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Autore: Inathia Len    05/12/2014    5 recensioni
1313, Verona.
Dante, anche se ormai sono quattordici anni, non può dimenticare. Non quando l'adorata figlia Antonia somiglia così tanto all'uomo che ha imparato ad amare, all'ombra che lo ha salvato. Ma lo ha perso, per sempre.
E se così non fosse...?
"-Ho passato anni a pregare un dio in cui non credo di non vederti mai più, perché avrebbe significato la tua morte, perché avrebbe significato che eri un dannato... e Dante, il mio Dante... lui non è un dannato. Lui è solo la mia dannazione. E sapevo, sentivo, che avevi bisogno di me quanto io di te... e ora sono qui- conclude, la mano diafana di nuovo sulle tue guance."
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Virgilio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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It’s you, it’s you, it’s all for you

Everything I do

 

 

Ti svegli di soprassalto.

La mani sporche d'inchiostro, la pergamena stropicciata in pugno e mille altre per terra. Il sole filtra placido dalla finestra, la casa sta cominciando ad animarsi di nuovo con voci e profumi. Tua moglie arriverà a breve con la colazione e guarderà con rammarico e disprezzo il tuo lavoro, come sempre.

Ma Gemma non sa, Gemma non capisce.

Ti scosti un ciuffo di capelli dagli occhi e puntualmente ti sporchi di inchiostro. Ma hai finito gli stracci con cui pulirti, così come anche le pergamene su cui scrivere.

Un'altra notte sprecata, un altro incubo, un altro giorno che comincia con la sensazione che la propria vita sia finita proprio quando dovrebbe essere cominciata.

Getti per terra anche la pergamena che tieni in mano. Non va ancora bene, non andrà mai abbastanza bene!

La porta si socchiude timidamente. E' Antonia che fa capolino timidamente, un piatto in una mano e una brocca nell'altra. Tiri un sospiro di sollievo nel vedere tua figlia e non tua moglie. Non avresti potuto sostenere il suo sguardo, non dopo l'ennesimo sogno, l'ennesimo incubo su...

-Scrivi ancora, padre?-

Ricordi quando Antonia era una bambina e si sedeva sulle tue ginocchia, tirandoti i capelli e facendo mille domande, tante e quante i suoi due fratelli. Ma Jacopo e Pietro ora hanno le loro vite, le loro famiglie... e a te è rimasta solo Antonia. Antonia e i tuoi incubi.

-Devo finire un lavoro- le rispondi, scostando le carte e facendo sì che abbia posto per poggiare quello che ti ha portato.

Antonia sbircia curiosa e tu non nascondi un sorriso. E' sempre stata indubbiamente la tua preferita. Forse perché non assomiglia né a te né a Gemma, forse perché con quegli occhi ambrati e i riccioli scuri è troppo simile a...

-Sempre la Commedia?- chiede tua figlia, poggiando di nuovo la pergamena sul tavolo. -Meglio non dirlo alla mamma- commenta, sorridendoti complice.

-Meglio non dirlo alla mamma- convieni, accarezzandole la testa.

-A che punto sei arrivato?-

-Tecnicamente è finita, manca solo l'ultima cantica. Di fatto...-

-Non ti sembra mai abbastanza- conclude per te Antonia. -Ma forse ogni tanto dovresti distrarti...-

-Non avrò mai pace finché non sarà perfetta- ribatti lapidario e te ne penti subito. Non ha senso prendersela con Antonia, lei non ne ha colpa. Ma se solo quei maledetti incubi smettessero, se solo cessassi di vederlo sempre in sogno, se solo non lo perdessi notte dopo notte...

-E' sempre lui, vero?-

Antonia ti legge dentro, Antonia sa.

Non ci sono mai volute troppe parole tra di voi, solo qualche sguardo e un sorriso. Proprio come con...

-Sì- rispondi semplicemente, chiudendo gli occhi e lasciandoti baciare sulla fronte, pretendendo che siano di un altro i riccioli scuri che ti sfiorano.

Poi Antonia se ne va, silenziosa com'è arrivata, lieve come una piuma e tu torni alle tue carte.

E a tuoi tormenti.

 

                                                                                                                                                             *

 

 

Heaven is a place on earth with you

Tell me all the things you want to do

 

 

Hai sempre odiato avere ospiti. La casa è troppo piena di voci, Gemma troppo su di giri e i pranzi tendono a protrarsi all'infinito, sottraendo tempo alla scrittura. E al ricordo di lui.

Tua moglie ti costringe a lavarti e a pettinarti, cose che sono passate in secondo piano dal tuo viaggio, dal quale ormai è passato troppo tempo. Lei non ha creduto assolutamente a una parola di tutto quello che hai, inizialmente, tentato di raccontarle. Ti ha solo dato dell'irresponsabile per essere sparito per una settimana, accusandoti di essere stato in chissà quale taverna a ubriacarti per tutto il tempo.

