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Autore: ketyblack    02/12/2014    2 recensioni
"E ce l'aveva nella carne, in ogni sua fibra. Si ricordava di lui ogni volta che si guardava allo specchio. Quel giorno dal tatuatore si erano fatti tatuare “Ad maiora semper” verso cose più grandi, un bell'augurio per loro, e su come sarebbe dovuta essere la loro storia, grande, immensa. O, almeno, come avrebbero voluto che andasse a finire."
Non sempre le cose vanno come si vuole, questo Bulma l'ha provato sulla sua stessa pelle, adesso è in balia di un futuro incerto, dove non sa che cosa fare, in preda continuamente ai ricordi di quella vita che le sembrava così perfetta, ma che ora era così lontana da sembrare da un'altra persona.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ad maiora semper

 

Capitolo 1: He's back

 

 

 

La sveglia suonava tiranna, erano le sette in punto.

 

Una diciassettenne dai capelli azzurri aprì gli occhi e sbuffò pesantemente. Anche quella notte si era ridotta ad andare a dormire tardi, sarebbe stata l'ennesima giornata storta. Si alzò velocemente, altrimenti di sarebbe riaddormentata senza troppi problemi.

 

Al piano di sotto sua madre era già operativa, sfornava brioches proprio come le perfette casalinghe anni '50. ma per Bunny Brief era del tutto normale. Lei era così stravagante e fuori dal mondo...

“Buongiorno, Bulma, forza, fai colazione che è già tardi! Se solo alle sera andassi a dormire a orari decenti!” esclamò la madre porgendole una tazza di tè fumante e una brioche.

“Sì, lo so, mamma. Adesso smettila con la solita predica. Vado se no perdo il pullman” esclamò la ragazza dai capelli azzurri non mangiando nulla e dirigendosi, piuttosto di cattivo umore, verso la porta di casa.

 

Quando uscì dovette percorrere velocemente il vialetto per poter prendere al volo il pullman. Non era per nulla abituata a prenderlo. Maledetti i suoi genitori che insistevano a non comprarle un benedetto scooter come tutti i suoi amici. L'anno prima era stata abituata decisamente bene...

 

Bulma, tesoro, c'è quel bel giovanotto che ti aspetta alla fine del vialetto!” l'avvisò sua madre con il suo solito tono spaccatimpani.

Adesso scendo, arrivo!” urlò la ragazza, appena sedicenne, scendendo le scale a rotta di collo.

Aspetta, tieni, porta una buona colazione anche a lui, saranno dieci minuti buoni che ti aspetta là!E, mi raccomando non andate in motorino in due!” di raccomandò lei.

 

Bulma uscì di casa, lo vide lì, con uno sguardo che più scazzato non poteva essere, con una sigaretta accesa. Appena la vide il suo volto si curvò in un sorriso sghembo appena accennato.

Forza, monta su, siamo già in ritardo!” esclamò lui spazientito. Bulma scosse la testa.

Sai benissimo che mia madre non vuole che andiamo in moto. Andiamo a piedi fino ad una via traversa” disse lei in un tono che non ammetteva repliche mentre gli porgeva il sacchetto con le brioches.

Sapeva che doveva sentirsi onorata, lui avrebbe mandato a quel paese chiunque, tranne lei.

Trascinarono il motorino spento fino alla via dopo e poi ci montarono sopra. Bulma si tenne stretta a lui... non voleva lasciarlo andare. Mai.

 

Dopo mezz'ora di pullman arrivò al suo liceo. Un luogo inospitale che lei odiava con tutta sé stessa, dopo quell'estate infernale non ci voleva più mettere piede. Aveva perso i contatti con tutti gli amici e non gliene importava proprio nulla, stava troppo male per parlarne con qualcuno.

Nell'aria si respirava l'euforia del primo giorno di scuola, chi si ricongiungeva con gli amici che non vedeva da un po', le ragazze che squadravano invidiose il nuovo taglio di capelli di una qualsiasi compagna...

