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Autore: shihoshinichi99    06/12/2014    2 recensioni
Credi in ciò che credi.
Ama ciò che ami.
Non scappare mai.
Sei la sorella migliore del mondo.
Affrontale con forza le tue paure e vedrai che tutto finirà bene.
Puoi farcela e vai avanti.
Lotta per ciò a cui tieni.
By Shihoshinichi99
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il libro rivelatore
 

Capelli color argento, occhi di ghiaccio e quel sorriso altrettanto agghiacciante. Mi sentivo perseguitata da questo sguardo, ma pensavo che era soltanto la mia immaginazione. Ma tutte le cose belle, perfette, devono per forza terminare prima o poi. Quel giorno perfetto mi fu portato via da sotto il naso, forse era meglio così. Camminavo senza pensare, nessuna espressione. Sentivo che stava per finire tutto quanto. Volevo dirgli tutto, ma mi ritrovai circondata prima del previsto da quegli occhi. Vedevo solo nero, anche perché ormai era sera, soltanto quel colore tremendo che mi rievocava ogni volta molti ricordi, per lo più tristi. Mia sorella, i miei genitori, l’aptxin4869 e quel viso felice a cui avevo preso la gioia di vivere. Ero tanto immersa nei miei pensieri che alla vista di “quella” non mi suscitò molta sorpresa, ma soltanto una tristezza incomprensibile.
-Buonasera Sherry … che ne dici di fare quattro chiacchiere?-
Non risposi e mi limitai soltanto a fissarlo di sotecchio.
-Non fare la difficile, so che sei sotto pressione e che infondo attendevi questo giorno. Vuoi dire un’ultima preghiera?- risero tutti, nessuna eccezione.
Ridevano di me e della facilità con cui mi avevano presa, dopo tanti anni a nascondermi.
Ridevano della mia vita caduta troppo in basso per essere considerata.
-Ah, come sei spiritoso Gin! Una preghiera? Una concessione un po’ piccola visto per quanto tempo ti sono sfuggita da sotto il naso … che dici ora … Gin?- ero tornata me stessa, furba e manipolatrice, come loro mi credevano. Al contrario io ero una ragazza normale, forte, gentile e altruista.
Loro non mi meritavano e non mi meritano nella loro organizzazione.
Gin non rispose. Rimase davanti a me. Il vento di primavera gli muoveva i cappelli. Alzai il viso e il sangue mi si raggelò alla vista degli occhi che da sempre riempivano i miei incubi peggiori. Però, al pensiero di tutto ciò che ora, grazie a quella piccola pastiglia rossa e bianca, avevo trovato, mi faceva sentire meglio e al sicuro.
Chiusi gli occhi, sicura che comunque fosse finita, sarei stata felice.
Poi lo stridere delle gomme sull’asfalto di una macchina.
-Sali svelta!-
Salii senza chiedere spiegazioni. Iniziarono gli spari. Uno mi prese di sbiego la gamba.
Qualcuno iniziò a parlare:
-Che facciamo? Se ci seguissero?-
-Faccia una strada più lunga … Haibara è tutto ok?-
-Kudo-kun? Come facevate a …-
-O mio dio, ti hanno colpita! Che facciamo professore?-
-Ecco …-
-Niente-
-Come niente?! Ti hanno sparato!-
-Sì, ma ora l’importante è non farci trovare …- la ferita mi faceva malissimo, ma ora volevo mettere loro al sicuro.
Kudo-kun mi guardava con suoi occhi blu. Alla fine chiese: -Vuoi una mano?- notando che cercavo qualcosa che evidentemente era stato spostato.
-Professore! Dov’è la mia valigetta?-
-Ecco … l’ho dimenticata a casa-
-Cosa?!?- Conan-kun era sorpreso e sconcertato da questa dimenticanza -Come ha fatto a dimenticarla?-
-Tranquillo … userò un fazzoletto per fermare l’emorragia. Vedi faccio così e … voilà! Fatta una bellissima fasciatura!-
-Non scherzare Haibara! È una cosa seria!-
-Ti ricordo che studio medicina e so benissimo che è una ferita seria, visto che ti faccio notare che è causata da uno sparo!-
-Ah bhe, lo so che studi medicina, ma …-
Iniziammo a urlarci contro qualsiasi cosa e la gamba non mi faceva più male.
-BASTA!!!-  saltò all’improvviso fuori il professore.
-Ci scusi …- dissi e mentre Conan-kun teneva le braccia incrociate -Giusto Kudo-kun?!-
Fece un lungo sospiro, ma poi si scuso pure lui.
