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Autore: Neon5    04/12/2014    1 recensioni
La vita ad Annabel non aveva fatto altro che mostrarle prove insormontabili, che avevano inciso profondamente e danneggiato la sua psiche e la sua salute; tuttavia il suo passato non era nient'altro che l'inizio di una serie di sfortunati eventi.
E tuttavia si ricordava ancora di due fratelli, che aveva conosciuto in un remoto passato e che in qualche modo avevano influenzato la donna che era diventata oggi.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Donquijote Family, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Pensieri dissociati


Esistono miliardi di stelle agglomerate in galassie, in ognuna delle quali c'è un'alta possibilità che qualche civiltà simile alla razza umana si sia evoluta anche miliardi di anni prima che sul nostro pianeta, ipotesi che se si rivelasse veritiera renderebbe il genere umano l'entità meno progredita dell'intero cosmo.
Ma del resto cos'è il nostro pianeta paragonato all'intero cosmo? Come un granello di sabbia in un infinito deserto.
Il genere umano, che da millenni si fregia del titolo di detentore del potere assoluto, si troverebbe in guai seri se una di quelle presunte civiltà extraterrestri con capacità ben più all'avanguardia delle nostre giungesse sul nostro pianeta con intenzioni di dominio.
Beh sì, è la legge del più forte del resto, le nostre gerarchie sociali non fanno altro che mostrarci ogni giorno quanto questa verità sia radicata nel genere umano, decidendone di volta in volta la sua sorte.

La mia mente ha sempre avuto la brutta abitudine di vagare nei pensieri più disparati quando non riesco a prendere sonno, ed era esattamente ciò che stava succedendo anche quella notte. Eh già, perché a me non fregava davvero un accidenti degli alieni, però quella notte ci stavo pensando seriamente.
Mi trovavo distesa sul ponte della mia nave a faccia in su, e guardando le stelle mi era venuto in mente tutto questo scenario, ma presto mi resi conto che la mia trama faceva acqua da tutte le parti; c'era infatti la possibilità che i nostri presunti visitatori/conquistatori dallo spazio avrebbero considerato il nostro pianeta come una sottospecie di discarica intergalattica e non avrebbero avuto alcun motivo di perdere tempo con noi.
« Un momento... trama? » pensai, « ma mica devo farci un romanzo, sto solo delirando come al solito perché non riesco a prendere sonno e ormai il valium non sortisce più l'effetto desiderato ».
Quella sera non avevo neanche bevuto e non ero sotto l'effetto di droghe, anche  se in effetti i miei trip mentali andavano ben oltre l'effetto di qualsiasi stupefacente, e io da medico lo sapevo bene quali effetti esilaranti creavano tali sostanze. Beh sì, lo sapevo solo perché lo avevo letto e avevo esaminato tutti i tipi di funghi allucinogeni sulla mia isola natale, ma non li avevo mai provati. Odiavo l'idea di far dominare la mia mente da qualche sostanza estranea; del resto se facevo qualche cazzata volevo almeno esserne consapevole e non sotto l'effetto di una stupida droga. 
L'ansia, lo stress e l'insonnia giocavano brutti scherzi sulla mia psiche ormai da tempo, ma tenendo conto di ciò che avevo vissuto erano sintomi più che plausibili. Non ero perfetta e lo sapevo, nonostante avessi solo vent'anni anni riuscivo già a scorgere un paio di capelli bianchi in testa, ma la cosa non mi destava preoccupazione, la stanchezza fino ad allora non mi aveva mai preoccupata. Dovevo solo riuscire ad arrivare al giorno seguente e continuare questo ciclo all'infinito. Ma stavolta il giorno seguente sarebbe davvero stato importante.
Io e le ragazze saremmo finalmente sbarcate a destinazione, l'arcipelago Satō , dopo quasi tre settimane di viaggio, dovevo raccogliere tutte le mie energie per questa importantissima missione. Ero il loro capitano e contavano tutte su di me per l'impresa del giorno dopo, impresa che non sarebbe stata facile contando tutti i pirati e i marines che erano riuniti in quel posto tutti per lo stesso identico motivo nostro. Ma io avevo un asso nella manica, qualcosa in più che avrebbe assicurato a me e alle mie compagne la vittoria, però dovevo giocarla con prudenza questa carta vincente.

