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Autore: Cruel Heart    06/12/2014    2 recensioni
C'è sempre un modo per raccontare le storie tristi.
C'è chi vuole addolcirla, come se si trattasse di una tazzina da caffè un po' amara, o c'è chi vuole renderla ancora più tragica di quanto lo sia già.
Sarebbe bello narrare di due adolescenti che si sono innamorati improvvisamente, magari al liceo.
Ma non è la verità, o, per lo meno, non lo è di questa storia.
I piccoli segreti sono ovunque.
Sto parlando di segreti non del tutto svelati, di argomenti tenuti nascosti e di scheletri troppo grandi per essere rinchiusi in un armadio.
E se tutto quello in cui lui credeva, si rivelasse una mera finzione?
E se tutto quello che lei riteneva impossibile, fosse la dura realtà?

Ecco: questa è la verità che voglio raccontarvi.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Little secrets - Missing Moments'
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Salve youtubers e benvenuti ad una nuova recensione!

Ah…

Ma io… non sono Yotobi…

Quindi…

Salve little black stars e benvenuti ad un nuovo capitolo!

Ecco, così va meglio.

Finalmente sono riuscita ad aggiornare, deo gratias.

Vi consiglio caldamente di leggere queste righe con il link del brano qui sotto in sottofondo.

Io mi sto drogando di questa canzone ed è bellissima <3

Qualche giorno fa mi sono accorta che le immagini che avevo scelto da mettere sotto ogni p.o.v. sono state cancellate dal server, ahimè, e quindi ho deciso di caricare altre foto dei nostri personaggi sclerati preferiti (?)

[Compreso il duca che adesso odierete molto di più]

Anche le immagini nei precedenti capitoli saranno ripristinate a breve.

Spero che questo aggiornamento sia di vostro gradimento… e spero anche di non essere uccisa alla fine della vostra lettura, sigh.

A presto :)

 

 

~ Cruel Heart.

 

***

Marianas Trench - Beside You (Live)

 

***

 

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Harrisburg, Pennsylvania, Stati Uniti d’America, 25 Giugno 2001

 

Avril's pov

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Mi accorsi sin da subito che qualcuno aveva chiuso le tende della mia finestra.

I pochi raggi di sole, che riuscivano ad entrare nella mia camera, mi creavano un senso di inquietudine non indifferente.

Tuttavia, questa strana sensazione di timore fu soppiantata da una gioia incontenibile che, da una settimana a questa parte, mi riscaldava il cuore: Evan.

Tastai la porzione di materasso accanto alla mia, ma non trovai le sue braccia pronte ad accogliermi.

Disorientata, feci pressione sui gomiti e, sollevandomi col busto, lo chiamai più volte.

Aspettai di sentire la sua risata allegra arrivare da qualche stanza sul piano, ma niente: c’era solo il silenzio, insolito ed innaturale per quell’ora del mattino.

 

A quel punto, mi alzai completamente dal letto, scostando le coperte calde, e m’incamminai verso la porta, per scendere al piano inferiore.

Prima di uscire, però, mi accorsi di due cose alquanto strane.

La prima: vicino al suo armadio, non c’era la custodia con la sua chitarra. La metteva sempre lì, perché diceva che era l’unico punto della stanza a non essere soggetto a cambi di temperatura, e quindi, in questo modo, le corde della chitarra non potevano rovinarsi.

La seconda: proprio ai piedi della sedia della sua scrivania, sul pavimento, c’era un foglio di carta. Probabilmente, doveva essergli caduto e si era dimenticato di raccoglierlo.

Nonostante questo, comunque, uscii dalla camera e scesi le scale, per andare in sala da pranzo: avrei pensato dopo a quello che avevo notato.

 

Staccai la mano dal corrimano in legno e la prima cosa che vidi fu il tavolo pronto per la colazione: era apparecchiato solo per due persone.

Increspai le sopracciglia e tamburellai con il dito indice sulla tovaglia ricamata.

Tutto questo non mi piaceva affatto: come mai la tavola era approntata solo per due? Che fine avevano fatto tutti?