Sorrisi, mentre lui si chiedeva il motivo.
Ci addormentammo in macchina e circa un’ora dopo il professore si diresse verso casa.
-E’ troppo tardi … non posso tornare a casa o Ran mi farà una ramanzina-
-Per stasera puoi dormire da noi, ti va bene Ai? Ai?!-
Stavo dormendo così tranquilla per la prima volta. Sentivo gli sguardi su di me, ma questo mi faceva sentire al sicuro, protetta e i miei sogni si riempirono dei miei desideri, delle cose più belle e non da quegli incubi fatti fino a quel momento. Sorrisi senza accorgemene.
È possibile sentirsi felici? È possibile essere felici? È possibile ringraziarvi per tutto questo? Non credo, sia possibile per me.
Kudo-kun mi portò dentro casa e mi mise a letto. Sentivo che dicevano “è leggerissima”, “Devo portarla su?”, “Non sembra felice?” … Felice?
-Sì, felice, sorride e sembra serena e tranquilla- disse Conan-kun.
-Lo è …- rispose il professore.
-Vero! Pensiamo a quei tizi e come acciuffarli …- disse serio alla fine il “famoso” detective.
Appena chiusero la porta della mia camera, aprii gli occhi e mi portai le mani al viso e dissi: -No … non sono felice-
Mi girai verso la finestra e notai che pioveva.
Passarono due giorni prima che riuscissi ad alzarmi e né il professore né Kudo-kun erano mai venuti a vedere come stavo. Scesi lentamente e senza far  rumore le scale, sbirciai giù e li vidi, uno sul divano e l’altro al tavolo. Sorrisi e mi avviai verso il soggiorno. Mi nascosi dietro al muro e quando li vidi, tutti seduti ad un tavolo, circa sette poliziotti, a parlare di cosa era successo, mi sentii a disagio. Mi voltai per tornare in camera, ma mi ritrovai davanti il peggiore e gli dissi: -Che hai in mente?! Così è ancora peggio! E ora sanno tutto?-
-No, non ho detto nulla sul nostro conto, ma ho dovuto chiedere una mano … pensaci: in due non possiamo batterli tutti-
-Lo so, ma così li mettiamo in pericolo …-
-Non proprio, vedi lì c’è una telecamera …- e indicò l’angolo della stanza vicino la finestra -L’ho notato l’altro giorno-
-E allora. Che vuoi fare Kudo-kun?-
-Vedrai e chiamami Conan, ok?-
-E tu allora Ai! Mi chiami sempre Haibara …- feci una faccia buffa e ridemmo.
-Non so se ci riuscirò, posso chiamarti ancora, per ora, Haibara?-
-Perché? Okay, se proprio insisti … comunque anch’io posso chiamarti per cognome, è troppo strano chiamarti Conan-kun - risi ancora.
-Ok!- alzò il pollice e fece l’occhiolino. -Ora torna su … me ne occupo io, senza che lo capiscano … vengo dopo su a portarti il pranzo-
-Grazie Edogawa - e corsi su per le scale, per modo di dire, visto che la gamba mi faceva ancora un po’ male.
Passarono le ore, mi stavo annoiando. Stavo stesa per terra coi capelli che mi circondavano il viso e lanciavo in aria una pallina. 1, 2, 3, ancora una, 4, 5, 6, devo uscire, 7, 8, 9, la mamma mi chiama, … inizia a cantare per tenere il ritmo. Continuai a inventare frasi intermedie finché la pallina non mi sfuggi e finì sotto il letto.
-Uffa …- mi allungai in direzione del letto e infilai il braccio cercando la pallina, ma invece trovai una scatolina. -Cos’è?- la aprii e non credetti a quanta gioia mi riempi in quel momento ed esclamai: -L’ho trovato! Il libro che mi aveva lasciato mia sorella …-
Un libro che dovevo leggere da anni e che invece ho riposto in un contenitore e dimenticato lì. Sorrisi e passai una mano sulla copertina.
-Beh … meglio che lanciare una pallina …- aprii così la copertina e iniziai a leggere.
Era interessante. Ricordava un po’ la mia vita e lo finii circa due ore dopo, lo avevo divorato in fretta. Sospirai.
Stavo per chiuderlo, quando il mio sguardo cadde su una frase scritta a penna sull’ultima pagina, prima dell’indice e diceva così:

Credi in ciò che credi.
Ama ciò che ami.
Non scappare mai.
Sei la sorella migliore del mondo.
Affrontale con forza le tue paure e vedrai che tutto finirà bene.
Puoi farcela e vai avanti.
