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Autore: Belieber_Jasmine_98_94    04/12/2014    5 recensioni
Alesha, una ragazza di 17 anni, piomberà nella vita del grande e famoso Justin Bieber, suo padre.
Tratto dal primo capitolo:
-Wilson dove mi manderà?.- Chiese col tono di voce più preoccupato che potesse avere.
-Mi dispiace...so che hai sempre voluto evitarlo, ma dobbiamo, tuo padre deve prendere le sue responsabilità.-
-No, no, giuro che non mi drogherò più, non ruberò più nulla, me ne starò buona ma non mandarmi da Bieber, ti prego.-
**.
Tratto dal capitolo 24:
-Mmh..- Si alzò, facendo cadere lo sguardo sul polso rotto.-Sei bellissima, sono preoccupato, quanti ragazzi proveranno a portarti via da me?- L'attirò verso di sé, appoggiando la fronte contro la sua.
Sorrise.-Nessuno mi porterà via da te.-
-Davvero?-
-Sì.-
-Promettimelo.- Avvolse le braccia attorno al suo corpo, annusando il suo profumo.
-Te lo prometto, ti voglio bene.-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'


 

-E' inutile piccola, non mi fai pena.- Disse Wilson continuando a guidare.

Alesha sbuffò, smise di fare il finto pianto e gli lanciò un occhiataccia.
-Almeno liberami dalle manette.-

-No, potresti lanciarti fuori dall'auto e scappare.-

La ragazza sospirò, abbassando lo sguardo sulle sue mani. 
Come potevano dei semplici pezzi di ferro farla sentire così tanto imprigionata?

-Beh, siamo arrivati, cerca di non far notare troppo le manette.- Disse il poliziotto, fermando l'auto di fronte alla villa gigante di Bieber.

-Non puoi togliermele? -

-No, scapperesti pure se fossimo di fronte alla porta di casa.- Disse mentre la scortava per quel vialetto.

-Ci sono i paparazzi, è meglio fare il giro.- Avvisò la ragazza, cambiando direzione e comunicando attraverso un Walkie-talkie con la guardia del corpo di Justin, Alfredo.

-Uuh, i paparazzi, non posso proprio salutarli? - Domandò la ragazzina cercando di farsi notare dalle telecamere, ma venendo bloccata ogni volta dall'uomo accanto a lei.

-Vedi di smetterla e cerca di non fare la bambina! -

-Volevo soltanto farmi notare un pochino...scusa.- Si difese abbassando lo sguardo, assicurandosi di nascondere il sorriso.

-Lo sai che ti conosco e attirare l'attenzione è l'ultima delle cose che vuoi fare.-

Anche se con fatica, riuscirono ad entrare senza farsi notare, dimenticando però l'auto della polizia accesa.

-Alesha io devo andare a spegnere l'auto quindi vedi di non combinare cazzate quando ti lascio sola con lui.-

Alesha rise leggermente.-Non combinerò niente.-

-Promettilo.-

-Lo prometto.- E se Alesha prometteva qualcosa lo faceva per davvero. 
Era molto conosciuta per questa sua sincerità nel suo gruppo.

Dall'altro lato ad aspettarli a quell'ora della notte c'erano Justin e Alfredo, i quali si stringevano nei loro cappotti visto il freddo di quella giornata.

A dire la verità il giovane cantante proprio non la voleva con sé, non avrebbe più voluto rivederla.
Gli avrebbe causato troppi ricordi.

Il suo piano era quello di mandarla via di casa non appena avesse raggiunto la maggiore età non gli importava se sarebbe rimasta sola.

Non la voleva e basta.

-Sign. Bieber, Alfredo.- Wilson salutò entrambi gli uomini che cercavano di intravedere la ragazzina, nascosta dal corpo del poliziotto.

-Lei è Alesha Bieber.- Disse dando una leggera spintarella in avanti alla ragazza che stava cercando qualche paparazzo in giro, magari per salutarlo.