 

Purtroppo, il flusso dei miei pensieri fu interrotto da un forte rumore proveniente dalla cucina.

Camminai verso di essa a passo spedito e vidi mia madre che sfornava una tortiera con un soufflé al cioccolato dentro.

 

Lei percepì la mia presenza e si girò verso di me.

«Oh… ben alzata.» Fece un sorriso appena accennato, striminzito, e abbassò lo sguardo verso il dolce che aveva fatto.

«Dai, vai a metterti a tavola, che tra un po’ è pronto.»

 

Aprii leggermente la bocca, confusa, ed aspirai un breve soffio d’aria.

Certo, mi aveva guardata con quegli occhi tristi, quasi spenti, ma non era per questo che me ne stavo lì, immobile, con un’espressione corrucciata.

 

Una volta, quando ero piccola, mi aveva raccontato che, da giovane, la chiamavano la “Soufflé Girl”, ovvero la ragazza dei soufflé*: questo perché diceva sempre che “quando la vita ti infligge una perdita di qualcosa a te caro, un buon soufflé è la vendetta migliore.”

 

Una perdita.

 

Come se qualcuno avesse improvvisamente spinto l’interruttore per la messa in moto del mio cervello, collegai il motivo del soufflé, l’assenza di tutti, la chitarra mancante, quel pezzo di carta e Evan.

E sgranai gli occhi.

Adesso, tutto tornava.

 

«No…. no.» rantolai.

Appena mia madre si rese conto di quello che mi stava succedendo, corse verso di me e mi abbracciò stretta, cercando di bloccarmi con le sue braccia.

 

«No. No. No. No. No. No. No.» ansimavo, sempre più forte. Riuscii a divincolarmi dalla sua presa e corsi nella camera di Evan.

 

Aprii le ante dell’armadio e iniziai a buttare per terra freneticamente tutti i miei vestiti che avevo portato in quella settimana dalla mia stanza alla sua.

Non erano lì.

I suoi vestiti non erano lì.

 

C’era soltanto la sua sciarpa, quella sciarpa di lana blu scura che mi aveva dato la sera in cui c’eravamo conosciuti, quasi cinque mesi fa.

La presi in mano e inspirai il suo odore, mentre si confondeva con il sapore acre delle lacrime, che incominciavano a scorrere sul mio viso.

 

Poi, posai il mio sguardo su quel foglio di carta lasciato lì, sul pavimento.

Lo raccolsi, lentamente, e iniziai a leggere.

 

Cara Avril,

 

sai, pensavo di essere più bravo con le parole.

Pensavo di riuscire a trovare la frase più adatta per dirti tutto quello che meriti di sentire, ma la verità è che non riesco a fare altro se non mettermi le mani nei capelli e urlare a squarciagola quanto tutto questo mi stia uccidendo.

Quello che voglio dirti è che… mi dispiace.

Mi dispiace così tanto.

Lo so che queste due parole sono niente, in confronto al dolore che starai sentendo in questo esatto momento.

Ti immagino lì, con la mia sciarpa in mano, mentre i tuoi occhi azzurri scorrono su queste righe: spererai disperatamente che tutto questo sia solo un brutto sogno, pregherai con tutto il tuo cuore che, alla fine di questa lettera, me ne esca con il mio solito sorriso da due soldi e ti dica che è stato solo uno scherzo.

Non è così.

Mi dispiace.

Sono partito questa mattina, all’alba, come fanno i codardi, e sarà un biglietto di sola andata.

Ho preso un paio di vestiti, qualcosa da mangiare, la mia chitarra e sono andato via.

Non provare a cercarmi, non nutrire questa speranza inutile: nessuno sa dove sono, nessuno sa se la strada che sto per prendere è quella giusta.

Non lo so nemmeno io.

Non sprecare i tuoi singhiozzi per un tipo come me, ma odiami e leggi.

Ad ogni libro che comprerai, accrescerai il tuo odio nei miei confronti.

Ad ogni pagina che sfoglierai, mi disprezzerai sempre di più.

