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Autore: DeadlyPain    06/12/2014    1 recensioni
Sandra, la temibile capopalestra di tipo drago. Così forte e inespugnabile sembra che nulla possa far crollare le difese di questa donna. Ma forse, forse, scavando nel suo passato, nel suo presente e ne suo futuro si scoprirà un terribile segreto.
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sandra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Brucia.
L'acqua salina brucia sulle mie ferite.
Sopporto, è l'unica cosa che ormai so di essere capace di fare. Sopportare.
Le corde sono legate molto strette sui polsi e Dragonair va davvero veloce. L'acqua la fa stare bene. Almeno lei sta bene.
Stringono e spaccano la mia pelle.
L'acqua salina me la cuoce.

Brucia.
Sopporto.

In fondo è tutta colpa mia. Solo mia. Dovevo essere più buona con loro. Dovevo essere più gentile. Dovevo essere una brava persona.
E invece eccomi qua. Mi merito tutto questo.

Brucia.
Sopporto.

La mia Dratini mi è stata regalata a due anni. Mi sono svegliata la mattina del mio compleanno ed eccola di fianco a me. Calda, morbida, respirava piano perchè ancora era assopita. Non volevo svegliarla, ma la mia gioia era irrefrenabile. Cercai di trattenere le urla ma qualcosa mi sfuggì.
Si svegliò di colpo. I suoi occhi erano blu cobalto, pieni di vita e gioia. Non aveva paura di me.
L'abbracciai forte. Così dolce. Così calda.
Ci allenavamo spesso vicino casa. Lei era il più potente drago mai visto. Quelli di mio padre forse erano più forti, ma no, nulla poteva superare la mia Dratini. Così bella ed elegante. Un giorno avrei battuto mio padre.

Non avremmo mai battuto mio padre.
Dratini mi fu portata via.
Era mia. Solo mia. Era la mia Dratini ed ora dorme in un letto estraneo. Quello accanto al mio.
Insieme a mio fratello.
“Non è giusto” piagnucolai a mia madre “era mia. Perchè l'hai data a lui?”
“È più piccolo, ne ha più bisogno”
“Anch'io sono piccola”
“Smettila. Ho deciso così. Basta!” Mi tirò uno schiaffo.
Tornai in camera piangendo. Non poteva farmi questo. Guardai la mia Dratini sul letto del nemico. I suoi occhi implorarono un “Mi dispiace”. Non importa piccola mia, non è colpa tua.

Brucia.
Sopporto.

Ho avuto una nuova Dratini. Questa l'avevo conquistata io. Questa sarebbe stata mia e solo mia, non me l'avrebbe portata via nessuno.
È stata una lotta lunga e difficile, ero sola contro un Pokèmon. Dicono che è pericoloso andare nell'erba alta, ed io avevo solo sei anni. Mi si avvinghiò alla vita e cominciò a torcere il busto, sentivo dolore, le costole che si incrinavano, la spina dorsale che si torceva ed il respiro che mancava.
Soffrono questo i Pokèmon colpiti da avvolgibotta?
Forse di meno.
Loro hanno una pelle dura, io morbida e tenera.
Ce la farò.
Ce la devo fare.
Dimostrerò a tutti che io posso farcela.
Riuscii a liberarmi una mano e le graffiai il volto. Mi ero spezzata le unghie apposta, per renderle più taglienti. Effetto riuscito.
Dratini mollò la presa ed io potei finalmente respirare.
Era troppo pericoloso attaccare di nuovo, mi facevano ancora male le ossa e non riuscivo a tenere una posizione eretta.
Lanciai la pokèball.
Preso.
Oh che gioia, non solo ho catturato un Pokèmon ma l'ho fatto con le mie stesse mani. Nessuno mi ha aiutato. Solo io.
Tornai a casa saltellante con la mia nuova Dratini al mio fianco. Il suo taglio sulla faccia sarebbe guarito presto.
I segni esteriori sono sempre i primi a guarire.
Aprii la porta di casa. Sorridevo. Non vedevo l'ora di sentirmi dire che ero eccezionale e brava. Che nessuno era migliore di me. Volevo la torta delle grandi occasioni. Volevo essere apprezzata.
I miei genitori erano in lacrime di gioia.
“Mamma guarda! Ho catturato da sola un Dratini!”
Ricevetti uno schiaffo dritto in faccia.
Perchè mi picchi?
“Come ti azzardi a fare una cosa del genere?”
“Ma.. io..”
“Prendi esempio da tuo fratello. È così calmo e tranquillo.”
“Ma....”
“Oggi ha anche imparato a camminare da solo. Siamo fieri di lui, al contrario di te, che sei solo una buona a nulla.”
Corsi in camera in lacrime.
Fieri di lui.
Fieri di lui.
Sono davvero una buona a nulla?

