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Autore: sennster03    01/12/2014    1 recensioni
Quindici anni vissuti nella più totale normalità. Un giorno, nel momento sbagliato al momento sbagliato, senti una frase che ti cambierà la vita per sempre.
E' una storia che racconta un evento possibilmente realizzabile. L'ho dedicata a qualcuno a cui voglio molto bene. Accetto critiche, voglio imparare. inoltre sono agli inizi... spero la storia vi piaccia... buona lettura!!
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cambiamenti

 
Solo. Ecco come voleva rimanere. Lontano da tutto e tutti. Solamente una frase. Poche parole. E gli sembra che il suo passato non gli appartenesse più. Non sapeva più cosa pensare, a cosa credere. Non sapeva più neanche chi fosse. Avrebbe voluto non sentire niente, essere da un’ altra parte. Lontano da quella stanza. Aveva promesso che sarebbe sempre stato forte, che mai avrebbe pianto, ma ad un sol battito di ciglia, una grossa lacrima gli rigò la guancia lasciandosi dietro una scia trasparente. In testa gli rimbomba quella frase, ininterrottamente. Lei non è nostra figlia, Samuel è il nostro vero figlio Queste furono le parole che la madre di Julia disse. No, che sua madre disse. In fondo al suo cuore c’era qualcosa che gli diceva che quelle parole erano vere, ma era il suo cuore stesso che non voleva accettarle. Chiuse gli occhi, nella speranza di riuscire a calmarsi. In un secondo, però, fu travolto da immagini e ricordi. Vide Luke, vide Emily, le persone che fino a quel pomeriggio considerava come suoi genitori. Ricordò ogni volta che sua madre gli dava il bacio della buonanotte quando era piccolo, ogni momento in cui suo padre lo portava con se a fare delle commissioni. <<Quando sarai grande dovrai essere un grande uomo, e se non per una comunità intera, almeno per la tua famiglia … >> gli diceva sempre. <<E lo potrai  diventare iniziando anche da piccole cose, ad esempio andare a comprare il pane>> aggiungeva poi per scherzare un po’. Un altro ricordo scacciò via il volto sorridente di Luke, lasciando spazio alla memoria di una passeggiata con sua madre al Central Park. Era inverno e aveva solo sei anni. Un età in cui la mente infantile dei bambini ha mille perché e risposte delle quali non capiscono il significato. La madre lo teneva per una mano e, rispondendo ad una sua domanda, gli spiegava il perche dell’insolito prato bianco. Inaspettatamente si ritrovò sopra un carro, non ricordava dove stava andando, ma la sua attenzione fu catturata del ponte di Brooklyn ancora in fase di costruzione. Non si era mai avvicinato abbastanza per vedere bene, ma gli bastava. Nella sua mente comparse una promessa: suo padre gli aveva promesso che un giorno lo avrebbero attraversato. Ma poi l’immagine si fece più sfocata e la voce di suo padre più lontana. Da un punto lontano della sua mente risuonò il suono di un pianoforte. Quella melodia gli era talmente famigliare che ogni volta lo tranquillizzava, gli svuotava la mente da altri pensieri e gli riempiva la testa di note musicali, le note che in quel momento gli ricordavano due parole: black fire. Il titolo della canzone di suo padre, che suonava ogni volta che qualcosa lo turbava. Parlava di come un evento potesse accendere dentro di noi un fuoco che ci portava a fare cose che mai avremmo fatto prima di quel evento che tanto ci sconvolgeva. Era così che si sentiva. Sconvolto. Il problema, però, era che quel fuoco pieno di confusione che aveva dentro non lo spingeva a far niente. Anzi, non sapeva neanche cosa doveva fare. Si sentiva perso. Era perso. E il fatto che la musica non riusciva a tranquillizzarlo lo angosciava ancora di più. Proprio quelle note che lo avevano accompagnato per anni, esattamente come suo padre. Purtroppo, quei ricordi gli sembravano non appartenergli più. Ora non era più il Samuel di qualche minuto fa. Forse Samuel non era neanche il suo vero nome. Non era più se stesso. Ma allora chi sarebbe dovuto essere d’ora in poi!?  Domanda che non ebbe immediata risposta, perché una mano sulla spalla interruppe i suoi pensieri. A quel tocco quasi sobbalzò. Si girò e incontrò gli occhi scuri ed incorniciati da una fitta rete di rughe della signora Clarissa, la nonna di Julia. Anzi, sua nonna. << La verità è sempre dura da accettare, Samuel >> disse lei con estrema lentezza. << E’ quello il mio vero nome? >> chiese lui quasi sussurrando. << Nessun di ha dato un altro nome >> disse la nonna quasi esitante. Il silenzio scese tra loro, pesante come un macigno.  << Non avevo altra scelta. Ho fatto quel che ho fatto perché era necessario >> disse Clarissa spezzando il silenzio. Un birvido attraversò la schiena del ragazzo, che indietreggiò di qualche passo. << Non ditemi che … >> non finì la frase. Immobile, indicando sua nonna davanti a lui che lo guardava con uno sguardo pieno di scuse. << Sì. Sì, sono stata io a scambiare te e Julia alla vostra nascita. Ci hanno detto che eri malato, che ti servivano cure, ma a Jane e Jason servivano Soldi. E noi non ne avevamo. E per questo che decisi di scambiarvi. Pensavo, ne ero certa, che Emily e Luke sarebbero stati in grado di sostenere le spese per tutte le cure che ti occorrevano. E ho avuto ragione. Sei guarito e … >> << NON ERA VOSTRO DIRITTO SCAMBIARE ME E JULIA!! >> urlò all’improvviso Samuel. Clarissa non reagì, o se lo fece non lo fece notare. Rispose tranquillamente: << Samuel … io non mi pento delle azioni che ho fatto circa quindici anni fa. Mi dispiace che tu e Julia dobbiate soffrire tanto, ma passerà. Tutto si risolverà >> disse. << Forse chiederti perdono non basterà, ma ti chiedo ugualmente scusa, Samuel >> aggiunse poi. Nuovamente il silenzio cadde tra i due. << Perché? Perché nessuno mi ha detto niente? >> chiese il ragazzo col viso rivolto verso il suolo. Nonostante non vedesse gli occhi la nonna Clarissa sapeva che stava piangendo e questo la addolorò profondamente. << Nessuno  conosceva la verità su te e Julia, solamente io e Jane, neanche i tuoi ge … neanche Emily e Luke. Non avevo mai preso in considerazione il fatto che tu e Julia veniste a sapere la verità. Una parte di Jane non voleva che io vi scambiassi, ma sapeva perfettamente che non sarebbe stata in grado di pagare tutte le spese. Negli anni avevamo sempre cercato di mantenere saldi i contatti che avevamo con Emily e Luke per dare a tua madre qualche possibilità in più di vederti. Poi tu e Julia vi incontraste e diventaste subito buoni amici. Jane ne approfittò e chiedeva sempre a Julia di invitarti a casa. Vederti anche per qualche ora la rendeva felice … >> Samuel pensò al sorriso che la sua vera madre aveva ogni volta che andava a casa loro.     << … Sono circa due mesi che Jane e Jason litigano. Più il tempo passa e più spesso litigano. Jason continua a ripeterle che più Julia cresce più non assomigliava ne a Jane ne a lui. Poco fa Jason disse che non riusciva più a trattare Julia come sua figlia. Lui vuole bene a Julia, ma col passare del tempo smise di volerle bene come un padre. Jane disperata, le raccontò la verità, ma nessuno, ne io ne lei, avremmo mai pensato che in quello stesso momento eri lì ad ascoltare le sue parole. >> concluse Clarissa. << Samuel … >> una voce fragile e sottile lo chiamò. Non era sua nonna, era Julia. Quando la guardò seppe subito che aveva pianto. Gli occhi erano arrossati e gonfi. << Julia … >>. << Samuel. Rifletti su ciò che ti ho detto. Niente di quello che ho fatto era per farvi soffrire. >> disse la nonna Clarissa prima di voltarsi e tornare a casa. La guardò finché non scomparve dalla sua visuale. Piano si girò da Julia. Un’ altra lacrima le rigò il volto. Sapeva esattamente cosa provava. La capiva. << So come ti senti Julia … >> iniziò Samuel. << Sai, volevo tanto conoscere il motivo del comportamento di mio padre … >> si fermò esitante. << … di Jason nei miei confronti. Era come se da un giorno all’altro avesse smesso di volermi bene. Ma se solo avessi saputo che il motivo era … era questo, avrei non voluto non saperlo >> disse tra un singhiozzo e l’altro. Samuel si avvicinò e con delicatezza l’abbracciò. Solo in quel momento Julia ricominciò a piangere. Samuel avrebbe voluto aiutarla, ma come poteva riuscirci se non sapeva neanche come tirar fuori se stesso da quella situazione. << Cosa dobbiamo fare, Samuel? >> gli chiese lei quando riuscì a calmarsi. << Cambiare. E’ questo che siamo costretti a fare? >> continuò sussurrando come se parlasse a se stessa. << Nessuno ci costringe. Sarà una nostra decisione se continuare con le nostre vite di sempre, o accettare e vivere il cambiamento. >> le disse con voce altrettanto bassa. << Niente sarà più come prima >> disse Julia. Non aspettò che Samuel aggiungesse qualcosa: << Tu cosa farai? >> gli chiese subito. Lui non rispose immediatamente: << Voglio cambiare musica >> Julia lo guardò un po’ dubbiosa. << Suonare lo stesso brano spesso diventa noioso. Non dico che la vita che fino ad ora ho vissuto fosse noiosa, voglio solo cambiare brano, Voglio sentire nuove note, nuove melodie. Voglio provare … voglio provare il cambiamento >> disse in modo fermo Samuel.  Julia lo guardò ammirata, fece un lungo sospiro e rivolse il suo sguardo in avanti. << Proveremo insieme >>.
  
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