. Nemmeno una goccia ne manca.

Nemmeno un anima sfuggirà al tuo giudizio.

Seishiro lo invocava, ridendo di sé stesso come se non potesse riuscire davvero a crederci.

Eppure sigarette ed accendino erano nella sua tasca, come ancora piccoli grumi di sangue rappreso.

Niente di lui era lì. Niente di lui avrebbe rivisto più. Il buio mangiava fiocchi di fumo a sazietà.

I ricordi di lui erano cibo di prima classe.

 

Inferno. Perdono. Innocenza. Ricordi.

 

La morte non è poi così differente dalla vita. Sangue incandescente e grida d’infinita sofferenza, erano lì com’erano state laggiù.

Lui sorrideva, allo sguardo disgustato degli orribili centauri, senza scomporsi, bevendo sangue mai abbastanza dolce.

Il sangue che davvero voleva era ancora tutto sotto grazia di Dio. Non ne avrebbe bevuto mai.

Nessun urlo usciva dalle labbra deformate, scarlatte, beffate. La sua innocenza era ancora tutta laggiù, dove l’occhio divino su tutto guarda e su nulla agisce. In ogni caso non ne aveva bisogno. In ogni caso non c’era colpa che avrebbe voluto gli fosse perdonata.

Fammi scomparire nel nulla, oh signore che m’hai fatto assassino, perché questo è quello che sono. Non ho assassinato altro che stupidi oggetti privi di valore. Tutto ciò che ha valore è ancora lì nella tua corte ceca e sorda.

Il mio più grande crimine non è mai stato compiuto.

 

Inferno. Perdono. Innocenza. Ricordi. Delitto.

 

Questo Seishiro Sakurazuka urlava senza parole, con la bocca piena di sangue. Verdetto di un tribunale privo d’autorità.

Fintanto che lui avrebbe continuato a respirare l’aria di quel mondo senza giudizio, la sua anima sarebbe rimasta candida.

Ma non dichiarerà a gran voce la sua morale distorta.

Urla mute della logica malata d’un assassino, soffocate dal verdetto inappellabile, morte, e morte ancora ed ancora nelle profondità dell’inferno.

Bevanda amara per l’imputato privo d’attenuanti fino alla fine del processo. Che niente gli venga lasciato tranne il rimpianto, la supplica per quel che non avrà mai più.

Labbra rosse, occhi di smeraldo d’una lussuria senza freni e mai consumata, le membra armoniose dell’angelo più candido.

Nei ricordi dell’anima fluttuante tutto ciò rimanga. Che non possa sfiorarlo né ora né mai.

Che l’angelo custodisca tutta l’innocenza rimasta laggiù dove le colpe non sono ancora giudicate.

Che le bianche ali ne sopportino il peso per l’eternità.

Questa sia la condanna.

 

Inferno. Perdono. Innocenza. Ricordi. Delitto. Condanna.

 

A che può servire mai l’apologia d’un assassino che non può pentirsi?

Quell’angelo non ne sarà mai più in grado, sommerso dalle sue stesse lacrime.

Il bacio dell’angelo. Il calore dell’angelo. L’amore dell’angelo.

Il più grande delitto di Seishiro Sakurazuka resterà incompiuto, così come la sua gioia.

Fintanto che Subaru Sumeragi lo penserà nel suo stesso pianto da quel mondo senza di lui.

A che serve l’apologia d’un assassino?

 

Non può ridarmi te.

 

Scritta in appena due ore ieri notte in preda ad un ispirazione folle!XD

Non ho voluto cambiare niente rispetto a com’era venuta in origine, quindi fa abbastanza schifo, ma io sono abbastanza contenta! È una di quelle cose scritte per liberarsi l’anima da un peso, quindi mi sono rifiutata di modificarla. Perciò accontentatevi! XD se commentata ne sarei semplicemente estasiata!XD

Owari.

   
 
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