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Autore: bagnodonda    01/12/2014    0 recensioni
V Liceo Classico, sfaticata, fumatrice incallita
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aria è fredda, il vento è forte e sferzante, il cielo è coperto da nuvole scure che si addensano in vortici di malignità. L'oscurità delle masse d'acqua si riflette nella scuola superiore di cemento armato che sorge circondata da un giardino verde chiaro, infestato da erbacce e da fiorellini gialli. La strada è deserta, fatta eccezione per poche macchine che corrono saltuarie, gli pneumatici che stridono sull'asfalto, i fari accesi alle dieci di mattina. Dall'interno dell'edificio proviene un gran stridore, voci tumultuose che si confondono le une con le altre, insegnanti che urlano, studenti che parlano, una campanella che squilla nel silenzioso giorno autunnale.

"Che cazzo." La sigaretta finisce per terra, il mozzicone arancione ancora fumante "E' la terza che provo a fumare." alla destra estrema dell'edificio, appena fuori una delle porte anti incendio, sotto le scale d'emergenza di ferro battuto, Chiara ha lo sguardo basso, ostile, freddo come l'aria densa di umidità ed elettricità che la circonda. Sotto i suoi piedi si accumulano cicche, gomme, bottiglie di vetro, buste di patatine.

"E' la fottuta povertà dei poveri." pensa, fissando il pavimento crepato. "Neanche la povertà dei ricchi ci permettono." La puzza alacre di plastica bruciata arriva da un campo poco lontano. La ragazza si alza la maglietta fino al mento, sovrapponendola alla sua bocca, inspirando piano con il naso. Le brucia la gola.

Di fronte a lei, alla sua sinistra, dentro la scuola ragazzi comuni si muovono affannati, amici si salutano, coppie si dirigono verso i bagni, nuove persone escono per fumare. Chiara ne saluta un paio, ragazzi diciottenni con la barba e le chiavi del motorino in tasca, quindicenni senza un soldo che si sfregano le mani per riscaldarsi, prof svogliati che accendono una sigaretta economica. L'insieme di volti, odori, parole, suoni, pensieri ed emozioni della ragazza dà come risultato un'atmosfera chiusa, claustrofobica, frustrata e povera, incredibilmente povera, a dispetto delle numerose scarpe ed abbigliamenti di marca sfoggiati dai ragazzi.

Chiara si siede per terra, sul marciapiede, fissando il cemento mentre riflette e pensa. Sul vento che fa freddo, sul suo culo che dovrebbe stare in classe, sul quattro che prenderà in matematica; ma anche sul suo orologio, grigio, di vetro e metallo, che segna le dieci e dodici precise. I suoi occhi castani si alzano dal quadrante appena in tempo per vedere una ragazza dai capelli rossi che si dirige verso di lei; si alza il piedi, si chiude la felpa, si passa una mano in viso. Sente la terra che non sa di terreno. Nella sua mente c'è confusione, perplessità, felicità, frustrazione, tristezza, l'ineffabilità dei pensieri, quello che gli adulti chiamano adolescenza. Il cuore le batte in petto, ma lei non lo sente; il suo sangue è tutt'uno con la musica che le pompa nelle orecchie.

"Non mi sento più le mani, manco li accendono sti riscaldamenti del cazzo." La ragazza dai capelli rossi scuote la testa, gli occhi verdi socchiusi, le mani infilate nelle tasche del pantalone, lo sguardo irritato. La più grande la guarda rassegnata, apatica, annoiata.

"A gennaio li appicciano, quando già c simm' crepat e fridd'." mormora, i polpastrelli rossi. "Hai una sigaretta?"

"Ovvio amore." Chiara sorride. Francesca tira fuori un pacchetto malandato dalla tasca, lo porge alla diciottenne. La felpa le copre le mani fino alle nocche bianche. "No sigarette, no scuola."

"Ma è no scuola in nessun caso." pensa Chiara, osservando la ragazza mentre sorride piano e prende il pacchetto, portandoselo in grembo. Tira fuori una cicca, la infila tra i denti, stringendola mentre fruga in tasca alla ricerca dell'accendino. Fa scattare la fiammella, le dita ancora insensibili. Restituisce il pacchetto all'amica, sorride di nuovo e tira dalla paglia. Il fumo le penetra in gola, le supera la lingua, le riempie i polmoni. Li rende neri come le nuvole. Caccia il fumo, godendo quando passa dalla sua gola come un fiume in piena. Socchiude le labbra leggermente, poi tira di nuovo. Intanto fissa senza guardare i ragazzi di fronte a lei. Si concentra solo sulla sigaretta che ha in mano,sulle sue dita per non farla cadere, sulla cenere che vola sui suoi pantaloni, sulle scarpe bianche in contrasto sul verde dell'erba, sul fumo grigio che inspira ed espira dai polmoni.

I capelli neri e ricci sono legati in una coda stretta, che permette al vento di sferzarle le guancie senza ostacoli; tira su il cappuccio della felpa blu, gli occhi cerchiati di nero sono fissi sulla paglia che ha in mano. Fa un altro tiro, il più lungo, l'ultimo, quello che brucia l'ultimo mozzicone, ed è amaro in gola, è sgradevole e odioso, tanto che deve abbassare il viso per permettere di uscire, oltre all'ultima boccata di fumo, anche un'espressione infastidita. Si alza in piedi, si strofina il collo, che le fa ancora male dove sta il segno rosso e nero.

"Torno in classe." saluta Francesca, dirigendosi verso l'aula. Altre persone la salutano, lei ricambia con un sorriso, tira su con il naso, si infila nei corridoi. Nella sua testa, tra il fumo grigio e la tensione, ancora annaspa quel senso di vuoto tra i pensieri, come il sole tra le nuvole grigie.
















 
   
 
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