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Autore: Pirilla_Echelon    01/12/2014    3 recensioni
Windsor Castle - V secolo
" Posso vedere solo i vostri occhi neri come la pece e le vostre labbra rosse come una delicata rosa, ma, credetemi, credo di sapere che dietro alla maschera si celi una delle più meravigliose gemme del regno " ogni parola arriva soffiata, accompagnata dal lieve suono delle viole e dalla luce fioca del salone.
Ho i brividi, ma non sono i brividi che provo di solito, quelli dopo che ho ucciso qualcuno. Sono brividi di calore. " Ho l’impressione di avervi già conosciuta da qualche parte "
No, non ha senso, ma è così. È la stessa impressione che ho io, ma non ho la forza di domandare dove e come.
" e, so che può apparire avventato, ma vorrei avvalermi del privilegio di poggiare le mie labbra sulle sue " sorride caloroso. " Ne sarei incantato "
Si, ecco da dove arriva tutto il caldo. È lui.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Windsor Castle - V secolo
 
La luce della luna illumina la stanza, immersa solo nella soffusa fiamma di un paio di candele.
Pianto il pugnale nello stomaco della guardia che non vuole lasciarmi passare e lo guardo battere sulle ginocchia con gli occhi spenti.
Mi occupo di spostare il suo cadavere dentro ad una cassa lì vicino senza essere notata dalle altre guardie e dagli invitati a corte.
A stento riesco a vedere ciò che mi circonda.
La sala è gremita di persone; sono tutte vestite in modo sfarzoso. 
Ognuno è avvolto da vestiti di alta classe, grondanti di tessuti pregiati e dai colori nobili.
La gran parte degli uomini indossa calzoni dalle sembianze buffe, affondati da alti calzini bianchi che trovano il fondo in scarpe a punta, ornate da fibbie d’ottone, oro e argento.
Le donne sono tutte racchiuse in abiti signorili le cui gonne sfiorano il pavimento, unendosi in vita a bustini stretti che fan sembrare generosi anche i seni più piccoli.
Una musica elegante arieggia nel salone. Viole, quelle che sento sono senz’altro delle viole che designano una melodia elegante e, a tratti, quasi inquietante.
Enormi candelabri scendono dal soffitto e restano sospesi sopra alle teste di tutta questa gente, impegnata a volteggiare nel mezzo della sala da ballo.
Ornamenti d’oro sono sparsi nell’immensa stanza.
Il re non si è risparmiato - ancora una volta - di sfoggiare i beni più preziosi; Tutti quei beni che sono stati rubati ai regni  distrutti, assediati e logorati con tasse e guerre, sopprimendo con la violenza ogni auspicio di rivolta, fino ad annientarli. E tutto per mano sua.
Mi guardo ancora intorno. Voltando la testa alla mia destra, mi scontro con il mio riflesso nel luccichio di uno specchio contornato da una cornice dorata.
Trovo il riconoscermi un atto arduo.
Il bustino nero in pregiata seta mi stringe il torace in modo claustrofobico. Ad ogni movimento, lo sento premere sul costato, chiudendo i polmoni in una morsa lacera. 
Questo si richiude sul fondo del mio ventre con un fiocco color rosso sangue. Di lì in poi, vengo sormontata da una lunga e morbida gonna nera e rossa.
Un cappuccio mi ricade sul volto, il quale viene nascosto a sua volta da una maschera veneziana in filaticcio. 
Ella lascia trasparire una buona porzione del mio volto; si poggia lieve solo sulle goti sbiadite dallo spesso strato di cipria bianca, utilizzato per nascondere il colorito caramellato di chi lavora fuori dal castello da quello perlaceo di chi siede su di un trono.
Mi sento fuori luogo, nascosta sotto a quella imbavagliatura pesante di una donna di alto rango; non voglio avere nulla a che fare con quella feccia.
Tuttavia, bisogna ammettere che il mio fidato zio Barkley è stato abile nel procurarmi tutto ciò.
Lui mi ha insegnato fin da fanciulla le regole del mondo.
Mi aveva presa in cura dopo la morte dei miei genitori, nella battaglia di Bath; i soldati del re avevano distrutto la mia dimora, mandandola a fuoco nel mezzo della notte. Mia madre e mio padre non erano sopravvissuti, ma zio Barkley era riuscito a portarmi in salvo, poco prima che le ossa della casa ci potessero crollare addosso in fiamme.
Da quel giorno, mi aveva insegnato a sopravvivere, dunque a cacciare, a scuoiare i conigli per ricavarne le pellicce per il gelido inverno a Bath, a creare armi ed a combattere.
Mi aveva insegnato a riconoscere i soldati del re dalle persone fidate. Mi aveva introdotto all’Ordine del Pugnale - una sorta di grande famiglia opposta al potere del re - in cui avevo coltivato il mio sapere, la mia astuzia, la mia abilità, alimentando giorno dopo giorno l’odio ed il bisogno di vendetta che mi avevano portato ad essere, infine, un’assassina. Un’assassina perfetta.
