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Autore: BookMovieDreamer    04/12/2014    1 recensioni
poteri magici nascosti. Destino e segreti in un londra vittoriana.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Il Ballo di fuco

I ricordi sono dei frammenti del passato che la nostra mente decide di mantenere all'interno di essa. A volte ne siamo consapevoli, a volte no. I ricordi sono una fonte preziosa di informazioni pieni di dettagli che se osservati con attenzione possono segnare una svolta per la vita di una persona, in bene ma anche in male.
E' questo che mi dice sempre mia nonna, lo ripete in continuazione con insistenza, vuole che io mi ricordi di lei con queste parole.
< Olivia, cara, devi stare dritta con la schiena, sei una signorina e devi tenere alto l'onore della tua famiglia nella società.>. Vengo sempre rimproverata per le mie maniere. Olivia non fare quello, Olivia non ci si comporta così, cosa penseranno gli altri di te. Il punto però è che a me non importa niente di quello che pensano o dicono gli altri nobili londinesi su di me. Tuttavia la accontento perché sono consapevole che è mio dovere mantenere il buon nome e il prestigio dalla famiglia Hayes. Dopotutto degli Hayes a Londra siamo rimaste solo io e mia nonna. Victoria Hayes la nobile dama che intrattiene rapporti amichevoli con tutte le famiglie di alta società, una dama che ha cresciuto da sola sua nipote dopo la morte dei suoi genitori durante un brutto incidente avvenuto quando avevo quattro anni ed eravamo nella nostra tenuta di campagna di cui non ricordo assolutamente nulla e di cui nessuno vuole dirmi niente. Una nobildonna di quasi settanta anni che gestisce le finanze in maniera impeccabile riuscendo ad amministrare con destrezza anche i costi della nostra abitazione a Londra. La Amaryllis una villa che porta il nome dello stesso fiore inciso nel nostro stemma di famiglia, il fiore preferito da mia madre. Una donna severa per principio e per orgoglio che sta diventando quasi insopportabile dato che ha organizzato un grande ballo in onore dei miei diciassette anni, con tutta la più nobile aristocrazia. Il mio compleanno a suo avviso dovrà essere indimenticabile per me e per gli ospiti. Non riesco a capire. Perché tutta questa agitazione? Durante il mio debutto in società, avvenuto il mio quattordicesimo compleanno non si era agitata così tanto. Se le chiedo qualcosa mi rimprovera < Sei una signorina ormai, una donna, devi essere all'altezza della situazione, e poi questi tuoi diciassette anni sono più importanti di quanto tu possa immaginare>. Mi lascia più confusa di prima. Non per le sue parole ma per il tono e con l'espressione raddolcita e quasi addolorata con cui dice l'ultima frase. Credo sia inutile tormentarsi così adesso. Saprò tutto quando verrà il momento. Ne sono sicura. Meglio che vada ad aiutare mia nonna o rischia di impazzire.

La mia mente non è mai stata tanto stanca come in queste ultime settimane. Prova il vestito. Le scarpe. Scrivi gli inviti. Scegli i fiori. Non ho neanche un momento per restare da sola a riposare, rilassarmi e leggere un po. Sono stanca, basta io me ne vado. Scusa nonna ma non ce la faccio più. Sgattaiolo fuori dalla sala in cui hanno portato decine e decine di vasi con cui abbinare i fiori per il ballo, e fuggo verso la mia parte preferita della casa. La biblioteca segreta dei miei genitori. A dirla così sembra chissà quale meraviglia in realtà è una stanzetta abbastanza piccola, nascosta dietro la grande, maestosa biblioteca situata nello studio che usava mio padre per i suoi affari. Non lo usa più nessuno ora perché nonna non vuole lavorare lì preferisce sistemare le faccende burocratiche nel suo di studio, dall'altra parte della casa ma più vicino a camera sua. Poi credo voglia lasciarmi l'utilizzo della stanza. Sa che ci passo molto tempo, e credo non voglia privarmi di un luogo dove il ricordo dei miei genitori è molto forte. Non so se conosce la biblioteca segreta ma da come si comporta non sembra. Non ne sono del tutto sicura, mia nonna ha un talento naturale nel far finta di non sapere le cose, per poi rivelare tutto nel momento più vantaggioso che si presenta. E per fortuna, perché in caso contrario non so come ce la saremmo cavata. Voglio dire una donna che gestisce una casa, dei soldi. Secondo alcuni nobili dalla intelligenza sopraffina, questa sarebbe una barzelletta da raccontare agli amici al circolo con un bicchiere di brandy. Fortunatamente Lady Hayes è in grado di tenere testa a certi individui. La ammiro davvero per questo.
Finalmente dopo aver attraversato mezza Amaryllis, entro nello studio. Una stanza grande con un caminetto fronteggiato da un paio di comode poltrone e un tavolino dove sotto un lieve strato di polvere, è stata abbandonata anni fa la pipa di papà. Dalla parete opposta c'è una grande libreria piena di enormi volumi di ogni argomento di fronte ad essa ci sono un altro paio di poltrone con una candela  consumata sul piccolo tavolino che le affianca, e di fronte alla finestra c'è una grande scrivania piena di fogli bianchi, penne e materiali vari, ormai vuoti e inutili lasciati lì per dare un senso di vita a una stanza che di vita proprio non ne ha. Frequentata da me e dalle domestiche per le pulizie, questo posto è tetro anche perché io entro qui solo per la biblioteca segreta, il mio Rifugio.
Voglio sbrigarmi a entrare, verranno a cercarmi presto. Vado nell'angolo che separa il lato della biblioteca dalla finestra, sposto un po in avanti gli scaffali pesanti quel tanto che basta per poterci strisciare in mezzo, poi cerco un volume, si chiama Emma di Jane Austen, credo fosse di mia madre. Lo tolgo, e dietro sulla parete c'è una specie di bottone lo premo e si apre una porta. E' un po difficile strisciare fino alla porta con tutti questi ingombranti vestiti.
Tiro indietro la libreria e chiudo la porta. Finalmente. Ecco il mio regno, una piccola stanza all'incirca due metri per tre, rimpicciolita dagli scaffali pieni di libri. Una piccola finestra illumina il tutto, ma è coperta da una tenda, non la muovo mai, ho troppa paura che il giardiniere o chiunque da fuori noti movimenti strani provenienti da una finestra ignota. Mi siedo sulla poltrona più comoda che io abbia mai provato, accanto alla finestra in una posizione in cui loro non possono vederti ma tu puoi vedere loro. E' fantastico. Sono calma, tranquilla, al sicuro. Fuori di qui non accade mai. Questa stanza.. è come se ci fosse qualcosa che mi entra dentro e mi crea delle nuove sensazioni, belle sensazioni. Mi sento in pace con me stessa. Mi sento leggera, capace di volare e andare lontano. Vorrei restare qui per sempre ma non posso. Non credo che ci sia una poltrona più comoda al mondo in cui rilassarsi e leggere un libro. Ho notato che questi libri sono molto diversi da quelli della grande biblioteca dall'altra parte. Di là ci sono solo tomi riguardanti la storia e volumi che aiutano durante gli affari. Questi raccontano storie, sono romanzi. A volte passo intere domeniche rinchiusa qui a leggere, quello che un tempo dovevano aver letto i miei genitori. So che li hanno letti anche perché sono tutti scritti. Piccole note a pie pagina o su un foglio. Mi sento come parte di loro, come se non se ne fossero mai andati. Mi mancano molto. Non mi mancano i ricordi sbiaditi che ho di loro, ma mi mancano quelli che non ho avuto modo di costruire in questi anni.
E' tardi e devo andare. Peccato. Meglio che mi sbrighi non voglio rischiare che mi scoprano chiudere il passaggio. Sgattaiolo fuori dallo studio più in fretta e discretamente possibile ma alla fine del corridoio una voce mi sorprende , < Signorina Hayes, Lady Victoria vi attende nel suo studio vi deve parlare. Mi ha pregato di riferirvi che è molto importante, quindi di andare subito.>.
E' Ajad un domestico indiano con noi da cinque anni. E' fedele e un gran lavoratore, ma mi mette inquietudine quando ti spunta alle spalle all'improvviso.< D'accordo vado subito Ajad, grazie.> lo congedo, con un po di timore nella voce. Non ho proprio voglia di sentire una predica sul mio comportamento poco aristocratico. Meglio non farla attender oltre.
Mi sento come se stessi andando al patibolo, non so perché ma ho questa strana sensazione. Forse il tono serio e determinato di Ajad mi ha condizionato, però ripensandoci la nonna non mi aveva mai mandato a chiamare con un messaggio così insistente. Forse non c'entra solo in mio comportamento. Spero solo non sia nulla di grave.
