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Autore: Fiamma Erin Gaunt    04/12/2014    1 recensioni
Una raccolta di drabble pure su una brotherhood ambientata nel Distretto 2. I personaggi sono OC e mi appartengono ad eccezione di quelli ideati dalla Collins.
[Brotherhood; Gloss x OC; Cashmere x OC]
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cashmere, Gloss, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Your sister, your responsability

 

 

 

 

Ventidue anni prima …

 

 

 

Quando Fiamma era nata Rico l’aveva presa tra le braccia, osservando come quegli occhi color ghiaccio scrutassero attorno a sé con aria incuriosita. La manina paffuta si era stretta attorno al suo pollice e non aveva voluto saperne di mollare la presa. Poi gli aveva rivolto uno di quei sorrisi sdentati tipici dei neonati, capaci di portare l’allegria in qualsiasi circostanza, e lui si era ritrovato a sorriderle di rimando con la stessa espressione che aveva il loro papà mentre la guardava. Era così piccola e indifesa. Si sarebbe preso cura di lei come facevano tutti i bravi fratelli maggiori.

 

 

 

 

 

[100 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

Vent’ anni prima …

 

 

 

In piedi davanti al seggiolino, mostrò alla sorella il suo regalo di compleanno.

- È troppo piccola per un pugnale, Rico – rise Cassius, scompigliando con affetto i capelli corvini del figlio.

Rico si imbronciò leggermente, accigliato.

Aveva pensato che un pugnale fosse una buona scelta, qualcosa con cui si sarebbe potuta proteggere da chi le dava fastidio … soprattutto dai ragazzi.

- Quando sarà più grande potrò darglielo però? –

- Sì, ma non prima dei cinque anni, okay? –

Annuì, chinandosi a scoccare un bacio sulla guanciotta della sorella.

- Vorrà dire che fino a quel momento lo terrò per te. –

 

 

 

 

 

 

 

 

[100 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

Diciassette anni prima …

 

 

 

 

 

- Rico, aspettami. –

Mentre correva lungo il giardino ai confini con il villaggio dei vincitori, si voltò lanciandole un’occhiata con la coda dell’occhio.

La vide arrancare, la pelle chiara arrossata e il fiato corto per lo sforzo di cercare di stare al passo con lui. Rallentò nel momento stesso in cui Fiamma inciampava e cadeva a faccia in giù.

La raggiunse, esaminando il ginocchio ferito.

- Niente di grave, adesso torniamo a casa e ti sistemo. –

La prese in braccio e, notando che sorrideva, gli rivolse uno sguardo interrogativo.

- Mi piace che tu ti prenda cura di me – spiegò.

 

 

 

 

 

 

 

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Quattordici anni prima …

 

 

Era il primo giorno al centro d’addestramento del Distretto per Fiamma, e Rico, mentre schivava i colpi dell’istruttore, gli lanciava occhiate per accertarsi che stesse bene.

Si muoveva bene, era agile e veloce, e provò un guizzo d’orgoglio mentre la vide impugnare con presa sicura l’elsa di uno dei coltelli da lancio.

- Perché sprechi tempo dietro a quella ragazzina? Che cos’avrà mai di tanto speciale? – chiese Aaron, sbuffando mentre evitava l’ennesima finta.

- Quella ragazzina è mia sorella e, tanto per la cronaca, chiunque si azzardi a prendersela con lei se la vedrà con me. Sono stato chiaro, idiota? –

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dieci anni prima …

 

 

 

 

Rico era appena uscito dallo spogliatoio quando li vide.

Fiamma era accanto alla parete per l’arrampicata e Aaron le stava davanti a braccia incrociate. Non aveva bisogno di vederlo in faccia per sapere che il ragazzo sorrideva ed era ovviamente intento a flirtare con lei.

Quando lo vide posare una mano sui fianchi della sorella e attirarla leggermente a sé, si schiarì la gola.

