Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: SpinellaTappo98    06/12/2014    0 recensioni
Dalla storia: -“E io sono Davide, piacere. Non è che qualcuno di voi mi darebbe una sigaretta?” finalmente si accorsero di me. Allegra corse a riprendere il suo libro, mentre Andrea tirò fuori dai jeans un pacchetto di Winston Blu: “Quindi fumi…” quella domanda mi fece sorridere e la risposta mi uscì più naturale di quanto mi aspettassi: “No, ma mi sembra il giorno giusto per iniziare”. Mi sarei aspettato che mi guardassero scioccati, eppure Allegra disse solo: “Benvenuto nel club dell’autodistruzione!”-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il lato oscuro della luna

 

Certo, il cuore, ha sempre qualcosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto.

 

Fisso quelle parole che sembrano volteggiare sul mio quaderno degli appunti. Anche se sono lì, fissate nero su bianco, mi è impossibile impedire alla mia mente di volare al giorno in cui scrissi quella citazione.

18 Maggio 2014.

È passato quasi un anno, eppure oggi come allora ritengo che siano le parole più adatte a descrivere il giorno più importante della mia vita.

In quel giorno capii di essere innamorato, in quel giorno anni di sforzi per mantenere un distacco dal mondo furono vanificati, in quel giorno ebbe inizio quella che per me fu la più dolce delle tragedie. Già, il mio è un esempio di come l’amore diventi sia la malattia che la cura, sia la salvezza che la condanna.

È meglio che prima vi spieghi brevemente chi sono. Il mio nome è Davide, ho sedici anni, una pessima infanzia alle spalle, una famiglia instabile, una follia innata e, per mia disgrazia, una spiccata e profonda sensibilità. Il mio cuore un po’ maltrattato appartiene alla creatura più splendida e imperfetta che conosca. Capelli corvini e ricci, occhi di un verde più intenso di quello dell’erba, eppure a volte quasi trasparenti. Andrea, un concentrato di dolore, strafottenza e sfacciataggine.

La storia della nostra amicizia iniziò in un freddo mattino di due anni fa ed è strettamente legata ad un’assurda ragazzina di nome Allegra. La scuola era iniziata da un mesetto e quell’anno avevo preso la strana abitudine di arrivare a scuola alle 7.30 per starmene un po’ da solo a sentire della musica, fino a che non mi accorsi che su una colonna del porticato c’era un ragazzo che se ne stava lì a fumacchiare. Ogni giorno erano sempre lì, lui e le sue sigarette. Pensavo che sarebbe stato carino andare a parlare con quel ragazzo solitario, farci compagnia a vicenda, ma non ne avrei mai avuto il coraggio. A questo punto entrò in gioco Allegra, colpì la mia esistenza con la forza di un uragano, nel vero senso della parola.

Camminavo per il portico verso una panchina, quando vidi una ragazza con un libro aperto in mano e una sigaretta spenta tra le labbra non accorgersi di una mattonella rialzata, prenderla di petto e finire addosso…beh, a me. Spero che mi capirete se vi dico che non riuscii a scansarmi e finii per terra, mentre colei che mi aveva investito finii dritta dritta tra le braccia di colui che fumacchiava appoggiato alla colonna. Fu come trovarsi nella scena di un film, immaginavo che si scambiassero qualche affabile frase fatta e un paio di sorrisetti, ma la ragazza, ancora tra le braccia dello sconosciuto, disse: “Per caso hai da accendere?”. Il ragazzo iniziò a ridere e l’aiutò a rimettersi in piedi: “Il mio nome è Andrea, il tuo è tempesta forse?”, io avrei optato direttamente per furia, ma la ragazza fece un sorriso sornione: “No, mi chiamo Allegra”. Chissà perché, ebbi la sensazione che che quel sorriso lo avrei rivisto molte e molte volte. Improvvisamente mi ricordai di essere ancora a terra e feci per rialzarmi: “E io sono Davide, piacere. Non è che qualcuno di voi mi darebbe una sigaretta?” finalmente si accorsero di me. Allegra corse a riprendere il suo libro, mentre Andrea tirò fuori dai jeans un pacchetto di Winston Blu: “Quindi fumi…” quella domanda mi fece sorridere e la risposta mi uscì più naturale di quanto mi aspettassi: “No, ma mi sembra il giorno giusto per iniziare”. Mi sarei aspettato che mi guardassero scioccati, eppure Allegra disse solo: “Benvenuto nel club dell’autodistruzione!”.