Un bel respiro. Devo riacquistare la calma. Sono arrivata. Mi accingo a bussare quando la sua voce mi anticipa < Entrate Olivia > . Un tono calmo, quasi freddo. Non mi aspettavo che il sangue mi si raggelasse così. Devo averla combinata parecchio grossa.
si gela in questa stanza. Mia nonna è accigliata, sembra infastidita e capisco il perché. Non siamo sole c'è anche Arold Nightbury, un vecchio nobile molto molto influente. Perché è qui?
< Buona giornata Miss Hayes > dice con tono amorevole. E' molto gentile. Strano. Di solito è antipatico e pensa solo al lavoro.
< Buona giornata a voi Lord Nightbury> la mia voce suona indecisa e quasi falsa. Devo mantenere la calma non posso mostrarmi ostile, dopotutto non è colpa sua se ha questo carattere, e poi non mi ha fatto niente di male.
< Olivia, sedete prego. Lord Nightbury vi prego di non preoccuparvi vedrò di risolvere il disguido e di inviarvi per una seconda volta l'invito, mi scuso ancora per l'inconveniente> mia nonna è calma, gentile ma sotto sotto so che vorrebbe prendere a schiaffi il vecchio Nightbury.
< Lady Hayes, non preoccupatevi, per me è stato un vero piacere passare a trovarvi, dopotutto così ho potuto vedere anche Miss Olivia, e notare che in un anno le persone possono cambiare davvero molto>, non mi piace il modo in cui l'ha detto. Sembra sapere qualcosa in più di noi, e che tono di voce nostalgico. Accidenti non mi sono mai sentita così a disagio nemmeno quando facevo brutte figure ai balli, mai.
domanda realmente interessata mia nonna.
< Beh vedete Lady Hayes, le circostanze cambiano più in fretta del tempo in montagna, tuttavia non posso negare che i miei piani per il futuro sono questi.> Lord Nightbury è divertito da questa domanda, come se se l'aspettasse da un  momento all'altro.< Ora presumo sia il momento di congedarmi, si sta facendo tardi e ho degli affari urgenti che devo sbrigare.> sospira annoiato          < Lady Victoria, Miss Olivia, vi auguro buona notte> con questa battuta finale esce dallo studio seguito da un inchino e dalle nostre voci che auguravano in coro < Buona notte a voi Lord Nightbury>.
Restiamo sole, l'aria è carica di tensione.
< Nonna voi..>
< Olivia diamoci del tu, ormai dovrebbe essersi allontanato> è infastidita.
sono titubante non vorrei essere indiscreta, non vorrei dire qualcosa di sbagliato con l'umore che ha adesso sarebbe un disastro < Mi hai mandato a chiamare?>
< Cosa?.. Oh sì certo. Siediti.> mi dice distratta. Peccato che io sia già seduta forse dovrei avvicinarmi.
chiede.
< E' venuto perché non ha ricevuto una lettera da quanto ho capito.>
< Già, l'apparenza inganna, mia cara. Lord Nightbury è venuti qui dichiarando sfacciatamente di non aver ricevuto l'invito per la tua festa. Invito che noi non abbiamo fatto ne mandato, perché fino a ieri Lord Nightbury, si trovava fuori dal paese. >


< Verrà qui perché hai invitato la più nobile aristocrazia, presumo? >
< Presumi male purtroppo, Lord Nightbury verrà alla festa accompagnato da suo nipote per aiutarlo a  integrarsi nella società londinese.  >
< Ti ha detto cosi? >
< No, ma non sono stupida e so che con la frase, “ Spero non vi dispiaccia, ma mi sono preso la libertà di presentarmi con un accompagnatore”, intendeva proprio suo nipote.> dopo questa ottima imitazione di Lord Arold, mi sento più tranquilla, l'aria non è più tesa.
< Sei infastidita perché useranno il nostro ballo, come debutto per Nightbury jr.> la mia è un affermazione più che una domanda
< Cosa no, no non sono infastidita, solo che il suo ritorno improvviso mi ha fatto preoccupare, poi pensavo che sarebbe dispiaciuto a te> è strana, perché mai dovrebbe preoccuparsi di cosa fanno i Nightbury.
< Non preoccuparti, sai che non sono amante dei ricevimenti in grande stile, così dovrò solo dividere il momento di gloria con altri, meglio così se sbaglio qualcosa se ne accorgeranno di meno.> A dire il vero mi importa, perché dovrò competere con il nuovo arrivato a un gioco che si chiama “Chi si comporta più da nobile vince.” e non mi va per niente. Mi impegnerò comunque per mia nonna, e per me, odio perdere.
< E' per questo che mia hai chiamato?>
< A dire il vero no, Lord Nightbury è arrivato qualche minuto prima di te,io volevo dirti una cosa ma adesso che ci penso non credo che sia il momento più adatto.>
< Va tutto bene? > cosa succede è strana molto strana, non mi guarda. Fissa il suo diario. Qualcosa non mi quadra.
< Come? Oh certo, tutto bene non preoccuparti sono un po stanca tutto qui, davvero.>
< Sei sicura? >
< Certo dopotutto ho dovuto vedermela io con i negozianti dopo che qualcuno è fuggito via > mi congeda con un finto sorriso divertito. Lo so che non è divertita per niente oggi.
< Buona notte, nonna> .

Continuo a sbagliare faccio sempre peggio, più provo più peggioro, non è giornata, proprio no.
< Miss Olivia, dovete impegnarvi di più, ma chérie! Sentite i tasti del piano come se fossero parte delle vostre dita! Su coraggio! >. Chantal Arouet mia maestra di pianoforte, pignola ma talentuosa, ha molta passione ma non sa insegnare. Non capisce se uno è di buono o cattivo umore e neanche le importa a lei interessa solo se senti i tasti del piano parte delle tue dita.
. Com'è noiosa. Meglio accontentarla o non se ne andrà mai.
Mi piace suonare il piano quando sono di buon umore, perché riesco ad essere abbastanza brava, ma se ho la mente impegnata non mi riesce neanche una nota.
Non riesco a dimenticare il tono di mia nonna la sera della visita di Lord Nightbury. E' passata una settimana ormai e è ancora un po strana, fa finta di mantenere la calma ed essere la solita ma, quando passeggia per il giardino e la guardo dal Rifugio non posso fare a meno di notare che è ansiosa, oserei dire che è anche impaurita. Vorrei solo sapere il perché. Ci rimugino di continuo, faccio fatica a prendere sonno. E' come se il suo fardello mi riguardasse. Non so perché ma ho una sensazione strana. Ciò che è sicuro è che riguarda i Nightbury. Riguarda il ballo. Prima era tutta concentrata su ogni minimo dettaglio era entusiasta, non vedeva l'ora che arrivasse il momento. Ora invece che mancano due settimane ed è quasi tutto pronto mi da l'impressione che non voglia far trascorrere il tempo. Mentirei se non dicessi di essere preoccupata. Mi sto interessando e mi sto entusiasmando di tutto per tirarle su il morale e per farla rilassare un po ma non credo che funzioni, anzi più si rilassa in solitudine, più riflette e più la vedo triste. Non so proprio cosa fare. Spero che passato il ballo, potremo ritrovare un po di pace. Lei dirà addio ai suoi problemi e io ai miei sedici anni.

Il giorno prima della festa è il peggiore di tutti. Provo il vestito ho dieci minuti. Decidiamo quale trucco vi si abbina meglio. Le scarpe, una tortura. Massimo mezz'ora di tempo. Corriamo in città a confermare gli ordini, ad assicurarsi che i fiori siano giusti, i vasi siano quelli, le quantità indicate devono essere ne uno in più ne uno in meno. Le tovaglie, il tappeto, le decorazioni. Torniamo a casa e troviamo un gran trambusto, i domestici hanno già pulito tre volte ma non sembra bastare, i  camerieri assunti per l'occasione sono in ritardo per il test. Devono dimostrare di essere all'altezza della situazione e professionali. I cuochi il primo francese, l'altro inglese litigano per motivi culturali. Bisogna riconquistare l'ordine. Mia nonna è troppo sconvolta. Tocca a me.
< Ajad, Ajad!> chiamo a gran voce.
< Sono qui, Miss Hayes! > il povero Ajad era sommerso dalle richieste di indicazioni dei domestici.
< Aiutatemi a gestire la situazione, voi pensate ai domestici quando avrete finito assicuratevi che mia nonna si sia ritirata nelle sue stanze, io andrò in cucina>
< Sì, Miss, subito> parte all'attacco in quella marea di dipendenti che non sanno se pulire per una quarta volta o ritirarsi.
