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Autore: Hermione Weasley    05/12/2014    4 recensioni
Lei è in fuga da se stessa. A lui sono stati offerti due milioni di dollari per ucciderla. Ma le mire di qualcun altro, deciso a riunire sei persone che non hanno più niente da perdere, manderanno all'aria i loro piani.
-
“Chi cazzo è questo idiota?” Blaterò qualcuno.
“Un forestiere!” Decise un altro.
“Che razza di accento era quello?” Indagò un terzo.
Si sentì spingere bruscamente verso l'arena, senza poter far granché a riguardo. Quando le fu ad un misero metro di distanza, tra le grida che si alzavano dal gruppo, fu la voce bassa e pacata della donna a sovrastare tutte le altre.
“E' l'uomo che mi ucciderà.”

[Clint x Natasha + Avengers] [Dark!AU] [Completa]
Genere: Azione, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 15 -

 

 

 

“Dove cazzo ci stanno portando?” Non aveva proprio potuto fare a meno di chiedersi, mentre la figura alta e imperiosa di quello che sembrava essere il capo, da quelle parti, faceva loro strada attraverso tortuosi corridoi tutti uguali, oltre porte blindate che richiedevano l'inserimento di codici – Clint sospettava – sempre diversi.

Natasha si limitò a lanciargli un'occhiata confusa, procedendo al suo fianco con l'aria di chi sta dirigendosi al patibolo, ma vorrebbe anche dissimulare la paura con un pizzico di sana strafottenza.

“Se avessero voluto ucciderci l'avrebbero già fatto,” tentò di rassicurarla.

“Lo so,” rispose seccamente lei, il tono basso e ostile.

“Non si direbbe.”

Il commento gli valse una gomitata nello stomaco e probabilmente anche un bis se il loro l'arrivo in un ampio stanzone non fosse giunto giusto in tempo a distrarli tutti quanti. La prima impressione di Clint fu quella di trovarsi in un formicaio: ovunque guardasse riusciva a distinguere decine di persone, chi andava e veniva, chi portava caffè o documenti, chi discuteva animatamente, chi non smetteva di digitare furiosamente sui computer allestiti sul lato sinistro dell'enorme spazio spoglio. Dal ritmo con cui si muovevano, sembrava di trovarsi in un bunker e che là fuori, in superficie, stesse imperversando una vera e propria guerra. Non c'era niente che suggerisse la presenza di una banda di criminali particolarmente organizzata. E poi, quel tipo alto e minaccioso non aveva loro dato il benvenuto al quartier generale dell'ex SHIELD? Non aveva la più pallida idea di che cosa si trattasse, ma era abbastanza sicuro di non averlo mai sentito nominare prima d'allora, il che – data la sua straordinaria dimestichezza con l'ambiente della delinquenza – gli confermava che: o avevano che fare con dei fuorilegge estremamente riservati, o che erano fuori strada. Doveva essere tutt'altro.

“Questo è il cuore operativo dell'organizzazione,” l'ometto che li aveva accompagnati durante la visita alla centrale non sembrava aver perso il vizio di comportarsi da guida turistica. “Da qui ci teniamo in contatto con le altre sezioni dell'ex SHIELD e coordiniamo gli interventi necessari.”

Interventi necessari. Di che cazzo stava parlando?

“Dio, ho sempre odiato le gite scolastiche,” si lamentò, coinvolgendo Natasha nelle sue considerazioni.

“Non sono sicura che questa sia una gita scolastica,” ribatté lei.

“Bè, sembra esserlo,” ci tenne ad insistere, beccandosi un'occhiataccia da parte della donna che li aveva accolti alla banca di Cordova; adesso capiva perché, già da prima, gli ricordasse tutto fuorché un'impiegata: dirigeva il suo cipiglio severo un po' in tutte le direzioni, tenendo alto il capo e procedendo con la schiena dritta... una tutta d'un pezzo.

Il trio li condusse in una stanza secondaria, più piccola, con alcuni schermi sistemati sulle nude pareti di cemento e un tavolo che ne occupava il centro. Il capo si era fermato dietro la sedia a capotavola, poggiandosi allo schienale con entrambe le mani mentre con un brusco cenno del capo li invitava a sedersi. Se il suo atteggiamento si sposava alla perfezione con l'algida compostezza della donna, non altrettanto con la stucchevole cortesia dell'altro, l'espressione perpetuamente bloccata su quel sorriso cordiale che non aveva smesso di rivolgere un po' a tutti – ma in particolar modo a Rogers, gli parve di intuire – sin dal momento del loro primo incontro.