Brucia.
Sopporto.

Sono davvero una buona a nulla?
Ho fatto una cosa che mi sembrava geniale e invece era una cosa stupida.
Sono io stupida?

Ossa spezzate. Urla di dolore. Sangue. Viscere e interiora.
Tutto questo mi lascia fredda e composta.
Perchè non mi spavento?
Ho combattuto molte lotte, ho 20 anni.
Io e la mia Dratini siamo in perfetta sintonia. Alla nostra squadra si è aggiunto un altro Drago ed un piccolo Horsea.
È un Pokèmon d'acqua, ma vedo in lui l'ardore del drago.
Lo vedo.
Sono capace di riconoscerlo.
Forse è l'unica cosa che so fare.
Forse.

Ieri sono tornata a casa col mio nuovo Horsea, volevo mostrare la mia squadra alla famiglia e far invidia.
Il manto fiero dei miei Dratini e quello sguardo crudele e fiero di Horsea.
“Guardate. Diventerò la più forte del paese”
“Sciocchezze! Guarda qua”
Mio fratello prese una pokèball e l'aprì.
Un manto blu cobalto, lucente, splendido alla luce della luna, scuro e fiero. E quegli occhi. Gli occhi blu cobalto. Lei.
“Lance! Sei eccezionale! Hai solo 15 anni e hai già fatto evolvere il tuo Dratini!”
Tutte le attenzioni ancora una volta si concentrarono su di lui.
Nessuno aveva notato me.
Sono una parete.
Nessuno mi vede.
Nessuno mi ascolta.
Sono invisibile.

Brucia.
Sopporto.

Tornata in camera guardai i miei Pokèmon. La mia Dratini mi si accoccolò in grembo, l'altro si mise al mio fianco e Horsea mi guardava piangere impotente.
“Chi sono io?”

“Cosa faccio qui?
Me ne devo andare, via correre e scappare via da loro.
Ma dove andare?
Sono un'incapace, superata da mio fratello minore. Lui è quello bravo, lui è quello intelligente, lui è quello buono.
Io chi sono?
Io che ruolo interpreto?
Sono solo la sua ombra e dei suoi avanzi devo vivere.
Perchè i miei mi hanno messo al mondo se poi non mi accettano tra loro?
Sono davvero parte di questa famiglia?
Se scappassi chi mi verrebbe a riprendere?
Se morissi chi lo noterebbe?
Forse starebbero solo meglio senza di me.
Forse.”

Il mattino dopo scappai di casa.
Non sapevo dove andare,
Non avevo amici.
Ce li aveva tutti mio fratello. Lui era quello simpatico e carino. Io ero quella che passava il tempo ad allenarsi per diventare migliore di lui.
Io sono quella che lotta contro i mulini a vento.
Io sono quella che lotta contro il destino.
Il destino è beffardo.
Io ti supererò un giorno.
Ce le farò.
Ce la devo fare.

Vivo nella radura. Lontana da tutti. Ho sconfitto molto allenatori.
Li ricordo tutti.
I Rhyhorn venivano privati del loro guscio duro e freddo esponendo all'allenatore il loro corpo interno, viscido e coperto di sangue. Si potevano sconfiggere facilmente.
Gli Onix spezzati e sbriciolati. Incredibile quanto sangue possa uscire da una roccia.
Il Marril di quella Fantallenatrice è stato letteralmente aperto in due. Interiora si sparvero sul terreno brullo e pieno di terra. Meglio così. Almeno è bagnato ed evita di tirar su polvere e terra.
Con i suoi due Wartortle poi mi sono quasi divertita. Ovviamente io non rido mai. Al massimo sorrido, ma non è di gioia vera il sorriso. È solo di facciata.
Ad uno ho tolto il guscio. Interessante davvero, non sapevo che il guscio fosse parte integrante del loro corpo, credevo lo ricoprisse e basta, ed invece insieme al guscio è venuta via anche una parte di pelle. Solo quella. Ho potuto ammirare l'intrecciato concatenazione dei muscoli di un Wartortle. Con l'altro.. Non sapevo come sbizzarrirmi. Un Iper Raggio dritto in faccia. Testa scomparsa nel nulla, neanche polvere. Come decapitato, ma la testa chissà dov'è finita.
Il resto del corpo ha fatto ancora qualche passo nella mia direzione poi è caduto.
Allora non solo gli umani e le galline quando vengono decapitati rimangono coscienti per qualche secondo.
Ed i Ponyta muoiono urlando se gli spegni le fiamme.
Non volevo ucciderli.
Non tutti almeno.
Capitava così.
La parte più interessante erano gli allenatori. Piangevano e chiedevano perdono al loro Pokèmon. Devi chiedere perdono a me per avermi osato sfidare con queste creature nemmeno degne di stare alla mia presenza.
Anche Lance piangeva e non voleva uccidere i Pokèmon avversari.
Stupido di un marmocchio.