< Nonna, seguite questa cameriera vi prego, vi accompagnerà in camera vostra.> è stremata, ha bisogno di riposo, è inutile che insiste tanto < nonna, vi prego avete bisogno di riposare!>
Finalmente l'ho convinta. E ora in cucina.
< No,no non possiamo servire Veloutè, la festa si terrà dopo il pasto, gli invitati avranno già mangiato, è inutile dare alle persone della zuppa dopo che hanno già mangiato.> questo è Charles il cuoco inglese
< Allora cosa intendete fare? Servire sandwich? Molto raffinato da parte vostra! > quest'altro e Adrien il cuoco francese. Sono come due bambini stupidi.
dico arrabbiata. Fingo, ma questo sembra farli tornare professionali e lucidi.
< Vediamo con calma le opzioni più ottimali per la festa. Siete d'accordo? >
Adrien si è completamente calmato per fortuna.
Charles invece non demorde, vuole averle vinta.
< Sì, è così. Dalle neve di sera a mezzanotte in punto, quindi direi di evitare cibi pesanti e troppo consistenti. Avrei pensato a dei stuzzichini. Come prima cosa escargot, poi tartare e in fine delle mini porzioni di tipico dolce inglese. Siete voi gli esperti e saprete modificare il menù in maniera più ottimale. Una sola raccomandazione per ogni portata create delle piccole porzioni e fatele accompagnare dal vino che ritenete più adatto e mi raccomando di fare attenzione, avremo degli ospito molto meticolosi e importanti. Mi affido a voi. Quando avrete deciso, scrivete il menù e mandatelo a Lady Hayes vorrà sicuramente verificare.> il mio tono appare molto più risoluto, saccente e calmo di quanto io non sia in realtà. Credo che i cuochi non abbiano capito che ho detto i nomi di tre pietanze a caso, spero solo che non ricomincino a litigare. Meglio avvertirli. < Per evitare, inutili e stupide discussioni, tra poco dovrebbero arrivare dei validi camerieri, e se siete in disaccordo consultatevi con loro e la maggioranza vincerà. Non credo che ci sarà bisogno né di alzare la voce, né di offendervi a vicenda>
< Certo Miss, non vi preoccupate > dicono in coro. Per una volta sono d' accordo su qualcosa.

Cosa sarà saltato in mente a nonna si assumere due cuochi così diversi. Aveva detto sì che avrebbero avuto bisogno di un po di controllo, e voce ferma, ma quando li riprendeva lei, sembrava così calma. Chissà se sono riuscita a imitarla bene. Vado da lei.
< Ajad, allora, è andato tutto bene? > lo incontro per strada, sembra molto stanco anche lui.
< Certamente, Miss, ho congedato i camerieri dicendo loro di ripulire per l'ultima volta domani mattina e dare una spolverata veloce prima della festa, in seguito mi sono assicurato che vostra nonna si sia ritirata, come avevate ordinato.> efficiente come sempre.
< Bene, siete stato bravo. Potete congedarvi anche voi, ve lo meritate e ne avete bisogno>
< Buonanotte Miss.>
Corro da mia nonna, voglio assicurarmi che stia bene, ma prima faccio un salto al Rifugio, mi è appena venuta in mente una cosa e devo controllare. Entro più in fretta che posso e mi accingo a controllare il più in fretta possibile il titolo dei vari volumi quando eccolo! Un piccolo romanzo, dove mia madre aveva scarabocchiato qualche nota per le pagine. Sì avevo ragione. Sentivo come uno strano deja vu mentre parlavo con Ajad e andavo dalla nonna, poi mi sono ricordata. Avevo letto una situazione simile in un libro, in una nota di un libro, una nota di mia madre. La leggo e rileggo non mi sembra vero. “ Coma questa protagonista, devo affrontare il mio debutto in società e sì terrà un grande ricevimento, il gran giorno è domani, solo che io sono impacciata e goffa e non voglio fare brutta figura, me ne vergognerei troppo, e poi spero di conoscere qualcuno di interessante. Sono stufa di parlare sono con i miei genitori e i domestici. Mia madre è più in pena di me per i preparativi così le ho detto che avrei sistemato tutto io, quindi mi sono accordata con il nostro maggiordomo o come lo chiamo io domestico capo, abbiamo discusso della pulizia della villa, e infine l'ho congedato, a momenti sveniva per quanto era stanco, poi sono andata da mia madre e le ho detto di stare tranquilla, che avevo sistemato tutto e mi sono sentita tanto utile e capace, proprio come la protagonista di questo libro.”
Mi sento strana. Nostalgica. Sto male. Avevo già letto questa nota ma non mi ero sentita così. Perché adesso mi viene da piangere? Credo che in fondo sia perché se a quest'ora fosse qui, mi racconterebbe della sua giovinezza, del periodo in cui era stata lei a dover dare feste e a debuttare, mi consiglierebbe. Ci sarebbe lei al posto della nonna. Adesso sto ancora più male, no non voglio sminuire mia nonna lei è una donna grandiosa. Non la cambierei per nulla al mondo, ma mi manca mia madre. Non importa, il passato è passato, devo esser forte per il futuro. Devo smettere di piangere, asciugarmi le lacrime, sorridere ed essere forte per mia nonna, per me, per tutti.

Busso dolcemente alla porta. Ormai dal mio incontro con gli chef è passata più o meno un ora, saranno più o meno le nove di sera, potrebbe essersi addormentata e non voglio svegliarla.
< Olivia sei tu? Entra!> è sveglia, e mi aspetta.
< Come stai nonna?> è stesa sul letto con l'aria stanca. I sui anni si fanno sentire.
< Ci vuole di più di una festa per farmi ammalare non preoccuparti. Sono venuti gli chef prima, mi hanno portato il menù, e mi hanno chiesto l'approvazione per la scelta dei camerieri. Mi hanno detto che hai preso con fermezza il comando, ma che hai voluto darmi.. come dire, l'ultima parola. Sei stata brava, sono fiera di te! > con queste parole il senso di colpa mi travolge. Come ho potuto pensare che non avrei voluto averla nella mia vita se fosse stato possibile.
la mia voce è tremolate e roca. Non riesco ad aver più autocontrollo di così.
.
Come fa a saperlo? Perché la sua voce è così calma e rassicurante? Così mi fa cedere. Cedo.
sussurro con la voce rotta e le lacrime che scendono silenziose dalle guance. Le racconto tutto, della conversazione con Ajad, del deja vu, della nota, e della mia irriconoscenza, della mia sfrontata irriconoscenza. Mi aspetto un grave rimprovero. Invece mi arriva una carezza. Mi lasci intontita per qualche minuto poi dico con la voce simile a quella di una bambina che ha combinato qualche guaio e ne è pentita < Non sei arrabbiata? >
< Non dire sciocchezze per favore, come potrei, hai manifestato grande amore e grande sensibilità, questa sera. Pur non avendo ricordi di tua madre  ti sciogli in lacrime per qualcosa che ha scritto lei di suo pugno e che vi accomuna, piuttosto che per qualche storia nostalgica che ritrae i vostri giorni felici raccontata da un estraneo. Come potrei essere arrabbiata è normale quello che hai pensato lo avrebbero pensato tutti, mi rende felice invece quello che hai pensato subito dopo, il fatto che ti sei pentita e che sei stata riconoscente dei doni che la vita ti ha dato. Sono molto orgogliosa di te, e dei tuoi sentimenti ciò significa che l'educazione, i valori che volevo trasmetterti sono arrivati.  Non devi vergognarti di quello che provi, devi affrontarlo con coraggio come hai fatto poco fa, senza rinnegare, ma ammettendo e andando avanti. > mi guarda con occhi sognanti, chissà a che cosa sta pensando?
< Nonna, io credo di essere tutto fuori che coraggiosa, faccio finta di essere forte ma in realtà ho paura, ho sempre paura.> le lacrime si sono asciugate e mi rendono le guance appiccicose.
< Al contrario, sei molto coraggiosa, perché affronti le tue paure, e questo lo sai, lo sai cos'è il coraggio non devo dirtelo io. Piuttosto devi smetterla di sminuirti e accettare i complimenti senza pensare sempre che siano frutto della galanteria.> continua a fissarmi.
< D'accordo, ci proverò> accenno un sorriso e tento di tornare ad avere un aspetto forte e felice.
< Oh Olivia, a volte dimentico che non sei più una ragazzina e che ormai sono già passati anni dal tuo debutto in società. Sei più intelligente e matura di molte altre ragazze più grandi di te. Dimentico che saresti in grado di comprendere senza impazzire > di che cosa sta parlando? < Noi vecchi pensiamo sempre che voi giovani siate sempre troppo giovani per qualunque cosa, e finché ce ne rendiamo conto è ormai troppo tardi > Sono confusa.