-Heyy, fai piano, sono delicata!- Si lamentò scrollando con le spalle quella mano fastidiosa.-E il mio cognome non è Bieber.-

-Non fa niente le carte dicono così.-

-Antipatico.- Mormorò cercando di non farsi sentire, ma fallendo immediatamente.

-Io sarei quello antipatico? Ti ho aiutato per tutto questo tempo e tu...-

Lei lo interruppe.-Si, si, scusa, hai ragione tu, ora aprile.- Disse porgendogli le mani.

A quel punto, il ragazzo rimasto in silenzio a guardare, parlò.-Perché l'ha ammanettata? - Chiese schiarendosi la voce.

Alesha lo guardò, nonostante il buio, rendendosi conto del suo cambiamento. Non aveva più i capelli castani, erano decisamente più chiari.

-Perché non si fida ed io sono un angelo!- Si lamentò imbronciata, puntando un piede a terra

-Sei un piccolo diavoletto, quindi ora ti libero e poi me ne vado, spero di non sentire più parlare di te alla stazione di polizia.- Borbottò mentre le toglieva le manette.

-Siamo ad Atlanta ora, non credo che in California sentirai parlare di me.-

-Saresti capace di farti conoscere da tutta l'America tesoro e ora ciao devo andare ...credo che mi mancherai. Addio.-

Si allontanò, odiava gli addii e Alesha anche.

-Salutami tuo fratello e digli che ho sempre avuto una cotta per lui! -

Wilson si fermò, girandosi verso di lei.
-Sul serio? - Chiese inorridito. 
Per lui suo fratello era l'essere più disgustoso sulla terra. Con tutti quei tatuaggi, si drogava, fumava, mentiva, esattamente il suo contrario.

-E' così carino e abbiamo fatto sesso!
E salutami anche tutti gli altri agenti. Chiedi scusa a Wren per lo scherzo che gli ho fatto e manda un bacio a quelli che chiamo amici.-

-Sei rivoltante. Si, si, lo farò, ciao.-

Alesha tornò con lo sguardo su Justin, aspettando che facesse o dicesse qualcosa. 
Invece la squadrò soltanto.

La ragazzina di fronte a lui, era cresciuta dall'ultima volta che l'aveva vista. I capelli lunghi, troppo lunghi, castani, erano tenuti legati da un elastico azzurro. 
Cercò di capire di che colore fossero gli occhi e alla fine intuì che fossero verde smeraldo.
-Hai finito? - Chiese lei, infastidita  sentendosi troppo osservata.

Justin scosse la testa passando ai suoi indumenti.

-Fa un po' freddo per indossare una giacca del genere.- Mormorò inarcando il sopracciglio infastidito.

Alesha abbassò lo sguardo su ciò che indossava. 
Giacca sgualcita, leggings neri attillati, strappati alle ginocchia e degli stivaletti bianchi messi male.

-C'è crisi.- Rispose facendo spallucce.
-Ma non per te...

Justin decise di non rispondere a quella provocazione e gli fece un cenno con la testa.-Entriamo.-

Entrarono all'interno dell'abitazione di lusso e Alesha rimase a bocca aperta. Non era quello che ricordava.

-Alla faccia della crisi Bieber.- Esclamò guardandosi attorno.

-Lo so, sono messo molto bene.- Si vantò ormai abituato ai complimenti.

-Sì, ma è troppo grande, capisco che sei famoso, ma così esageri. Insomma, hai un giardino enorme.- Si lamentò mentre toccava i vasi costosi sparsi un po' ovunque.

-Non toccare.- La sgridò lui avvicinandosi e togliendole il vaso persiano dalle mani.

Alesha lo riprese subito.-Scommetto che vale più di me....- Mormorò osservando ogni minimo particolare.

-Sei una ragazza molto intelligente, sai? - Chiese lui sarcastico e riprendendolo per sistemarlo dov'era prima.

-Me lo hanno detto anche tutti i poliziotti che ho conosciuto, non credevo fossero seri però.-

Lui scosse la testa divertito.-Beh, come vedi questo è il salotto, ma non ho voglia di mostrarti tutta la casa, vieni, ti mostro la tua stanza.-

-Che accoglienza.- Mormorò sistemando il borsone che portava alle spalle, allontanandosi da quell'individuo, per lei senza cuore.