Dopo un attimo di esitazione, il capitano fu il primo a raccogliere l'invito dello sconosciuto, voltandosi verso di loro come per convincerli a fare altrettanto. Francamente, all'eventualità che Natasha avesse ragione, che Steve fosse stato davvero a conoscenza della meta a cui li avrebbe portati quella complicata e bizzarra macchinazione, non sapeva come avrebbe reagito. Da una parte si sarebbe sentito tradito, forse, ma dall'altra... il capitano sembrava una persona troppo onesta e morigerata per lasciarsi persuadere a condurli verso una trappola certa. E se una spiegazione – seppur vaga – la si poteva trovare nello scopo della sua professione (non era compito dei poliziotti assicurare alla giustizia i fuorilegge come lui?), era anche vero che in prigione c'erano finiti eccome, e che ci sarebbero anche rimasti se non fosse stato per il suo intervento.

Un ragazzo alto e smilzo entrò nella stanza trasportando un piccolo carrello su cui facevano bella mostra di sé un paio di caraffe di caffè e alcune tazze.

“Se volevate invitarci per un tè avreste solo dovuto chiamarci,” Stark, che si era trattenuto pure troppo a lungo, probabilmente inquietato dalla solennità dell'ambiente, aveva infine ceduto. “Anche se conosco posti migliori di questa... cantina. Seriamente, la prossima volta datemi un colpo di telefono.”

Il capo non esitò ad incenerirlo con lo sguardo: il fatto che disponesse di un unico occhio non inficiava minimamente l'efficacia dell'aria minacciosa che proiettava tutt'attorno a sé. Tony aveva un pessimo modo di esprimersi – non che a lui andasse tanto meglio – ma Clint si ritrovò comunque a pensare che non aveva tutti i torti. Possibile che non ci fosse stato un modo più semplice per assemblare la squadra? Se la si poteva definire tale, ovviamente (punto su cui nutriva non pochi dubbi).

“Era proprio necessario spedirci su e giù per trovare questo posto?” Thor non aveva l'aria di essere particolarmente felice di quel colpo di scena. “Eravate lì ad osservarci mentre cercavamo di risolvere quel...”

“Volevamo essere sicuri di concedervi abbastanza tempo per conoscervi a sufficienza,” la donna era intervenuta. “Ma allo stesso tempo non potevamo permetterci di garantirvi l'accesso finché non vi avessimo visti all'opera.”

“Oh, questo migliora tutto,” la voce gelida e sarcastica di Natasha costrinse tutti a voltarsi verso di lei. “Fare parte di un dannato studio comportamentale è sempre stato il mio sogno,” sibilò, senza preoccuparsi di nascondere la propria indignazione.

L'arrivo del ragazzo del caffè lo distrasse, per un attimo, dalla discussione in corso: lo seguì con lo sguardo mentre serviva una tazza della bevanda fumante ciascuno, lasciando quella che pareva una zuccheriera e alcune palettine di legno al centro del tavolo a disposizione di tutti.

“Grazie Greg, puoi andare,” il tipo della centrale l'aveva congedato con l'ennesimo sorriso gentile.

“Se ci avete chiesto di venire fin qui è perché ci avevate già visti in azione,” non appena la porta si fu richiusa alle spalle di Greg e del suo carrello, Natasha tornò ad incalzare i tre.

“In azione insieme,” la corresse la donna.

“E comunque chi diavolo siete?” La russa non pareva affatto intenzionata a mollare il colpo. “Ex SHIELD non ci dice proprio un bel niente.”

Sia la falsa impiegata di banca che la guida della centrale si voltarono verso il terzo uomo, l'unico che non si era fatto vedere in precedenza, come per chiedergli tacitamente il via libera. Passò un interminabile attimo in cui lo sconosciuto si limitò a fissare Natasha, e lei ad osservare lui senza il benché minimo segno di cedimento o intimidazione. Dopodiché, l'uomo si limitò ad annuire una sola volta.

“Phillip Coulson,” l'ometto in giacca e cravatta fu il primo a presentarsi, “ex agente SHIELD.”

“Maria Hill,” gli fece eco l'altra che, non senza irrigidire i tratti del volto, parve rifiutarsi di aggiungere una qualunque qualifica al suo nome.

“Colonnello Nicholas J. Fury.” La voce bassa e potente del capo catalizzò la loro attenzione. “Adesso che abbiamo concluso con i convenevoli, passerei a qualcosa di più interessante,” neppure si curò di dissimulare il sarcasmo che venava le sue parole. “Se lei, signorina Romanoff, è d'accordo, ovviamente.”