-E cerca di sorridere, ogni tanto- borbotta, spazzolandoti la tunica e guardandoti con disappunto. -Sembri sempre un morto che cammina. Io non so cosa ti sia successo, ma tu non stai bene. Vedi però di riprenderti e di non farmi fare figuracce- conclude, mentre tu sospiri.

Non capisci la necessità di Gemma di apparire. A te bastano le tue carte, i tuoi pensieri...

Ogni volta che cambiate città, perché tu proprio non ce la fai a rimanere troppo a lungo nello stesso posto, ti costringe a questi balletti sociali, presentandoti a destra e a manca, invitando chiunque voglia a casa vostra.

Questa volta si tratta dei vostri vicini di casa, importanti mercanti, un cugino dei quali è appena rientrato da Roma. Gente noiosa, in pratica.

Siedi svogliato, giocherelli con le posate e il bicchiere, mentre Antonia prova a tirarti su sorridendoti dal lato opposto del tavolo. Ma tu non sei presente a te stesso, la tua mente vola in continuazione al tuo scrittorio, dove hai lasciato da revisionare proprio quel canto, proprio quella scena. La stessa che rivedi ogni volta nei tuoi sogni, prima che diventino incubi.

-...oh, madonna Adèle, ma non mi dite!- sta esclamando Gemma, sorridendo un po' troppo per i tuoi gusti. Sono anni che ti implora di portarla in Francia, ma non l'hai mai accontentata. Non vuoi mai andare troppo lontano da Firenze. Così Gemma deve accontentarsi della moglie francese del vostro vicino di casa.

-Mia adorata, sicuro! Il nostro Virgil dovrebbe essere qui a momenti...-

Non senti il resto della frase, il tuo cuore si è già fermato. Alzi di scatto lo sguardo, guardando con occhi sbarrati prima madonna Adèle e poi Antonia, la quale sembra in ansia quanto te. Riesci a leggere lo sguardo di tua figlia, sai esattamente cosa vuole comunicarti: “è una coincidenza, un nome, nulla di più. Non è il tuo Virgilio, lui non tornerà, non può tornare.”

E poi il famoso parente entra nella stanza. Potrà avere al massimo quaranta, quarantacinque anni, ma ha lo sguardo di chi ha vissuto mille vite e mille sofferenze. E tu riconosceresti quello sguardo tra mille, perché stato il tuo faro e ancora lo è. Occhi ambrati, della giusta sfumatura. Capelli ricci e neri, perfettamente arricciati sulle tempie e sulla fronte.

-Virgilio.-

Il nome ti sfugge dalle labbra prima ancora che lui ti venga presentato e sei già in piedi, la mano nella sua, lo sguardo vivo e le gambe che non ti tremavano così tanto da... da esattamente quattordici anni.

-Durante Alighieri- ti presenti, tua moglie che ti guarda come impazzito e tua figlia che ti guarda a metà tra il felice e il triste. Antonia sa, sa tutto, ha sempre saputo tutto.

Anche se era solo una bambina quando successe quello che successe, quando incontrasti l'uomo della tua vita, è con lei che ti sei confidato quando ti sei sentito tradito da Gemma, che non poteva tollerare di essere messa da parte per il fantasma di un uomo.

-Dante, ho sentito parlare molto di voi- ti stringe la mano Virgil, mentre ti si accomoda accanto.

E sai che lo stesso sorriso che illumina il suo volto è esattamente il riflesso del tuo.

 

 

                                                                                                                                             *

It’s better than I ever even knew

They say that the world was built for two

 

 

Il pranzo vola e, per una volta, vuoi che il tempo si fermi. Era già successo, quattordici anni prima, quando avevi capito che il tuo viaggio stava volgendo al termine, quando la montagna del Purgatorio era stata scalata del tutto. Quando, stoltamente, avevi realizzato che Virgilio non sarebbe venuto con te.

Come un'ombra era arrivato, come un'ombra se n'era andato, silenzioso. Forse perché anche lui piangeva come te, dentro e fuori.

E la stessa cosa succede ora, ma i ruoli sono invertiti.

Ora sei tu il maestro e Virgil ascolta, si beve ogni singola parola, il capo appoggiato a una mano e gli occhi ambrati che non ti lasciano per un secondo.

E tu parli, parli, parli...

Non ti accorgi delle occhiatacce di Gemma, che ti accusa non troppo velatamente di aver monopolizzato l'ospite d'onore della giornata; non ti accorgi degli sguardi che si lanciano madonna Adèle e il marito, che trovano alquanto sospetta la famigliarità tra te e il loro cugino che non avevi mai visto; e non ti accorgi nemmeno dei sospiri di Antonia, che non sembra rassegnarsi a pensare al meglio.

E così, dopo ore passate a parlare delle vicissitudini politiche, si passa inevitabilmente a parlare di poesia. E alla Commedia. Riveli il tuo progetto a Virgil, il quale sembra annuire con cognizione. Ti convinci che sa, che deve sapere, che non può essere una coincidenza.