In breve diventai forte ed invincibile.
Le mie creature non avevano neanche un graffio.
Eppure non ne ero felice.
Cosa mi manca per essere felice?
Perchè non riesco più a sorridere?
Perchè mi sento così fredda?
Perchè tutta nella mia mente è ragionato a freddi calcoli?
Sono davvero umana?
Chi sono io?

Brucia.
Sopporto.

A 25 anni tornai a casa.
Gyarados, due Dragonair ed un Kingdra. Ecco la mia squadra.
Nessuno di loro però brilla come aveva fatto la mia vecchia amica.
Chissà come sta ora?
È l'unica cosa che mi spinse a tornare.

Avvicinandomi al mio paese dovetti passare per Mogania. Lì il capopalestra era di tipo Ghiaccio.
Interessante.
Sarebbe stato davvero interessante confrontarmi con un capopalestra di un tipo cui il mio era in svantaggio.
Andai alla palestra.
Gran delusione.
Alfredo mandò in campo i suoi Pokèmon migliori.
Davvero credeva di battere i miei Pokèmon con quelle.. cose?
Seel e Dewgong furono una passeggiata, un paio di Tuono e la loro pelle fu carbonizzata, in alcune parti cominciava anche a staccarsi, come in un pesce ben cotto. La parte peggiore fu vedere il loro grasso che colava sul pavimento liscio e lucido della palestra. Che orribili Pokèmon, e che cosa orribile il loro grasso. Non potevano riversare sangue come tutti? Quella cosa giallognola e appiccicosa che ribolliva dal caldo del mio attacco mi faceva venire il voltastomaco.
Poi fu il turno di Piloswine.
Kingdra non ebbe grosse difficoltà a immergere quella grossa palla di lardo e pelo in una bolla d'acqua. Entra acqua nei polmoni di quel bestione. Entra.
Presto anche l'ultima bolla d'aria uscì dai polmoni di quel Pokèmon che cadde a terra con gli occhi bianchi e la pelle bluastra.
“I miei complimenti. Meriti la medaglia Gelo.”
Mi mise in mano in pezzo di latta.
Rimasi basita.
“Che credi di fare?
Cosa sta a significare questa cosa?
Credi davvero che io mi accontenti di una stupida lattina?
Io sono la migliore!
Io sono imbattibile!
Non me ne faccio nulla della tua stupida medaglia”

Gliela lanciai contro, gli si conficcò in una guancia.
Stolto!
Cosa credeva di fare? Placare la mia sete di vendetta con una medaglia? Non mi basta, non mi bastano tutte le medaglie del mondo. Io voglio essere la migliore.
Amata o temuta.
Ha poca importanza.
Se mi amano mi temeranno.
Se mi temeranno potrò obbligarli ad amarmi.
Tutti mi ameranno.

Brucia.
Sopporto.

Tornai a casa due giorni dopo.
Non ero nemmeno stanca.
I miei genitori mi guardarono.
“Sei tornata finalmente”
Non sono nemmeno mancata.
Se fossi stata via di più non si sarebbero chiesti nulla.
Sono davvero inutile.
Sono davvero una buona a nulla.
Sono la più brava con i Pokèmon Drago.
“Papà. Ti sfido”
Furono le mie parole.
Fredde come il ghiaccio.
Mantengo il gelo fuori, quando dentro ribollisco di rabbia. Capirai chi è la figlia migliore. Capirai tutti i tuoi errori. Mi osannerai. Mi amerai e finalmente sarò parte della famiglia.
Non ci sarà più solo Lance.
Ci sarà Sandra.
La grande unica e temibile Sandra.
Perfino Lance dovrà prostrarsi ai miei piedi e chiedermi scusa per tutto il male che mi ha fatto.
Sarà lui a sparire.