“Dovete avere pazienza,” intervenne Bruce, entrambi i gomiti appoggiati sul tavolo, “è stato un viaggio lungo e stancante. Non potete biasimarci se abbiamo tante domande da farvi.”

“Tanto per cominciare: che cazzo è lo SHIELD?” Clint non riuscì a fare a meno di intromettersi.

Era,” lo corresse la Hill, congiungendo le mani affusolate davanti al viso. “Era un'organizzazione paragovernativa che si occupava della sicurezza internazionale, signor Barton.”

Va bene, l'avevano abbondantemente capito che conoscevano i loro nomi: c'era proprio così tanto bisogno di ribadirlo in continuazione? Clint era piuttosto sicuro che tutti loro – nessuno escluso – fossero ben consapevoli di chi aveva il coltello dalla parte del manico in quella particolare situazione.

“Qualche anno fa abbiamo scoperto che una gruppo terroristico la cui fondazione risale alla Seconda Guerra Mondiale si celava ancora tra le nostre file,” spiegò Coulson. “Nel corso degli ultimi trent'anni, sono riusciti ad inserirsi in modo talmente capillare ed efficace da essere in grado di sabotare molteplici operazioni senza che ce ne accorgessimo, tanto da convincere il governo che lo SHIELD era corrotto e che andava smantellato al più presto.”

“E così è stato,” riprese la donna. “Il loro capo, Alexander Pierce, ha persuaso il Ministero della Difesa ad affidargli il compito di istituire una nuova organizzazione che prendesse il posto dello SHIELD.”

“Grazie alla sua influenza ci è riuscito,” adesso il sorriso era sparito anche dal volto di Coulson. “E' ormai da un paio d'anni che l'HYDRA, di fatto, controlla la sicurezza nazionale ed internazionale.”

“Il punto è che non è quella, che sta loro a cuore,” Fury si era intromesso, quasi indispettito da quella lezione di storia recente del tutto non richiesta. “Il loro obbiettivo è mettere in ginocchio il mondo per convincerlo a rinunciare alla propria libertà in cambio di sicurezza.” Si rimise bruscamente in piedi, recuperando un fascicolo che lanciò di malo modo in mezzo al tavolo: ne fuoriuscirono foto e ritagli di quotidiani prevalentemente stranieri, prime pagine e scatti rubati che parlavano di attacchi terroristici, attentati, guerriglia, assassinii, stragi ed esecuzioni. “Inutile specificare che ci stanno riuscendo alla grande.”

“Perché il presidente dovrebbe permettere tutto questo?” Rogers, incredibilmente corrucciato, si era rivolto direttamente a Fury.

“Perché non sa che tutti questi eventi sono ricollegabili all'HYDRA. Quei fottuti figli di puttana sanno come cancellare le proprie tracce e hanno amici e alleati pronti a parar loro il culo,” illustrò con tono sferzante. “Se mi avesse dato il tempo di spiegarmi in precedenza, capitano Rogers, non saremmo a questo punto.” Steve si limitò a serrare le labbra, fingendo attenzione per alcuni degli articoli che gli erano fluttuati sotto al naso.

Quindi lo SHIELD, o ex che fosse, aveva già cercato di reclutarlo: era possibile che – essendo stato parte dell'esercito – fosse stato a conoscenza delle sorti dell'organizzazione e avesse deciso, piuttosto, di tenersene alla larga. Cosa gli avesse fatto cambiare idea, però, quello non avrebbe saputo dirlo.

Era vero che negli ultimi anni le notizie di cronaca nera, allarmismi e panico si erano diffusi a macchia d'olio, ma Clint non aveva mai pensato ad imputare quell'escalation a niente di più che alla progressiva e ineluttabile corruzione della razza umana, secondo lo stesso processo che li avrebbe prima o poi portati all'autodistruzione. Adesso si affacciava l'ipotesi che ognuno di quegli eventi potesse in qualche modo ricollegarsi a macchinazioni e complotti che raggiungevano le sfere più alte dello stato: e non c'erano solo gli Stati Uniti coinvolti, ma il mondo intero.

“In tutto questo non mi è ancora chiaro perché ci avete fatto venire fin qui,” di nuovo Bruce, a ribadire educatamente la propria confusione.

“Uno dei pochi lussi che possiamo concederci in quanto organizzazione attualmente fuori legge, dottor Banner, è quello di operare fuori da un ambito prettamente legale,” sentenziò la Hill.