E va bene, perché con quel “ti panino al formaggio” di quattro mesi fa, sarà tutto più facile.

E va bene, perché leggere è una forma di consolazione: inizi davvero a farlo, quando capisci che la tua vita non è un granché.**

Anche quando detestarmi ti sembrerà impossibile, anche quando penserai che io sia accanto a te, allontanami.

Dimenticami.

Esattamente come sto cercando di fare io.

Quando asciugherai frettolosamente le tue ultime lacrime, per mentire sul fatto che tu stia bene, e i tuoi occhi stanchi rifiuteranno di chiudersi e di dormire in tua difesa…

Quando l’unica cosa che vorrai sarà solo restartene lì, ferma, con le braccia strette al petto…

Quando proverai a parlare ma non riuscirai ad emettere alcun suono e le parole che vorrai urlare saranno al di fuori della tua portata, sebbene non siano mai state così forti e violente…

Quando il tuo cuore si spezzerà a causa mia e quando tutto questo inferno si farà troppo per te…

Ti imploro di pensarmi.

E di andare avanti senza di me.

 

Evan.

 

 

***

*lasciatemi citare Doctor Who :3

**citazione presa da un’intervista ad Alessandro Baricco.

 

***

 

 

When your tears are spent,

on your last pretense, 
and your tired eyes refuse to close

and sleep in your defense… 

When it's in your spine,

like you've walked for miles, 
and the only thing you want is just

to be still for a while…

If your heart wears thin,

I will hold you up and I will hide you.

When it gets too much,
I'll be right beside you.
I'll be right beside you.

When you're overwhelmed

and you've lost your breath. 
and the space between the things you know

is blurry nonetheless...

When you try to speak,

but you make no sound, 
and the words you want are out of reach,

but they've never been so loud…

[…]

 

I'll be right beside you.
I'll be right beside you.

 

[…]

 

Trust in me, trust in me.

 

[…]

I'm just trying

to keep this together, 
‘cause I could do worse

and you could do better.

When your tears are spent,

on your last pretense, 
and your tired eyes refuse to close

and sleep in your defense… 

 

[…]

 

When it gets too much,
I'll be right beside you
Nobody will break you.
.

 


Quando avrai versato le tue lacrime,
per la tua ultima messa in scena,
e i tuoi occhi stanchi
rifiuteranno di chiudersi
e di dormire in tua difesa...

Quando lo sentirai nella tua spina dorsale,
come se avessi camminato per molte miglia,
e l'unica cosa che vorrai sarà solo
restartene ferma per un po'...

Se il tuo cuore perderà la pazienza,
io ti sosterrò e ti nasconderò.
Quando diventerà troppo,
io sarò proprio accanto a te.
Io sarò proprio accanto a te.

Quando sarai sopraffatta
e avrai perso il fiato

e lo spazio tra le cose che conosci
sarà tuttavia confuso...

Quando proverai a parlare,
ma non riuscirai ad emettere suono,
e le parole che vorrai
saranno fuori portata,
sebbene non siano state mai così forti...

[…]


Io sarò proprio accanto a te.
Io sarò proprio accanto a te.

[…]


Fidati di me, fidati di me.

[…]

Sto solo provando a mantenere
tutti i pezzi assieme,
perché potrei fare di peggio
e tu potresti fare di meglio.


Quando avrai versato le tue lacrime,
per la tua ultima messa in scena,
e i tuoi occhi stanchi
rifiuteranno di chiudersi
e di dormire in tua difesa...

[…]


Quando diventerà troppo,
io sarò proprio accanto a te.
Nessuno ti spezzerà.

 

 

~ Marianas Trench – Beside You

 

 

P.s. Per quanto riguarda le due one-shots di cui vi parlavo nel precedente capitolo, potete leggere la mia song-fic su “Adia” qui.

Per l’altra one-shot sulla Kill… sulla Wevin… vabbè, sulla Kevin x Will [Solluxy, aiutami tu!], dovrete pazientare ancora un po’. ^^”

 

   
 
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