< Devi dirmi qualcosa per caso? > spero vivamente in una risposta esauriente, magari che spieghi tutta la situazione di queste ultime settimane.
< No > sospira < non è il momento adatto, domani è il tuo giorno e devi essere riposata, tranquilla e sopratutto felice. Ora vai, il sonno è amico della bellezza.> mi ha decisamente congedato.

Rimango sola a vagare per i corridoi. Gli ultimi camerieri in servizio stanno accendendo le candele, ormai fuori è buio. Non riesco a non pensare, non ci riesco mai. Perché dire tutte quelle cose strane?
Perché quel discorso sui vecchi? Cosa devo comprendere? Perché è certo che io devo comprendere qualcosa, qualcosa che mi dirà lei di sicuro. Perché ora ? Sono stanca, non vedo l'ora di rifilarmi nel mio enorme letto e dormire, basta no, non voglio più pensare. Voglio dormire.

Come al solito son qui alle tre del mattino come minimo a rigirarmi nel letto e pensare, pensare, pensare. Devo distrarmi. Mi metto a osservare l'arredamento della mia stanza a lume di candela.
E' molto grande, ha una carta da parati di un rosso tenue, con delle decorazioni gialle, anch'egli tenue, per terra c'è un enorme tappeto persiano che riprendei toni tenui del rosso e del giallo, con l'aggiunta di un po di verde e nero. La finestra è grande quasi quanto tutta la parete, è incorniciata da pesanti tendoni neri con decorazioni gialle, che sposto solo in caso di temporale, un'abitudine che mi è rimasta da quando ero piccola, a coprire dalla luce del sole invece ci sono delle tendine bianche quasi trasparenti con dei ricami in pizzo.
A destra ,dalla prospettiva della porta, c'è la parete che ospita nel mezzo, dove mi trovo io adesso con l'aria sognante , il mio enorme letto a baldacchino con delle tende viola scuro con decorazioni fatte a mano per intonarsi con il resto dell'arredamento, per le coperte e i cuscini vale la stessa cosa,
alla sua destra c'è un grande e alto armadio che ricopre tutto quel pezzo di parete, color crema realizzato su misura, per contenere i miei vestiti, gioielli, scarpe e il resto del materiale da ricevimento, poi ce n'è un altro che riempie lo spazio tra la finestra e il primo armadio, sull'altra parete, di un bianco candido che contiene i miei vestiti e altri oggetti vari abituali. A sinistra del letto c'è la toletta. Color viola pastello con decorazioni scarlatte, dove tengo i gioielli che uso spesso e i trucchi da usare durante il ricevimento, con sopra un enorme specchio circolare , e una comoda sedia di fronte, entrambi con gli stessi colori. A sinistra dalla prospettiva della porta e di fronte al letto, c'è il motivo per  cui amo tanto questa stanza. Un enorme caminetto che durante l'inverno e quando la solita nebbia inglese si fa più fredda del previsto mi da un senso di pace e tranquillità, superabile solo dalla sensazione che mi mette il Rifugio nelle calde giornate estive.
Il caminetto è incorniciato da una piccola libreria che ho fatto costruire su misura e fronteggiato da un paio di comode poltrone rosse dalle rifiniture gialle e da un tavolo abbastanza grande marrone.
Infine in giro per la stanza ci sono dei quadri. Ritratti di me , dei miei genitori, di mia nonna e me insieme e dei dipinti di paesaggi che mia nonna ha voluto appendessi.
Bene ha funzionato non penso più ma ho sete, ho finito l'acqua e ne voglio ancora.
Mentre mi accingo a uscire dalla porta diretta verso le cucine sento dei passi. Chi mai può essere a quest'ora della notte? Un ladro forse? Se è cosi non avrà vita facile. Ho paura. I passi si avvicinano. Il cuore tra un po mi scoppia e intanto io sono qui attaccata alla maniglia della mia porta senza aprire, senza fare niente, come una statua. Eccolo. No, eccoli.
< Lord Nightbury da questa parte vi prego di seguirmi e di fare attenzione, non vorrei svegliaste la signorina Hayes> è Ajad. Con Arold Nightbury. Perché ? Perché ora?
< State tranquillo, non si sveglierà per dei passi, volevo piuttosto chiedervi una cosa, ecco io mi domandavo se..> hanno girato l'angolo. Ormai non si sente più nulla. Nulla. A questo punto saranno già scesi e Ajad avrà accompagnato il Lord nella sua carrozza. Rinvengo improvvisamente e mi precipito alla finestra. Mi nascondo bene non voglio farmi vedere. Ora attraversa il cancello, e sparisce nella notte.
Bene. Dovrò ricordarmi l'arredamento di ogni singola stanza del' Amaryllis per addormentarmi.

Non ho dormito un minuto. Sono rimasta a guardare fuori dalla finestra per tutta la notte. Sono molto, molto, molto confusa e voglio delle risposte. Devo averle. Non chiederò niente a mia nonna, tenterò di controllarmi per il resto della giornata, ma domani io e lei dovremo fare una bella
chiacchierata. Ajad d'altro canto dovrà dirmi tutto quello che sa.
Sento bussare. < Miss Hayes, sua nonna vi aspetta per fare, colazione, mi ha detto ti venire ad aiutarvi a prepararvi.>
< Entra pure > E' frustrante, farsi aiutare per vestirsi, pettinarsi, mettere i gioielli. Credo che lo sia più per i domestici che per noi nobili comunque. A volte ci penso. Deve essere dura per loro, maneggiare di continuo stoffe preziose e gioielli costosi, che non potranno mai permettersi.
< Sentite, Madlene, non desiderate mai fare a cambio di ruolo con me, in questi momenti? Siate sincera > spero seriamente che esprima la sua opinione, e che non dica una delle frasi fatte in uso dai domestici.
< Assolutamente no, Miss Hayes, Sono lieta di aiutarvi >. Come non detto, frasi fatte create per compiacermi. Com'è banale. La capisco dopo tutto, essere banali è conveniente, se non lo fosse metterebbe a rischio la sua professionalità, il suo lavoro, di conseguenza tutta la sua vita.  Anche io mi ritrovo ad esse ipocrita quando mi relaziono con i più alti esponenti della nobiltà durante qualche ricevimento. Devo sembrare frivola, devo fare il ruolo di donna. Essere banali al mondo conviene. Lo odio. La spontaneità viene nascosta e non potremo mai sapere qual'è il vero carattere delle persone se tutti seguono la stessa etichetta. Non dico che dovremmo comportarci come selvaggi ma almeno manifestare le nostre vere idee, confrontarci e sentire nuove opinioni. E' pericoloso per una diciassettenne pensare certe cose. Non sono viste di buon occhio da nessuno, sopratutto perché sono una donna. Diciassettenne. Quasi me ne dimenticavo. Il gran giorno è oggi.
< Abbiamo finito Miss Hayes > annuncia Madlene.
< Sì Madlene, possiamo andare > e ci incamminiamo verso la sala da pranzo. Si chiama sala da pranzo ma ci consumiamo tutti i pasti. Questo fatto mi ha segnato l' infanzia . Non passava minuto in cui non tormentassi chiunque mi capitava davanti con questo quesito insormontabile. E' andata avanti per qualche mese poi mi sono detta “ E chi se ne importa” tornando tranquilla, con la tacita gratitudine di tutti.
< Buongiorno nonna, come state oggi ? > devo usare un tono formale, ci sono tanti domestici e camerieri in giro,e se sente qualcosa di sconveniente uno lo sente tutto il paese.
< Buongiorno Olivia, siete pallida, avete dormito? > al suo sguardo non sfugge niente. E come c'era da aspettarsi, questo mio sbadiglio non trova momento peggiore per emergere.
< Sì, ho dormito un po.> mento.
< No, non è vero. Eri in ansia per il ballo vero? Perché non me l'hai detto? >.
Per fortuna una via di scampo. < Beh, avevo paura di risultare infantile. > rivelo cercando di imitare un tono imbarazzato.
< Non dovete, dopo tutto questo non è un giorno come gli altri.> fauna pensierosa pausa. Non la interrompo sperando che riprenda < anzi è proprio speciale. Ma non è questo il momento di parlarne. Dobbiamo ultimare le faccende.> non è mai il momento adatto.
< Certo, nonna.> sono delusa e non voglio nasconderlo.