Allora avevano visto giusto: quello che volevano fare era offrire loro un lavoro, approfittare delle loro singolari e rispettive capacità per... combattere il crimine che viveva in seno alla nazione più potente del mondo?

Decise di bere un sorso di caffè, nella speranza che quello riuscisse miracolosamente a migliorare le cose, ma la bevanda faceva talmente schifo che a malapena si impedì di sputarla.

“Ci scusi per la qualità della nostra miscela, signor Barton,” Coulson, che doveva essersi accorto di quel disastroso assaggio, era tornato ad interpellarlo, “accumulare provviste di cibo non è esattamente il nostro forte.”

“Siamo costretti a farle arrivare in piccole quantità e da diversi angoli del paese pur di non destare sospetti.” Clint scoccò un'occhiata a Maria Hill, chiedendosi da quanto tempo operassero sotto terra, nella quantomeno ottimistica speranza di poter contrastare l'HYDRA – o come cazzo l'avevano chiamata – agendo nell'ombra: tutto quello che riuscì a capire era che non doveva essere affatto una cosa semplice e nemmeno una sistemazione ideale per nessun essere umano.

“E al fatto che ci troviamo sotto la mia centrale nessuno ci ha pensato? Mi state pagando un affitto o... ?” Stark si era intromesso ad interrompere le sue riflessioni.

“La signorina Potts ci sta aiutando,” di nuovo Coulson con il suo tono affabile. “I consumi della centrale riescono a coprire e mascherare quelli del quartier generale... a dir la verità è stata proprio una sua idea.”

La menzione di quella che Clint ricordava come l'attuale CEO delle Stark Industries aveva avuto il potere di prosciugare anche la più piccola traccia di allegra arroganza che contraddistingueva l'atteggiamento di Tony, cedendo il passo ad un'espressione contrita e confusa. Sembrava aver preso il coinvolgimento della donna nella conversazione come un vero e proprio colpo basso. Si limitò a stringere le labbra e annuire, dirottando la propria attenzione altrove: l'improvvisa consapevolezza che tutti – in varie e diverse misure – avevano avuto un passato turbolento (traumi che avevano segnato la loro esistenza e che ancora ne dettavano loro malgrado il corso, tenendoli piegati nella propria morsa, pericolosamente soli, costantemente in bilico sul ciglio di un baratro oscuro) si palesò finalmente agli occhi di Clint.

“Quindi ci avete portato fin qui per reclutarci?” Si azzardò a chiedere, trovando quel punto ancora fastidiosamente nebuloso: il fatto che nessuno di loro avesse proprio niente da perdere giocava sicuramente in favore dei tre ex agenti SHIELD, ma l'arciere non era comunque sicuro di volersi imbarcare in qualcosa che gli appariva dannatamente più grande di lui.

“Come squadra,” ribadì Fury. “Abbiamo bisogno che facciate qualcosa per noi.”

“E se ci rifiutassimo?” Natasha non sembrava voler lasciare niente di intentato, noncurante dell'occhiata penetrante e gelida da parte dell'uomo che quell'inquisizione le valse.

“Non possiamo farvi uscire di qui,” spiegò in tono asciutto, pratico, “sapete già troppe cose.”

“Allora o siamo con voi o siamo vostri prigionieri,” articolò lei in tono di sfida, “non mi sembra un'offerta di lavoro poi così equilibrata.”

“Preferirebbe che le somministrassi il siero di suo padre, signorina Romanoff?”

Clint vide la ragazza irrigidirsi sul posto, i tratti del volto improvvisamente tesi e più pallidi del solito, i pugni chiusi sul tavolo e un'espressione di panico a malapena trattenuto ad animarle lo sguardo.

“Come-”

“Sappiamo più cose di quante crediate. Su tutti voi,” allargò la questione a tutti i presenti, lui compreso. “Quello che mi preme di farvi capire è che siete tutti in possesso di abilità specifiche, abilità che farebbero molto comodo ad un'organizzazione come la nostra,” si era rimesso in piedi, misurando ad ampi passi lo spazio che circondava il tavolo. “Le alternative sono tre: o vi rifiutate, nel qual caso saremo costretti a rinchiudervi nelle nostre celle e buttare via la chiave almeno fino a quando non avrete cambiato idea; o vi rifiutate e, per qualche assurdo motivo, riuscite a scappare prima che uno dei miei uomini possa impedirvelo,” Fury si era soffermato in particolar modo su Thor prima di proseguire oltre, “e sappiate che non ho intenzione di semplificarvi le cose in alcun modo.” Inspirò a fondo. “Oppure decidete di lavorare per noi: potrete lasciarvi alle spalle le vostre vite, se così le vogliamo definire, e occuparvi di qualcosa di più importante.”