Aaron sobbalzò, rivolse un sorriso di scuse a Fiamma, e si allontanò.

Fiamma, invece, lo osservò con aria di sfida.

- Stavamo solo parlando. –

- Sì, certo, come no. Sei troppo giovane per avere un ragazzo. –

 

 

 

 

 

 

 

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Nove anni prima …

 

 

 

 

- È vero? –

Fiamma lo fissava tenendo le braccia incrociate sotto il seno. Era cresciuta molto in quegli anni e sembrava essere diventata la sua fotocopia al femminile. Lo stesso sguardo intimidatorio, persino le stesse espressioni e movenze. Era come guardarsi allo specchio. Chi non avesse saputo dei due anni di differenza li avrebbe scambiati facilmente per gemelli.

- È vero, questo è il mio anno – confermò, cercando di rifarsi il nodo alla cravatta.

- Faccio io – sbuffò, annodandola con precisione e tornando a guardarlo negli occhi, - Tornerai da me, vero? –

- Tornerò. Devo prendermi cura di te, no? –

 

 

 

 

 

 

 

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Sette anni prima …

 

 

 

La vide muoversi attorno al ragazzo del Quattro con l’andatura agile e sinuosa di una pantera a caccia. Ne studiava ogni minima mossa e non lasciava mai il fianco scoperto, proprio come le aveva insegnato in quegli anni.

Era il suo secondo anno da Mentore, ma quella era l’edizione dei Giochi più difficile che avesse mai affrontato, compresa la sua. La consapevolezza di essere completamente inutile e totalmente inerme lo riempiva di frustrazione.

Poi il colpo di cannone … il ragazzo a terra in un mare di sangue.

La vide battersi il pugno sul cuore.

Gli aveva dedicato la vittoria.

 

 

 

 

 

 

 

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Sei anni e sei mesi prima …

 

 

 

 

 

Aveva aperto la porta del bagno quasi senza pensarci, desideroso di una bella doccia calda che lo aiutasse a liberarsi della stanchezza post allenamento, ma quello che si trovò davanti gli  fece desiderare di non averlo fatto.

Fiamma era avvolta in un piccolo telo da doccia bianco, i capelli tirati su  con una crocchia ancora umidi, e rideva mentre Gloss la tratteneva per i fianchi.

- Il mio migliore amico e mia sorella?! –

Gloss borbottò, mentre Fiamma sorrideva divertita, - Bè, questo è un po’ imbarazzante. –

- Ti dico solo questo: spezzale il cuore e io ti spezzo il collo. –

 

 

 

 

 

 

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Un anno prima …

 

 

 

 

 

 

Sapeva della rottura tra lei e Gloss, l’ennesima in quegli anni passati insieme, ma doveva ammettere che sua sorella sapeva recitare. Adesso, mentre camminava avanti e indietro per il centro d’addestramento e incitava Cato a muoversi con maggiore imprevedibilità, aveva lo sguardo duro e impassibile che non lasciava trapelare la sofferenza interiore.

- Che te ne pare? – chiese, tornando da lui.

- Saresti quasi credibile se non ti conoscessi più di me stesso. –

- Non capisco cosa intendi – replicò, inarcando un sopracciglio.

- Lo so che stai male per Gloss. Se vuoi l’offerta di spezzargli il collo è ancora valida. –

 

 

 

 

 

 

 

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Sei mesi prima …

 

 

 

 

Fiamma era acciambellata sulla poltrona in pelle come un gatto e sfogliava pigramente una rivista di moda capitolina per giovani spose.

- Ancora niente con quel vestito? –

Scosse la testa.

- Vorrei che Cinna non fosse tanto occupato con Katniss e potesse realizzarne uno anche per me. Guarda questi, non sono stupendi? – rispose, mettendogli sotto gli occhi la foto della ragazza del Dodici con indosso vari modelli.

- Hai scelto un brutto momento per sposarti, proprio in concomitanza con la “ragazza di fuoco” – ironizzò.