Lotta per ciò a cui tieni.
T.V.B.                                                                                      Akemi

Akemi … perché? Come sapevi che questo sarebbe stato ciò che mi avrebbe fatto cambiare idea.
Chiusi il libro. Mi alzai e scesi a gran velocità le scale.
Entrai nella sala dove stavano lavorando i poliziotti e mi diressi verso la telecamera.
Cercarono di fermarmi, ma Kudo-kun disse loro che dovevano fidarsi, perché lui si fidava e sapeva che non facevo nulla senza motivo.
Mi misi in piedi proprio davanti all’aggeggio e guardai dritto verso la luce rossa che lampeggiava. “Stanno guardando sicuramente” pensai.
E iniziai a parlare:
-Credi in ciò che credi, ama ciò che ami,AFFRONTALE CON FORZA LE TUE PAURE E LOTTA PER CIO’ A CUI TIENI!- feci una pausa, sentivo gli sguardi su di me -Sono qui, sono Shiho Miyano, e non ho paura di voi … venite a prendermi quando volete, vi attendo … perché io lotto per vincere!- un’altra pausa -So che non verrete, ma, Gin, sono qui, la persona che vuoi è qui, e lotterà perché tiene a tutto ciò che ha costruito in questi anni! Io non mi farò battere tanto facilmente e non starò mai più hai tuoi giochi … la partita è finita … e tu hai perso! È tutto- sorrisi e presi la mazza da baseball del professore e colpii la telecamera che cadde in frantumi.
Mi voltai e dissi: -Da ora fate quel che dirò io … andatevene e dimenticate ciò che avete sentito, se no vedrete che vi farò!- e me ne andai, salendo le scale e tornando in camera.
Chiusi la porta e appoggiandomi caddi a terra lentamente. Mi rannicchiai e piansi per averci messo tanto a scoprire cosa dovevo fare per porre fine a questa situazione. Alzai il viso e con la mazza ancora in mano, mi diressi alla finestra. “Ci saranno sicuramente altre telecamere, è divertente, no? Gin? Ti piace perdere contro di me?” pensai divertita e sorridente. Mi cambiai e scesi le scale. Vidi i poliziotti borbottanti andarsene. “Avrò esagerato con loro?”
Shinichi guardò dalla mia parte, in cima le scale e io distolsi lo sguardo. Sembrava divertito.
-Andiamo?- mi chiese guardandomi.
Lo guardai con l’angolo dell’occhio e annuii.
-Adiamo Haibara- e sorrise. Sembrava tranquillo anche in una situazione come quella.
Scesi le scale. Avevo una felpa nera, jeans e un cappello di lana nero che nascondeva i capelli raccolti a coda. Infilai gli stivali neri e alzai lo sguardo. Ero alta quanto Kudo-kun ora. Gli passai davanti senza cambiare la mia espressione, perennemente seria.
Salii in macchina e partimmo. Shinichi guidava e io osservavo fuori dal finestrino.
Ci recammo alla centrale di polizia, io lo seguivo silenziosa e trasparente di fronte agli sguardi dei diversi poliziotti curiosi. Vedevo i miei piedi alternarsi, uno dopo l’altro, tanto che dimenticai di essere seria e mi scappò un sorriso lieve.
-Hai sorriso- mi bisbigliò Kudo-kun, sorridendo a sua volta -Tranquilla, qui saremo al sicuro …-
-Io sono tranquilla, … se non vengono a cercarmi giuro che vado io da loro!- gli risposi.
-Certo, certo … e io dovrei lasciarti andare?-
-Non hai scelta … Edogawa-kun -
-Davvero? …- ma la conversazione venne interrotta dal cellulare di Shinichi che squillava a tutto andare. Lui sbuffò e appena aver visto chi era lo rimise in tasca.
-Non rispondi … a Ran?-
-No … non voglio dirle che non torno a casa, mai più …- mi guardò di sotecchio e poi sorrise ancora.
-Mai … più …- ripetei abbassando la testa. Portai la mano alla fronte e pensai che aveva ragione e che era così anche per me.
Guardavo fuori dalla finestra dello studio di Conan-kun e restavo a controllare la strada. Poi due uomini vestiti di nero si avvicinarono al portone, guardarono nella mia direzione e capii subito. Mi alzai, presi Shinichi per mano e con forza lo portai fuori dalla stanza. Correvo più veloce che potevo, ma la gamba iniziò a farmi male e rallentai. Kudo-kun mi prese sotto braccia per aiutarmi, avvisammo tutti di uscire. Ma ci fu uno scoppio. Mi mollai dalla sua presa e corsi verso uno degli uffici con i microfoni per le comunicazioni, ma era fuori uso, cercai di accenderlo. Poi mi accorsi che avevano tagliato i fili, li collegai in un modo alternativo e riuscii ad avviare l’evacuazione. Avviai il sistema. Tutti stavano uscendo, ero rimasta solo io. Presi una mascherina nell’ufficio del medico e indossata andai alla ricerca delle bombe. Ne trovai 3 e le disattivai, ma era solo un piano.