“Mi pare che stia dando per scontato il nostro indefesso altruismo,” l'appunto gli era uscito più astioso del previsto, ma non gli piaceva affatto il tono paternalistico con cui l'uomo continuava ad interpellarli.

“Il suo, signor Barton? Mi dica...” lo fronteggiò, fermandosi a pochi passi di distanza dal punto in cui era seduto, “cosa preferisce fare? Tornare alla casa dei suoi genitori nell'Iowa? Riparare motori scassati di giorno e illudersi di essere libero solo perché il suo passatempo è derubare la gente?” Clint sentì il cuore aumentare i propri battiti, la rabbia provocata da tutta quella presunzione a fargli ribollire il sangue nelle vene. “Quanto tempo ancora prima che il precario equilibrio che si è conquistato torni ad infrangersi in mille pezzi? Affogherà i suoi dispiaceri nell'alcool, si lascerà andare, supplicherà un qualsiasi tragico evento di cancellarla dalla faccia della terra? Di nuovo?” L'indignazione l'aveva travolto a tal punto da impedirgli di aprir bocca, di proferir parola, di dare voce alla furia che gli fioriva in petto, inesorabile.

“Perché non se ne sta zitto?” Non ebbe bisogno di voltarsi per indovinare l'ira sul volto di Natasha.

“Lei più di ogni altro dovrebbe capirlo, signorina Romanoff. Lasciare suo padre per morto a San Paolo non l'ha aiutata a risolvere nessun problema, mi pare. Non è forse per questo che ha insistito per arrivare sin qui? Non mi dica che non sperava di trovare qualcosa che fosse capace di colmare l'assoluta mancanza di senso della sua esistenza.”

“Non glielo dirò un'altra volta,” aveva ribadito Natasha, la voce furente le uscì come un soffio tremante. “Stia zitto.”

“Perché dico la verità?” La sfidò Fury, allargando platealmente le braccia; dopodiché passò a dedicarsi agli altri. “Dottor Banner, pensa davvero di poter vivere isolato dal mondo per il resto dei suoi giorni? Non dico la verità se le faccio notare che l'Altro, come a lei piace chiamarlo, finirà comunque per prendere il sopravvento, che lei lo voglia o no e a dispetto dei chilometri di distanza che si preoccupa di stabilire tra lei e gli innocenti che la circondano?” Bruce, turbato, non rispose. “O l'atleta caduto in disgrazia, che non riesce ad affrontare il caos che è diventata la sua vita, che pur di non dover fronteggiare il fratello che ha distrutto l'eredità di suo padre, di guardare in faccia il senso di colpa e sconfiggerlo una volta per tutte, preferisce compiangersi giorno dopo giorno, infliggendosi un'esistenza insignificante nella speranza di pagare lo scotto per i propri errori. Sbaglio, signor Odinson?” Thor si curò di guardare altrove, fingendo interesse per uno degli schermi appesi alle pareti che avevano appena ripreso vita. “Il miliardario rampollo della famiglia Stark...,” apostrofò Fury, passando oltre.

“La prego, si risparmi la predica... ne ho ricevute anche troppe ultimamente,” si impose Tony, evidentemente affatto intenzionato a lasciarsi prendere a schiaffi in faccia tanto remissivamente.

“Non mi pare che abbia imparato la lezione, allora,” constatò l'altro. “Lei ha un dono, signor Stark, una mente brillante come poche, ma invece che impegnarsi per affermare i suoi diritti, ha fatto in modo di alienarsi l'intera dirigenza delle Stark Industries. La signorina Potts ha combattuto per lei, e lei non ha fatto altro che sabotare i suoi tentativi.”

“Lasciarle la dirigenza è stata la cosa più sensata che potessi fare!” Esclamò Tony con un'urgenza che Clint non gli aveva mai visto addosso prima d'allora.

“Una delle più sensate, glielo concedo,” proseguì Fury. “Ma non la più difficile. Gettare al vento la sua vita, la sua intelligenza... crede che siano modi per rifarsela con suo padre.” Stark gli scoccò un'occhiata infernale, ma non osò ribattere. “La notizia flash è che suo padre è morto e che l'unico che sta deludendo è se stesso. Nessun altro.”

Da quanto tempo, esattamente, l'ex SHIELD o chi per loro, li stava tenendo sott'occhio? Come facevano ad essere a conoscenza di tutti quei dettagli della loro vita privata?

