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Autore: aiLari    05/12/2014    4 recensioni
Questa storia parla di Naruto e Sasuke. Questa storia racconta il loro incontro ed il loro avvicinamento. Racconta il loro difficile passato ed il loro continuo cambiamento. Questa storia parla semplicemente di due ragazzi. Due ragazzi destinati a stare insieme. Due ragazzi follemente innamorati.
[NaruSasu]
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Cap 1: Uno strano presentimento

Era notte, ormai. Le strade erano vuote e non si sentiva il benché minimo rumore, se non dei piccoli insetti presenti nei ristretti spazi verdi della città. Le vie venivano illuminate dai lampioni che emanavano una luce non troppo luminosa, ma abbastanza forte da permettere la vista dei marciapiedi.
Ogni tanto passava una macchina, ma di rado.
Quando ciò accadeva, lo spazio intorno a quest'ultima diventava vuoto e tutto veniva concentrato su di essa, sul forte trambusto che il motore emetteva al suo passaggio. Gli insetti si zittivano, anche se per un breve istante, per poi continuare le attività che poco prima svolgevano.
La maggior parte delle case presenti in questa città erano abitate da persone oramai stanche ed immerse nel proprio lungo sonno, tanto profondo da sembrare difficile da battere, se non impossibile.
I bambini più fortunati dormivano beatamente nel proprio dormitorio ed i loro genitori, dopo aver augurato loro la buonanotte, si incamminavano per la loro stanza. Altri, invece, si gettavano al di sotto delle coperte, dopo aver affrontato una brutta giornata basata sulle liti dei membri della propria famiglia.

Non tutti avevano una vita spensierata. I sogni di alcuni venivano continuamente turbati da brutti incubi creati da preoccupazioni, stress o brutte esperienze che hanno compromesso alcune parti essenziali della vita di quest'ultimi.


In una di queste case, un bambino chiuse da poco gli occhi, stringendo a sé il morbido peluche di sua appartenenza. Il suo sonno durò poco, sentendo dei rumori provenire dal pian terreno della propria abitazione.
Alzando con fatica le coperte che lo tenevano al caldo, abbandonò il nido dove, con la sua presenza, si era creata un'area, abbastanza ristretta, riscaldata dal proprio calore corporeo. Una volta messi i piedi saldamente a terra, un brivido lo percorse lungo la schiena per il cambiamento di temperatura: era oramai arrivato il periodo autunnale, e le calde giornate d'estate stavano man mano svanendo. Si incamminò verso la porta avendo poco presente la propria meta.

Quella sera sembrava tutto molto più silenzioso del solito.

Lo scricchiolio quasi inudibile che sentiva ad ogni suo passo sul parquette di legno di cui tutta la casa era tappezzata, sembrava quasi impossessarsi della sua mente costringendolo a concentrarsi sui propri movimenti.
Si avvicinò sempre di più alla massiccia porta di legno che aveva davanti, alzando il braccio sinistro verso la maniglia con l'intento di uscire dalla propria stanza mentre, nella mano destra, teneva stretto il pupazzo di peluche che, fino a qualche istante prima, stringeva al proprio petto.
Varcò di poco la soglia, osservando lo spazio a sé circostante cercando di capire da dove, quello strano rumore sentito poco prima, provenisse. Un misto di paura e di preoccupazione lo fece dubitare delle proprie azioni, spingendolo quasi a ritornare dov'era un attimo prima. La curiosità insieme alla poca voglia di riprendere sonno, lo spinse comunque a proseguire e ad avvicinarsi alle scale che conducevano al primo piano della piccola villetta. Percorse quel breve tragitto molto lentamente, guardandosi bene intorno. Nell'atmosfera si respirava una strana aria che neanche al bambino, nonostante la sua giovane età, riusciva a sfuggire.


"Mamma...?", disse, quasi sussurrando.

"... Papà?", continuò, scendendo gradino per gradino, osservando lo spazio a lui circostante. Il palmo della mano sinistra quasi scivolava sulla ringhiera ad ogni suo singolo passo.

"... Mamma?", ripeté ancora una volta, mentre il suo sguardo si rivolse ad una porta semi-aperta mossa dal vento, che cigolava leggermente. Vi si avvicinò a passo poco deciso guardando per qualche secondo le scale che aveva appena disceso. Una strana sensazione gli percorse la colonna vertebrale facendolo sentire improvvisamente a disagio.

