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Autore: Zomi    03/12/2014    2 recensioni
Margaret non sbuffava.
Non si lamentava, non metteva il broncio, non si arrendeva e non aveva paura.
Mai.
Margaret era una kuja, e non una donna qualsiasi.
Ma in quell’esatto momento, in trappola al buio di un tronco di Marjoa, uno degli alberi secolari di Amazon Lilly, braccata da un enorme esemplare di Serpe d’Ossa che avrebbe dovuto essere la sua cena, disarmata e in compagnia del Chirurgo della Morte, Margaret sbuffava, di rabbia, si lamentava, per la pessima situazione, metteva il broncio per la passività del compagno d’avventura e si, aveva paura di non uscirne viva da quella situazione.
Si morse il labbro inferiore, marciando avanti indietro, stringendo i pugni stretti al petto per le braccia incrociate.
-Dovresti calmarti- borbottò atono Trafalgar...
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaret, Trafalgar Law
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SMILE FOR ME

 
all'Armata Rivoluzionaria

 
Margaret non sbuffava.
Non si lamentava, non metteva il broncio, non si arrendeva e non aveva paura.
Mai.
Margaret era una kuja, e non una donna qualsiasi.
Ma in quell’esatto momento, in trappola al buio di un tronco di Marjoa, uno degli alberi secolari di Amazon Lilly, braccata da un enorme esemplare di Serpe d’Ossa che avrebbe dovuto essere la sua cena, disarmata e in compagnia del Chirurgo della Morte, Margaret sbuffava, di rabbia, si lamentava, per la pessima situazione, metteva il broncio per la passività del compagno d’avventura e si, aveva paura di non uscirne viva da quella situazione.
Si morse il labbro inferiore, marciando avanti indietro, stringendo i pugni stretti al petto per le braccia incrociate.
-Dovresti calmarti- borbottò atono Trafalgar, beatamente rilassato a braccia conserte contro un lato circolare dell’albero cavo, vibrante per le scudisciate che l’animale, dall’esterno dell’improvvisata rifugio, lanciava contro il tronco, cercando di abbatterlo, accumulando terra e detriti contro la fessura attraverso la quale i due cacciatori si erano salvati.
Margaret fulminò con lo sguardo il moro, smettendo per un attimo di marciare dinanzi all’apertura, che si stava pian piano chiudendo.
-Calmarmi?- sibilò tra i denti, serpeggiando con il suo assopito anima da kuja.
-Come posso calmarmi?- strinse i pungi lungo i fianchi –Quella serpe ci braccherà finché non avrà le nostre ossa tra i canini e lo stomaco contratto nel digerirci!!!-
Pestò un piede a terra, avvicinandosi al pirata, la cui figura difficilmente riusciva a distinguere all’aumentare dell’oscurità all’interno dell’albero cavo.
Gli si avvicinò così tanto, da poter notare il suo ghigno divertito e gli occhi bellamente socchiusi, quasi a riposare, intoccato da quella brutta faccenda.
digrignò i denti, alzando una mano e tendendo l’indice dell’arto contro il petto del pirata.
-È tutta colpa tua- affermò seria, senza la sua tipica voce cristallina e solare.
Trafalgar sollevò una sola palpebra, fissando annoiato la biondina di fronte a lui.
-Prego?- sogghignò.
-Se tu non avessi usato quella tua sciocca bolla d’aria per attirare l’attenzione del serpente, ora lo starei già scuoiando e non saremmo in questa situazione!!!- corrugò le ciglia, provando un qual certo sollievo nel dare la colpa al moro.
Certo, forse tutta colpa del Capitano Heart non era.
D’altra parte, non era stata lei ad invitarlo alla sua battuta di caccia?
Era stata lei a scorgere una scintilla di noia e disagio nel pirata, alla quale aveva voluto porre rimedio con quella simpatica attività, vero?
E, come citava il detto di Amazon Lilly: biscia velenosa che si vuole, male non duole… esatto?
Ergo, non era forse colpa di Margaret se si trovavano in quella spiacevole situazione?