“Capitano Rogers,” il tono di Fury si era fatto improvvisamente ancora più greve e solenne, il suo sguardo esplicito.

“Non potevo sapere in che mani mi sarei messo,” ribatté Rogers, ostentando una calma che, tuttavia, tradiva il suo evidente nervosismo.

“No, ma è comunque riuscito a capire che non aveva niente da perdere. Lei è un soldato, capitano, non un fottuto poliziotto. Non dovrebbe dimenticarsi dei suoi successi, noi non l'abbiamo fatto... e ci aspettiamo grandi cose da lei.”

La foto di un uomo sui cinquant'anni era apparsa sullo schermo proprio alle spalle di Fury.

“Mi aspetto grandi cose da tutti voi...,” riprese, tornando a far scorrere lo sguardo su ciascuno di loro, “mi auguro che ci darete la possibilità di dimostrarvi che qualsiasi uomo, non importa che cosa faccia o da dove venga, può raggiungere qualsiasi obbiettivo se ha la possibilità di far parte di qualcosa di più grande.”

 

*

 

Il silenzio dominò la stanza per quella che le parve un'eternità. Il cuore non aveva ancora smesso di batterle all'impazzata nel petto, minacciando di esplodere da un momento all'altro. Sapeva che le parole dell'uomo non l'avrebbero sconvolta a tal punto se non fossero state – anche in minima parte – vere. Irrazionalmente, però, l'idea che qualcuno fosse a conoscenza della sua esistenza, sebbene non avesse mai tentato di interferirvi, la consolava: dopotutto, per tutti quegli anni, non era stata solo un impalpabile spettro che si aggirava per il mondo a disseminare morte e sofferenza. Qualcuno si era accorto di lei. Quel pensiero la faceva sentire inspiegabilmente più umana... reale.

“Quello che vedete alle nostre spalle è il dottor Erik Selvig,” spiegò Coulson.

“Lo scienziato scandinavo?” Domandò Bruce, ottenendo in risposta solo un rapido cenno d'assenso da parte della Hill.

“L'ho già sentito nominare,” mormorò Thor sovrappensiero: sembrava si stesse sforzando di ricollegare quel nome ad un qualche evento o ricordo specifico.

“Ha lavorato col padre di sua moglie,” chiosò Coulson. “E' stato reclutato a forza tra le file dell'HYDRA, con il compito di condurre alcuni esperimenti su una fonte d'energia rinnovabile su cui stavano lavorando i norvegesi.” L'uomo fece una breve pausa, trattenendo la propria attenzione sul gigante biondo che continuava a fissarlo con aria inebetita. “Ha mai sentito parlare del progetto Tesseract, signor Odinson?” Dall'espressione che gli si dipinse sul volto, Natasha intuì che non si trattava di argomenti inediti. “Suo fratello si è lasciato convincere a venderlo ai vertici dell'HYDRA in cambio di un massiccio aiuto nello smantellamento della A.S.G.A.R.D. Incorporated.”

“Sono riusciti a trovare un modo per sfruttarla?” Incalzò Steve, dopo aver lanciato un'occhiata preoccupata in direzione di Thor; forse un modo per allentare la pressione che pareva gravargli addosso come un macigno man mano che Coulson proseguiva.

“Non ancora, ma il dottor Selvig è vicinissimo alla soluzione del problema.”

“Abbiamo stimato un altro mese al massimo,” puntualizzò Maria Hill, come a sottolineare la gravità della situazione.

“Abbiamo motivo di credere che l'energia, una volta resa disponibile, sarà utilizzata per la messa a punto di armi di distruzione di massa di nuova generazione. Le applicazioni belliche di una fonte tanto potente sono virtualmente infinite: l'HYDRA non si lascerà sfuggire l'occasione di poter piegare sotto di sé l'intero globo,” Coulson spiegò. “Cellule dormienti dell'organizzazione si sono già installate in tutti i continenti in attesa che la... testa madre dia loro i mezzi con cui entrare in azione.”

“Che dobbiamo fare?” Domandò Natasha, determinata ad arrivare al fulcro della questione.

“Il dottor Selvig si trova in un complesso HYDRA situato su una delle punte più settentrionali dell'Alaska,” con l'ausilio di un telecomando, Coulson sostituì la foto dello scienziato con una mappa dello stato in cui si trovavano attualmente. “Qui, nei pressi di Point Hope,” dichiarò, indicando loro un punto ben preciso.