Da allora ci incontriamo ogni mattina a una panchina vicino il portico, anzi ALLA panchina, ormai è di nostra proprietà.

La panchina mi riporta alla storia del mio amore infelice. Forse non vi ho detto che sono omosessuale, scusate, ma questo piccolo dettaglio che per voi è di vitale importanza, per me è la pura e semplice normalità. Il problema è che nessuno dei miei due amici sopracitati è a conoscenza di questo mio piccolo segretuccio, è un po’ il mio… “lato oscuro della luna”, è come Allegra definisce le parti della nostra personalità che noi teniamo segrete al mondo. Sia Andrea, che Allegra, che io ne abbiamo uno che ci fa sentire diversi, fuori dal resto delle persone che ci circondano, e non perché una mattina ci siamo svegliati con questa convinzione, ma perché nel corso delle nostre vite la società ci ha fatto capire di esserlo. Sono i nostri piccoli altarini, che abbiamo tenuto per noi, nonostante noi tre stiamo quasi sempre insieme, a prenderci in giro, scherzare, tirarci pugni sulle braccia e rincorrerci, proprio come dei bambini, noi ci sentiamo a nostro agio così. Era tutto perfetto, fino a che non arrivò il 18 Maggio. Non adoro ricordarlo, eppure ci penso ogni giorno, perché capire che mi ero innamorato di Andrea, per me era un duro colpo, non volevo accettarlo, non volevo che il mio lato oscuro venisse illuminato. Mi era già successo, alle scuole medie, e avevo passato mesi interi a piangere, perché mi sentivo diverso dagli altri, perché venivo trattato come diverso, perché percepivo che non mi avrebbero mai concesso di dimostrare che ero come loro. Perciò continuai a comportarmi come al solito, a passare le giornate con Allegra e Andrea, a cercare un ragazzo che sopportasse la stravaganza e l’originalità della nostra amica per accorgersi che cuore grande avesse, a tentare di accoppiare Andrea con qualcuna che andasse oltre al suo essere stronzo e vedesse quanta capacità di amare avesse, a fingere che tutto questo non mi facesse male e che non morissi dentro ogni volta che quel ragazzo mi sorrideva. Pensavo seriamente di poter resistere, ma non durai poco più di qualche mese.

