Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: Ombra8    06/12/2014    4 recensioni
"Qual è il tuo sogno ricorrente?"... al momento le mie notti sono dominate da un incubo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Definiscono il sogno come quel fenomeno psichico legato al sonno, in particolar modo alla fase REM , caratterizzata dalla percezione di immagini e suoni familiari attraverso i quali poter dare ampio spazio ai desideri inconsci, nascosti.
 
Se dovessi rispondere alla domanda “Qual è il tuo sogno ricorrente?” risponderei che al momento, le mie notti sono dominate da un incubo.
Non di quelli provocati da film horror o dalla pizza ai peperoni.
Il mio incubo sono io su quel patio, nella mia divisa, che con voce ferma e fiera sostengo il discorso in nome del capitano Montgomery. Un uomo, un padre, un maestro, una seconda famiglia.
Ad un tratto le mie parole si perdono, tacciono, disperse da un qualcosa che arriva con prepotenza verso di me, che mi trafigge, mi squarcia la pelle.
Brucia e mi paralizza costringendomi ad inclinarmi verso dietro.
 
E La situazione cambia.
Non sono più in bilico tra il trattenermi al patio o carente verso dietro. Sono a terra paralizzata, immobile e con solo Castle che mi guarda da sopra.
 
L’attimo prima potevo percepire il leggero venticello, l’odore delle orchidee, il silenzio del dolore e anche quella sensazione di poter toccare ancora con mano il volto di Montgomery, come in quell’eliporto.
 
L’attimo dopo tutto ciò scompare. Il vento sembra essersi calato, l’odore essere svanito,  il silenzio sostituito da urla di spavento e dalle sue parole.
Quel ti amo sussurrato con disperazione al quale mi aggrappo per non sprofondare nel buio.
Lotto , mi oppongo ma devo rassegnarmi e lasciarmi andare.
 
Un suono in lontananza mi sveglia e accaldata e ansante mi accorgo che la sveglia mi augura il buongiorno.
Un giorno in più di vita da allora. Un giorno in più lontano dal caso di mia madre. Un giorno in più da vivere nella menzogna verso Rick. Un giorno in più da vivere con questa cicatrice.
 
Oggi sarà un caso difficile. Il nostro assassino è un cecchino. Lui si sente onnipotente. Si sistema in un palazzo alto e con una buona visuale. Studia il vento. Prende il fucile. Mira. Spara!
Con la stessa velocità in cui il proiettile viaggia, così una vita si spegne.
 
Una donna non potrà sposarsi. Un uomo non potrà trasferirsi nella nuova casa. Un gruppo di ragazzi non potranno festeggiare la vittoria del campionato di calcio.
 
E per me è panico. Tremo al pensiero che come loro, anche io ne sono stata vittima.
Tremo perché la paura non si placa, non la riesco a controllare.
 
Mi sento soffocare da questo via vai di gente al distretto: dalla Gates che ci incita ad essere veloci, dalle occhiate dei ragazzi che hanno capito che non sto affatto bene.
 
Vorrei che il dott. Burke facesse una magia, con qualche pillola dai rimedi immediati ed invece mi invita a farmi da parte, a prendere tempo.
 
Come se fosse semplice con un cecchino lì fuori pensare a se stessi piuttosto che alla prossima vittima. Sono un poliziotto, il mio compito è di stanarlo, eliminare il pericolo.
 
Torno a casa affranta, stanca, nervosa. I miei sensi sono super vigili. Vedo doppio, sento i rumori amplificati, sto avendo un’altra reazione.
Come se fossi in missione dentro casa mia, chiudo le finestre e mi accerto con pistola alla mano che nessuno entri.
 
Alla porta bussano e questo non me lo sto immaginando. C’è qualcuno che urla. Che mi chiama.
Non dovrei aprire. Non in queste condizioni.
 
“Beckett apri .. lo so che sei li”.
 
Castle. No. Qui tu no. Non adesso. No. No. No.
 
“Apri Kate, voglio solo sapere come stai”
 
Preoccupazione. Ecco cosa percepisco nella sua voce.
 
“Vai via Rick.. sto bene..non è il caso.”
 
“ Sarò velocissimo, un occhiata e me ne vado.. ho i muffin”
 
Sbuffo e rassegnata apro.
 
Entra, ha uno sguardo indagatore, si gira intorno e solleva un sopraciglio quando si accorge dell’alcool e del bicchiere rotto.
Si avvicina e mi solleva il braccio. Sono ferita e non me ne sono accorta.
 
Non dice nulla, non una battuta. Nulla. Resta in silenzio e una volta preso dal bagno garze e disinfettante, si prende cura di me. Ha un tocco leggero e attento.
 
“Alexis cadeva spesso dalla bici sbucciandosi le ginocchia, ormai sono diventato un professionista”
Come se mi avesse letto nel pensiero mi risponde alla mia domanda muta.
 
Sono bambina nelle sue mani. Vorrei potermi riappropriare della mia forza e stabilità mentale, anche solo per ricordargli che sono un adulta.
Ma come spinta da un qualcosa di superiore lo abbraccio e mi faccio cullare dalla sua stretta.
 
“Perché sei qui?” riesco a pronunciare con voce fioca.
 
“Ero preoccupato … Non rispondevi al cellulare. Volevo proporti di bere una birra fuori , giusto per staccare dal caso”.
 
Annuisco e lo guardo negli occhi. Ci capiamo anche cosi. Con un solo sguardo. E non serve più nulla.
 
 
Quando mi risveglio sono nel mio letto con addosso i vestiti di ieri e una trapunta. Devo essermi addormentata.
Mi guardo intorno e di lui non c’è ombra.
 
Sul comodino noto un bigliettino:
 
“Ho pensato che sarebbe stato imbarazzante se mi fossi trovato ancora li.
Giuro che quando sei crollata ti ho portato a letto e tenuto le mani apposto.
Spero che tu abbia riposato bene.
Sarà un’altra giornata frenetica.
A più tardi. “
 

 
Sorrido, uno dei primi sorrisi da quelle notti.  Prima o poi dovrò affrontare questa situazione.
Dovrò accettare  quelle parole che in un giorno di tristezza lui mi ha donato, dovrò dare una risposta.
Dovrò far in modo che le sue, diventino le mie e poi solo nostre.
 
Il cellulare squilla .. è la centrale. Ancora una vittima. Ancora lui.
Oggi bisogna mettere uno Stop a questo.
 
 
E’ sera ed il caso è stato risolto. L’ho guardato negli occhi e ci ho visto sofferenza e un grido d’aiuto. Volevo aiutarlo ma lui non ragionava. Ed Esposito è intervenuto.
Per ben due a volte. Prima ridandomi la carica per riacquistare lucidità e secondo per aver sparato prima che il cecchino facesse lo stesso con me.
 
Posso finalmente tirare su un sospiro.
Castle è ancora qui, per una volta ha deciso di riordinare la documentazione.
 
Lo guardo e capisco che almeno questo glielo devo.
 
“Rick?!” richiamo la sua attenzione.
“Si Kate”  si ferma e alza il volto verso di me.
“ Grazie” e accenno un sorriso.
“Always” risponde e va via.
 



Toccata e fuga. E' un periodo decisamente pieno.
Non ero sicura di pubblicarla poi mi sono decisa e l'ho fatto. 
A presto. 
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Ombra8