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Autore: Maty66    05/12/2014    7 recensioni
Semir è sull’orlo del baratro. Nella sua vita non c’è più nessuna ragione di felicità, nessuna speranza per il futuro. Ma quando tutto sembra perduto, quando le circostanze della vita lo inducono alla disperazione più profonda, riceverà un aiuto insperato ed inaspettato.
Anche se un po’ maldestro e pasticcione.
Seguito- a quattro mani- di “Nella buona e nella cattiva sorte”. Come sempre non è indispensabile, ma consigliabile, leggere la storia precedente.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL PARADISO PUO' ATTENDERE di Maty66 e Chiara BJ

CAPITOLO 18
Qualunque cosa accada un giorno noi ci incontreremo di nuovo

 

“NOOOOOOO” urlò Semir balzando a sedere sul letto, con il cuore in gola, sudato fradicio.

“Calmati è stato un sogno, solo un sogno”  si disse cercando di regolarizzare il respiro.

Con il cuore ancora in tumulto guardò l’orologio sul comodino.

Le quattro e quarantacinque.

Ormai era inutile  cercare di rimettersi a dormire; era troppo sconvolto e comunque dopo un’ora doveva svegliarsi per andare al lavoro.

Buttò le gambe giù dal letto e cercò di scacciare le immagini dell’incubo dalla sua mente.

Certo era stato solo un brutto sogno, ma sapeva bene che poteva diventare realtà da un momento all’altro.

 

Erano passati due mesi da quando la sua illusione era sparita e la sua vita sembrava rientrata in un piano di relativa normalità.

I rapporti con Andrea erano diventati affettuosi e Semir si preparava a fare la mossa finale, chiederle di tornare  con lui, o almeno provarci.

Le bambine era tornate le sue adorate piccoline, Aida era di nuovo la figlia e scolara modello che era sempre stata, anche se passava qualche pomeriggio a studiare con Adam, il quale anche lui si era notevolmente calmato. Ora appariva un ragazzino serio ed assennato, anche se quando lo guardava negli occhi Semir aveva sempre la sensazione del fuoco che cova sotto la cenere. 

L’ispettore Gerkan era anche tornato in servizio attivo,  rifiutandosi però ostinatamente e ferocemente di trovarsi un nuovo partner.

Non voleva, non l’avrebbe mai voluto, e alla fine, dopo interminabili discussioni, anche la Kruger se ne era fatta una ragione, almeno per ora.

Solo una cosa non era tornata a posto.

Ben non c’era.

E Semir si aspettava ogni giorno che  l’incubo di quella notte diventasse realtà.

Provava una sensazione mista fra terrore e rassegnazione: da un lato ogni volta che ci pensava lo prendeva il panico assoluto al pensiero del distacco definitivo, e dall’altro non tollerava che l’unica cosa che restasse del suo migliore amico fosse quel corpo, quel guscio vuoto che si stava inesorabilmente spegnendo a migliaia e migliaia di chilometri di distanza.

Dopo la doccia Semir scese in cucina.  

Per l’ennesima volta preparando il caffè e sentendone l’aroma sorrise al pensiero dei giorni che aveva passato con la sua allucinazione.

Con il passare dei giorni  il ricordo di quei giorni aveva assunto sempre più i toni del sogno; in fondo se ci pensava bene non c’era nessuna traccia vera del suo passaggio. Forse si era immaginato tutto, ma -come si diceva sempre- era grato all’Essere Supremo di avergli mandato quella magnifica illusione.

“Coraggio, metti un po’ in ordine che oggi vengono le bambine” si disse mentre incominciava a mettere i piatti nella lavastoviglie.

Lo squillò del telefono lo fece sobbalzare.

Con il respiro mozzato, colto dalla paura, prese il ricevitore e guardò il numero.

La tazza che aveva in mano finì a terra riducendosi in mille pezzi.

“No… no… perché…” pensò.

Il momento tanto temuto, ma certo non inaspettato era arrivato, dando all’incubo di poco prima il significato della premonizione.

 

“Julia…” disse al telefono con la voce che era poco di un sussurro.

“Semir… scusa l’ora… ma… non potevo più aspettare.  Semir… c’è una persona che non vede l’ora di parlarti”

 

 

Andrea percorse le strade, deserte a quell’ora del mattino, ad una velocità quasi folle.

Parcheggiò davanti alla piccola villa e scese di corsa. Quando suonò al campanello dovette trattenersi dal farlo più volte per non svegliare tutto il vicinato.

“Allora è proprio vero?” chiese non appena Semir le aprì la porta.

Il piccolo ispettore turco si limitò ad annuire. Appariva completamente sconvolto, con il viso e gli occhi rossi.

“Ma questo è un… miracolo…” balbettò Andrea subito di prima di abbracciarlo.

“Io… non riesco a ragionare bene…” disse Semir, quando finalmente l’abbraccio si sciolse.

“Siediti un attimo…” propose la moglie.