Passiamo tutto il periodo del pasto in silenzio. Io che mangio il mio porridge, e lei che mangiucchia qualcosa continuando a scrivere sul suo diario. Adesso che ci penso, il suo diario ha accompagnato tutte le nostre conversazioni a partire dalla sera della visita di Nightbury, e anche quando va a passeggio per il giardino o quando va al centro della città per delle commissioni, non lo perde mai di vista. E' strano. Prima lo portava con se ma era raro che lo proteggesse e curasse come se fosse un figlio.
Questo ballo sembra far impazzire le persone. Mia nonna è debole, impaurita dall'invisibile, e ossessionata dal suo diario. Io divento paranoica per situazioni che possono tranquillamente avere una spiegazione logica. Non vedo l'ora sia domani, così mi lascerò dietro questa storia, e potremo tornare alla normalità. Spero solo che durante il passaggio non mi rimanga addosso qualche invisibile scia di inquietudine e tristezza.

Il pomeriggio sta passando più in fretta del previsto e in men che non si dica eccomi, due ore prima delle nove a prepararmi. Il mio abito mi piace, trovo che mi rappresenti per il colore e per cosa trasmette e anche perché è originale e sono sicura di avere un abito unico, almeno per oggi. Voglio distinguermi dalla massa. Trasmette gradevolezza nello sguardo ma, ha tutti i particolari non lo rendono né esagerato, né semplice, e gli da un po un aria di elaborazione superiore, come se avesse una marcia in più sugli altri abiti, non è esageratamente ampio ma è lungo, molto lungo. E' viola scuro, un colore che non abbaglia, che non infastidisce lo sguardo, con delle decorazioni nere in pizzo o ricamate. Dei motivi circolari decorano il corsetto che ha un viola leggermente meno scuro, del viola intenso della gonna, decorata anch'essa con delle balze, di modeste dimensioni, adornate dal pizzo. Le maniche aderenti invece, sono nere e scendono fino al gomito partendo da metà spalla, interamente in pizzo. Lo scollo è a barca, non è troppo audace, ma non è neanche troppo casto, lo dimostra lo splendido collier di diamanti che mi appesantisce il collo, che si abbina ad altrettanto pesanti orecchini anch'essi di diamanti.
Alle mani i miei corti guanti bianchi, sono chiusi da un insolito bottone di zaffiro. E le scarpe, beh le scarpe, non si vedono, ma fanno male lo stesso.
Ora dopo aver passato un ora a vestirmi con l'aiuto delle cameriere, dopo che mi hanno stritolato, tirando il corsetto a più non posso è il momento del trucco e dei capelli. Non voglio niente di esagerato, voglio che si attengano ai coloro naturali, quali varie sfumature di color carne per le imperfezioni del viso, delle labbra rosa tenue, quasi trasparente. Solo sugli occhi do loro il permesso di appesantire un po con il nero, per richiamare i colori del vestito, ma senza esagerare neanche lì.
Ora i capelli. Li chiedo mossi, con due ciocche a incorniciarmi il viso, e con il resto legato in cima alla mia testa in acconciatura che appare un po disordinata e naturale, ma che in realtà ci ha messo mezz'ora a prendere forma.
E finalmente sono pronta, sono le nove e un quarto di sera e sono pronta. Ho cominciato due ore prima e sono in ritardo. Sono già stanca, e mi prude la faccia con tutta quella roba a dosso. Bene.
Prendo il mio ventaglio dai motivi asiatici e mi avvio, con passo svelto, sperando di non inciampare.
. Cosa vuole da me questa cameriera ora?
< Cosa c'è ? >
< C'è un problema nelle cucine, riguarda uno dei camerieri.> alla faccia dell'imprevisto, chi se lo sarebbe mai immaginato.
< Beh, Ditegli che se continua a creare problemi, gli chef sono autorizzati a licenziare.> Spero che basti.  Non vorrei creassero disagi agli ospiti.
< Certo vado subito, vi ringrazio> e se ne va correndo.
Forza tempo passa! Passa! Scendo le scale che mi potano al salone principale, quello più grande vicino all'ingresso in cui teniamo tutti i ricevimenti. Ho caldo e l'agitazione si fa sentire. Ero così occupata ad altro che non mi ero resa conto di quello che dovevo affrontare sta sera. Saluti, inutili convenevoli con gente di cui non ricordo il nome e che chiamerò Lord, pur non sapendo esattamente se sono duchi, conti, o marchesi o solo semplicemente nobili. Domande indiscrete a cui dovrò rispondere con arguzia, e e conversazioni frivole e stupide da portare avanti con cugine e altre Miss qualcosa. Santo cielo. Fortuna che ho il mio ventaglio. Con  la sola forza del vento sul mio viso a darmi coraggio scendo la scalinata trasversale di sinistra, finendo per arrivare al punto in cui si congiunge con quella di destra, formandone una che collega i due piani. Un elemento architettonico molto suggestivo e di grande effetto per i visitatori. Tutto ciò sotto lo sguardo attento degli invitati che non aspettavano altro che vedere la diciassettenne Miss Olivia Hayes, per trovare un difetto e ripeterlo alle sue spalle per un numero infinito di volte. Questo almeno per quanto riguarda le donne, gli uomini fanno da accompagnatori per lo più o sono amici di famiglia, dei miei genitori e della nonna. La prima immagine che mi si para davanti agli occhi è quella di una miriade di persone con le teste voltate verso di me. Le donne formano un arcobaleno di vestiti praticamente uguali, gonne talmente ampie che se lo fossero ancora di più non entrerebbero dalla porta principale, non voglio immaginarmi come fanno a viaggiare in carrozza, solite maniche a sbuffo e scollatura provocante. Tutte in colori sulle varie tonalità di giallo, rosso, verde, blu, lilla e rosa. I signori invece nel solito abito da cerimonia nero, o intonato al colore del vestito della dama che accompagnano in versione scura, mischiata col nero. Scendo l'ultimo gradino e subito mi trovo a conversare con le persone più vicine a me, per caso o perché stavano appostati vicino alle scale, per poter dire in giro di essere stati i primi a cui ho rivolto la parola.
< Salve, Lady Hayes, state magnificamente >
< Complimenti per il fantastico ricevimento >
< Spero che lei e sua nonna stiate bene >
Questi sono alcuni dei commenti banali, a cui do risposte ancora più banali, come ad esempio
< Salve a voi Signori Windmoore >
< Lady, state davvero bene in questo abito giallo >
< Vi ringrazio ma il mio ricevimento non è paragonabile a quello che avete fatto la primavera di qualche anno fa >
< Stiamo magnificamente grazie per l'interessamento, e voi come state? >
quando in realtà penso solo “ Questo chi è adesso” “Come se gli importasse davvero come stiamo” “ Neanche me lo ricordo il loro ricevimento di qualche anno fa”. 
In queste situazioni mi verrebbe voglia di urlare “Non credetemi sono solo un ipocrita”, e mi viene voglia di dire tutto quello che penso, poi però mi rendo conto, che creerei un dispiacere inutile, e un imbarazzo generale, a tutte quelle povere presone che si sono prese il disturbo di venire a festeggiare il mio compleanno. Ora che ci penso non siamo sono noi nobili ad essere ipocriti, lo è un o tutta l'umanità, e da un certo punto di vista è un bene. Non oso immaginare che caos si creerebbe se dicessero tutte le cattiverie che pensano, e quanto dolore si creerebbe. L'ipocrisia è malvagia, ma credo che a giuste dosi sia anche necessaria per la convivenza. La verità va usata con cautela. E' un'arma potente se si vuol far del male a qualcuno ma può anche salvarti la vita.
Tu guarda se mi ritrovo sempre a pensare a cose complicate, nei momento meno opportuni.
< Signorina Olivia > ecco che arriva un vecchio amico dei miei genitori < come state? Ogni anno somigliate sempre di più alla vostra povera madre, che tragedia, ci ritroviamo spesso io e mia moglie a pensare alla vostra povera situazione, deve essere dura! >. Ecco un esempio lampante di situazione in cui avrei preferito un ipocrita frase fatta. Devo cercare di mantenere un tono calmo, e un aria controllata. Se solo la smettesse di fissarmi.
< Non preoccupatevi, io ho sempre la mia adorata nonna. Certo non c'è giorno che non pensi con nostalgia a loro, ma devo farmi forza e andare avanti. Per il bene di tutti. > ho la voce tremante.
< Come siete matura per avere diciassette anni, e mi rammarico profondamente per aver riaperto una ferita inguaribile del vostro cuore. Lady Victoria vi ha educate in modo eccelso. > e se ne va con un rispettoso inchino, probabilmente ha intravisto un collega in affari che stava cercando.
Oh comincia a farmi male la testa. Credo che prenderò una tartare e andrò un minuto a prendere un po di aria fresca.
