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Autore: fastingpylades    06/12/2014    1 recensioni
Davide si trasferisce a Venezia in un appartamento ereditato dal nonno, all'apparenza disabitato.
Il ragazzo avrà a che fare con un 'coinquilino' abbastanza particolare.
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davide abitava a Venezia da due anni in un vecchio appartamento ereditato dal nonno materno in uno dei canali a sestiere castello.
Il ragazzo dai capelli castani aveva sempre desiderato vivere in quella città, sin da bambino aveva imparato a conoscerla e amarla.

Ogni volta che andavano dal nonno per lui era una festa perché significava andarsene in giro per il capoluogo veneto con l'anziano che gli raccontava delle magnifiche storie di fantasmi, spesso gli indicava alcuni palazzi dicendogli di starci lontano e lo portava anche in una bellissima libreria dove gli comprava sempre qualcosa.
Davide tornava sempre contento da quelle piccole visite che durarono fino alla morte del nonno, avvenuta quando lui aveva diciannove anni.
Da anni combatteva con il cancro e forse era anche ora che smettesse di combattere e riposarsi per un bel po'.
Davide era stato in silenzio per tutto il funerale, non proferì parola per almeno una settimana. Preferiva tornare a casa dopo il lavoretto alla bottega dell'arte, mangiare e chiudersi in camera.
Si riprese quando arrivò il momento di leggere il testamento e con sua grande sorpresa il nonno gli aveva lasciato quel bell'appartamento.
Il ragazzo fu felicissimo e dopo qualche giorno si trovava a sistemare lì la sua roba.

L'appartamento non era cambiato molto, c'erano solo un paio di libri in più e una vecchia macchina da scrivere campeggiava sulla scrivania di legno nero. L'aveva trovata in un mercatino dell'usato e la usava quasi sempre.
L'abitazione era a due piani: al piano terra c'era la spaziosa cucina, un piccolo ingresso decorato con un mobiletto chiaro dove sopra c'erano varie foto, alcune vecchie altre recenti, un grande salone che fungeva anche da sala da pranzo; al piano superiore c'erano un paio di stanze da letto, un bagno e il vecchio studio dove aveva lasciato la macchina da scrivere e un enorme libreria. Questa stanza era la più illuminata di tutte poiché le finestre erano più grandi rispetto alle altre.
Quel posto gli dava tanta nostalgia, ma allo stesso tempo lo rendeva felice: finalmente poteva vivere nella città dei suoi sogni.

In quei due anni, il ragazzo dai capelli castani con il naso pieno di lentiggini si era abituato alla vita veneziana. Aveva trovato lavoro in una libreria nei pressi dell'abitazione e si trovava abbastanza bene. L'unica cosa che gli dispiaceva era che i libri si bagnavano ogni volta che c'era l'acqua alta. Era un amante dei libri e si rattristiva sempre quando venivano rovinati o distrutti.

Era una giornata d'inverno, Davide era appena tornato a casa dal suo turno di lavoro. Il cielo prometteva pioggia e l'aria gelida cercava di entrare dalle finestre aperte la mattina dal ragazzo, che le chiuse non appena entrato dalla porta principale. Accese i termosifoni e se ne andò in giro per casa con il capotto finché non sentì caldo.
Si tolse le scarpe e salì in camera da letto per indossare abiti comodi prima di chiudersi nello studio a scrivere a macchina.
Negli ultimi mesi si era messo in testa di scrivere un libro, magari sul sovrannaturale. Aveva scritto già una piccola introduzione ai personaggi quindi gli mancava solo una storia che aveva appuntato mentre era in negozio.
Dopo essersi preparato un tea si mise finalmente a scrivere qualcosa nel più assoluto silenzio.

Passò tutto il pomeriggio e la serata a scrivere il primo e il secondo capitolo, era abbastanza soddisfatto del suo lavoro. Scese in cucina per lavare la tazza e per mangiare qualcosa, prese qualcosa di leggero e si mise sul divano dove si addormentò.
Si svegliò dopo un po' quasi di soprassalto e si accorse di avere una coperta addosso.
Perplesso, si alzò e si guardò attorno nella speranza di scorgere qualcuno; aveva chiuso bene la porta e avrebbe sentito ogni singolo movimento. Forse l'aveva presa prima di scendere giù oppure era già sul divano.
Preso da questi interrogativi, Davide se ne andò al piano superiore con l'intenzione di dormire e non pensarci più.
Peccato che non appena salì sopra e svoltò l'angolo trovò la porta della seconda stanza aperta.

Sin dai tempi del nonno quella stanza era sempre rimasta chiusa, ogni volta che gli chiedeva cosa ci fosse lì dentro non riceveva nessuna risposta.
L'interesse per quella stanza c'era sempre anche se col passare del tempo si era affievolito.

Sgranò gli occhi e si avvicinò cautamente alla porta spalancandola lentamente e facendola scricchiolare.
Davide si guardò attorno e nella penombra notò qualcosa o meglio qualcuno; non si vedeva bene, ma era grigio, privo di ogni colore. Sedeva sul letto in attesa di qualcosa osservando la parete scolorita di fronte.
“Chi sei?” chiese il ragazzo leggermente spaventato.
La figura si voltò e per il giovane divenne tutto buio.
 
  
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