Poi, col tempo, ero diventata sempre più assetata, sempre più forte, circondata da un’intera armata di soldati sotto il mio controllo, pronti a sacrificare la loro vita per me: ero diventata La Regina dei Pugnali.
Inspiro profondamente, lasciando che il profumo di incenso alteri il mio olfatto.
Le mani mi fremono sotto alle lunghe maniche della mantella nera, dove due pugnali - uno per manica - restano incastrati in due minuscole saccocce, legate ai polsi.
Sono pronta all’azione. È la notte giusta, nel mezzo del mese più freddo della storia.
Il piano era stato studiato minuziosamente da me e dai membri del’Ordine: era giunta l’ora di vendicare la morte causata dal re, privandolo di ciò che ogni membro del Pugnale era stato privato: un pezzo innocente della famiglia.
In questo caso, a perdere la vita, sarebbe stato il principe, l’unico erede del re. Suo figlio.
Ad ucciderlo sarei stata proprio io, con le mie stesse mani. 
Lo avrei guardato negli occhi - quegli occhi di cui tanto avevo sentito parlare per la loro bellezza - e lo avrei pugnalato al cuore. O, magari, gli avrei tagliato la gola, rimanendo ad osservare il sangue colare sul suo pregiato abito.
 
Senza pietà, solo la vendetta.
 
Ecco il motto dell’ordine, quello che io stessa mi sono impegnata a rispettare fino ad ora. Quel motto che, se non rispettato, viene ripagato con la propria morte.
Avanzo ancora, passando tra le persone mascherate. Nonostante i costumi, riesco a ritrovare alcuni dei miei compagni.
Accanto al vasto banchetto - coperto di delizie e pietanze da ogni parte del mondo, preparate dai migliori chef - Martel intrattiene una conversazione con una giovin donna - una marchesa - per passare inosservato.
Martel è il più abile degli spadaccini. La sua tecnica è andata migliorandosi col passare degli anni, scontro dopo scontro, allenamento dopo allenamento. Posso sentirmi onorata nel ritenermi la sua insegnante: fui io a scoprire il suo innato talento per la spada alla sola età di dieci anni.
Si, a dieci anni sapevo già maneggiare una spada come uno dei cavalieri del re. Ora che ne ho diciannove, sono diventata fatale.
Dall’altro lato, nel centro della stanza, con un vassoio in argento e nei panni di un maggiordomo di corte, Eric mi scocca un’occhiata complice. Lui è il mio stratega. Una mente sveglia e pericolosa.
Accanto a lui, Marie-Ann seduce un gagliardo uomo d’affari. Lei è la mia vice; in mia assenza, è lei a prendere il comando.
I lunghi capelli biondi ed i suoi occhi verdi smeraldo esprimono una fittizia innocenza. Tuttavia, la sua fatalità - seppur non come la mia - è molto elevata e passa inosservata all’idiozia degli uomini di corte.
Proseguo, guardando dritto davanti a me e, finalmente, riesco a scorgere la veste sfarzosa, la camicia bianca d’avorio che giace sotto al manto rosso in velluto, infilandosi nei pantaloni neri, indossati appositamente per la serata.
Il tutto è ingigantito dai gioielli ed accompagnato dalla corona dorata sulla sua testa.
Lo osservo mentre si appresta a passare sorrisi languidi alle fanciulle accanto al suo trono, ridendo a gran voce per le frasi colme di ilarità dei suoi leccapiedi. 
Pieno della sua cattiveria e prepotenza, si ingozza di cosce di tacchino e ingoia vino dei vigneti dei miei antenati. 
Sporco villano di un re.
Le mani mi tremano ed i denti si digrignano, mentre un moto di rabbia mi scuote come il vento che muove i campi di grano e mi suggerisce a gran voce di scagliarmi contro di lui per vendicare la morte dei miei genitori direttamente su di lui.
La vista si fa più acuta, mentre il mio istinto omicida mi porta a far scivolare un pugnale nella mia mano destra, estraendolo dalla piccola faretra. 
La natura da assassina mi fa avanzare verso di lui, fino ad arrestarmi appena sotto la gradinata che lo separa dalla nobiltà inferiore a lui. 
Lo guardo, assaporando già la sensazione del mio pugnale conficcato nell’incavo tra il collo e la spalla da dove il sangue zampillerà come una fontana.
<< Madamigella >> una voce alle mie spalle mi risveglia dalla furia della caccia.
Mi volto scattante verso la fonte della voce con foga audace, pronta a difendermi se necessario.
Due occhi chiari come il ghiaccio mi osservano curiosi. La linea delle labbra sottili e pallide segue un lieve sorriso di cortesia.
La capigliatura castana ed ordinata si posa in qualche ciocca sulla fronte poco spaziosa. Il colorito della pelle è leggermente arrossato per via del caldo nella stanza.
Sul suo volto, la curiosità si fa spazio, come un cerbiatto che osserva le foglie autunnali. 
Costui io l’ho già visto in un … ma no, non è possibile.
<< Messere? >> osservo la leggera peluria che ricopre il suo mento ed il suo petto, lasciato scoperto in parte dalla camicia ben confezionata. È abbastanza aperta da poter scorgere parte dei pettorali muscolosi e del petto vasto.
