La fragilità fa parte dell'essere di ognuno di noi. Chi più chi meno un po' di fragilità la mostriamo tutti.
Ci sentiamo fragili quando siamo stati colpiti più e più volte dentro e siamo così deteriorati da non poter sopportare più alcun colpo.
La fragilità porta ad avere paura. 
Paura che ciò che ci ha consumati dentro tante volte possa tornare a farci male. Ci proteggiamo da ciò che ci ha reso fragili per puro istinto di sopravvivenza. 
Pensiamo che il dolore possa essere talmente grande da toglierci definitamente il respiro, da lasciarci a terra stremati dal senso di vuoto che si prova.
Essere fragili non vuol dire per forza essere deboli. La fragilità porta ad avere una forza mentale di dimensioni immense. Ci spinge ad andare contro noi stessi, ad abiurare tutto ciò che eravamo e che avremmo voluto essere solo ed esclusivamente per paura.
Poi sei arrivata tu.
La prima volta che sentii la tua voce, fu come se qualcuno fosse arrivato e mi avesse curato le ferite, ricucito i squarci dell'anima, rimesso in piedi il mio cuore in frantumi.
Era come se le tue piccole mani fossero intrise di olii curativi che tu continuavi a cospargere sulla mia pelle con le tue carezze. Ricordo il primo giorno che ti vidi. Volevo i miei cari pancakes che a casa non riuscivo mai a fare. Quasi ti sfondai i timpani quando me li portasti. Ero un po' esigente, lo sono anche adesso. Tu per poco non me li sbattesti in faccia.
Bell'inizio, decisamente.
Il giorno seguente poi - ricordi vero? - tornai con una bella rosa blu, per scusarmi. Mi guardasti un po' stranita, eri bellissima, lo sai? Però accettasti le mie scuse e adesso guarda dove siamo arrivati.
Ci sei tu dall'altra parte del globo e io qui, a Roma, che ti scrivo una lettera - che probabilmente arriverà tra un paio di settimane, ma a chi importa? - per dirti che mi manchi da impazzire.
Sto diventando matto qui, senza di te, perché passando per le strade, camminando nei vicoletti del centro, mi ritorna in mente la nostra prima vacanza insieme.
Le foto stupide accanto ai corazzieri all'Altare della Patria, la passeggiata a Villa Borghese, il pranzo da McDonald's perché "Ehi siamo persone normali, per quale motivo dovremmo mangiare imboscati da qualche parte?". 
Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi. E chi se le scorda più adesso!
E quando siamo andati al cinema vedere Dallas Buyers Club? Quando hai pianto perché Rayon era morta e mi hai stretto forte la mano? Pensavi che me ne fossi dimenticato? Come avrei potuto dimenticare quei piccoli momenti così importanti e intensi?
Ricordi quando mi hai baciato alla fine del film? Avevi le lacrime agli occhi e mi abbracciavi forte sussurrandomi quanto ti fosse piaciuto e quanto fossi stato bravo senza però adularmi.
Ora ci sei tu che mi tiri giù dalle nuvole, che mi pianti i piedi per terra, che - insomma - mi riporti alla normalità.
Tu sei la mia normalità, la mia quotidianità.
E non c'è realtà più bella di questa.