< Miss Olivia, Olivia!> addio tartare e aria fresca, le mie petulanti amiche se così si possono chiamare mi attendono < eccovi finalmente, su diteci non siete emozionata? >emozionata per un classico ricevimento? Proprio non le capisco. Meglio dare loro corda.
< Oh certo Clarisse, è emozionante compiere diciassette anni.> perché ora hanno queste facce stupite? Mi sembra di aver risposto come si aspettavano.
< No, no cara Olivia, noi parliamo dell'affascinante piccolo Nightbury. Gli avrete già parlato? > giusto Nightbury jr., me ne ero dimenticata.
< Oh no, Alexandra non ho avuto modo di incontrarlo ancora. >
< Beh dovreste sbrigarvi prima che qualche altra ragazza gli si avvinghi come una cozza! > squallida battuta seguita da stridule risate, a cui a mio malgrado devo unirmi. Mi nascondo sotto il ventaglio per evitare che notino la mia smorfia di disappunto.
< Suvvia, Bernadine non siate, precipitosa. Ha davvero tutto questo fascino? > chiedo simulando un vomitevole tono di sarcasmo.
< Oh sì, e lo vedrete anche voi, mia cara amica, perché vi sta guardando intensamente, già da un po. Credo che sappia già chi siete, e sembra interessato a voi! > il tutto seguito da esclamazioni di gioia, stupore e congratulazioni. Sì congratulazioni per qualcosa che non ho fatto. Non le capisco. Tuttavia devo ammettere che anche se sono, petulanti, un po stupide  e superficiali, tra tutte le altre “amiche” con cui ho conversato questa sera, loro sono quelle che preferisco e a cui sono più legata, perché sono sincere quando mi fanno un complimento particolarmente personale, e non mi parlano alle spalle. Ne sono certa perché tutte le volte che si crea un pettegolezzo poco lusinghiero su di me vengono subito a riferirmi cosa dice, chi lo ha creato eccetera. Sono delle brave ragazze.
Clarisse che ha origini parzialmente francesi, è molto alta, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. E' buona come il pane e si preoccupa per la salute di tutti sinceramente.
Alexandra è più bassa ed ha gli occhi marroni accompagnati da capelli neri e molto lisci, ed è attratta quasi patologicamente dai ragazzi, che a loro volta sono attratti da lei. E Bernadine, mantiene i segreti come nessun altro,e sa molte cose sulla vita delle persone, soprattutto sulla loro vita sentimentale perché con i suoi occhi verdi osserva attentamente le persone, ne coglie tutti i dettagli e capisce tutto quello che sta succedendo tramite piccoli gesti o sguardi. Voglio bene ad ognuna di loro. E me ne rendo conto solo ora.
Cos'è la sera delle rivelazioni? Forse a diciassette anni si è più maturi e si vedono le situazioni sotto un ottica migliore.
Forse è a questo che nonna accennava quando diceva che questo compleanno non sarebbe stato per niente come tutti gli altri.
< Olivia, guardate, Delmeza si sta avvicinando al vostro futuro marito, lo ha adocchiato quella vipera.> mi informa Bernadine. Capisco che sulle sue previsioni amorose sbaglia raramente, ma mi sembra una cosa affrettata da dire.
< Bernadine, vi prego di non dire sciocchezze, quale futuro marito.>
< Dite così adesso Olivia, ma ancora non lo avete guardato > ci si mette anche Alexandra adesso.
Lo guardo, male non farà, poi così almeno le accontento.
Caspita. Io che non faccio apprezzamento sugli uomini per quanto siano belli mi trovo ad ammettere che Nightbury jr. è davvero affascinante. Lo è perché è diverso, non indossa il solito abito da sera nero o marrone scuro, e non ha neanche la solita acconciatura ordinata e puntigliosa. 
Indossa un insolito abito da cerimonia di un nero, quasi blu, sembra fatto su misura, ma questo non mi stupisce lo sono praticamente tutti gli abiti dei nobili. Ha la giacca aperta e lascia intravedere parte del petto con una camicia parzialmente sbottonata bianchissima e senza cravatta.
I suoi capelli biondi scuri hanno un disordine studiato, e le luci della sala fanno risplendere i suoi occhi vedi. E' davvero alto. Non mi piace. Mi sentirò bassissima nel mio metro sessantadue centimetri quando gli darò il benvenuto, mentre lui sarà almeno un metro e ottantacinque come minimo.
E' diverso, non è banale e questo mi piace. Peccato che sembri essere un donnaiolo qualsiasi dal carattere irritante, mentre lo vedo conversare sfacciatamente con Delmeza.
Delmeza, è stata ostile con noi fin dalla prima volta. Prima pensavo fosse solo un ipocrita senza speranza poi ho capito che quando ci parlava con quel tono da maestrina era perché si considerava superiore a noi povere mortali. Facendo insinuazioni sui miei genitori, sull'altezza e sulle origini secondo lei dubbie di Clarisse, sull'atteggiamento di Alexandra vero l'altro sesso e sull'acutezza e intelligenza di Bernadine definendola impicciona. Ci insultava gratuitamente più volte che poteva facendo finta di essere solo una dolce fanciulla che sceglie le parole sbagliate per fare un complimento a una sua coetanea. Mi fa davvero, davvero innervosire. Si crede migliore, e credo che se la prenda sopratutto con me, perché non fa altro che ricordarmi di essere più alta, più socievole, più magra di me, di aver egli occhi più chiari, i capelli più belli. Insomma lei è la quinta essenza della bellezza, mentre tutti noi altri siamo solo esseri messi sulla sua strada per esaltarne le doti. Lei è la vanità in persona.
Mentre conversano amabilmente quei due sembrano uguali, fatti l'uno per l'altra.
< Quella vipera! Dovete fare qualcosa Olivia, se cominciano ad avere dei rapporti anche solo di amicizia, scommetto che verrà a vantarsene con noi. E diventerà ancora più insopportabile. > Clarisse sembra molto combattuta.
< Cosa volete che faccia Clarisse, loro sono praticamente uguali, guardate ,voglio dire, si staranno sicuramente vantando di quanto sono affascinanti e stupendi. Per quanto mi riguarda possono anche sposarsi. Non me ne importa proprio niente. > ed è la verità. Almeno credo.
< Ma no, ma no Olivia, siete perfetti voi due, così particolari siete gli unici ad essere diversi e a non seguire le mode. > Bernadine continua ad insistere.
< No, Bernadine, credetemi, a me non piace.>
< Secondo me, non potete saperlo, l'apparenza inganna e anche se sembra una persona vanitosa come Delmeza, forse in realtà ha un carattere totalmente diverso. > Clarisse trova sempre del buono nelle persone. La ammiro per questo.
< Dovrete comunque parlargli Olivia> Alexandra ha ragione, è un nuovo arrivato ed è al mio ricevimento. Devo essere impeccabile nel comportamento oggi. Sopratutto perché adesso tutti si aspettano che fraternizzi con il nuovo arrivato.
< Signorine, se volete scusarmi > mi congedo e mi incammino con l'atteggiamento più fiero e cordiale che posso sostenere.
< Buona fortuna >, sento le voci di incitamento delle ragazze. Mi serviranno.
Uh, che agitazione, perché devo sempre agitarmi quando si tratta di sfoggiare pubblicamente le mia buone maniere. Spero solo che le persone non si aspettino nessun benvenuto particolare perché è un Nightbury.  Ci siamo.
Oh no Delmeza mi sta riservando un sorriso pieno di scherno. Ma cosa vuole?
Non ci credo. Sono scioccata. Nightbury jr. l'ha abbandonata lì per venirmi incontro. Dovrò dargli fiducia. Ha lasciato Delmeza come un cane abbandonato. Un po mi dispiace. Solo un po però.
< Buona sera Signor Nightbury! Spero che il ricevimento sia di suo gradimento, tra non molto apriremo le danze. > dico con tono accogliente, accennando un inchino e un sorriso. Ora mi sta simpatico.
< Miss Olivia vi prego di non chiamarmi Signore, mi fa sentire vecchio e ho solo diciott'anni. Chiamatemi Willis, vi prego è il mio nome dopo tutto, e io sarò felice di chiamarvi Olivia. Dopotutto, non dovrebbe darvi dispiacere farvi vedere in cono confidenziale con me > e qui si sposta un ciuffo di quei capelli accuratamente disordinati < per potervi così vantare con le vostre deliziose amiche > sorride in modo ripugnante.
Non ho parole. Rimango qualche secondo intontita con gli occhi spalancati. Ma chi si crede di  essere. A momenti è ancora più fastidioso di Delmeza. Che tono. Che sfacciataggine. Che insulto. Ma per chi mi ha preso. Mi ha praticamente paragonato a Delmeza.