Bulma non era né abbronzata, o diversa e nemmeno vestita particolarmente bene per l'occasione. Si trascinava per la scuola tentando di capire quale fosse il suo armadietto.

“Ehilà! Finalmente ho l'onore di vederti!” sentì una voce a lei molto famigliare provenire alla sue spalle. Si voltò e vide Chichi, una sua compagna di classe, non la vedeva né sentiva da giugno.

“Come stai? Passate bene le vacanze?” le chiese solare l'amica mora andando ad abbracciarla. Non si rese nemmeno conto di aver toccato il tasto dolente, tutti quanti sapevano che la sua estate era stata uno schifo, un delirio totale.

“Sono stata meglio. L'estate non ne parliamo...” fece l'azzurra tagliando corto.

“Ehi, lo so che non ti sei più fatta sentire per via di...insomma, quello che è successo con...” a Chichi non venivano le parole, non sapeva proprio come prenderla.

“Puoi dire tranquillamente il suo nome, non si materializzerà qui, tranquilla. Sì, è stato un schifo per quello che è successo con...”

In quell'istante lo vide varcare le porte della scuola, con quell'aria strafottente che adorava, quel meraviglioso ghigno che l'aveva fatta cadere ai suoi piedi, e quegli occhi d'ebano che la tenevano sveglia la notte. Era tornato.

“Vegeta!” bisbigliò lei sgranando gli occhi per la sorpresa.

Il ragazzo non la degnò nemmeno di uno sguardo e si diresse in classe. Proprio come si aspettava. Era cambiato tutto, niente era più come prima, quando era stata felice da morire.

 

“Non pensavo che sarebbe tornato. Certo che è strano, Goku era in classe con lui e non è stato assegnato a quella classe.” intervenne Chichi meditabonda non accorgendosi nemmeno dello stato d'animo di Bulma. Era troppo svampita per capire quello che c'era stato.

“Un momento, quella è la nostra classe! Che sia stato bocciato?” chiese la mora ad alta voce destando Bulma dai suoi pensieri.

“Beh, Chichi, c'è un solo modo per scoprirlo...” disse in tono incerto dirigendosi verso l'aula in cui era entrato prima il ragazzo di nome Vegeta.

 

Avevano appena parcheggiato il motorino, erano in ritardo, come al solito. Vegeta prese la mano di Bulma e corsero a perdifiato fino all'ingresso dell'istituto. Nonostante il ritardo l'accompagnò ugualmente fino in classe dandole un bacio sulle labbra.

Ci vediamo dopo, bimba” e così dicendo corse via con lo zaino in spalla.

 

Quando Bulma lo vide davvero nella sua classe ebbe la conferma dei suoi timori: la sua estate movimentata l'aveva fatto bocciare a scuola. E lei non ne sapeva niente, lui l'aveva tagliata completamente fuori.

Si avvicinò a lui, il moro non la notò nemmeno, aveva le cuffie nelle orecchie con della musica heavy metal decisamente forte, la poteva sentire chiaramente. L'aveva ascoltata migliaia di volte insieme a lui, le lacrime minacciavano di uscire da un momento all'altro.

“ Vegeta...” sussurrò lei avvicinando una mano alla sua spalla. Così vicini ma così lontani. Lui scostò la sua mano bruscamente, stizzito.

“Stammi alla larga. Non voglio parlarti.” disse in tono che non ammetteva repliche. Vuoto, piatto. Quegli occhi non erano più quelli che lei aveva conosciuto.

“Mi dispiace, sono stata obbligata a...” non la fece finire, le facilitò il compito: se ne andò dalla classe.

 

Bulma era già distrutta. Si sedette accanto a Chichi che non faceva altro che ciarlare riguardo alla vacanza fantastica al mare insieme a Goku. Il tatto non era decisamente una delle sue doti. Ma Bulma avrebbe fatto bene a tenersi qualcuno vicino, non poteva continuare in quel modo, stava affogando e nessuno le stava lanciando un salvagente. Forse Chichi lo stava facendo, a modo suo.

