La testa di Beth scatta all’indietro
e il sangue schizza sulla parete e sul viso di Rick che arretra scioccato. È
tutto così veloce, così assurdo, che non è davvero Daryl
quello che sfila la pistola dalla cintura e la punta alla testa di quella
stronza in divisa. Non è davvero lui quello che preme il grilletto e guarda la
fronte di quella puttana aprirsi e il suo corpo cadere all’indietro.
È il dolore a farlo reagire. È lui che lo
fa uccidere per la prima volta una persona con il reale desiderio di farlo. Con
il gusto e la voglia di premere il tasto indietro e rifarlo ancora, ancora e
ancora.
Beth ha gli
occhi aperti, una ferita sotto al mento e una fra i suoi bei capelli biondi.
Sembra sorpresa, forse non ha capito,
probabilmente non ha realizzato. Daryl la guarda,
nonostante Carol cerchi di farlo voltare, nonostante Rick voglia raccoglierla
fra le braccia al suo posto.
Daryl non glie
lo permette, glie la strappa dalle mani con un gesto quasi possessivo e la
stringe al petto mentre si alza. È minuta come quando l’ha portata sulla
schiena, anzi, forse, di più, tanto che anche se è un peso morto non fa fatica
ad alzarsi con la ragazza fra le braccia.
Maggie grida come lui non riesce a fare, come
lui vorrebbe tanto fare. Cammina verso di lei con i capelli di Beth che gli solleticano l’incavo del gomito e il braccio tutto,
e la guarda buttare fuori il dolore come Daryl è
certo non riuscirà mai a fare finché avrà vita.
Si ferma di fronte a Maggie ed ogni urlo è come
un chiodo di bara.
Ogni grido di Maggie è benzina sul fuoco del suo
senso di colpa.
-Daryl! Daryl!-
Daryl si volta e la prima cosa che vede è un telo di plastica verde
occupare la porzione di cielo sopra la sua testa e Rick seduto accanto a lui
con una mano premuta sulla sua spalla - Stavi facendo un brutto sogno. -
Daryl alza la
testa, si mette a sedere, sono tutti accoccolati a circolo attorno al fuoco,
protetti dal camion dei pompieri messo di traverso di fronte all’unica via di
accesso dei vaganti, al vicolo che hanno scelto come riparo per la notte.
Daryl si tocca
piano la nuca, si guarda attorno. È stato solo un incubo?
No, non tutto. Beth ha
davvero piantato quella forbice chirurgica nel petto di quella donna e quella
le ha davvero sparato. Daryl ha visto davvero la sua
testolina bionda scattare all’indietro e il sangue schizzare il muro e il viso
di Rick e ha davvero ucciso quella troia con un colpo in fronte. Solo che quando
si è girato a guardare Beth ha incrociato i suoi
occhi verdi sconvolti dalla sorpresa e dal dolore mentre un rivolo di sangue le
rigava il viso come una goccia di pioggia su un
vetro.
Colpo di striscio alla fronte, la fortuna
concretizzata in una ferita che forse non lascerà nemmeno la cicatrice.
Beth è stesa
accanto al fuoco, quelli dell’ospedale le hanno curato la ferita e ha la testa
avvolta in un giro di bende impataccate di sangue. Daryl
avvicina una mano al suo viso e si bea del respiro che gli sfiora il palmo,
prima che la ragazza apra gli occhi e lui si senta un coglione.
-Stavi controllando che fossi ancora viva? - gli
chiede Beth divertita.
-Visto che hai la brutta abitudine di sparire o
di farti sparare appena giro gli occhi…-
Beth prova a
ridere, ma subito si porta una mano alla fronte -Non è divertente Daryl, mi è passata tutta la vita davanti.-
Anche a me, pensa Daryl mentre la osserva - Dawn stava per ammazzarmi.-
-Alza un po’ la testa.-
Beth lo
osserva perplessa, poi obbedisce e quando torna a stendersi, Daryl fa altrettanto, occupando la porzione di cuscino che
ha tirato verso di sé.
-Comodo?- lo prende in
giro Beth e lui annuisce mentre la ragazza alza la
coperta che Maggie le ha amorevolmente rimboccato addosso e lo copre. È sicuro
di avere più di uno sguardo addosso, non è da lui essere così affettuoso, ma
ora come ora non gli importa.
Beth chiude
gli occhi, nonostante la ferita, nonostante il cuscino e la coperta recuperati
in una casa dove c’erano ben tre vaganti, sembra essere comoda e tranquilla.
-Mi perdoni?-
-Di che peccati ti sei macchiato Daryl Dixon?-
-Non ti ho protetto.-
La mano di Beth, sotto
le coperte, cerca la sua. Le sue dita sottili la sfiorano brevemente, prima di
cercare una stretta. Daryl la lascia fare e quando la
ragazza si tira la sua mano verso la pancia, allunga il braccio senza fare
storie.
-Non mi hai protetta, è vero, ma mi hai
insegnato come farlo. Se non fosse stato per te, per quei giorni passati in tua
compagnia, non sarei sopravvissuta in quell’ospedale.-
Dary serra la
presa su quella manina piccina, su quelle dita calde attorno alle sue.
-Ti ringrazio.-
Daryl scrolla
la testa, ma Beth non
vuole sentire ragioni o vaneggiamenti dettati dal senso di colpa - Dormi Daryl, va tutto bene.- sussurra dolcemente mentre
continua a tenersi la sua mano sulla pancia, stretta alla sua come se fosse
qualcosa di prezioso.
Daryl vuole
dirle che le vuole bene almeno, ma il sonno lo vince prima di poterlo fare. Gli
occhi si chiudono sul profilo rilassato di Beth che
osserva il cielo terso sopra di loro.
Quando Daryl si
sveglia si rende conto di aver sognato quando la sua mano a vuota e non c’è
nessun corpicino caldo accanto a lui. Beth è davvero
morta e il suo cervello gli ha regalato un momento di blackout e un sogno
rassicurante dopo che ha appoggiato Beth a terra e ha
visto Maggie arricciarsi su di lei piangendo e
baciandole le guance esangui.
Deve essere svenuto o aver inserito il pilota
automatico dopo aver consegnato Beth alla sorella,
non lo sa, non gli importa.
Carol è seduta accanto a lui e quando si accorge
che è sveglio gli accarezza delicatamente la testa. Daryl
si avvolge nel telone che gli hanno buttato addosso e tirandosi indietro, si sottrae al suo tocco.
Non vuole essere toccato.
Non vuole essere consolato.
L’ultima che lo ha fatto è morta davanti a lui
senza che potesse fare nulla, schizzandogli il suo sangue sul viso e in bocca.
-Daryl.- mormora materna Carol.
-Non mi serve niente Carol.-
le risponde brusco -Non voglio più
niente.-
Perché ha desiderato trovare così tanto Beth da starci male la notte e stordito il giorno e ora ha
capito che desiderare qualcosa è solo la porta della sofferenza. Perché non c’è
niente che si desideri più a questo mondo che duri più dello spazio di una
notte passata ad osservare una casa che brucia.