Un pomeriggio caldo come tanti altri, ero alla panchina con Andrea e stavamo parlando, ricordo tutto come se stesse accadendo in questo momento. Aveva deciso di parlarmi del suo “lato oscuro”, anche se non c’era Allegra, voleva raccontarcelo separatamente. Ero elettrizzato e anche spaventato, una volta a conoscenza della parte che nascondeva al mondo, forse avrei dovuto parlargli anche della mia. Stranamente, più Andrea andava avanti nel suo racconto, più mi sentivo legato a lui. Anni fa ebbe un tumore, non molto grave per fortuna e quindi lo poterono curare, ma prima di allora era un normale adolescente che aveva appena iniziato a frequentare le scuole superiori. Per quanto cercasse di accettare quel male come una parte di lui, tutti lo trattarono come se non fosse più il solito Andrea, lo guardavano con biasimo, con poca fiducia che la cura funzionasse. Il tumore rischiava di distruggerlo fisicamente, ma quegli sguardi e le parole di commiserazione...oh, quanto dolore che gli provocavano, quanta rabbia che accumulò in quei mesi. Grazie ai suoi medici, riuscì a guarire e da allora godette di una perfetta salute, così tutti tornarono a trattarlo come sempre, anche se ormai qualcosa dentro di lui si era incrinato. Conobbe una ragazza e se ne innamorò perdutamente, il suo nome era Francesca. Anche quella ragazza diceva di amarlo e non potrebbe esistere una fortuna maggiore a questo mondo, così stettero insieme per undici mesi, il periodo più bello nella vita di Andrea, fino al momento in cui lei non decise di lasciarlo con le parole peggiori che potesse scegliere: “In realtà ti ho sempre visto come un amico, non ti ho mai amato”. Sentirsi dire che ora amava un altro uomo sarebbe stato più semplice, di certo meno doloroso. Andrea non poteva sopportare altro dolore, sentirsi ancora una volta abbandonato. Quel qualcosa che tempo prima dentro di lui si era incrinato, si spezzò definitivamente, lasciando quel povero ragazzo in preda alla confusione più assurda. Passava le giornate a tentare di nascondere i propri sentimenti al mondo e le notti sveglio, immerso nell'angoscia. Aveva iniziato a fumare, nonostante avesse avuto quel terribile precedente del tumore, perché secondo lui è sempre meglio restare più calmi e rilassati, piuttosto che molto tempo senza pace. L'unica traccia esterna di quello che provava si trovava e si trova ancora solo nei suoi occhi, quelli in cui mi perdevo per ore e quelli che Allegra temeva per la loro profondità. Dopo la storia di Francesca, Andrea divenne più stronzo e strafottente che mai, ma per chi non si soffermava alla prima, o anche alla seconda, impressione, poi si dimostrava un vero amico, una persona con un cuore immenso, che ama sul serio quando può. Il lato oscuro di Andrea mi aveva fatto sentire ancora più legato a lui, come se avessi avuto la conferma che fino a quel momento non mi ero mai sbagliato. Il mio amico finì di raccontare, mi fissò, fece un bel respiro e disse: “Ecco, questo era il mio lato oscuro della luna. Cosa...cosa ne pensi?”. Cosa avrei mai potuto rispondere? Cosa potevo mai pensare di lui? Ma soprattutto, come avrei potuto resistere a quell'assurda tentazione che ormai stava diventando quasi dolorosa? Non potevo, ecco tutto. Perciò lasciai perdere quel peso che mi opprimeva lo stomaco e scattai in avanti, baciando Andrea. Forse non avrei dovuto farlo, va bene, ma il peggio non ha fine, dico bene? Infatti, come se non avessi fatto già abbastanza danni, mi staccai dal poveretto che era rimasto pietrificato e avevo aggiunto: “Io ti amo Andrea, ecco cosa penso!”. Il panico e lo smarrimento che vidi in quei magnifici occhi verdi era sconfortante e sincero: “Ma cosa...tu...come...?!” poi si alzò e scappò via, ecco l'ultima immagine che per molto tempo ebbi del mio migliore amico, dell'uomo che amavo, la sua schiena.

Non trovai la forza per alzarmi da quella panchina, non avevo idea di quanto tempo fosse passato, ma intuivo che avesse iniziato a piovere, considerando che mi ritrovai con i vestiti zuppi, però non mi importava, rispecchiavo il mio stato d'animo. Come avevo potuto? Ma cosa mi era passato per la mente? Oddio, avevo rovinato tutto, come al solito, quando le cose sembravano andare bene, ecco che arrivo io e mando tutto al diavolo. Ero immerso in quei pensieri, quando sentii una mano delicata sfiorarmi la spalla. Mi voltai appena, giusto quanto bastava per vedere una figura slanciata, con la pelle pallida e i capelli castano chiaro attaccati alla pelle dalla pioggia che le scorreva addosso. Allegra, con quell'aria un po' spettrale e affascinante insieme, a volte mi chiedo come mai i ragazzi per cui prende delle mirabolanti cotte degne dei più grandi poemi cavallereschi non la contraccambino mai... “Ma si può sapere cosa cazzo pensi di fare?” ah, ecco, ora ricordo, non è propriamente il ritratto della femminilità. Sapevo che parlava così perché teneva a me, tuttavia non ero dell'umore adatto. La mia amica non aspettò una risposta, semplicemente si sedette sulla panchina e mi abbracciò. Evento più unico che raro. Quel gesto sciolse anche le mie ultime barriere e non seppi più trattenere le lacrime. Piansi, piansi a lungo, non trovando parole adatte, i miei pensieri erano rimasti in cima a quella cascata. Oh, quella fu una delle chiacchierate sotto la pioggia più strane e liberatorie, in tutti i secoli dei secoli.

“Io sono gay, Allegra”

“L'ho capito”

“Io lo amo da morire, Allegra”

“Sopravviverai, si sopravvive sempre”

“Forse non capisci. Io sento ogni sentimento che sente lui, riesco quasi a sentire i suoi pensieri, posso immaginare come reagirà in determinate situazioni. È come se fossi parte di lui. Ma non può essere...è sbagliato...”