Chi è costui? Ha forse notato il pugnale nella mia mano? Vorrà ostacolarmi? In tal caso, sarebbe un vero peccato doverlo uccidere, visto il suo bel aspetto.
Lo scruto interessata, nascondendo la mia natura criminale con una maschera di velata sensualità; gli uomini non sono così furbi da ignorare le avance di una fanciulla come me.
Si, io lo so: sono bella, contornata da il mio alone di mistero. I maschi sembrano odorare il pericolo che trasudo e come degli stupidi cadono in trappola.
<< posso aiutarvi, Messere? >> la mia voce cristallina ed accondiscente stuzzica il suo appetito.
Sorride << a dire il vero, mi domandavo il motivo della vostra solitudine >> sorride. << siete venuta sola, Madamigella? >> 
La sua voce ha una nota virile che non mi sfugge, ma che - anzi - mi attira. 
Sorrido a mia volta, alzando il mento e lasciando che i suoi occhi seguano il profilo delle mie labbra, scendendo lungo il collo e soffermandosi sul mio seno strabordante dal bustino pregiato.
Lo guarda sbattendo le ciglia lunghe, come se fosse poco a suo agio. Come se fosse combattuto tra il guardare ed il non guardare.
<< sono in compagnia >> sbatto gli occhi, suadente << tuttavia, pare che il mio accompagnatore trovi più interessante il giovine giullare >> indico col capo un ragazzo minuto intento a scambiarsi effusioni poco caste col giullare di corte, dietro ad un pilastro. 
A dire il vero non ho idea di chi egli sia, ma la mia natura femminile mi induce a raccontare menzogne per stuzzicare l’appetito dell’uomo davanti a me. Bisogna sempre costruirsi un alibi, ma senza mai dettagliare troppo.
Guarda i due ragazzi mentre si scambiano un bacio languido; i rapporti tra uomini non sono considerati scandalosi, piuttosto, fanno parte della quotidianità.
<< è un vero peccato che una fanciulla come voi sia stata abbandonata per un uomo coi calzoni variopinti. >> mi sorride alzando un sopracciglio. Non è malizioso, è piuttosto gentile ed elegante. 
Ricambio il sorriso << ebbene? >> domando, aspettando una sua conclusione.
Ride, colpito dalla mia sicurezza. << apprezzo la vostra sicurezza, mi affascina >> i suoi occhi sono sinceri. Talmente sinceri che mi abbindolano.
<< vi ringrazio >> chino il capo in un cortese segno di rispetto. << Mi sento onorata >> 
Ci fermiamo per un paio di secondi, mentre intorno a noi, c’è ancora gente che volteggia a tempo di musica, che beve, mangia e festeggia.
I miei uomini tengono d’occhio ogni mossa del re e delle sue guardie, attendendo che il principe faccia il suo ingresso nella stanza, occupando il seggio accanto al padre. 
Tuttavia, nulla pare ancora muoversi e l’occasione è perfetta per potermi mimetizzare in questa bolgia.
L’arrivo di questo giovane è stata una fortuna. Se non fosse arrivato, il piano sarebbe andato in fumo e le conclusioni potrebbero non essere state le stesse che Eric aveva progettato.
<< ad ogni modo, volevo chiedervi di onorarmi della vostra compagnia, Madamigella. Mi chiedevo se potessi offrirvi del buon vino, magari >> il giovane uomo parla ancora e, qualcosa nelle sue labbra, mi ipnotizza impedendomi di negare la mia presenza a costui.
<< non vorrei arrecare disturbo >>
<< non dite sciocchezze. La vostra compagnia è più che gradita >> mi prende una mano e faccio ben attenzione che il pugnale resti saldo nella saccoccia. 
Ne bacia il dorso, sfiorandola col labbro morbido senza interrompere il contatto tra i nostri occhi.
Sono emozionata. 
Non è la prima volta che un uomo mi fa la corte, anzi, nell’Ordine è capitato parecchie volte, ma mai nessuno era stato così audace da azzardare un contatto. Incutevo troppo timore perché i miei uomini tentassero così lontano.
Trattengo un fremito di eccitazione. << in tal caso, sono lieta di accettare un invito da voi >> 
<< ottimo. Venite >> mi indica con un gesto della mano un grosso banco dove un uomo, uno dei miei, sta servendo del vino.
Ci avviciniamo ed il giovane in mia compagnia, ne chiede due bicchieri.
Arwin versa il liquido in due calici e ce li porge. Noto che qualcosa di strano ombreggia nei suoi occhi, mentre guarda il mio nuovo accompagnatore.
Che cosa lo affligge?
Non capisco e non mi importa. Forse ho semplicemente travisato: Arwin è noto per i suoi sguardi inquisitori.
<< ecco, Madamigella >> il ragazzo mi porge il bicchiere ed afferra il suo, per poi sollevarlo in aria. << propongo un brindisi >> 
Torna a puntare gli occhi cristallini nei miei. Resto nuovamente incastrata in essi.
<< un  brindisi a cosa? >> inclino la testa, curiosa.