Prese con entrambe le mani il peluche che fino a quel momento aveva trascinato per terra, stringendolo tra le braccia, quasi sprofondando col mento nella sua testa, cercando una sorta di coraggio attraverso quel contatto. Poi lo alzò inconsapevolmente, coprendo gran parte del viso. Solo gli occhi erano liberi dal tocco del materiale di cui era stato fabbricato l'orsacchiotto. Cercava in qualche modo di nascondersi, intimorito.

"C'è qualcuno... Qui?"

La finestra aperta che, improvvisamente, cominciò a sbattere contro la propria chiusura, provocò un rumore che lo fece quasi sobbalzare. Il vento, in quel preciso momento, decise di farsi più vivo irrompendo negli spazi dove era possibile il passaggio. Si avvicinò alla piccola finestra affiancata all'entrata dell'abitazione. Alzandosi sulle punte dei piedi, cercò di arrivare con i polpastrelli agli sportelli della fessura, tentando, in qualche modo, di socchiuderli, facendo sì che lo sgomento cessasse.

Mentre cercava inutilmente di raggiungere il proprio obbiettivo, la sua attenzione si spostò su una strana luce proveniente da fuori. Era una luce molto più forte di quella emanata dai lampioni. La vide muoversi in svariate direzioni, illuminando varie zone probabilmente casuali. Si spegneva e riaccendeva a tempo, come se fosse il segnale di un qualcosa. Successivamente si fermò, evidenziando una zona ben precisa, per poi chiudersi definitivamente.

Il vento cessò di soffiare e l'atmosfera si riempì del vuoto più assoluto.

Guardò in alto alla sua destra, dove era presente un orologio probabilmente di vecchia data. Il ticchettio di quest'ultimo si faceva largo nello spazio circostante aumentando sempre più di volume, fino ad impossessarsi di ogni minima particella di cui quella stanza era composta. Il cuore non smetteva di battere e l'ansia saliva: c'era qualcosa di strano in tutto questo.

Fece qualche passo indietro, ritornando dove si trovava qualche attimo prima di farsi distrarre dal rumore provocato dai vetri delle finestre. Continuando a guardare il punto che tanto lo aveva incuriosito una volta finita di scendere la rampa di scale, notò uno strano luccichio sul pavimento che subito lo fece stare allerta. Si avvicinò a quella zona, che non gli ispirava tanta fiducia, sentendo una strana aura, nell'aria: c'era qualcosa che, dentro di sé, gli diceva di allontanarsi da quel posto; gli diceva di non fare un altro passo, di starne il più possibile alla larga.

Allungò lentamente la mano posando le dita lateralmente al possente montante di legno davanti a sé. Sempre con la stessa cautela, lo tirò, aprendo completamente la porta.
Le pupille si restrinsero ed il cuore si fermò. Durante il passaggio del veicolo, il suono della sirena dell'ambulanza riecheggiò nell'ambiente, svegliando gli abitanti della città dal loro profondo sonno.



                                                                        ***


Il cuore gli si fermò in gola impedendogli di respirare. Si mise a sedere di scatto aprendo, di conseguenza, gli occhi. La vista era abbastanza offuscata e i raggi solari riflettevano sul suo viso.
D'istinto alzò il braccio per coprirsi la vista da quella luce, con gli occhi come fessure per il fastidio causato da quest'ultima. Si issò sulle proprie gambe andando a porre fine a quella seccatura, sospirando.
Rivolse successivamente il suo sguardo al letto dal quale si era appena alzato, notando le lenzuola abbastanza appiccicaticcie, impregnate del proprio sudore. Strinse in un pugno il bordo della t-shirt bianca a lui indosso, tirando con non-curanza il tessuto al proprio viso, cercando di eliminare i residui restanti sulla sua fronte.
Restò immobile per qualche istante, guardando un punto poco preciso nella stanza, mentre la sua mente era sovrastata da mille pensieri, dove era soprattutto uno a riemergere.