“Perché? Non è pur sempre amore non ricambiato? Che importanza ha che tu sia un uomo o meno? Sei uno splendido ragazzo innamorato che è talmente sensibile da ricavarsi uno spazio nell'anima delle persone vicine a lui. Il mondo ti ha fatto male, ma sei ancora qui a parlarne con me, mi pare. Tu non sei sbagliato, sei solo diverso, un po' fuori dagli schemi, ciò non significa che tu sia meno speciale di ciascuna persona sulla terra. Anzi, forse di più”

“Come puoi pensare questo, Allegra? Come posso cancellare quello che pensano le persone di me? Ho passato anni, e dico ANNI!, a sentirmi escluso, troppo diverso, troppo fragile, per essere come chiunque altro. Riesco anche a rovinare una cosa pura come l'amore”

“Tu non lo rovini. Il tuo lato oscuro della luna è la tua omosessualità. Il mondo ti guarderà sempre in modo strano, come se tu fossi un errore, e allora? Basterà uno sguardo dalla persona che amerai e che amerà te per rendere l'umanità utile come la polvere sotto il letto”

“Sei assurda. Ti voglio bene, lo sai?”

“Non volermene, non lo merito”

“Invece sì che lo meriti. Guardati, sei qui sotto la pioggia a consolare un tuo amico che si comporta come una checca isterica!”

“Sei una checca isterica simpatica, però...”

“Grazie. E tu sei eccezionale!”

“Io sono cattiva, molto, faccio del male a tutto ciò che tocco. Me lo dice sempre anche mia madre che sono come papà. E lo dice sempre anche mio padre che un giorno diventerò come mamma. Non voglio, Davide, non voglio che i miei figli passino tutta la loro vita con gli auricolari nelle orecchie a chiedersi cosa abbiano fatto di sbagliato per nascere come sono, non voglio che piangano notti intere, non voglio che perdano la loro infanzia, non voglio che gli altri bambini li escludano perché quello strano sentimento che li lega al mondo intero n z li porta a sapere cosa sente ogni persona, non voglio che donino tutta la loro vita a della gente che troverà sempre il male in ogni loro gesto. Io lo so, Davide, cosa aspetterebbe i miei figli, perché io diventerò come i miei genitori e li farò sentire diversi, sbagliati, non saranno mai abbastanza per il mondo, soffriranno sempre, ogni giorno e per ciascun momento felice ce ne saranno dieci tristi e vivranno nella costante paura che ogni singola cosa che facciano possa avere degli effetti più gravi e devastanti di quanto non sarebbe immaginabile. Molti giorni desidero non avere mai una famiglia, perché le persone che amo non si sentano delle totali merde come mi sento io ora. Ho paura, Davide, ho paura che si autodistruggeranno come me...”

Non avevo mai visto Allegra in quelle condizioni, non c'era più traccia dell'esuberanza che la distingueva, della sua sicurezza. Mi resi conto che erano uno scudo per proteggerla da se stessa, da quella sensibilità che aveva portato quell'assurda ed eccezionale ragazzina ad odiarsi. La pesantezza della sua rabbia e della sua delusione mi crollò sulle spalle come un macigno e boccheggiai senza fiato. Allegra avevo voluto dirmi che, nonostante io avessi sofferto, una volta che avessi trovato qualcuno che mi amasse e che io amassi a mia volta, i pensieri del mondo non avrebbero avuto più senso. Se avessi avuto il coraggio di non chiudere il mio cuore, magari un giorno tutte le sofferenze sarebbero diventate come delle sottili cicatrici. Ma Allegra...valeva lo stesso discorso per lei? La mia amica ha sempre amato e si è sempre fatta carico dei pesi altrui, ricevendo in cambio altri pesi e critiche, ha sempre avuto attorno gente che lei amava e che l'ha convinta di essere diversa, sbagliata.

In quel giorno, sotto la pioggia, sia io che Allegra capimmo che saremmo stati meno soli d'ora in poi e che forse non tutto era perso. Facemmo anche un patto. Io avrei smesso di fare la “checca isterica”, sempre di una gentilezza inaudita lei, e di rimpiangere l'esistenza del 18 Maggio. Lei avrebbe cercato di non odiarsi e di non autodistruggersi. Però nessuno di noi due smise di fumare, so bene che avremmo dovuto, eppure...non ci fu modo di separarci dal tabacco e dalla nicotina, ormai eravamo troppo legati. Chissà, magari in un futuro in cui ci saremmo sentiti ancora meno diversi.