<< un brindisi a voi, Madamigella >> mi sorride, galante. Scontra i nostri bicchieri e porta il calice alle labbra.
Aggrotto le sopracciglia, mentre il mio calice è ancora sospeso a mezz'aria << a me? Non capisco >> 
Beve un lungo sorso di quel pregiato vino.
<< un  brindisi al mistero che si cela dietro a questo nero cappuccio e sotto a quella maschera veneziana. >>  poggia il bicchiere e mi guarda intensamente.
Capisco ciò che intende: Lui non può vedermi, non davvero. 
Io, invece, son libera di osservare qualsiasi suo dettaglio. Dal labbro sottile ed invitante, al capello color caffè. 
Piego la testa di lato. << lasciatemi indovinare, Messere.. >>
<< chiamatemi Jared e datemi del tu >> sorride.
<< lasciami indovinare, Jared >> bevo un sorso e mi passo la lingua sulle labbra. Il gesto non sfugge alle attenzioni dell’uomo, che, anzi, si fa ancora più interessato alle mie parole seppur latitante. << desideri vedermi senza cappuccio e senza maschera >> mi passo una mano sul collo, con disinvoltura. Come se non volessi davvero stuzzicare le sue attenzioni.
Il suo sguardo si fa serio.  
La sua mano risale sulla mia, poggiata al banco in legno pregiato. Risale il braccio e si blocca accanto al collo scoperto, nonostante il cappuccio. Passa il dito sulla mia pelle nuda, facendola increspare in un fremito di desiderio
<< meglio, Madamigella. Vorrei essere io a privarvi di quella stoffa superflua. Vorrei prendermi io il merito della visione magnificente che mi si prostrerebbe davanti agli occhi. >> sussurra e fatico a recepire le sue parole. 
Il mio cuore - il cuore di un’assassina - fa un tuffo, sorpreso dalle parole di elogio sfogliate dall’uomo.
<< posso vedere solo i vostri occhi neri come la pece e le vostre labbra rosse come una delicata rosa, ma, credetemi, credo di sapere che dietro alla maschera si celi una delle più meravigliose gemme del regno >> ogni parola arriva soffiata, accompagnata dal lieve suono delle viole e dalla luce fioca del salone.
Ho i brividi, ma non sono i brividi che provo di solito, quelli dopo che ho ucciso qualcuno. Sono brividi di calore. <<  Ho l’impressione di avervi già conosciuta da qualche parte >>
No, non ha senso, ma è così. È la stessa impressione che ho io, ma non ho la forza di domandare dove e come.
<< e, so che può apparire avventato, ma vorrei avvalermi del privilegio di poggiare le mie labbra sulle sue >> sorride caloroso. << ne sarei incantato >>
Si, ecco da dove arriva tutto il caldo. È lui.
Nonostante le parole appena dette, in lui non scorgo la volgarità di una sporca richiesta. Trovo, invece, che stia parlando in modo delicato, soave. 
Non mi sta seducendo per del puro sesso. Mi sta corteggiando a nobili fini.
<< io.. >> il panico. Per la prima volta, in vita mia, dopo svariati omicidi ed atti crudeli, mi ritrovo ad avere paura.
<< oh, non siate timorosa. >> la sua mano si allontana dal mio collo << non farò nulla che non vogliate io faccia >>
“Se non volete finire sgozzato, sarà meglio per voi.”
Mi muovo sullo sgabello al quale sono poggiata. Mi sento inquieta.
<< non sono timorosa. Non sono il genere di donna che ha paura di un uomo >> alzo la testa. L’orgoglio vince sempre.
Torna a sorridere. << bene >> dice solo.
Chi sei, Jared? Perché ho l’impressioni che già ci conosciamo?
Sento una specie di connessione tra noi.
Fatico contro l’impulso di sfiorare il suo torace e le sue guance ispide di una leggera barba. Fatico a non lasciarmi carezzare i fianchi da lui in una stanza dove l’intimità ci concederebbe il giusto trattamento.
Smanio per il contatto tra i nostri occhi.
<< bene >> porto ancora il calice alla bocca ed il gusto dell’alcol e dell’uva mi echeggiano in bocca, scendendo poi lungo la gola.
Svuoto il bicchiere in una sola sorsata e lo guardo ancora nei suoi occhi di ghiaccio.
Ho una strana sensazione.
<< ho l’impressioni di averti già incontrato, anche io. Forse nei miei sogni o, forse, in un’altra epoca >> sussurro << chi sei? >> domando a voce bassa e temo che la mia voce possa essersi persa nel fracasso della sala.
Mi guarda. << sono Jared >> sospira << e voi chi siete, Madamigella? >> mi domanda sofficemente.
Dannazione. Le sue labbra.
<< io, per te, sono Madamigella >> mantenere l’incognita è la giusta soluzione.
Mi sforzo di interrompere il contatto coi suoi occhi e, nonappena mollo la comunicazione, mi rendo conto di avere il fiato corto, come dopo un lungo duello di spade.
Mi guardo intorno, la situazione è ancora tranquilla. Niente principe all’orizzonte.