“Calzante,” commentò Clint, che non era ancora riuscito a sbarazzarsi della stessa espressione perplessa che aveva sfoggiato fino ad allora.

“Quello che dovrete fare sarà introdurvi all'interno della struttura, trarre in salvo Selvig, cancellare ogni traccia del progetto dai database dell'HYDRA e consegnarci tutto ciò che trovate sui progressi che sono stati fatti negli ultimi mesi,” concluse Coulson.

“Per farne cosa?” Indagò Steve, l'ombra del sospetto ad oscurargli lo sguardo.

“Per far sì che non cada nelle mani sbagliate,” Fury, che nel frattempo aveva ripreso il suo posto, non sembrava aver gradito l'insinuazione.

“Quel tipo di potere farebbe gola a chiunque,” ribatté il capitano.

“Lo fate suonare come un gioco da ragazzi,” si lamentò Stark, dirottando il dibattito altrove. “Quale sarebbe il piano?”

“Il piano lo dovrete concordare fra di voi.” La replica di Maria Hill aveva destato più di un dubbio.

“Non solo ci avete fatto attraversare il paese in lungo e in largo, ma adesso pretendete persino che rischiamo la pelle per voi mentre ve ne lavate le mani?” Clint fu il primo a mettere in parole lo stupore che – più o meno esplicitamente – ognuno di loro stava manifestando.

“Se accetterete l'offerta, sarete voi a scendere in campo,” spiegò pacatamente Coulson, “sapete voi come gestirvi e in quante fasi suddividere l'operazione.”

“Vi procureremo tutti i mezzi di cui avrete bisogno, informazioni e armi adatte a ciascuno di voi,” di nuovo la Hill col cipiglio severo di chi non sembra anche solo voler prendere in considerazione la prospettiva di un rifiuto.

“E in cambio?” Chiese Natasha, stringendosi nelle spalle in segno di spietato disinteresse alle occhiate indignate che le arrivarono dai tre, con la straordinaria partecipazione di Rogers. “Se ci conoscete così bene sapete anche che alcuni di noi si fanno pagare, per questo genere di cose.”

“Non abbiamo denaro da risparmiare per pagarle lo stipendio, signorina Romanoff,” decretò seccamente Fury. “Ma non ci prenda per degli sprovveduti. Abbiamo pensato anche a questo.”

Bastò un rapido cenno da parte del colonnello: Maria Hill si alzò per andare a recuperare uno scatolone abbandonato in un angolo della stanza; lo trasportò fino al tavolo prima di prendere a distribuire alcuni fascicoli. Su ciascuno di essi era riportato a chiare lettere il nome di uno dei presenti.

“Ognuno di voi ha interessi che vanno bel al di là del vile denaro,” decretò Fury, una traccia di presuntuosa arroganza nella voce, nel modo in cui sedeva appoggiandosi ai braccioli della sedia. “Suo padre le avrà sicuramente insegnato che saper fare leva sulle debolezze della gente costituisce le fondamenta dell'addestramento di ogni spia che si rispetti.”

Clint, al suo fianco, aveva fissato lo sguardo sulla fotografia che – insieme ad un documento di cui non riuscì a decifrare la natura – sembrava costituire l'intero contenuto del fascicolo. I pugni chiusi, il modo in cui aveva raddrizzato le spalle tradivano la tensione che l'aveva improvvisamente animato: chiunque fosse l'uomo dello scatto, aveva l'aria di essere una cosa importante.

Natasha non ci mise molto ad accorgersi che anche gli altri, proprio come l'arciere, si erano zittiti nello studio delle rispettive cartelle, chi più, chi meno sconvolto.

“Dov'è il resto?” Era stato Bruce a parlare, rialzando a malapena lo sguardo dall'incartamento che teneva ancora tra mani tremanti.

“Il resto lo riceverete dopo,” si limitò a spiegare Fury. “Quando avrete accettato il lavoro.”

“Per quanto?” Domandò Thor.

“Per quanto vorrete,” rispose Coulson, “ma come ha detto il colonnello, se mai doveste decidere di volervene andare, non potremmo permettervelo. Dalla segretezza di questo posto dipende l'incolumità di migliaia di persone.”

“Continuate a non lasciarci altra scelta,” si lamentò Clint, ma a voce talmente bassa da risultare quasi del tutto inudibile.

“Io ci sto.” Rogers, la fronte solcata da una profonda ruga di preoccupazione, aveva appena richiuso il fascicolo.

“Anch'io,” si accodò Bruce.