-Non sai neanche dove si trova, fai andare prima me.- Disse sorpassandola per salire su di sopra.

-Pure le scale in casa.....neanche sapevo si potesse fare.- Borbottò mentre lo seguiva.

-La tua stanza sarà questa.- Aprì la porta scostandosi da un lato per mostrargliela meglio.-L'ha arredata mamma.-

Una smorfia comparì sul viso della ragazza.-Ho diciassette anni, non cinque.- Si lamentò scrutando ogni minimo particolare di quella stanza completamente dipinta di rosa. Al centro di essa c'era un letto matrimoniale, anch'esso rosa, incluso il materiale con cui era stato costruito.

-Dio, pure il pavimento...e l'armadio, e il comodino....e mi fanno male gli occhi cazzo.- Sbottò coprendosi la vista con le mani e tornando in corridoio.

-Non dovresti usare così tante 'e' in una frase ho fatto bene ad iscriverti a scuola.-

Mormorò passandosi la mano tra i capelli biondi.

-Scuola? Io non ci vado a scuola...non se è una di quelle per ragazzi viziati. Mi pare sia quella privata.-

-Oh, è proprio in quella che ti ho iscritta, mi dispiace.- Disse Justin trattenendo una risata per la faccia schifata della ragazzina.

Non gli piaceva, ma la trovava carina.

-Uhm...va bene, qual'è la tua stanza? - Gli domandò mentre ragionava su come saltare la scuola.

-Perchè vuoi sapere qual'è?- Chiese aggrottando la fronte e guardandola spaesato.

-Perchè sì e basta, su, mostramela.-

Come si aspettava, la sua stanza era bellissima. Arredata modernamente con colori semplici e monotoni.

-Quindi...questa è la tua stanza?- Mormorò stupita.-Io dormo qui! - Gridò entrando e lanciandosi subito sul letto.

-No, no, no, hai capito merda, torna subito nella tua stanza.- La sgridò afferrandola per una caviglia e provando a tirarla via.

-No, io in quella stanza non ci torno, ci manca soltanto un unicorno rosa! Stacci tu.-

Si aggrappò allo schienale del letto, ma fu tutto inutile e alla fine venne trascinata fuori.

-E dai! Ti prego! - Provò a liberarsi, ma non ci riuscì, quindi ci rinunciò lasciandosi portare nell'altra stanza.

-Questo è il tuo posto e tu rimarrai qui.- La avvisò puntandole un dito contro.

Lei si imbronciò tirandosi su seduta.
-Io non dormirò mai qui.- Disse sottolineando il 'mai'.

Justin scosse la testa provando già dell'odio per quella ragazza.-Sistema le tue cose e poi scendi per cenare.- Si congedò in questo modo, allontanandosi lentamente da lei e tornò di sotto, per chiedere alla sua domestica cosa ci fosse per cena.

Alesha scosse la testa, consapevole del fatto che Justin non avesse soltanto due camere da letto in quella villa.

Sistemò per l'ennesima volta la borsa sulle spalle ed uscì, alla ricerca della stanza.

----------------------***

-Ti sei sistemata?-

Alesha fece un piccolo sorriso, mormorando un 'Grazie' alla donna che le servì il piatto.

-Si, alla perfezione.- Disse sarcastica, guardando il piatto di fronte a lei.

-Bene.- Rispose Justin cominciando a mangiare la sua frittata di aragosta e caviale.

-Ho deciso di stare nella stanza accanto al bagno, mi piace.-

-Quello è lo sgabuzzino.- Disse in un sospiro.

-Si, ma era vuoto, e per essere uno sgabuzzino è grande come la mia vecchia camera.-

-Ti farò portare un letto, e tutto il necessario. Ora fa silenzio e mangia.-

Non si piacevano, non volevano vivere assieme, non volevano avere niente a che fare uno con l'altro ma gli era toccato ormai e dovevano accettarlo.

  
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