All'improvviso scoppio a ridere. Una risata molto spontanea ma non so come mi sia uscita.
< Signor Nightbury, non mi fraintendete ma, credo che abbiate sbagliato persona. La ragazza che sarebbe fiera di vantarsi per queste sciocchezze senza importanza, è stata abbandonata da voi pochi minuti fa. Vi chiedo cortesemente di mantenere un certo rispetto nel rivolgersi a me, non per presunzione, ma perché non la considero né un amico, dato che ci conosciamo da una manciata di secondi, né tanto meno un parente stretto. Quindi se per favore smettete di emanare ventate di presunzione ve ne sarei grata. Non vorrei mai che i fiori che mia nonna ha scelto appassiscano per causa vostra-. > non riesco a credere in quello che ho detto. Ero decisa. Calma. Non sorridevo. Ma non ero nemmeno arrabbiata. Non pensavo. Parlavo e basta. Sono fiera di me, anche perché l'ho lasciato si sasso.
Si è ripreso e stranamente, non sembra infastidito e sdegnato come lo sarebbe stata Delmeza, ma è divertito. Non capisco. Mi fissa sorridendo.
< Miss Olivia, mi avete sorpreso.> sussurra incredulo continuando a sorridere.
< Mai quanto voi avete sorpreso me, Signor Nightbury. >
< Vi prego evitate il signore, ero serio quando dicevo che mi faceva sentire vecchio. >
< Quindi presumo che il resto fosse uno scherzo, o sta solo cercando una scappatoia? > non so perché ma sorrido anche io. E' più forte di me. E' la prova volta che sorrido divertita a una persona che mi innervosisce.
< Siete davvero perspicace, ma ditemi, con assoluta sincerità mi raccomando, davvero non volete entrare in relazione con me. Neanche come amici? > il suo sorriso si allarga sempre di più.
< Vedete Nightbury > e qui fa una breve risatina < Come suppongo la cara Delmeza vi avrà spiegato che persona asociale io sia, effettivamente ha ragione. I miei amici sono pochi, perché sono poche le persone con cui riesco a intrattenere legami affettivi.  Perché amicizia, a mio avviso si intende, non è vedersi per una passeggiata una volta ogni tanto, e intanto sparlarsi dietro, per sembrare persone migliori agli occhi degli altri. Non è fingere amicizia eterna, giurare amicizia eterna per poi abbandonarti, per il semplice fatto di aver trovato un' altra amica migliore di te, spezzandoti il cuore e intaccando per sempre la tua fiducia verso le persone. L'amicizia è continuare a volersi bene anche se non ci si vede da tanto tempo, amicizia è rispettarsi, per i reciproci pregi, non condividere ma accettare lo stesso i reciproci difetti. Un amicizia è vera quando col tempo si fortifica, non quando si sgretola...> oh no, non dovevo dire questo, no mi sono esposta troppo. Mi viene da piangere. No, non ora, no.
< Amicizia è capire i silenzi degli altri e fare di tutto per renderli più sopportabili. E non fare domande a meno che non siano loro a decidere di confidarsi. > non ci credo. Alzo lo sguardo, e lo trovo a osservarmi con aria dolce. < Andiamo alla finestra, sento che un po di aria frasca e magari anche una tartare vi farebbero bene Miss Olivia. >.
E' strano. Solo fino a mezz'ora fa questo era il mio più prossimo piano per il futuro. Poi per una misteriosa serie di eventi, mi trovo qui affacciata la finestra in compagnia di Willis Nightbury. E non capisco se mi dispiaccia oppure no. Non riesco a capire com'è in realtà. Vanitoso, presuntuoso e sicuro di se, o dolce comprensivo ed empatico. Non ne ho proprio idea. La cosa mi irrita.
< Miss Olivia, è buona la tartare? > continua a sorprendermi. Insopportabile.
< Beh, è cibo. > mi limito ad osservare. Ride. Devo essere ridicola.
< Siete davvero originale, lo sapete, l'avevo detto subito. Da quando vi ho vista scendere le scale con questo vestito, che tra parentesi vi sta d'incanto, mi eravate sembrata originale e splendida. > fa una pausa e comincia a guardarmi, lo guardo anche io, ma continuo a mangiare perché sono affamata. Lo faccio ridere di nuovo. < Mi avete sorpreso tante di quelle volte questa sera, avete un portamento nobile e perfetto, e da quello che ho capito un linguaggio adeguato per ogni situazione. Eppure mi sembravate, estranea a questo genere di faccende. Avrei giurato che foste come quelle, e scusatemi se mi permetto, oche che sono le ragazze come Delmeza e volevo conquistarvi, per farvi notare che anche vi sentite forte non lo siete affatto. E' questo che ho fatto con Delmeza l'ho conquistata, come avete detto voi poi l'ho abbandonata. L'ho abbandonata per passare a un altra preda. Voi. Ma quando mi avete risposto per le rime, ho capito che non siete un oca anzi, siete forte, talmente forte da smetter e di indossare la maschera della perfetta padrona di casa e di affrontarmi con il vostro vero carattere. E ho capito anche che siete sensibile e coraggiosa. > le stesse parole di mia nonna < Non me l'aspettavo. No assolutamente. Non mi aspettavo neanche di farvi queste confidenze. Non mi sono mai comportato così in vita mia. >
C'è silenzio. Si aspetta una risposta. La avrà.
< E' una notte priva di stelle. Una notte da romanzo. >.
Ride. Ancora.
< Lord Arold, non sarà contento di sapere come ho accolto suo nipote.> mi guarda incuriosito.
< Nightbury, ascoltatemi attentamente, per favore. Voi siete stato sincero con me e non ci conosciamo praticamente per niente. Se voi avete capito qualcosa di me io non ho capito niente di voi. Non so se siete sfacciatamente sfrontato e vanitoso, o se siete empatico e … beh dolce in un certo senso. Mi avete sorpreso più voi in cinque minuti che mia nonna in tutta la sua vita. Ma una cosa credo di averla capita. Siete un vigliacco. E non tentate di ribattere. Ciò che mi avete raccontato di fare alle come le chiamate voi oche, anche se in realtà condivido il paragone, non è minimamente accettabile.
Le illudete, alcune in passato si sono innamorate forse me voi le avete abbandonate lo stesso.
Non so perché lo facciate. O per dimostrare si essere un duro e avere successo con le donne. O per vantarvene con i vostri amici. O magari questa è la conseguenza di qualche avvenimento passato che vi ha ferito e che vi fa comportare così. Tutta via queste situazioni non sono assolutamente sufficienti a spiegare la vostra vigliaccheria. Perché nei primi due casi siete un caso disperato di egoismo. Nel altro cado siete un lampante caso di debolezza per non affrontare la situazione e di vigliaccheria per non voler neanche tentare di innamorarvi seriamente. > non sono arrabbiata con lui, sono dispiaciuta.
< Un po come il vostro, o vostra amico/a che vi ha abbandonato? > Divento rossa. Un dolore immenso mi mozza il respiro. Ma devo trattenere le lacrime. Non devono uscire ora. Usciranno sta sera. Non ora devo essere forte. Lo odio. Cosa ne sa lui.
< Fidatevi Miss Olivia io lo so cos'è l'abbandono. >
< Non ne dubito Nightbury. >
< Non nel senso che pensate voi però. > questa volta il suo tono è diverso è triste, addolorato. Forse è questa quella qualche causa del passato che lo ha fatto soffrire. Lo guardo. Mi guarda.
< Sapete, Nightbury, siete il primo ragazzo a cui mi rivolgo senza titolo nobiliare. Siatene fiero.> dico sorridendo.
Lo faccio ridere. < Ne sono lusingato, Miss Hayes. Finalmente avete detto qualcosa di positivo su di me, dopo avermi pesantemente insultato certo. E dire che io vi ho riempito di complimenti. > il suo tono e teatralmente sarcastico, mi fa ridere. Voglio tenergli il gioco.
< Ah Nightbury, chi vi dice che era un complimento? > sarcastica fino all'osso.
Ridiamo entrambi, in effetti anche se non è la persona al mondo che preferisco, mi fa sentire allegra. E mi ci vuole. Ma è solo un momento. Non mi fido ancora.
< Devo ancora darvi un ufficiale benvenuto! > è ora di tornare alla festa.
< Avete perfettamente ragione Miss Hayes. >
< Willis Nightbury, vi do il benvenuto alla mia festa di compleanno, mi auguro che sia stata una buona e fruttuosa occasione per integrarvi nella nostra amata Londra, e vi auguro di divertirvi. >
< Che classe, Miss Olivia, siede una vera nobildonna. Sono sicuro che mi troverò bene qui a Londra e spero che diventeremo amici un giorno. > ha un tono diverso dall'arrogante. Ma non mi fido lo stesso. Ci vuole poco a recitare per uno con la sua esperienza.
