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Autore: Sottopelle    01/12/2014    0 recensioni
Una rondine già stanca, non potrà mai volare abbastanza per raggiungere il suo punto d'arrivo.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si arriva in quei momenti in
cui tutto si fa insostenibile:
troppo per me,
che ancora desidero
esser fumo,
cercandolo nei
respiri miei.
Intrappolandolo nei
respiri miei.
Ancora la mia anima si
finge nebbia,
sperando che un
giorno sappia dis
solversi
come il resto.
La mente,
purtroppo,
rimane l'unica ancora che
mi salda a una realtà a
cui io non voglio più
appartenere.
Ma tra il mio
volere e ciò ch'è
volere della natura,
ancora vi sono
troppe distanze,
troppe barriere da
infrangere, da
valicare, e io
sono così piccola,
di fronte a loro.
Così umana.
Un tempo avrei detto:
"È naturale avere i
propri limiti",
ma cosa succede quando
sono i limiti stessi ad
avere il controllo su
di te? A
bloccarti mani,
tremori,
sospiri?
Sono così tante le
cose a cui non ho mai
pensato,
così tante le mie
paure - che ancora
posseggo senza averle
mai affrontate, e
loro posseggono me -,
io temo d'aver perso il mio
concetto di
libertà, del mio:
"Stare bene",
ripiegando su piccole
cose incapaci di
soddisfarmi come
vorrei, di
rendermi un po'
più viva.
L'apatia non mi è
mai stata nemica,
ma muoverei le
armi mie contro di
lei senza esitare,
se ancora sapessi
ferire. Se un
pianto sapesse
uccidere. E
non far male a
me stessa.
Sento d'essere ormai
stanca di questo
malessere mio,
di questi passi senza
meta gettati al vento perché
non c'è posto migliore dove
potrei andare di
questo.
Stanca di mostrarmi per
ciò che sono,
stanca di fingere
ciò che vorrei
essere,
d'immaginare ciò che
mi converrebbe essere;
ora io cosa dovrei fare?
Di certo non supplicare la
notte di darmi
consiglio, ch'ella lo
porge solo a chi merita,
e forse io non ho mai fatto
nulla per cui poterlo
pretendere. 
E se fosse
solamente un
incubo, ti
prego, svegliami.
Se fosse solo
immaginazione mia,
allora tu riportami coi
piedi a terra.
O su terreni più
compatti.
Ma non
lasciarmi qui,
non farmi morire tra le
mie stesse ombre,
non ora,
né un domani
- per quanto lontano
possa essere.
Mi chiedi cosa io stia
ancora aspettando,
cosa ancora io stia
cercando per poter
fuggire da
questa mia
prigione senza vie
d'uscita visibili agli
occhi miei.
E ancora non
saprei risponderti.
È un po' come
guardare le rondini migrare e
sentirsi sempre un
po' piccoli, di
fronte a loro,
che sanno sempre le
strade da percorrere.
E pensare:
"Potessi avere anche
io le mie mappe da
seguire"
mentre invano cerco
- cieca -
un qualche segnale
che mi dica:
"Non sei
totalmente persa".
Ma non ho ali con cui
imparare l'arte del
volo, dell'inventarmi
nuovi percorsi e
saper fuggire,
cercare luoghi
più caldi, più
felici.
Non ne ho la
possibilità, o forse
non sono in grado di
rendermi conto di
possederle.
Eppure,
che io le abbia o no,
troppo è il nero che
devo attraversare prima
d'incontrare la luce,
e io son sempre
stata dubbiosa delle
mie scelte.
E delle mie capacità,
non ho mai fatto
affidamento.
Guardarmi indietro,
non mi ricorda come
io sia arrivata fino a
qui. Guardare
avanti è ancora più inutile.
E una rondine già stanca,
non potrà mai volare
abbastanza per
raggiungere il
suo punto
d'arrivo.
  
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