Tento di smorzare la tensione, tracciando col dito il bordo del calice.
<< Madamigella, vi va di ballare con me? >>  torno a volgere le attenzioni al mio accompagnatore.
Solleva un sopracciglio e trovo arduo non pensare, ancora, che sia attraente. 
I suoi occhi raccontano di me, del mistero che mi aleggia intorno. Ma anche lui è un’incognita per me; ho l’impressione di averlo già incontrato, ma allo stesso tempo, mi appare come una novella.
<< con piacere >> gli sguardi si rincorrono, mentre - stretta nella presa della sua mano - avanziamo verso il centro del salone, in mezzo a centinaia di persone in costume da ballo.
Ci posizioniamo l’uno davanti all’altra e punto i miei occhi nei suoi. Non so il motivo, ma prima di sistemarmi in posa da danza, mi calo il cappuccio.
I capelli, sollevati in uno chignon elegante, si rivelano dello stesso colore dei miei occhi: neri. Due ciuffi sul davanti, sfuggono dall’acconciatura in due grossi ed elastici boccoli, coprendo una piccola porzione della mia fronte.
I suoi occhi di cristallo sono catturati dal mio viso, non che veda molto altro, ma riesce ugualmente a scorgerne la forma. 
Osserva gli zigomi alti e lo sguardo dagli angoli spigolosi.
Poi sorride. << son sempre più convinto che voi siate la donzella più bella dell’intero regno >> si avvicina e poggia una mano sul mio fianco e l’altra raccoglie la mia per posizionarla sulla sua spalla. Le mani libere si uniscono a mezz‘aria, seguendo la linea dei gomiti.
Ringrazio mentalmente zio Barkley per avermi insegnato in giovane età la virtù del ballo da sala.
Iniziamo lentamente a volteggiare per la stanza al ritmo sostenuto delle viole ed, ora, anche dell’arpa.
Lui conduce la danza e, per la prima volta, mi rendo conto che è qualcun altro a prendere decisioni per me, concedendosi la libertà di obbligarmi a seguirlo.
Oh, tutto ciò mi incanta. 
Io, la sanguinaria Regina dei Pugnali, manipolata da un uomo; ha dell’incredibile.
Mi gusto il momento per osservarlo, stretto nella sua giacca di un elegante color blu notte, ornata da bottoni e ricami in organza dorati. I pantaloni avvolgono delle sottili gambe muscolose.
La camicia, come già notai in precedenza, scopre parte di un petto muscoloso, ma non troppo.
Affonderei i denti in quella carne come una delle creature mitologiche di cui zio Barkley mi aveva tanto parlato. 
Lo vorrei vedere mentre, questa notte - una volta terminato il ballo - si appresta a sfilarsi il vestiario, rimanendo coperto dal nulla; ne immagino la linea del ventre nudo e del gluteo sodo, per poi passare al davanti dove alberga la sua dote. Tra tutte, la più indecente.
Una vampata di calore mi coglie alla sprovvista.
Volteggiamo per un tempo infinito, lasciando che numerose coppie buttino lampi di odio ed ammirazione nella nostra direzione, mentre ancora ed ancora ci giostriamo nel salone.
Ora che me ne accorgo, anche il re sembra essere particolarmente interessato alla mia danza con Jared. Lo guardo intensamente negli occhi, sperando che nei miei ritrovi quelli delle persone che quindici anni addietro aveva lasciato perire in mezzo alle fiamme della nostra capanna. Lo divoro di odio.
Ma lui non percepisce, anzi, mi schiocca un sorriso laido, carico di tutta quella indegna viscidità di cui Jared è privo.
Riporto l’attenzione al mio cavaliere, onde rinunciare all’imminente ed incontrollato moto di odio che, ancora una volta, torna a farmi visita.
Dove è suo figlio? Dove è quel moccioso? Non vedo l’ora di riversare la mia vendetta su di lui, su quegli occhi di cui in tutta l’Inghilterra si parla.
<< Madamigella, siete ancora con me? >> la voce di Jared mi sorprende, provenendo giusto da accanto il mio orecchio, in un tono di accordo di seduzione impetuosa.
Ruoto la testa nella sua direzione e l’imponente vicinanza mi fa fremere di desiderio. Ho voglia di baciarlo, di lasciarmi trasportare dalle sensazioni.
Quel uomo scalda il cuore gelido di pietra che si è invecchiato ed è marcito col tempo. Ripulisce in un modo a me ignoto l’anima macchiata di morti che ho collezionato in questi anni da Regina.
<< sono con te, Jared >> sussurro pericolosamente vicina alla fonte della mia attrazione. << Tu mi affascini in un modo che non so spiegarmi >> tremo, ma non è il freddo.
Nei suoi occhi si riflette la fiamma delle candele.
<< Madamigella, anche voi mi affascinate. >> sospira. << vi conosco da pochi attimi, ma è come se fossi già legato a voi in un’altra realtà >> 
Il suo respiro è alterato dall’eccitazione del momento. Ed ancora una volta, riesco a comprendere il senso delle sue parole, perché è la mia medesima sensazione quella di esserci già scontrati.