Non ce l’avrei mai fatta. Continuai a correre, cercando di non pensare al dolore straziante. Ne trovai altre 4 all’ultimo piano. 2 al primo piano e stavo per raggiungere l’uscita dell’edificio, quando notai qualcosa lampeggiare sopra la trave portante. Ero troppo vicina, anche se mi fossi voltata o avessi corso fuori, l’esplosione mi avrebbe presa, quindi dissi: -Fai almeno allontanare le persone dall’edificio!-
L’uomo fuori vestito di nero annuì e allora dissi a tutti gli addetti, i poliziotti e il personale vario di allontanarsi dall’entrata. Si allontanarono tutti, tranne Kudo-kun che mi fissava preoccupato. Abbassai lo sguardo e poi mi voltai. Alzai di colpo il viso, feci un passo e poi mi sedetti per terra. Avevo un’idea.
Presi il libro di mia sorella nella borsa che avevo con me e lo aprii, presi una sola pagina, l’ultima e poi mi rialzai. Chiusi gli occhi desiderando che fosse solo un sogno, tutto quanto, tutta la mia vita. Ma quando li riaprii notai che era tutto reale e senza scampo. Mi rivoltai, estrassi la pistola e la puntai alla testa.
-No! Haibara! Che fai?- urlò Shinichi. Si stava avvicinando, ma gli feci segno di stare fermo e di non provare a raggiungermi. Alzai il libro mostrando bene la copertina. C’era un motivo se mia sorella me lo aveva dato e solo ora lo avevo capito. Tolsi il blocco della pistola e vidi i due uomini muoversi. I loro soprabiti si muovevano al vento e i capelli argento di uno rapirono lo sguardo di tutti. Estrassero le pistole e le portarono verso la trave principale e l’altra verso di me.
-Muori … Sherry!- dissero all’unisono.
Spararono prima verso la trave. Lanciai il libro e il proiettile colpii la copertina invece della trave. Ma il secondo uomo sparò. Mi spostai, ma mi prese il braccio.
I poliziotti cercavano di avvicinarsi ai due uomini, ma iniziarono a volare spari da sopra il tetto.
-Muovetevi e siete morti … Parliamoci chiaro Sherry … non puoi vincere, sei da sola contro tutti noi-
-Lo so questo, ma io ho una cosa che te vuoi … quel libro è il mio registro di quando ero nell’organizzazione! Lo vuoi vero?-
-Che intendi? …-
-Mia sorella … lei sapeva come sarebbe finita e ha nascosto in quel libro le mie formule più preziose … sono andate perse no?-
-Esatto … dammele!-
-Mai … sono nel libro, ma non sai decifrarle …-
-Vodka … raccogli il libro -
-Non così in fretta …- puntai la pistola verso il sensore -Se ti avvicini sparo-
-Dove hai preso quella pistola ?-
-Questa …? È di un certo detective sbadato … chi non ha la sua pistola?-
Tutti i poliziotti controllarono e l’unico che non ce l’aveva era proprio Shinichi.
-Vedi … un detective sbadato …-
-Cosa?!?- feci Shinichi sorpreso, ma poi comprese che doveva stare al gioco. “Lo hai fatto perché non ti aiutassi, eh?” pensò il detective.
-Lasciamo stare, non cambiare discorso … se li lasci andare, ti permetterò di prenderlo e di avermi-
-Davvero? Non mi abbasserò a questo livello, vincendo così …-
-Ma pensaci … ti sto offrendo le formule più segrete del mondo e la mente che le ha formulate, che dici se la metto così?- avevo una sguardo forte e serio, ma anche furbo.
-Beh … accetto-
-MA GIN!?- si sentii volare dopo la sua risposta.
-Decido io … fate così-
-Bravo … ora togliete il sensore- ma Gin scosse la testa.
-Non me ne faccio niente della mente che le ha create …- fece una risatina.
-Cosa? Non saprai decifrarle!-
-Ma abbiamo molti scienziati! Qualcuno ci riuscirà … uccidetela, non mi serve- si voltò.
Una lacrima scese rigando la mia guancia.