Chissà che direbbe mia nonna di tutto questo. Sarebbe sospettosa anche lei o gli darebbe fiducia. Ma che mi importa. Perché sto pensando a quell'egoista antipatico. Finalmente riesco a congedarmi e ci penso ancora. E' tutta colpa sua. Non gli perdonerò mai il fatto di avermi fatto dire certe cose. Mai. Sto pensando troppo. Meglio se vado a cercare mia nonna ormai sono le dieci e mezza e le danze si apriranno tra poco. Ma dov'è ? Il salone è grande è vero e ci sono tante persone ma, non tante da perdercisi dentro. Nonna, dove sei? Oh, eccola!
Che cosa? Perché sta parlando così animatamente con Arold Nightbury? Perché ha il suo diario? Perché è sul punto di scoppiare in lacrime?
La musica e partita, e le coppie si fanno largo al centro della sala per ballare. Non possono finché io non apro le danze. Proprio adesso doveva accadere. Accidenti devo trovarmi un compagno. Sento qualcuno alle mie spalle che mi chiede < Mi concede questo ballo, Miss? >
< Ma certo! > mi affretto a rispondere, almeno non perderò più altro tempo. MI giro e.. Oh no! E' Willis. Ma non si era già stufato di me?
Cominciamo a ballare, e gli altri con noi. Sono troppo preoccupata per prestargli attenzione.
Dov'è mia nonna ? Come sta ora? Ma non manca solo lei, sono spariti molti ospiti. Tra i più anziani direi. Perché mai? Cosa sta succedendo?
< MISS OLIVIA!> chi è? Oh , è il seccatore.
< Scusatemi Nightbury, sono preoccupata per mia nonna.> gli dico la verità. In questo caso non può far altro che bene.
< E' quello che vi stavo dicendo, infatti. Ho notato che da quando siamo qui i membri più anziani del Consiglio, se non addirittura tutti i membri, sono molto strani. Sono preoccupati, hanno un aria strana, borbottano. E mi chiedevo se voi sapeste qualcosa? > ma di che cosa sta parlando. Perché sussurra non ce n'è bisogno, la musica è forte e nessuno presta attenzione alla nostra conversazione. Tranne forse quelle tre stupide che mi fanno cenni incoraggianti mentre ballano con i loro cavalieri.
< Presumo che sua nonna non vi abbia detto niente. > la mia espressione allibita deve avergli fatto capire che non so nulla di quello che sta dicendo.
< Nightbury, parlate! > non voglio che sembri un ordine ma pretendo di ricevere una risposta.
< Miss Olivia, non so se posso..> Lo guardo con rabbia e decisione < oh, d'accordo. Ma non so molto neanche io quindi non tempestatemi di domande. > peccato era quello che intendevo fare.
< Coraggio parlate! >
< Prima di arrivare qui, in carrozza mio zio mi ha detto, che questo ballo era più importante di quanto voi e io potessimo immaginare. Gli ho chiesto il perché ma mi ha risposto dicendo solo che era una delle poche occasioni pubbliche in cui si riuniva tutto il Consiglio al completo. > lo ascolto attentamente e con concentrazione, magari la nonna lo aveva accennato e io non me ne ero accorta. < Allora gli ho chiesto che cos'era il Consiglio, eravamo ormai entrati e stavamo salutando delle presone, mi ha detto di non dire mai, mai ad alta voce fatti riguardanti il Consiglio, non perché sia proibito o per qualche ragione in particolare, ma perché personalmente lo giudica imprudente. Mi ha detto che è una specie di assemblea e mi ha indicato alcuni che ne facevano parte. Me ne ha indicati solo tre che potevo ricordare senza sforzo e sono vostra nonna, mio zio e un altro Signore di all'incirca quarant'anni. Tutti abbastanza vecchi, e ho notato che queste tre persone sono sparite con n' altra decina di vecchi gentiluomini. Vostra nonna sembrerebbe l'unica donna. >
< Nightbury... siamo arrivati alla stessa conclusione, credo. Solo che a voi è stato detto più di quanto sia stato detto a me. Io non so nulla di nulla riguardante questo Consiglio, ma ho notato tanti piccoli dettagli e queste “sparizioni”  mi hanno fatto riflettere molto e sono arrivata a una conclusione simile ossia. Questo ballo ha un terzo fine. Il mio compleanno, il vostro debutto a Londra e beh, qualcos'altro. . >
< Siete d'avvero intelligente. >
< Ho una brutta sensazione. Non mi piace questa cosa. Proprio per niente. >
< Di cosa avete paura! >
< Come? Oh no. Non importa no né un problema vostro, davvero! >
< Siete sempre così riservata o è perché sono io? > ma chi si crede di essere, il centro del mondo?
< Per vostra informazione non faccio ne favoritismi ne discriminazioni. >
< Eppure da quanto avete affermato poco fa, mi avevate preso in antipatia prima di conoscermi, o sbaglio? > accidenti, ha ragione.
< Avete ragione, quella volta, non ho tenuto fede ai miei principi. Tuttavia non mi sono sbagliata di molto, siete solo un po più lunatico del previsto. >
< Cosa? Hahahaha, lunatico? Cosa ve lo fa pensare? > per quale assurdo motivo sta ridendo?
< Beh il fatto che per la maggioranza del tempo siete vanitoso, presuntuoso e sicuro di se, mentre in gei frammenti di secondo, siete molto più gentile e a modo. Proprio non vi capisco. >
< Potrei dire la stessa cosa di voi Miss, un minuto siete dolce, tenera e pronta a scherzare e un minuto dopo siete un'agguerrita tigre, forte e fiera. In mia difesa dico che non ero mai stato così, come dite voi lunatico, in tutti i miei diciotto anni di vita. Credo che abbiate una brutta influenza su di me! > il pacchetto completo, insinuazione e sorriso. Perfetto per confondere l'avversario.
Credo che mi limiterò a tenere un broncio.
< Non riesco a crederci. Probabilmente sono il primo essere unano in tutto il mondo a lasciarvi senza parole. > Lo fisso severa. Sono indignata. Come osa?
Sto per ribattere quando noto del fumo sulle scale traversali di destra. Lo dico a Willis, che rimane scioccato quanto me. Neanche un secondo dopo Ajad corre a informarci che è appena scoppiato un incendio nell'ala destra della casa. Ci consiglia caldamente di mantenere la calma e uscire di casa. Di seguire i camerieri. Willis mi trascina con se urlandomi qualcosa. Non lo sento. Non sento più niente. Mi sento vuota. Tremo. Non penso, so solo che devo provare panico. Paura. Siamo ormai tutti fuori e quando vedo le fiamme che piano piano stanno annerendo le finestre e le pareti del piano superiore destro della casa. La terribile consapevolezza della verità mi invade.
Mia nonna.
Lo studio di mia nonna è in quella stanza. Lei non è qui lo so. Mi sarebbe venuta a cercare.
Mia nonna e il fuoco.
< NONNA !!! > urlo con tutto il fiato che ho in corpo mentre vedo Ajad che conduce in casa l'arrivo tempestivo dei vigili del fuoco. Faccio per divincolarmi dalla presa di Willis che continua a urlarmi qualcosa, ma non voglio starlo a sentire. Non ho tempo di starlo a sentire. Devo trovare mia nonna. Mi divincolo più che posso e finalmente sono libera. Comincio a correre a più non posso entro in casa, e il fumo mi invade i polmoni, faccio fatica a respirare. La nonna è vecchia lei sta sicuramente soffrendo molto. Devo trovarla. Devo trovarla! Corro su per le scale non gli occhi infuocati a causa del fumo, le lacrime di disperazione e dolore che provoco sono un sollievo per gli occhi ma non per il cuore. Salgo più in fretta che posso. Il fumo si fa più pesante, il calore aumenta. Mi sento morire.
Sono davanti a quello che era il corridoio di mia nonna con la sua camera e il suo studio. Mi blocco. Lo vedo in fiamme. Fiamme alte, rosse e roventi. Mi ricordano la fucina di un fabbro che visitai con lei poco dopo la morte dei miei genitori. La morte. Sento questa orrenda parola pronunciata da uno dei vigili del fuoco. No non posso crederci, no non può averlo detto. Non può. Non può! E' come se il cuore mi si fosse fermato. Non respiro. Non mi muovo. Sento il sapore del fumo nei miei polmoni, nella mia gola, nella mia bocca. Mi fa male tutto, sopratutto il petto, un male inimmaginabile. Ma non può essere vero. No non può!

  
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