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Autore: Elettra_    03/11/2008    3 recensioni
Perchè tutta quella gente nera camminava lenta lungo quel luogo così cupo e silenzioso? Eppure lo stavamo facendo anche noi. Mi guardavo attorno, in quella distesa di lapidi marmoree, senza riuscire a realizzare davvero il motivo per cui fossi lì, vestita a lutto.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due mesi.
Erano passati esattamente due mesi.
E non era cambiato nulla. O forse era cambiato tutto.
Il mio dito tracciò distratto un cerchio immaginario sul foglio che avevo davanti. Si leggevano distintamente le parole che ne componevano il titolo: “Vita è morte o vita uguale emozioni, gesti, sguardi, pensieri immortali? Spiega il tuo punto di vista”. La penna era appoggiata lì davanti, chiusa. Intorno a me c'erano macchie indistinte che, chine in avanti, scrivevano. Tutto quello non aveva senso. Che senso aveva scrivere? A che scopo? Esattamente due mesi. Scattai in piedi, gli occhi che ormai bruciavano. Ignorai i richiami della mia professoressa, mentre uscivo dall'aula di corsa; non volevo che i miei compagni mi vedessero piangere, non tanto per le prese in giro, ma perchè non volevo essere compatita. Quella cosa mi avrebbe semplicemente distrutta, avrebbe mandato in frantumi il vaso che avevo ricostruito con tanta fatica. Chiusi la porta del bagno con un singhiozzo, e finalmente potei dare sfogo a tutto il mio dolore.

Sentii un colpetto impacciato di mio padre sulla spalla, spronandomi ad andare avanti.
Era assurdo.
Perchè tutta quella gente nera camminava lenta lungo quel luogo così cupo e silenzioso? Eppure lo stavamo facendo anche noi. Mi guardavo attorno, in quella distesa di lapidi marmoree, senza riuscire a realizzare davvero il motivo per cui fossi lì, vestita a lutto. Mia sorella mi prese per mano, e fissai qualche secondo i suoi occhi grigi e tristi. Strinsi la sua piccola manina nella mia, procedendo in avanti. Dove stavamo andando? Mi voltai verso mia madre, gli occhi rossi dal pianto. Mi guardò con un misto di malinconia e compassione, mentre mi voltavo di nuovo e seguivo quella fila di gente. Assolutamente assurdo.
Sentivo i miei passi incerti sulla ghiaia, mentre ci avvicinavamo ad un piccolo spiazzo.
E poi, il dolore.
Quella bara.
Quella bara, che conteneva la mia migliore amica.
La verità mi colpì molto più forte di uno schiaffo in faccia, di un pugno nello stomaco. Le lacrime sgorgavano a fiotti, mentre mi ci precipitavo contro. Caddi in ginocchio, abbracciando quell'enorme pezzo di legno liscio. Sentivo solo i miei singhiozzi e le urla disperate, mentre le prime gocce di pioggia mi bagnavano i vestiti. Le persone intorno mi guardavano senza dire una parola, mentre singhiozzando urlavo il suo nome. Mi divincolai mentre due mani mi prendevano e cercavano incerte di spostarmi. Gridai, gridai di lasciarmi stare, ma la voce uscì debole e roca. Insieme ad un fulmine che squarciò il cielo, tutti i ricordi della notizia della sua morte si schiantarono contro di me, impedendomi di respirare.

Era una notte buia. Ero nel mio letto quella notte, umore nero. Non ero potuta uscire. Ora Alice era fuori, a divertirsi, ad avere una vita sociale, mentre io ero confinata in camera. La vita faceva proprio schifo.

Il telefono squillava. Ovviamente io non dormivo, anche se erano le quattro di mattina. Era la mia protesta. Che squillasse pure, se svegliava i miei genitori, meglio ancora. L'unica per la quale mi dispiaceva era Anne. Le volevo un bene dell'anima, avevamo un legame profondissimo, a prova di bomba.
Silenzio.
Qualcuno aprì la porta della mia camera. Mia madre. Mi voltai verso di lei. Non aveva bussato. E quando non bussava, non era mai un buon segno.

Quelle parole mi rimbombavano in testa.
Alice è morta.
La mia mente non riusciva a recepirle, non riusciva a capacitarsi di quel fatto così inspiegabile... E poi era seguita la totale apatia. Non piangevo. Non ci riuscivo.

Eppure ora le lacrime sgorgavano copiose dai miei occhi, percorrendo a velocità impossibile le mie guance pallide. Mi stringevo a quel legno immobile, eppure mi faceva stare meglio, mi dava l'insana sensazione di stringere Alice a me...
Sì.
Vita uguale morte.
Basta.


* Ecco qui la mia nuova one-shot. Spero vi possa piacere, l'idea mi è venuta ieri, mentre ero in visita al cimitero... Bacio, Hys
  
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