-Vuoi leggere qualcosa?- gli chiedi. Da tempo hai smesso di dargli del voi e questo, più di ogni altro gesto o sguardo, sembra aver scandalizzato i commensali. Ma tu te ne freghi, per una volta nella vita. Trascini Virgil con te e corri fino all'ultimo piano della casa dove vivete a Verona. Improvvisamente la città ti sembra molto più bella e pensi di prolungare il soggiorno, mentre apri la porta del tuo studio.

Virgil entra in punta di piedi, gli occhi sgranati e quando, tra tutti i fogli sparsi sul grande tavolo in legno, prende in mano proprio quello dell'incontro tra te e Virgilio e si volta sorridendo verso di te, non hai più dubbi. Quello è il tuo Virgilio, ha trovato il modo di tornare da te.

Ti avvicini tremante, tornando in un attimo il giovane errante e folle che eri stato, lo smarrito che l'ombra, che poi divenne uomo per te, venne a salvare.

-Sei invecchiato- mormora Virgilio, passandoti una mano sul volto, mentre tu chiudi gli occhi a quel contatto. -Ma per il resto sei rimato lo stesso. Sempre di corsa... sempre attento ai dettagli...-

-Come...?- cominci a domandare e un sorriso antico si dipinge sul volto della tua antica guida.

-Ancora domande?- quasi ti prende in giro e tu taci. Perché ora il tempo delle domande è finito, ha ragione lui. Non hai più dubbi.

Gli poggi le mani sulle spalle e lui ti cinge i fianchi, gli occhi ambrati fissi nei tuoi.

-Sono qui, ora e adesso. Non chiedere il come, non ti interrogare sul per quanto, né sul perché...-

-Ho sognato che ti perdevo per sempre in quel maledetto Paradiso Terrestre, ho sognato che non c'eri più... ma neppure tutte le bellezze dei Cieli e del Creato mi hanno fatto scordare di te. Mai.-

Ora tocca a lui abbassare lo sguardo, quasi intimidito. Ma la guida che conosci tu, il poeta che per anni hai prima imitato poi amato silenziosamente... non deve abbassare gli occhi davanti a nessuno.

-Ho dovuto farlo- dice allora Virgilio, quasi aggrappandosi alla tua tunica. -Ho passato anni a pregare un dio in cui non credo di non vederti mai più, perché avrebbe significato la tua morte, perché avrebbe significato che eri un dannato... e Dante, il mio Dante... lui non è un dannato. Lui è solo la mia dannazione. E sapevo, sentivo, che avevi bisogno di me quanto io di te... e ora sono qui- conclude, la mano diafana di nuovo sulle tue guance.

-Ora sei qui- sussurri in risposta.

Lanci uno sguardo veloce alla porta, che hai avuto l'accortezza di chiudere, e sorridi alla volta di Virgilio. Sai che nessuno ti verrà a cercare, neppure Antonia. Hanno imparato a lasciarti in pace quando sei nel tuo studio, anche se c'è un ospite con te che hai praticamente rapito da tavola.

 

 

Only worth living if somebody is loving you

Baby now you do

 

 

Con una velocità che non credevi di possedere, getti per terra tutte le carte che stavano sullo scrittoio e, dopo aver costretto Virgilio contro il legno, quasi pentitoti del tuo gesto, alzi lo sguardo tremante su Virgilio. Hai paura di leggerci ira, sdegno o, peggio del peggio, il nulla totale.

Ma non è così.

 

 

lo collo poi con le braccia mi cinse;

basciommi 'l volto

 

 

 

 

 

 

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Inathia's nook:

 

ok, non ci credo che l'ho fatto. O che lo stia facendo.. dipende dai punti di vista.

Ho scritto e sto per pubblicare la mia prima OS su questi due, che ormai sono la mia nuova droga e si sono aggiunti (da soli, ci tengo a specificarlo) alla già lunghissima lista delle mie OTP. 

Quindi, se commenterete mi renderete felicissima, ma già essere qui con questa cosina mi rende orgogliosa di me. 

Passando alla storia, è ambientata nel 1314, a Verona, quando Dante sta revisionando l'Inferno e il Purgatorio e sta per cominciare il Paradiso (cosa che tecnicamente farà nel 1316, ma va bene....). 

Il momento che Dante continua a sognare è quell'unico bacio che c'è stato tra loro, nell'ottavo canto dell'Inferno, che ho riportato alla fine (anche se non siamo sicuri di cosa sia sul serio... ma che nella mia testa rende questa coppia più canon di molte altre che, purtroppo, per ora vivono solo nelle nostre teste....) e il momento in cui attraversa il muro di fuoco e, quando si volta, Virgilio non c'è più. 

Quindi.... ovviamente l'ultima parte è palesemente inventata... cioè, tutto lo è, ovvio che lo sia, ma tutto parte dal presupposto che Dante quel viaggio l'abbia compiuto sul serio e...

ok, la smetto di scrivere boiate. 

Sono alle prime armi in questo "fandom"... quindi qualsiasi commento aiuterebbe.

Le frasi sono della canzone "Video Games" di Lana del rey e il disegno iniziale è un'illustrazione di Paolo Barbieri.

Grazie di essere arrivati fin qui a leggere :)

 

 

 

 

 

 

  
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