Brucia.
Sopporto.

Quella con mio padre fu una lotta aspra.
Il suo Dragonite contro il mio Dragonair. Non è il livello che mi spaventa. Nulla mi spaventa.
Tuono.
E le sue deboli ali bruciarono. Carbonizzate si disintegrarono, non usciva neanche sangue, le vene che irroravano le sue ali erano state cauterizzate dal caldo e dall'elettricità.
Un Dragopulsar, giusto all'altezza dello stomaco.
Lo perforai da parte a parte.
Non ha avuto neanche il tempo di rialzarsi completamente.
Cadde esanime.
Mi avvicinai. Guardai nel buco. Le interiora cominciavano a riversarsi al suolo, per fortuna che lo stomaco si è disintegrato, non avrei potuto sopportare di vedere bacche mezze digerite sparse in giro.
“Vogliamo continuare?”
Ammettilo.
Ammetti che sono la più brava.
“No”
Ammettilo!
“Puoi prendere il mio posto. Ma devi migliorare molto. Il tuo cuore è freddo e gelido”
“E tu sei un perdente”
L'ho battuto, come si permette di farmi la morale?
Chi si crede di essere?
Ho battuto mio padre.
Ce l'ho fatta.
Ora so chi sono.
Sono Sandra, maestra Drago.

Tornai a casa.
“Dov'è Lance?”
Volevo sfidare anche lui. Si sarebbe piegato alla mia potenza e tutti mi avrebbero amata. Tutti avrebbero capito chi è la più forte della famiglia.
Sono l'erede della palestra Drago.
Sono l'unica.
Sono la più forte.
“Lance è via da qualche giorno. Tornerà stasera”
Tornò la sera.
Volevo piazzargli la mia schiacciante vittoria sotto il naso. Due figli, uno solo sarebbe diventato capopalestra.
Ha scelto me.
Sono importante per lui.
Ha scelto me.
Per una volta ho vinto io.
“Ce l'ho fatta!”
Disse esultante.
“Sono il nuovo campione della Lega”

Brucia.
Sopporto.

No.
No!
NO!
Non è possibile.
Io ottengo un risultato, lui lo ottiene prima di me.
Io faccio qualcosa, lui la fa meglio.
Non è possibile.
No!
Mi rifiuto di crederci.
Ci sedemmo a tavola.
I miei genitori fissavano Lance, domande su domande. Volevano sapere tutto.
Neanche una domanda a me.
“Dove sei stata tutto questo tempo?”
“Cos'hai fatto?”
“Com'è andata la lotta?”
Nulla.
Nessuno aveva notato me.
Sono una parete.
Nessuno mi vede.
Nessuno mi ascolta.
Sono invisibile.

Brucia.
Sopporto.

Hanno davvero due figli?
Sono davvero figlia loro?
Perchè non mi amano?
Perchè mi mettono da parte?
Sono sbagliata?
Sono davvero una buona a nulla?

Brucia.
Sopporto.

Il giorno dopo Lance partì per stabilirsi alla lega. Lì avrebbe vissuto finchè qualcuno non l'avesse spodestato.
Lo avrebbe fatto tornare con i piedi per terra.
Pallone gonfiato pieno di boria.
Io mi sono insediata al fondo della palestra.
Ottava palestra.
L'ultima grande prova per coloro che provano a sfidare la Lega.
Nessuno ci riuscirà mai.
Sono forte.
Sono un muro.
Non sfonderete la mia porta.

Molti furono gli allenatori che passarono di qua.
Stolti. Credevano davvero che sarebbe stato semplice battermi?
I più sprovveduti si sono presentati con Pokèmon Drago o Ghiaccio. Credete davvero che basta un tipo avvantaggiato al mio per battermi.
Li ho fatti ricredere.
Il loro ghiaccio si è sciolto di fronte al mio ardore.
Ed il loro sangue ha bagnato la palestra.
Sono la più forte, sono inarrestabile. Potrei battere perfino Lance.

Non mi interessa più se Lance è All'Altopiano Blu, io sono Sandra, l'invincibile maestra Drago. Lance non lotterà mai più in tutta la sua vita finchè avrò respiro.
È la mia missione.
È il mio destino.
È il mio essere.

I Pokèmon di fronte a me muoiono nelle maniere più atroci.
Urlano.
Gridano.
Si disperano.
Piangono.
Esalano il loro ultimo respiro.
Chissà cosa si prova a morire?
Non sarebbe divertente provare?
Forse morendo potrei attirare l'attenzione dei miei genitori.
Forse morendo potrei essere ricordata da qualcuno.
Forse morendo potrei essere amata.