Lo vidi raccogliere il libro, controllarlo … poi alzò lo sguardo verso di me e mi chiese: -Grazie Sherry … ultimo desiderio?-
-Non è da te permetterlo … tu uccidi solo per il divertimento di farlo, come con mia sorella … l’hai uccisa e me l’hai portata via … l’unica persona che avevo accanto a me-
Uno sparo mi tolse la pistola di mano, ma non mossi un muscolo, avevo un tono triste e senza più alcun motivo di fare qualcosa per vivere.
-Tu … hai distrutto la mia vita … uccidimi, ma se lo fai, quel grande segreto, morirà con me …-
Un’altra lacrima.
-Morirò, ma tu morirai con me!- conclusi con forza.
Uno sparo, un altro.
Avevo la mano al ventre e vidi, però, Gin cadere a terra, prima di me. Rimasi in piedi. Tolsi la felpa e controllai che il giubbotto antiproiettile avesse trattenuto il colpo e così era stato. Sorrisi, all’uomo di cui avrei dovuto avere pietà.
-Come … hai fatto?- mi chiese, da terra.
Mi inginocchiai e gli dissi: -Mai lasciare a una donna, la sua borsa … sono stupida dovresti saperlo Gin … comunque non morirai, meglio per te, dovresti ringraziarmi per questo favore-
-No …-
Gli mostrai la pistola e dissi: -Come vuoi … sai che se non viene l’ambulanza morirai comunque dissanguato-
- Male-de-tta - disse con fatica.
-Esatto … muori Gin!- gli dissi tirandolo su per il colletto della giacca. -Smettila subito di fare il cane bastonato! Hai anche te il giubbotto!-
-Ma che intelligente …- si slacciò la giacca e vidi che comunque il proiettile aveva quasi raggiunto il corpo.
-Non sono stupida ….- sorrisi e un’altra lacrima mi rigò la guancia, ma di gioia.
Chiusi gli occhi e piansi. Lo abbracciai e lui si stupì di questo gesto.
-Non posso ucciderti … scusa non ci riesco- gli dissi lentamente e a fatica.
-Come … puoi perdonarmi … così? Non chiedo il tuo perdono … quindi …-
-Ti perdono … te lo giuro-
-Scusami per averti fatto questo, a una ragazza di quella età …-
Lo strinsi più forte …
I poliziotti si avvicinarono e li arrestarono.
Rimasi a terra, inginocchiata a guardare quell’uomo che mi aveva finalmente rivelato il suo lato dolce, un uomo così crudele, un assassino, un secondo padre e l’uomo che volevi pormi fine. Sorrisi e sentii qualcuno al mio fianco.
-E’ tutto finito finalmente … Shiho-
Mi voltai: -Sì …- e annuii con gioia.
I giorni successivi furono riempiti da interrogatori sulla mia vita, sulle mie ricerche, gli esperimenti, la sede dell’organizzazione, come funzionava … ma a gran parte non potei rispondere perché ero solamente una scienziata e non avevo accesso alle varie informazioni, a quelle importanti.
Uscii dall’ufficio e mi vidi davanti un ragazzo alto, col ciuffo spettinato, senza più gli occhiali e con un sorriso enorme. Mi avvicinai e mi chiese una cosa insolita: -Ti va di fare una passeggiata?-
-Con te? … devo pensarci-
Fece una faccia sbalordita.
-Certo, Kudo-kun -
Ridemmo e poi ci incamminammo. Vicini, avvicinò la sua mano alla mia, toccandosi il ciuffo con l’indice e il pollice, e io sorrisi un po’ sorpresa. Lo sfiorai con la mano e lui poi e la prese con dolcezza.
Camminammo e ridemmo fino a sera.

Credi in ciò che credi.
Ama ciò che ami.
Non scappare mai.
Sei la sorella migliore del mondo.
Affrontale con forza le tue paure e vedrai che tutto finirà bene.
Puoi farcela e vai avanti.
Lotta per ciò a cui tieni.


Avevi ragione Akemi, ho lottato e ora ho di nuovo la mia vita, anche meglio di prima.
Grazie … per il libro.

****************angolo******************
Ciao, sono tornata :)
Ecco a voi il sequel di "l'assassino letterario" .... l'ho scritto perchè una mia amica mi ha detto che le sarebbe piaciuto sapere come andava a finire....
E quindi spero vi sia piaciuta questa storia, un po' lunga, ma meglio che corta ;)
Ditemi che ne pensate, attendo le vostre recensioni :)
Bye bye
Shihoshinichi99

  
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