"Ancora quel sogno", pensò, guardando, successivamente, la piccola scatoletta rettangolare vicino al proprio comò, dove era segnata l'ora. Lesse il numero indicatovi sopra, scordandoselo una volta girato lo sguardo verso la porta.
Si incamminò verso l'uscita della propria stanza, per poi dirigersi verso il bagno, non molto distante dalla camera di cui aveva appena varcato la soglia. Si posò a corpo-morto con le mani sui bordi del lavandino, guardandosi attentamente allo specchio.


Osservò i suoi occhi neri e profondi come l'abisso, accorgendosi di quanto scuri fossero e di quanta insicurezza poteva leggerci dentro. Erano in pochi a rendersene realmente conto, questo perché faceva del suo meglio per dimostrarsi impassibile davanti a tutto.

Oramai era andata a finire così: Sasuke non poteva più mostrarsi per quello che era veramente, non ne era più capace. Qualcosa gli diceva che non era giusto agire in quel modo, costringendolo a rinchiudersi completamente in se stesso, allontanandosi, di conseguenza, quasi definitivamente dalla persona che era veramente.
Di una cosa lui, però, era ugualmente consapevole.
Sapeva di provare una sorta di paura, timore, ne era altamente al corrente.

Se gli fosse stato possibile, si sarebbe gettato all'interno delle sue pozze profonde per nascondersi dal mondo esterno, senza più provare nessun tipo di emozione, tra cui rancore, dolore, pentimento e... Amore? No, questo sentimento non lo aveva mai realmente sperimentato. Scosse la testa al solo pensiero, scompigliando ancor di più i capelli di un color corvino molto intenso, quasi come quello dei suoi occhi.


Allungò una mano alla manopola del rubinetto, facendo scorrere acqua a sufficienza da permettergli di bagnarsi completamente il viso. Prese una salvietta di fianco al lavello, tamponandosi il viso.
Possedeva la carnagione di una tonalità molto chiara, dando quasi l'impressione che anche il più piccolo granello di polvere fosse in grado di macchiarla. Anche la più piccola imperfezione poteva essere facilmente visibile sul quel tipo di pelle, ma lui aveva comunque un viso perfetto, che neanche la pubertà era stata in grado di scalfire.


Osservò i suoi tratti, concentrandosi soprattutto sulle occhiaie violacee che quasi gli incidevano il viso. Sembrava così stanco, così distrutto. Le sue giornate erano un susseguirsi di problemi e preoccupazioni, e neanche il riposo notturno poteva più soddisfarlo. Quel sogno, quell'incubo, cosa voleva mai significare? Era qualcosa di puramente casuale, oppure aveva qualche altro senso più logico? Una cosa, comunque, era certa: stava letteralmente impazzendo.

“La colazione è pronta", disse una presenza alle sue spalle, dopo aver picchettato con le nocche alla porta di legno spalancata del bagno, interrompendolo dai suoi pensieri.

Il diretto interessato rimase immobile, indifferente, come se nessuno avesse parlato. Ci volle qualche secondo prima che si voltasse, guardandolo.

“... Buongiorno", disse il moro, con fare passivo.

“Buongiorno a te, Otouto", rispose quello, accennando un dolce sorriso.

 

____Nota dell'autrice____ importante*

 

Salve! Grazie mille per essere arrivati fino a questo punto della storia. E' da un sacco di tempo che voglio scriverne una seria, quindi eccomi finalmente qua.

Questa è la mia prima FanFiction. Ho svolto anche altri lavori, che ho successivamente droppato/cancellato; o per la trama, secondo me poco coinvolgente, oppure per il blocco dello scrittore, che mi impediva di continuare il racconto.

Questo, comunque, è primo lavoro che pubblico ufficialmente su qualche sito/forum, quindi sappiate che ho la seria intenzione di portare a termine la storia. 
Prima di tutto ci terrei a dirvi che questa FanFiction la sto scrivendo principalmente per me stessa, quindi non so dirti ogni quanto l'aggiornerò. Considerando che la sto scrivendo per una ragione altamente personale, voglio prendermi tutto il tempo possibile e necessario. Però, vi assicuro che cercherò di non tenervi troppo sulle spine.
Recensite pure, mi farebbe tanto piacere!

Alla prossima _aiLari

PS: Se trovate degli errori nell'ultimo pezzo, vi prego di scrivermelo *l'ho scritto a scuola con il cellulare che mi correggeva anche i verbi, trasformandomeli in congiunzioni(?)*.

   
 
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