La kuja strinse maggiormente lo sguardo sul chirurgo, persa nei suoi pensieri, cercando di ignorare la crescente rabbia che le avvampava nel petto.
Lei non si arrabbiava mai, non si lamentava e non dava la colpa a nessuno, ma quel pirata riusciva ad infiammare i peggior lati del suo carattere.
Il suo modo annoiato di parlare a chiunque, anche a Rufy kun, la urtava.
Il suo ghignò strafottente e canzonatorio, la faceva sentire a disagio nella sua isola.
Il suo distacco da ogni avvenimento che lo circondava, la noia, l’apatia, l’indifferenza fredda e scontrosa con cui si isolava, scuoteva in lei il suo animo ematico e innocente, spingendola a provare in tutti i modi a rendere meno sofferente la una presenza sull’isola, durante la riabilitazione di Cappello di Paglia dopo gli ultimi avvenimenti di Marine Ford, ricevendo in cambio solamente sguardi infastiditi e glaciali, accompagnati da ghigni derisori e sadici.
Si, ecco cosa tormentava particolarmente il lato kuja di Margaret di Trafalgar Law: il suo ghigno.
Freddo, distaccato, apatico e insofferente di ogni cosa.
Sembrava che la vita stessa gli desse fastidio, e che quel suo modo di sorridere con labbra sghembe fosse l’unico sollievo che il pirata poteva concedersi contro la sua dannata esistenza.
-… hai capito?- mormorò a denti stretti Law, facendola trasalire.
-Cosa?- inarcò le sopracciglia.
Law soffiò dal naso, puntando le iridi grigie sulla biondina, a sottolinearle quanto il ripetersi lo annoiasse.
-Ho detto…- schioccò la lingua sul palato, alzando le spalle dal tronco, vibrante per una nuova scudisciata della Serpe -… che se non avessi usato la mia Rumble, la coda del serpente ti avrebbe spezzato la colonna vertebrale-
Tornò a posarsi all’albero, abbassando il copricapo sugli occhi.
-Dovresti ringraziarmi- strinse i denti –E non incolparmi-
Le mani di Margaret sbiancarono per la rabbia, rendendo le nocche quasi nivee e schioccanti.
-Per tua informazione…- sibilò -… il punto debole della Sere d’Ossa è proprio la coda, unico punto dell’animale priva di scheletro, e a cui appunto miravo con il mio arco per abbatterlo…- si sentì in colpa per il tono di voce alto e accusatorio, ma riprese fiato per potersi sfogare totalmente -… e se anche è pericoloso non ha importanza, perché le kuja non hanno paura del pericolo né delle Serpi d’Ossa-
Assottigliò lo sguardo, per mettere bene a fuoco il pirata nonostante il buio completo del loro riparo, avvicinandosi a lui.
-E invece, grazie al tuo colpo ho perso l’equilibrio, il mio arco, la mia cena e per la prima volta nella mia vita ho paura di non poter tornare a casa!!!- strillò, stringendosi poi nelle spalle, premendo le braccia al petto, sentendo gli occhi pizzicarle per le imminenti lacrime.
Abbassò lo sguardo ai suoi piedi, tremando a ogni nuovo colpo della serpe, trattenendo le lacrime e la frustrazione che saliva incandescente in lei.
Non doveva finire in quel modo, assolutamente no.
Ma non c’erano vie di fuga, la serpe non si sarebbe arresa e ben presto si sarebbe ritrovata nel suo stomaco in compagnia di succhi gastrici acidi e corrosivi.
Tutto, solo per far star bene un avventato pirata, che sembrava scocciato più che allietato di quel pomeriggio con lei.
Tutto per cancellare quello stupido ghigno dal suo viso, e vedervi, magari, un lieve sorriso di almeno spensieratezza, se non di felicità.
Perché a Margaret non importava dello sguardo grigio e freddo del chirurgo, non le importava quanto facesse lo scontroso e saccente, le importava solo che si sentisse bene lì, a casa sua.
Che stesse bene con lei.
Una piccola carezza, quasi un soffio, le sfiorò la guancia destra, rigata nel buio da una lacrima, facendola trasalire.