Nel frattempo, Andrea si distaccò da noi per pochi mesi, ma mantenendo dei radi contatti con Allegra, come quel pomeriggio quando la mandò da me sotto la pioggia. Fu stronzo? Beh, lui era ed è stronzo. Solo che non potei avercela con lui, lo avevo scioccato e, stando ai messaggi che riceveva la mia amica ogni settimana, lui stava cercando di abituarsi all'idea che mi fossi innamorato di lui, voleva anche lasciarmi del tempo per togliermelo dalla testa, diceva che mi avrebbe solo fatto soffrire perché a lui piacevano e sarebbero sempre piaciute le ragazze. Devo ammettere che mi divertii non poco quando Allegra cercò di convincerlo a cambiare gusti sotto questo punto di vista e Andrea minacciò di chiamare il 118 e farla ricoverare in psichiatria: “Dove dovresti stare già da tempo!” le aveva detto con una sorta di affetto tutta sua. Devo anche dire che, se l'intento di Andrea era quello di darmi del tempo per togliermelo dalla testa e dal cuore, funzionò.

Cominciavo veramente a dimenticare Andrea, dopo essermi consumato per mesi in attesa del suo ritorno. Piano piano nella mia vita era spuntato un nuovo raggio di sole, che aveva bucato la coltre di nebbia nella mia mente più delicatamente di Allegra e le sue teorie...il suo nome era Marco. Quel classico compagno di scuola sempre seduto all'ultimo banco e che per buona parte dell'anno ti dimentichi persino di avere nella stessa stanza. Ma poi...quando si avvicina non puoi fare a meno di notare quei magnifici occhi scuri, così intensi e amichevoli da calmarti all'istante, quell'accenno di barba che ti fa credere che potresti incontrarlo seduto a gambe incrociate su un prato che suona la chitarra in mezzo alle margherite. Mi affascinava davvero quel ragazzo e più passava il tempo e meno pensavo ad Andrea. Forse questa volta avrei potuto avere una possibilità, dato che Allegra ci aveva spudoratamente provato con Marco per capire “come interagisse”, ecco un'altra delle sue assurde teorie, e lui l'aveva delicatamente rifiutata con un qualcosa del genere: “Scusami tanto, è che, sai...a te lo posso dire, perché mi sembri folle e di solito voi folli siete comprensivi...” e la mia amica lo prese decisamente come un complimento “ma vedi...ecco io...di norma non sono interessato alle ragazze...”.

Perciò, ricapitoliamo e torniamo all'inizio di questo bizzarro racconto. La citazione di Alessandro Manzoni nel capitolo ottavo de “I promessi sposi”, cosa sa il cuore, eccetera, eccetera, fegato, polmoni, milza e così via. Dunque, ora sono sulla NOSTRA panchina a leggere quella citazione e a scribacchiare un po' ovunque sul mio quaderno, sto aspettando che arrivino i miei amici. Eccoli. Allegra, come al solito, in compagnia della sua amata sigaretta che tiene come sempre tra le labbra, di sicuro avrà ancora perso l'accendino, e un libro in mano. Continua ancora a prendersi clamorose sbandate per ragazzi con cui fa amicizia e che la colpiscono per la loro dolcezza o sensibilità o perché la fanno ridere fino a morire. Accanto a lei c'è Andrea, è tornato una mattina, con le Winston Blu in mano e uno sguardo di scuse: “Hai da accendere?” aveva detto. Ovviamente feci la cosa più logica di tutte, gli passai l'accendino e presi una sigaretta dal pacchetto con cui giocherellava. Ogni tanto si aggiunge a noi anche Marco con la sua chitarra, che ha subito fatto amicizia con quegli altri due folli. Non so cosa succederà, so solo che siamo tornati un bel trio. Tre adolescenti disadattati che si sono sempre sentiti diversi, ma che ora si stanno rendendo conto che la loro sensibilità potrebbe anche aiutarli, dopo tutto. Mah, staremo a vedere!

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: SpinellaTappo98