« Annabel-san, che ci fai sdraiata sul ponte della nave a quest'ora, ti verrà il mal di schiena con questo freddo senza neanche un cuscino... Ti posso preparare un infuso se vuoi... una camomilla, un tè... »
« Sono sdraiata a terra perché... sì, il mio letto è troppo morbido! Ah sì, e poi qualcuno di guardia ci deve pur stare, non credi? »
« Se posso permettermi di dirlo... io so il perché sei qui... soffri ancora d'insonnia, non è vero? Perché non lo dici anche alle altre, se stai male possiamo rimandare la missione di qualche giorno e... »
« Arianna, dai non rompermi le scatole con la tua gentilezza, io sto benone e alla fine se dormo qualche ora di meno non mi sembra un buon motivo per mandare all'aria tutto, non credi? Poi mi dici anche che fa freddo, beh io non lo sento proprio! Dai brutta mocciosa ora fila a letto... »
Arianna rise timidamente come al suo solito, ormai sapeva bene che il mio cinismo era solo una facciata, però su una cosa aveva ragione, stavo male. Le passai la mano tra i capelli e glieli scompigliai per bene, quella mocciosetta in fin dei conti mi stava simpatica. Beh sì, del resto tutte quelle pazze da manicomio della mia ciurma mi stavano simpatiche.
« E adesso, se non vuoi che io ti prenda a calci, fila a letto. Non preoccuparti di svegliare le altre, hanno un sonno così talmente pesante che quando faccio su e giù per la nave nel cuore della notte, mi fermo e le guardo attentamente e mi chiedo se siano in coma profondo o morte apparente. Non si svegliano neanche a cannonate, fidati! » dissi, alzandomi da terra e sistemandomi la maglietta. Rise di nuovo come al suo solito, e timidamente s'incamminò verso la porta.
« Bene e io adesso cosa diavolo faccio » mi chiesi, grattandomi la testa, « dai vado nella mia cabina, almeno su qualcosa di morbido i mie trip mentali hanno maggior riuscita » e così dicendo mi avviai verso la mia camera.
Mi sedetti sul letto, le cui lenzuola erano praticamente senza neanche una piega, « Wow » sghignazzai, « si vede che qui passo la maggior parte del mio tempo » e mi buttai a pancia in giù sul materasso. Dopo una manciata di secondi alzai lievemente la testa e mi voltai verso il comodino, dove si trovava il mio piccolo alberello bonsai. Mi piaceva davvero tanto quella piantina, me l'avevano regalata per il mio ultimo compleanno. Isabel prima di consegnarmela mi aveva più volte rotto le scatole dato suggerimenti utili su come farla vivere a lungo, ripetendomi quanto tempo ci aveva impiegato per farla crescere correttamente. Beh sì, se ci avesse tenuto davvero non l'avrebbe consegnata a me, ma a parte questo come ho già detto prima mi piaceva davvero tanto. Quella sera però guardando quella pianta, i suoi rami in particolare, che si diramavano da uno stesso tronco, cosi perfetti e uguali ma diversi allo stesso tempo, mi era venuta in mente quella similitudine tra i rami degli alberi e i fratelli, ma del resto l'ho già detto prima che con la testa non ci stavo proprio.
Due fratelli sono come due rami appartenenti allo stesso albero, sì sono identici o simili ma allo stesso tempo diversi; è vero, sono percorsi dalla stessa linfa, ma nonostante questa caratteristica che hanno in comune è sbagliato pensare che due fratelli siano identici in tutto e per tutto. I fratelli Donquixote erano uno degli esempi più eclatanti che avevo conosciuto nella mia giovane e sventurata esistenza.
                                                               
                                                    

E fu pensando a quei due che mi addormentai e mi risvegliai il giorno dopo, alle undici, vergognosamente in ritardo per la missione, in stato confusionale e tremendamente incazzata.
  
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