Brucia.
Sopporto.

Un ragazzo si è presentato al mio cospetto. L'ennesimo.
“E tu saresti?”
“Gold”
“Sono il più grande allenatore di Pokèmon di tipo Drago. Posso tener testa perfino ai superquattro della Lega Pokèmon. Vuoi ancora sfidarmi?”
“Certo”
La sua fierezza, sarà interessante lottare contro questo ragazzino. Sarà divertente vederlo piangere.
“Bene. Fatti avanti!”

Io sono migliore di te.
Io sono migliore di tutti voi.

Com'era possibile?
Quel ragazzo.
No.
No!
NO!
Non deve finire così, no! Io sono la grande Sandra! Io sono imbattibile! Io sono invincibile! No. No. No.
Mi rifiuto che finisca così.
Ci deve essere un modo.
Devo essere io la migliore.
Ne ho bisogno.
È l'unica cosa che ho.

Brucia.

Lo manderò da mio padre. Non può accettare che sua figlia venga distrutta da un moccioso del genere, no, lui mi aiuterà. Lo caccerà. Io sono la migliore. Nessuno può sconfiggermi.
Cercai di rilassarmi, dopo che quel ragazzino se n'era andato. Come osava?
Mi incamminai a passo svelto verso la grotta. Uno degli allenatori da sconfiggere per raggiungermi mi fermò
“Capo, forse dovrebbe rilassarsi un attimo. È molto tesa”
Tu! Piccolo inutile insolente come ti permetti di dirmi cosa fare e cosa non fare?
Credi forse che essendo la tua vita migliore della mia puoi dispensare consigli?
“Dragonair Iper Raggio!”
Non mi girai neanche. Non volevo vedere cosa quel raggio di energia avesse lasciato integro del corpo di quell'inutile omuncolo.
Come ha osato?
Mi ritenevi forse una fallita?
Credevi davvero che sono così disperata da chiedere il tuo aiuto?
Io non ho bisogno di nessuno.
Io mi sono abituata a vivere da sola.
Io ce l'ho sempre dovuta fare da sola.
Io non ho bisogno di nessuno.
Io basto a me stessa.

Brucia.
Sopporto.

Raggiunsi la capanna all'interno della Grotta del Drago. Mi aspettavo di vedere quel ragazzino in lacrime implorarmi perdono.
Volevo le sue lacrime.
Volevo la sua disperazione.
Dimostrami che la tua vita è peggiore della mia.
Dimostrami che sono superiore a te.
Dillo.
Dentro la capanna c'era quel ragazzino, composto e fiero come quando è arrivato a sfidarmi. Com'è possibile?
“Scommetto che non hai superato la prova!”
“No Sandra, l'ha passata”
“Cosa?!”
No.
No!
NO!
Non era possibile, non era possibile. Neppure io ho mai superato la prova, non ci riuscivo.
Non ero abbastanza pronta.
Lance ce l'aveva fatta.
E questo ragazzino.
Lui.
Non io.
Lui.
Com'è possibile?
Mio padre non mi amava abbastanza. Mio padre preferiva questo perfetto estraneo a sua figlia. No. No. No. Mi rifiutavo di crederci.
Strinsi con forza la medaglia nella mia mano, sempre più forte finchè non sentii il freddo metallo conficcarsi nella pelle.
Non faceva male.
Il sangue caldo cominciava a sgorgare dalla ferita.
Non sentivo dolore.
Non sento mai nulla.

Brucia.
Sopporto.

Consegnai la Medaglia a quel ragazzino. Era sporca del mio sangue. Era sporca delle mie lacrime. Dentro c'era tutta la fatica che ho fatto a diventare le migliore.
Ed ora tutto quello che sono, tutto il mio dolore, tutti i miei sforzi, vengono gettati via in un attimo con questa consegna della medaglia.
Tutta la mia vita.
Sparita.
Il mio essere.
Morto.
Se non sono la migliore, allora chi sono?
Chi sono io?
Sono una nullità.
Sono inutile.
L'unica cosa in cui potevo primeggiare, il mio dono, il mio destino, la mia vocazione è stata distrutta in un attimo. Non sono brava nemmeno in quello.
Non sono brava nemmeno nell'unica cosa che avrei dovuto saper fare.
Chi sono io?

Brucia.
Sopporto.
   
 
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