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Autore: kiwime    05/12/2014    1 recensioni
Da storia: Matt non proferì parola, sapeva Chi aveva davanti.
Una piccola, scarna e pallida mano si avvicinò ad una pedina bianca, la mosse e, con un sussurro appena udibile dall’uomo, domandò: >
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Matt Orwell si svegliò con la serenità nei vecchi occhi grigi. Uomo di cinquant’anni, basso di statura con l’addome gonfio per le tante birre. Lentamente si levò dal letto, grattandosi una guancia ruvida. Si guardò attorno, la stanza in cui aveva dormito era uno squallido buco puzzolente, tappezzeria ingiallita e macchie sulla moquette. Arredamento essenziale alla sopravvivenza. Ancora non si era abituato all’idea che quel posto, ora, era la sua casa.
Presto, però, non sarebbe più stato un problema. Si preparò un’abbondante colazione a base di uova e bacon, con tanto caffè. Pulì il piatto, la forchetta, la tazza, la padella e la caffettiera. Asciugò tutto con cura, dopodiché rimise ogni cosa al suo posto. Rifece il letto, arieggiò la minuscola casa e si tagliò la barba. Dall’armadio prese il suo completo migliore: pantalone con giacca coordinata, di un verde scuro e camicia bianca, perfettamente pulita. Calzini e mocassini neri. Si appuntò i gemelli al polso e si dedicò qualche minuto per contemplarsi allo specchio. Avrebbe potuto fare di meglio, pensò, ma non voleva tardare al suo appuntamento.
La sera prima aveva preparato tutto con perizia, prima di andare a dormire.
Avvicinò la sedia al lampadario del piccolo salotto, da dove pendeva una spessa corda con un cappio. Controllò il nodo del cappio e testò la resistenza del lampadario tirando la corda con tutta la sua forza. Il lampadario restò fermo. Salì sulla sedia e si mise la corda attorno al collo, dopodiché  strinse il cappio.
<< Ci siamo vecchio >> si disse e scalciò via la sedia.
Mentre boccheggiava cercando l’aria, non poté non complimentarsi con sé stesso per il nodo, aveva fatto un lavoro così buono che sarebbe morto presto.
Chiuse gli occhi e, d’improvviso, si sentì libero. “Sono già morto?” pensò, mentre apriva gli occhi. Quello che vide lo lasciò interdetto. Era in un posto buio, non riusciva a stabilire se fosse al chiuso o all’aperto, non aveva il sentore né del caldo, né del freddo. Davanti a lui vedeva una sedia di legno marcio, ma si sedette senza pensare, senza indugi. Il buio iniziò a diradarsi e, davanti a sé, Matt scorse un tavolo con una scacchiera e una sedia vuota dall’altra parte.
Suono di passi nell’ombra. A poca distanza dal tavolo emerse dal buio la figura di una persona celata da un lungo mantello nero, così lungo da confondersi nel nero dell’oscurità. Un pesante cappuccio negava il volto della persona, nemmeno la tenue luce della candela, che essa portava, rivelava i suoi tratti. Si avvicinò al tavolo in silenzio e prese posto sulla sedia vuota.
Matt non proferì parola, sapeva Chi aveva davanti.
Una piccola, scarna e pallida mano si avvicinò ad una pedina bianca, la mosse e, con un sussurro appena udibile dall’uomo, domandò: << Perché desti la mia attenzione, Matt Orwell? >>
Matt deglutì rumorosamente e mosse la sua pedina nera. << Sono pronto a morire >>
<< Non sei sulla lista, non è la tua ora >>. Il bianco mangia il nero.
<< Non ho più motivo di aspettare >>. Il nero avanza.
<< Da cosa tenti di fuggire chiedendo i miei favori? >>. Il bianco avanza.
<< Non ho più un lavoro, ho tanti debiti da pagare… >>. Il nero avanza.
La Morte rimase in silenzio mentre un’altra pedina bianca mangiava la nera.
<< Mia moglie mi ha lasciato subito dopo il licenziamento, si è portata via tutto. La casa, la macchina, i cani, i miei figli… Tutto quanto, sono solo >>. Il nero avanza.
<< Ah… La vita è così imprevedibile, vero? E volubile. Mette continuamente alla prova, ma questi non sono motivi sufficienti per convincermi a prenderti >> Il bianco avanza.
 << So di essere debole. Ogni mio piano, ogni mio progetto è andato. Kaput. E non poteva tirarmi questo scherzo prima, ma ora, che ero così vicino a raggiungere quello che sognavo >>. Il nero mangia il bianco.
La pallida mano toccò una pedina, poi si spostò su un’altra e fece la sua mossa << La salute non ti ha ancora abbandonato. Hai detto di avere figli? >>.
<< Tre. Ma non mi parlano, non s’interessano più di me ora che non ho un becco d’un quattrino. Ho fallito anche come padre >>. Il nero mangia il bianco.
La Morte fece la sua mossa e Matt notò molte pecche nella disposizione delle pedine bianche, come se la sua strategia non prevedesse una vittoria. Lui, al contrario, aveva attuato una delle strategie che lo avevano sempre reso vincitore, quando giocava a scacchi con la moglie. Ancora poche mosse e avrebbe vinto.
<< Parla ancora >>. Il sussurro della Triste Signora gli diede i brividi, ma mosse il suo pezzo.
<< Non so cos’altro dire, non ho avuto una vita poi così facile. A scuola ero sempre maltrattato, vittima del bullismo. Anche allora meditavo sul farla finita, ma ero un codardo e sono andato avanti. Non ho avuto molte gioie, a parte ovviamente i miei figli e mia moglie, tutto quello che ho fatto è stato per loro, per renderli fieri di me. Ho perdonato a quella sgualdrina molti tradimenti, per paura che mi lasciasse… Alla fine l’ha comunque fatto >> Il nero avanza. È scacco.
La Morte mosse la sua pedina e rimase in silenzio invitandolo a proseguire.
Con la regina in mano, prima di dare scacco matto, l’uomo disse << Sento un’incredibile pressione su di me, è insopportabile e mi opprime. È come soffocare senza morire, ogni giorno, un giorno dopo l’altro… Non sorrido più da anni, non gioisco, non provo più interesse per niente. Tutto quello che mi circonda è grigio e vuoto e pretende il mio sangue. Non posso continuare, non voglio andare avanti così… No, non voglio proprio andare avanti… >>.
Il buio divenne più fitto, lasciando visibile solo la tenue luce tremolante della candela, che illuminava la scacchiera, e le pallide mani del suo avversario.
Matt avvicinò la regina nera al re bianco, ma d’un tratto si fermò, la regina a mezz’aria. Guardò intensamente la sua pedina e disse << Però… Forse, potrei… Voglio dire, forse potrei farcela… >>
Proprio mentre stava per cambiare mossa, la sua mano venne fermata da quella fredda del suo avversario.
<< No, mi hai convinta >> sussurrando queste parole, la Triste Signora guidò la mano di Matt Orwell. La regina nera diede scacco al re bianco con un forte tonfo, e la Morte si prese un’altra anima.
   
 
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