<< scusate se vi guardo con insistenza, ma sono sconvolto da cotanta bellezza. >> stringe la presa sul mio fianco << qualcosa in voi mi sfugge, mi spaventa e mi scompiglia >> 
Il cuore mi martella, ricordandomi quasi l’attrezzo del mio defunto padre sui vecchi pezzi di ferro rovente, pronti per essere modellati in una spada.
Mi avvicino ancora con lentezza estenuante, mentre il nostro volteggiare rallenta, proprio come il tempo.
Le bocche si sfiorano impaurite e frementi. Vacillo sui miei piedi, ma lui mi lega un braccio in vita e mi sostiene.
Il fiato è ancora una volta accelerato dall’emozione del momento.
Uno squillo di tromba riecheggia nell’immenso salone da ballo e ci risveglia dal nostro universo parallelo. Tutto qui intorno si blocca: le persone smettono di danzare, di bere e di mangiare.
Ogni singolo individuo sposta l’attenzione verso la zona regale, dove i due troni giacciono spogli dei loro occupanti. 
Il re è in piedi, al centro delle gradinate che lo dividono dagli altri “comuni”.
Sta per parlare, ma prima di farlo, non si risparmi un’occhiata di sufficienza al suo pubblico, quasi tentando di ricordare la sua supremanzia su questi vani individui.
Mi volto verso Jared che guarda il re con occhi spenti, pieni di rancore. Cosa gli succede?
Torno al Sire Vigliacco.
<< ossequi, miei amati ospiti. Son lieto di scorgere la gioia sui vostri volti in questa notte importante. >> il pubblico applaude ed io resto inerme davanti a tutta quella finzione.
Come possono tutti questi idioti essere talmente spaventati da adorare una persona che odiano?
<< siamo qui a festeggiare il ventitreesimo anniversario di nascita del mio unico genito. >> il re si volge verso di noi << figlio mio >> prostra il suo sorriso al giovane  accanto a me. Jared.
Sgrano gli occhi travolta da quella novella sconveniente.
Jared, l’attraente giovane che ha tenuto viva la mia serata è il figlio del re. È il principe. Ed io devo ucciderlo.
Lui sorride al pubblico e rivolge un inchino educato a tutti loro. Poi, manda una piccola occhiata nella mia direzione e mi prende una mano, portandosela alla bocca come poco prima aveva fatto.
<< mi spiace averlo tenuto nascosto, Madamigella. Mi perdonerete? >> domanda, puntando ai miei occhi confusi.
Sono stordita dalla notizia.
Attorno a me, vedo i membri dell’Ordine mettersi all’agguato.
Marie-Ann ha estratto un coltellino da sotto la gonna, mentre gli uomini toccano l’impugnatura delle loro spade, pronti ad attaccare.
Guardo la mia vice e con un cenno del capo do ordine di non intervenire.
Sono combattuta. 
Lo devo risparmiare. Devo tutelare la vita di quell’essere così magico e caloroso, devo portarlo in salvo, progettare una fuga anche dai miei compagni. Mi avrebbero dato la caccia nonappena intese le mie intenzioni traditrici, ma non mi importava.
Jared andava salvato.
I miei occhi ronzano da lui, ai miei compagni, al re. Devo ragionare in fretta.
<< figlio mio, vuoi presentarci questa giovin fanciulla che ha l’onore di ricevere le tue attenzioni? >>
Il re mi guarda e un’orda di odio torna a traspirare dai pori della mia pelle.
Jared stringe la mia mano nella sua. << lei è Madamigella >> parla a gran voce al fine di farsi sentire.
C’è un certo orgoglio nel modo in cui parla di me, in cui mi esibisce come una gemma. La gemma più preziosa di tutto il regno
Ancora una volta, il cuore è caldo di un‘emozione a me sconosciuta, ma si fredda ancora nel udire la voce del re.
<< Madamigella? >> domanda al figlio. La feccia umana continua a guardarmi con occhi curiosi ed indagatori. << chi siete, giovin donna? >> 
Il tono in cui mi si rivolge. Mi distrugge ogni buon proposito.
Non riesco a trattenere il fastidio della sua voce melmosa rivolta a me. Mi incenerisce il caldo nel cuore, raggelandolo di sentimenti ruggenti e penitenziari.
Lo sguardo si affila, tanto da domandarmi come la maschera riesca ancora a reggermi in volto.
<< come vostro figlio dice, io sono Madamigella, Sire >> sputo quasi quelle parole. << non domandatemi di privarmi della mia maschera, perché non ho alcuna intenzione di farlo.
E non mi pentirò neanche del tono aspro con cui parlo ad un uomo che di buono ha solo il suo unico genito. >> ho il fiato grosso. L’istinto della caccia si è risvegliato, accompagnato dalla voglia di vendetta che mi bolle il sangue nelle vene.
Il Vigliacco è sorpreso ed inasprito.
<< come osate parlare così al vostro signore?! Chi siete? >> il volto paonazzo del re fa esplodere la mia ilarità.
Scoppio in una risata grassa, quasi ho i crampi allo stomaco.