“No, non c’è tempo, devo fare la valigia, organizzare tutto, l’aereo parte fra cinque ore. Ben mi sta aspettando” rispose sempre agitato e sconvolto il marito.

“Ti aiuto io. Ma siediti solo un minuto, sei troppo emozionato”

I due si sedettero sul divano del salotto. Semir tremava come una foglia.

“Semir, calmati dai… è una cosa meravigliosa. Cosa ti ha detto Julia? Hai parlato anche con lui?”

“Julia ha detto che ha iniziato a svegliarsi ieri…  e che stanotte l’ha riconosciuta e ha iniziato a parlarle. Anche lei era molto emozionata e confusa”

“Ma hai sentito anche lui? E’ riuscito a parlare al telefono?”

“Una parola o due non di più… ma l’ho sentito, capisci? E’ vivo, Andrea, e si è svegliato” Semir aveva le lacrime agli occhi.

Andrea gli sorrise dolce.

“E’ la cosa più bella che mi sia capitata da tanto… tanto tempo” sorrise abbracciando ancora il marito.

“Ma i medici cosa dicono?” chiese ancora.

“Non ho capito molto, solo che anche loro lo considerano un miracolo. Ho appena finito di parlare con Max. Mi raggiunge appena ha sistemato le cose nel suo ospedale”

Semir si alzò.

“Devo fare la valigia… non so neppure cosa portare e quanto tempo resterò. Fortuna che Konrad Jager ha già acquistato il biglietto aereo. Lo troverò direttamente in aeroporto. E poi devo chiudere casa, avvisare la Kruger…”

Lo spirito organizzativo di Andrea si fece subito avanti.

“Tu chiama la Kruger. A fare la valigia ci penso io, tanto l’ho sempre fatta io per te. Quanto alla casa, beh… mi è venuta in mente un’idea…”

Semir la guardò  con aria interrogativa.

“Beh… ho pensato che è inutile chiuderla, tanto dovrei comunque venire qui a vedere cosa succede ogni tanto… quindi   ho pensato che io e le bambine potremmo tornare a vivere qui… almeno fino a che non torni”

Semir la guardò con occhi felici.

“Questa è casa tua Andrea, tua e delle bambine. Non sai quanto mi faccia felice questa cosa, il vostro posto è qui”

“Bene allora è deciso” fece risoluta Andrea mentre saliva al piano di sopra per preparare la valigia.

 

L’aeroporto era stracolmo e a stento Semir individuò la segretaria di Konrad Jager che l’aspettava ai varchi con il biglietto aereo.

“Ecco ispettore. Una macchina l’aspetta all’aeroporto di Dallas al suo arrivo per portarla in ospedale. Non sa quanto siamo felici noi dipendenti della Jager Costruzioni, ci saluti tanto il signor Konrad e la signora Julia” disse la bella donna bruna porgendogli il biglietto.

Semir si sistemò e consegnò i bagagli al banco accettazione.

“Andrea… volevo dirti… io non so quanto tempo starò fuori. La Kruger non mi ha fatto problemi, ma ovviamente avrò delle decurtazioni sullo stipendio. Per quanto riguarda l’assegno per le bambine…”

“Semir… non ci pensare. Ce la caveremo bene, ho il mio lavoro, non ti preoccupare” sorrise la donna.

 

“Semir… fortuna che sono arrivato in tempo” lo richiamò Max, arrivando di corsa.

“Max … sei venuto. Bene”

Il medico lo guardò sorridente, ma anche preoccupato.

“Semir… posso parlarti un minuto solo?” chiese.

“Io arrivo fra qualche settimana per organizzare il rientro. Ho appena parlato con il medico curante di Ben, mi spedirà tutta la documentazione. Semir… volevo dirti… lo sai che è un miracolo il fatto che si sia svegliato giusto?”

Semir annuì.

“E sai che comunque non sarà una passeggiata…”

“Che vuoi dire?” chiese il piccolo turco preoccupato.

“Non ti aspettare l’impossibile Semir. Per Ben sarà una cosa lunga e difficile…”

Semir sospirò.

“Sì questo lo immagino. Ma non mi importa, qualsiasi cosa succeda io posso aiutarlo e lo farò” disse sicuro.

La voce suadente della speaker annunciò il volo.

“Allora  ti chiamo appena arrivo” disse Semir ad Andrea avviandosi all’uscita dopo averla abbracciata brevemente.

“Semir…” lo richiamò la donna.

Poi avvicinandosi lo tirò in un bacio passionale.

Semir si sentì al tempo stesso euforico e imbarazzato,  essere baciato così, lì davanti a tutti.

“Tu riporta a casa il ragazzo. Quando tornerai io e le bambine saremo qui ad aspettarti” sorrise alla fine Andrea.

 

 

Il volo era stato incredibilmente lungo per  Semir e anche se per la prima volta in vita sua aveva viaggiato, grazie a Konrad Jager, in prima classe aveva le gambe e le spalle doloranti  quando scese dall’aereo.