Sbuffò, indispettita, soffiando via una ciocca ribelle.

- Sarai comunque una sposa fantastica, ne sono sicuro. –

 

 

 

 

 

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Due settimane prima …

 

 

 

Snow aveva appena annunciato il programma per la terza edizione della memoria. E il sangue nelle vene gli si era gelato. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non tornare nuovamente in quella maledetta arena, ma allo stesso tempo si sarebbe sacrificato volentieri se ciò avesse garantito che Fiamma non sarebbe stata estratta. Purtroppo non c’erano sicurezze e, anzi, probabilmente avrebbero combinato le estrazioni perché due fratelli impegnati in una lotta all’ultimo sangue alzavano l’audience.

L’immagine di altri due fratelli, decisamente più biondi di loro, lo folgorò.

Non poteva permettersi di perdere Fiamma né Cashmere o Gloss.

Ormai era tempo di agire.

 

 

 

 

 

 

 

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Dodici giorni prima …

 

 

Fiamma gli aveva stretto la mano in una morsa implacabile mentre la Capitolina aveva annunciato l’estrazione di Cashmere. Ma lui non ci aveva neanche fatto caso, troppo preso nell’osservare il volto della donna che amava mentre sbiancava ma si costringeva a sorridere comunque.

E poi, momentaneamente troppo frastornato, seppe che Gloss era stato estratto perché Fiamma affondò le unghie nel dorso della sua mano.

Poco importava che non sarebbero entrati nell’Arena, perché solo uno dei loro compagni sarebbe uscito di lì vivo.

- Dovremmo essere lì anche noi – sussurrò Fiamma.

- Per ora mi basta sapere che sei al sicuro. –

 

 

 

 

 

 

 

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Sette giorni prima …

 

 

 

Erano lì ufficialmente per assistere Brutus ed Enobaria, in realtà perché il pensiero di non poter vedere Gloss nei giorni precedenti l’ingresso nell’Arena stava letteralmente facendo uscire di testa Fiamma.

E lui, come al solito, quando la sorella chiedeva qualcosa non era in grado di rifiutarle nulla.

In realtà passare quelle ultime giornate con Cashmere era la cosa migliore che potesse desiderare, ma fingere di essere lì per assecondare le richieste della sorellina lo aiutava a sentirsi più forte, a non sembrare debole.

- Vai da lei, io starò bene. –

Per una volta era Fiamma a prendersi cura di lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Quattro giorni prima …

 

 

 

 

I Giochi erano iniziati e con essi gli attacchi di panico, le crisi isteriche, l’ansia. Era un po’ come se anche loro fossero tra i Tributi, concentrati sugli attacchi, sulle schivate, sulle mosse e contromosse da adottare a seconda dei casi.

La notte però era il momento peggiore.

Arrivavano gli incubi e Fiamma puntualmente si svegliava urlando e tremando, le lacrime agli occhi.

Anche quella notte non fece eccezione.

Nell’appartamento riservato ai Mentori, Rico percorse in fretta il corridoio e aprì la porta della sua stanza.

- Ehy, sorellina, è tutto okay. Ci sono qui io, va tutto bene – sussurrò.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un giorno dopo …

 

 

 

 

Gloss e Cashmere erano morti da poco più di ventiquattr’ore, minuto più minuto meno, e Fiamma era chiusa nella sua stanza da allora.

Non aveva avuto la forza di andare da lei prima, aveva avuto bisogno di recuperare un minimo di barlume di lucidità perché sapeva che farsi vedere distrutto e in lacrime non sarebbe servito ad aiutarla ad affrontare il lutto.

La trovò seduta sul freddo pavimento del suo bagno personale, una lametta in mano e un polso insanguinato.

La fasciò alla svelta, stringendo delicatamente, e la suturò con attenzione.

- Dovevi lasciarmi andare – sussurrò flebilmente.

- Mai, sorellina. –

 

 

 

 

[100 parole]

  
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