<< il mio signore? Per quale logica dovrei considerare “mio signore” un uomo che ha ucciso i miei genitori?! Un uomo che ha distrutto interi villagi solo per la sua gloria, per un egoistico bisogno di potere?! Puah, mi viene da vomitare! >> strillo.
I miei uomini sono in posizione. Jared accanto a me è perso 
<< Madamigella, che dite? >> il suo tono è quasi supplichevole.
Lo guardo. 
Sono folle, sono pazza di odio.
Ogni buon proposito è sparito: sono la rabbia, sono il Diavolo.
<< si, che dite, sciocca?! >> il re sbraita, punto nel vivo per aver rivelato la sua natura falsa ed averlo umiliato davanti al suo pubblico << guardie, uccidetela! >> 
<< anche me? Non vi è bastato uccidere mia madre e mio padre? Non è stato sufficiente costringermi ad una vita di sofferenze?! >> l’odio si muta in lacrime che escono dai miei occhi come fossero gocce di veleno.
La voce si spezza 
Afferro Jared per il bavero della camicia e gli porto un braccio intorno al collo, sfoderando la lama del pugnale che illumina riflessa dalla luce della luna.
La gente intorno a noi inizia ad urlare ed a scappare da ogni parte. 
Le guardie del re corrono nella mia direzione, ma vengono fermati dalle spade e dai pugnali dei miei valorosi alleati: Marie-Ann, Martel, Eric..persino zio Barkley scende in campo, impugnando la sua spada e sferzandola contro tutti coloro che tentano di avvicinarsi a me.
Guardo Jared. Gli occhi pieni di paura mi implorano. << no, Madamigella, vi prego! >> scongiura.
Mi trema la mano. Il cuore di pietra cade a terra in frantumi.
<< perché fate questo, Madamigella? Voi non l’avete sentita l’empatia tra noi? >> domanda, cercando di divincolarsi. Mi spiace, ma io vinco per esperienza: sono in grado di bloccare prede molto più grandi e forti di me.
<< si, Jared la sento, ma.. >> 
Accidenti, non rendere tutto più complicato!
<< ma cosa? Potremmo scappare, abbandonare tutto. Io non amo mio padre, ma voi..voi cambiate tutto. Lo sento che io e voi potremmo trovare un’altra risposta a questo >> il suo tono resta caldo e caloroso, nonostante il panico che lo percuote e che gli sconvolge il petto.
<< no, non posso >> 
La gente continua a correre, mentre i miei guerrieri si battono con abilità, tenendo testa ad un alto numero di guardie.
Io sono affranta. Non so che fare.
Miriadi di emozioni opposte si scontrano, mandando in rovina la mia testa che rimbomba come un sasso caduto in un pozzo.
Devo rispettare il mio giuramento o risparmiare la vita del giovane, qui, tra le mie braccia?
<< fermi! >> il re urla e tutto il caos si blocca improvvisamente. Io non mi ero mai mossa << non fate del male a mio figlio! >> mi scongiura << cosa volete? Avrete tutto ciò che mi chiederete: oro, soldi, gioielli >> il re, pieno della sua grossa pancia, si agita.
Digrigno i denti talmente tanto da sentirli stridere.
Stupido! Come solo azzarda a pensare che ciò che voglio siano oggetti insulsi e privi di vita. Io rivoglio ciò che mi è stato rubato quando avevo appena cinque anni: una famiglia
Voglio tornare ad avere il loro calore e condurre una vita normale, fatta di quotidianità a lavare i panni al fiume. Non voglio più una vita fatta all’insegna della morte.
Voglio essere cresciuta con amore, in allegria, nella mia capanna in campagna.
Ma ovviamente non è possibile. Ed è impossibile anche far comprendere a quel idiota cosa significhi non avere qualcosa.
Oh, ma lo capirà ben presto cosa significa perdere qualcosa di così importante.
<< voglio vendetta >> 
Jared mi punta con gli occhi. Ma non parla, non mi supplica. Sa che non avrebbe alcun fine utile.
<< vi prego, non fatemi soffrire. Un colpo solo al cuore, proprio come vi ho sentita appena vi ho vista: un colpo al cuore >> sussurra.
Lo guardo a mia volta col petto che si solleva e si abbassa affrettatamente.
Mi spiace, Jared. Non è colpa mia; è colpa della malasorte.
Sei nato dalla persona sbagliata. Tu, pieno di onore e gentilezza, sei figlio di un tiranno che mi ha sottratto la felicità quando ero ancora troppo piccola.
Mi spiace, mio valoroso gentiluomo.
Ancora piango. Le lacrime colano a gran velocità dai miei occhi, bagnando la maschera nera che porto in viso.
<< Sono innamorata di voi, Jared. Non so come sia possibile, ma è così >> la disperazione mi ha preso in pugno e non ho via di fuga.
<< lo sono anche io, Madamigella >> sorride caloroso e la sua mano si posa gentilmente sulla mia guancia per carezzarmi.
Mi abbasso e premo le labbra sulle sue. Ci avvolgiamo in un bacio colmo di sentimento.