All’ingresso del modernissimo e quasi fantascientifico edificio dell’ospedale di Dallas trovò un’impaziente Julia ad aspettarlo.

Appena scese dall’auto Semir e la ragazza si trovarono stretti in un abbraccio fortissimo.

“Io… non riesco a crederci… è troppo bello…” Semir era emozionato come un bambino il giorno di Natale.

“Grazie per essere venuto subito…” ripose la ragazza con le lacrime agli occhi.

“Mi dovevi legare per farmi restare fermo a Colonia. Cosa dicono i medici?” chiese il piccolo turco eccitato.

“Non molto. Sono allibiti anche loro, non sanno che pensare, lo definiscono un miracolo”

“Ma lui… come…” Semir non aveva il coraggio di chiedere le reali condizioni.

“Beh… ieri gli hanno tolto il tubo per la respirazione, parla ancora con difficoltà, ma ci riconosce, è lucido… e soprattutto chiede in continuazione di te”   sorrise Julia.

“Per i movimenti i medici dicono che ci vorrà parecchio, anche vista la lunga immobilità, ma… Semir ti rendi conto…è sveglio…”  continuò la donna; la voce di Julia era ancora incredula.

“Andrà tutto bene, ne sono certo. Presto tornerà il solito Ben” la incoraggiò Semir.

Mentre si avviavano al piano, percorrendo il corridoio, però, una strana paura iniziò ad impadronirsi del suo animo.

Non parlava realmente con Ben da tanto, troppo tempo.

Aveva parlato con la sua allucinazione, ma con Ben aveva parlato per l’ultima volta quella maledetta e drammatica sera.

E Semir non era stato in realtà capace di dire niente.

Neppure chiedere scusa per quello che era successo nei mesi precedenti, per averlo lasciato solo nel momento del bisogno.

Il cuore iniziò a battergli furioso nel petto mentre si avvicinava alla stanza.

“Semir… grazie di essere qui” Konrad Jager gli venne incontro nel corridoio.

“Grazie a lei  per il biglietto aereo. Niente e nessuno mi poteva impedire di venire, mi creda” ripose il piccolo turco.

I due uomini si strinsero la mano sinceramente, senza ostilità, finalmente alleati.

“Forza vada, la sta aspettando” sorrise Konrad indicando la stanza sulla destra.

 

 

Semir aveva le mani che gli tremavano mentre apriva la porta.

Era rimasto per alcuni minuti a guardarlo dalla grande finestra e subito gli erano venute le lacrime agli occhi.

Era tremendamente smagrito, il volto scavato e pallido, ancora pieno di fili e tubi che spuntavano da tutte le parti, parlava debolmente con l’infermiera che stava facendo alcuni controlli.

Le immagini di quella sera terribile, dell’agonia del suo migliore amico fra le sue braccia tornarono a tormentare la mente del piccolo turco.

“Smettila, è finita, ora andrà tutto bene” si incitò mentre apriva piano la porta.

L’infermiera incrociò il suo sguardo uscendo e gli sorrise.

Semir aveva il cuore a mille.

Si avvicinò al letto a passo lento.

“Ehi…” riuscì solo a dire.

Ben lo guardò per un lungo istante.

“Salve… la conosco? Chi è lei?” chiese  poi con sguardo smarrito.

 


Angolino delle autrici ( in questo caso di Maty): Aspettate a gioire care  lettrici ( almeno quelle che avevano votato per il finale allegro). Il finale reale è quello scelto da Chiara e sapete bene che lei è perfida... come la strega di Biancaneve, anzi di più.

Angolino musicale: La coppia d’oro che si riunisce, finalmente!!! Semir e Ben nella stessa stanza…d’ospedale !!! Dove altrimenti, suvvia ormai ci conoscete no? Certo abbiamo Ben in versione ‘smemorato di Colonia’…a Dallas… ( la perfida in questo periodo è…diabolica! ).

Colonna sonora del capitolo…Beh il titolo dice tutto e quindi:

U2 “The miracle  (of Joey Ramone)” (Il miracolo)

Per ascoltarla

https://www.youtube.com/watch?v=JN2RuUcaUkk

 Stavo inseguendo i giorni della paura Stavo rincorrendo un sogno prima che sparisse Soffrivo perché volevo stare da qualche parte lì vicino La tua voce era tutto ciò che sentivo Ero scosso da una tempesta interiore Perseguitato dai fantasmi che dovevamo vedere Si, volevo essere la melodia Oltre il rumore, oltre il dolore Mi svegliai nel momento in cui avvenne il miracolo Sentii una canzone che dava un qualche significato al mondo Tutto quello che avevo perso, ora mi veniva restituito Nel più bel sound che avessi mai sentito Mi svegliai nel momento in cui avvenne il miracolo Ho così tante cose che non mi merito Tutte le voci rubate un giorno saranno restituite Il più bel sound che abbia mai sentito

 
  
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