-Ma non la vita- sussurrò piano, con la sua voce bassa e morbida, Law.
-C-come?- sussultò, scossa da quella leggera carezza, rialzando gli occhi a incrociare nell’oscurità quelli grigi di lui.
-Avrai anche perso il tuo arco-serpente e la cena…- ghignò, mettendo le labbra di sghembo -… ma non la vita, il che è la cosa più importante ora come ora-
-P-perché?- chiese, asciugandosi le rimanenti lacrime.
Law ghignò più apertamente, sollevandosi ancora dal tronco, portandosi vicino alla kuja e riportando il dorso di due dita tatuate a sfiorarle il viso.
-Perché se ti fossi ferita- abbassò la voce ulteriormente, fino a renderla impercettibile per le scosse violente con cui l’albero si muoveva -In mezzo alla giungla, lontana dalla costa e dal mio sottomarino e materiale medico, io non avrei saputo come curarti- emise un lungo respiro, che sfiorò le labbra di Margaret, facendola fremere.
-E quello avrebbe spaventato me…-
Si alzò da lei, tornando ad essere una figura indistinguibile nel buio per gli occhi della kuja, non ancora adattatesi all’oscurità.
-Per quanto riguarda l’aver paura…- continuò Law, ruotando il capo per scrutare l’apertura del tronco ormai ostruita -… questo albero secolare non verrà di certo abbattuto da una biscia, e quando si stancherà noi potremmo uscire-
-E se non si stanca?- chiese in un soffio.
Il chirurgo emise un leggero sbuffo, inclinando le labbra in un ghigno divertito.
-Allora dovremmo usare le maniere forti, rendendo ancor più interessante questa giornata trascorsa ad Amazon Lily- rivolse gli occhi alla bionda.
-Stai forse insinuando che ti sei divertito con me?- sorrise Margaret, cercando nel buio qualche traccia di emozione nel suo volto.
Vide, debolmente, un movimento impercettibile delle labbra di Law, che si arcuarono all’insù in una semplice e calda manifestazione di contentezza.
Margaret ebbe l’impressione di perdere l’equilibrio, che la terra avesse iniziato a tremarle sotto i piedi e che lo sguardo le stesse mentendo.
Trafalgar Law le stava forse sorridendo?
-Si, sto insinuando- sorrise il moro, guardandola negli occhi.
Margaret spalancò la bocca entusiasta, sorridendo nel suo splendente e innocente modo, unendo le mani tra loro e chiudendo gli occhi a mezza luna per la felicità.
-Stai sorridendo!!!- batté tre loro le mani, lanciandosi poi ad abbracciare il pirata per le spalle, aggrappandosi alla sua figura, nera e indistinguibile nell’oscurità dell’albero cavo.
Sentì il Capitano Heart irrigidirsi leggermente sotto di lei per la sua lieve stretta, rilassando poi i muscoli e ricambiando l’abbraccio, scuotendo il capo e allargando il lieve sorriso che gli solcava le labbra.
-Dov’è finita tutta la tua paura, Margaret-ya?- la canzonò.
Un lieve pugno lo colpì al centro del petto, all’altezza del cuore.
-Margaret-ya? Non fare l’altezzoso ora, Law- lo prese in giro, posando la mano con cui lo aveva appena colpito, sul suo petto, posandola a palmo aperto sulla felpa gialla che indossava.
Un nuovo sorriso, più ampio e caldo, si aprì sul volto olivastro del chirurgo, netto e distinto nonostante il buio che li circondava.
Margaret arrossì, senza ritegno né vergogna, sorridendo a sua volta con sempre maggior entusiasmo, stringendosi al petto del pirata, che l’abbracciò con forza, annientando ogni distanza e posando il capo su quello biondo della kuja, cullandola piano, sentendola rilassarsi sul suo petto.
Perchè per quanto la Serpe d’Ossa scuotesse l’albero di Marjoa, per quanto disarmata fosse e per quanto brutta si prospettasse quella situazione, il sorriso di Law la faceva sentire al sicuro.
Perché anche il buio, se lui sorrideva, faceva meno paura.
   
 
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