Grondo di un sentimento che mai prima avevo provato e, proprio ora che ne ho scovato un poco, sono costretta a scrollarmelo di dosso
Il pugnale affilato si alza in aria e danza con la luce lunare.
Ricade con forza, fendendo l’aria, finchè non incontra la carne.
 
Senza pietà, solo la vendetta.
 
 
Los Angeles - 2014
 
Cara Madamigella,
Stanotte ancora ho sognato di te. Un incubo, per la precisione.
È stato come la continuazione di una serie di sogni che faccio da più di vent’anni, da quando mi sono risvegliato dal coma dopo l’incidente in macchina.
Il contenuto è sempre più o meno lo stesso.
Ti vedo, stretta in un bustino dal colore scuro e sormontata da una gonna lunga fino alle caviglie. Sono vestiti che non si usano in questa epoca.
So che le tue intenzioni sono pericolose, ma non posso starti lontano: ho bisogno di venire da te e parlarti. 
Ho bisogno di vedere se sei vera e, si, lo sei. Ti tocco, ti bacio, respiro il profumo della tua pelle e osservo i tuoi occhi di pece e le tue labbra di rosa. 
Sei una gemma preziosa, te lo ripeto anche più volte.
Lo sei, fino a che mi sveglio.. 
I sogni terminano tutti in modo strano: tu che mi pugnali per via di mio padre. Ed è buffo, perché io non ho un vero padre. O, meglio, ce l’ho ma lo disprezzo … Un po’ come nel sogno. 
Eppure, ogni notte, io vengo da te e ti costringo a parlarmi…
Io non lo so, Madamigella. Non so chi sei, non so dove trovarti.
Tu sei di un’altra epoca. Sei di un altro mondo.
Ma io sono innamorato di te. Ti amo fin da quando ho memoria del tuo viso. 
Da più di vent’anni. 
Parlo di te in tutte le mie canzoni, in tutti i film che ho interpretato c’era un pezzo di te.
Chi sei, Madamigella? Quale è il tuo nome?
Me lo sento sulla punta della lingua, ma al tempo stesso so di non poterlo conoscere, perché tu non me lo hai mai detto.
Lo assaporo come una caramella che perde subito il gusto. 
Sono pazzo, Madamigella. Sono pazzo di te.
Ti cerco in mezzo alla folla che canta al ritmo della mia musica. Mi aspetto di alzare la testa e di incrociare i tuoi occhi durante gli incontri con gli Echelon. Mi aspetto di prenderti e possederti per tutta la notte, senza preoccuparmi di essere ucciso dalle tue stesse mani.
Ma non so cosa potrei trovarmi. Nei miei sogni siamo sempre entrambi giovani, ma quando mi sveglio io torno ad avere i miei quarantadue anni.
Chissà come saresti tu, adesso. 
Chissà come indosseresti i vestiti che vanno ora di moda, come ti muoveresti nel mondo contemporaneo.
Spesso mi perdo ad immaginarti in un tavolino del bar a bere un caffè con le amiche, poi ti volti; I nostri sguardi si incontrano e ci innamoriamo come quei due fanciulli nei miei sogni.
Scommetto che, anche oggi, saresti piena di quel mistero e di quel fascino che ti caratterizzano nei miei viaggi notturni.
Dolce, aggraziata, regale… Mi viene difficile vederti come l’assassina che sei di notte.
Senza pietà, solo la vendetta
Non so perché queste parole continuino a bombardarmi la testa. Non so da dove arrivino.
Le hai pensate tu?
Non mi spiego come possiamo essere così legati, io e te, e quando cerco una risposta, vedo solo una fanciulla che si accarezza il collo e si passa la lingua sulle labbra per sedurmi con gran classe.
Ah..quanto sei bella. Ti cado ai piedi ogni volta e tu mi calpesti con grazia, dopo avermi strappato il cuore dal petto.
Ora devo lasciarti, Madamigella. Mio fratello vuole fare delle prove extra per il concerto di stasera ed insiste per incontrarci prima.
Canterò per te, come ho sempre fatto, sperando di incontrare i tuoi occhi neri in mezzo al pubblico, pronto a fermare tutto per correre e raccoglierti tra le mie braccia.
Ti amo, Madamigella, sempre.
 
Tuo, Jared.



Ciao bellezze...non chiedetemi da dove sia venuta questa cosa, perchè non ne ho la minima idea. non so nemmeno se abbia un senso tutto ciò..
Spero comunque vi sia piaciuta (so che c'è qualche errorino, ma abbiate pazienza) .
Scusate, ma il Gerardo nei panni di un principe inglese mi attizzava troppo..ce lo vedo dannatamente bene fasciato da una giacca blu da nobile.
Ad ogni modo, di storia faccio schifo, quindi non siate puntigliosi sotto quel aspetto..ho cercato in ogni modo di evitare i dettagli proprio perchè non me ne intendo..se qualcosa è sfuggito, PERDONATEMI! :D
Bacii<3

il taglio di capelli che Jay ha nella storia è questo. Mi sembrava il più azzeccato in questo contesto..
  
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