 

Durante la giornata cercò di essere più loquace con Chichi, si forzò di non pensare a Vegeta. Sarebbe stato la sua rovina, di nuovo. Quando il moro ritornò in classe lo ignorò. Non poté fare altro, anche se il suo corpo di ribellava a quella decisione. Quello che avrebbe voluto fare sarebbe stato ben altro.

 

“Tesoro, com'è andato il primo giorno di scuola?” chiese sua mamma a cena servendole altro purè nonostante lei non l'avesse richiesto. La ragazza sospirò pesantemente e cercò di sorridere e di non essere troppo brusca.

“Bene, ho ritrovato Chichi... ed è tornato Vegeta a scuola.” disse in modo del tutto innaturale. La madre rimase sbigottita e anche suo padre che aveva giusto avuto il tempo di sentire il nome del ragazzo.

“ E come sta?” chiese la donna in tono decisamente preoccupato. Aveva avuto modo di conoscerlo molto bene l'anno precedente, era praticamente tutti i giorni sotto il suo tetto, gli era molto affezionata.

“Sembrerebbe bene, non mi ha quasi rivolto la parola...” sussurrò Bulma in tono piatto cercando di stoppare le lacrime che stavano per scenderle copiose dalle guance. Non si sarebbe certamente aspettata un abbraccio ma nemmeno tutta quella freddezza e rabbia.

“Ha bisogno di tempo, dopo tutto quello che ha passato” sentenziò suo padre alzandosi da tavola per tornare a lavoro.

 

Dopo cena la ragazza si era rifugiata in camera sua al computer, con la musica che aveva iniziato ad apprezzare l'anno precedente, nella playlist “Vegeta”. C'erano ovunque segni del suo passaggio, dalle fotografie sulle mensole, alla felpa enorme che lei usava come pigiama.

 

Dai, bimba, non fare la fifona, non farà male! Ti tengo la mano! E poi non sei obbligata a farlo...” esclamò Vegeta trattenendo le risate. Bulma era impaurita, in un angolo. L'aveva portata da un suo amico che faceva tatuaggi in casa. La ragazza pochi giorni prima gli aveva confessato che aveva paura che lui la tradisse con qualcun'altra, magari del suo quartiere, o che abitava in casa famiglia insieme a lui. Stava diventando paranoica. L'aveva portata lì per dimostrarle quanto ci tenesse.

Ma smettila di ridere! Voglio proprio vedere te!” disse lei in tono seccato.

 

Vegeta ce l'aveva nella carne, in ogni sua fibra. Si ricordava di lui ogni volta che si guardava allo specchio. Quel giorno dal tatuatore si erano fatti tatuare “Ad maiora semper” verso cose più grandi, un bell'augurio per loro, e su come sarebbe dovuta essere la loro storia, grande, immensa. O, almeno, come avrebbero voluto che andasse a finire.

 

Mentre Bulma si perdeva nei suoi pensieri non si accorse minimamente che qualcuno stava tirando dei sassolini contro il vetro della sua finestra. Si accorse però del cellulare che vibrava proprio a fianco del suo computer illuminando col display la stanza buia.

Scendi, subito.

Un messaggio forte e chiaro che le fece mancare un battito. Era lui. Che cosa voleva?

 

 

Spazio autrice

Ma salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction in Dragonball, adoro Bulma e Vegeta e spero vi piaccia la mia proposta e che la troviate in qualche modo interessante. Ecco, spero in qualche recensione che mi fa sempre piacere, ditemi tutto quello che volete e io risponderò volentieri!

Chi sarà e che cosa vorrà lo sconosciuto alla porta? La scoprirete alla prossima puntata!

 

Un bacio

 

ketyblack

  
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