“Io pure,” la conferma di Thor assomigliava più ad un grugnito che ad un assenso.

“Oh, al diavolo!” Sbraitò Stark, gettando la cartella sul tavolo per rimettersi seduto. “Tanto ho il weekend libero,” aggiunse a mo' di specificazione, senza risultare – tuttavia – brillante e tagliente come suo solito.

Natasha si limitò a serrare le mani sul fascicolo ancora sigillato che Maria Hill le aveva consegnato, osservando uno ad uno i suoi compagni mentre cedevano ai ricatti, travestiti da lusinghe, dei tre semi-sconosciuti che li avevano sballottati da un capo all'altro degli Stati Uniti così come avrebbero fatto come delle dannate bambole di pezza. Possibile che avessero un'esca abbastanza succulenta per convincerli tutti ad imbarcarsi in un'operazione tanto pericolosa? Non aveva fatto altro che portare a termine compiti simili durante tutto l'arco della sua vita: riusciva a riconoscere una missione particolarmente spinosa e pericolosa quando ne vedeva una.

Si voltò verso Clint, rendendosi conto solo in quell'istante dello sguardo dell'arciere fisso su di lei, una domanda inespressa ad accendergli lo sguardo, il senso di colpa a piegargli le labbra in una smorfia che aveva del rammaricato. Non le ci volle molto per realizzare che anche lui stava per accodarsi a tutti gli altri.

“Non ho altra scelta, Nat,” bisbigliò prima di rivolgersi agli altri e con un: “Contatemi dentro,” confermò la propria partecipazione. Due parole che dovevano essergli costate un'estrema fatica.

Ignorò quelle otto paia d'occhi che si erano posate su di lei, ultimo baluardo di quel disomogeneo gruppo che l'ex SHIELD aveva tanto tenuto a mettere insieme. Inspirò a fondo, decidendosi infine ad aprire il fascicolo, quasi sfidandolo a sorprenderla.

L'involto conteneva soltanto una vecchia fotografia che ritraeva quella che le sembrava una classe d'asilo: due file di bambine ordinatamente affiancate l'una all'altra. Indossavano tutte lo stesso grembiule grigio e un'espressione maledettamente seria sul volto. Ai lati svettavano gli unici due adulti: da una parte una donna alta, bionda, i lunghi capelli tirati in un'acconciatura severa; dall'altra un uomo dal fisico prestante, dai lineamenti giovanili vagamente familiari...

… solo quando il cuore prese a batterle più rapidamente e un conato improvviso rischiò di farle rimettere la colazione sul tavolo, Natasha fu costretta a realizzare che quello non era altri che Ivan Petrovich, suo padre, almeno una ventina d'anni prima. Da quell'improvvisa consapevolezza, all'istintivo cercarsi tra i volti spauriti e smunti delle bambine fotografate, bastò un attimo. Ed eccola lì, seria e solenne, i capelli rossi e lisci tagliati corti sotto al mento, l'aria seriosa di una ragazzina che sta disperatamente cercando di darsi un tono.

Nascose le mani, che avevano preso a tremarle incontrollabilmente, sotto al tavolo, rialzando lo sguardo sui presenti solo quando fu sicura di non rischiare di mettersi a piangere o vomitare. Si schiarì la voce, umettandosi le labbra, facendo appello a tutto il suo autocontrollo per apparire disinvolta, disinteressata... padrona del proprio destino.

“Quando cominciamo?”


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Note:
Bè, ci voleva un capitolo esplicativo: (più o meno) tutte le carte sono state scoperte e i ricatti distribuiti. Tecnicamente ho fatto avverare quello che stava per succedere in Captain America 2: l'HYDRA è riuscita ad infiltrarsi e a sostituire lo SHIELD dopo averne distrutto la reputazione. Adesso quel che rimane da fare è seminare panico e distruzione un po' per tutto il globo, mentre Fury (con le palle più girate del solito, me ne rendo conto) & co. sono stati costretti a rintanarsi sotto terra con l'aiuto di Pepper in veste di CEO delle Stark Industries. Insomma, ci sarà un colpo di coda "d'azione" finale, come avrete intuito :P e ci tufferemo anche nelle backstory di Clint e Natasha. Anyway, non voglio anticipare troppo. Mancano cinque capitoli alla conclusione!
Spero che tutti i dubbi siano stati fugati!
Come al solito ringrazio tutti coloro che leggono e mi fanno sapere cosa ne pensano, e la sclerosocia Eli per il supporto in queste settimane deliranti.
Buon weekend a tutti! :)
S.
  
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