Lei sapeva,sapeva dove era arrivata,ma non sapeva come.

Com'era arrivata a tal punto?

Era la domanda che si poneva ogni giorno. In ogni istante.

Senza mai trovare una soluzione.

La sua mente era per un lungo viaggio,senza ritorno.

Si sarebbe voluta fermare,ma era impossibilitata da tutto ciò.

Era sempre stata ferma,sempre lì,in quel punto, che adesso stava abbandonando.

Era la retta via? Chissà--

Solo il futuro aveva trovato risposta.

Era stata ferma,sempre.

Solo adesso aveva trovato un'ancora di salvezza a cui potersi aggrappare.

E lei la amava,amava questo di lei.

Lei, l'unica in grado di comprenderla e permetterle di guardare i propri mostri.

La similitudine dei loro problemi,probabilmente,

era simbolo della loro unione.

Le mancava.

E ciò dava voce alle sue emozioni.

Felicità.

Tristezza.

Sorrisi.

Lacrime.

E lei piangeva,piangeva il proprio dolore,

anche quello della sua ancora,che tendeva a sprofondare.

Legame, il loro era un legame speciale,

come un cordone ombelicale,dipendente l'un dall'altra.

Come disse Rose in Titanic:”Salti tu,salto io”.

Ed era proprio così -crolli tu,crollo io-

Era questa la loro vita,

come un'eterna partita a nascondino,

iniziata per il loro orgoglio e che mai aveva avuto fine.

Sprofondò in una buca.

La luce si vedeva ancora,ma impossibile da raggiungere.

Più si innalzava e più si inniettava dolore,tanto,troppo.

La fune,la sua ancora di salvezza,

sempre ammesso che a lei sarebbe giunta.

Partiva e si fermava.

L'errata via aveva imboccato,

e poi desiderava tornare,

soltanto tornare all'origine,

per salvarsi,

salvarsi da tutto ciò,

ma soprattutto da se stessa.