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Autore: SSONGMAR    07/12/2014    4 recensioni
Prendete due persone distanti, distanti in tutti i sensi che possano esistere al mondo e metteteli tra la folla: quante possibilità hanno gli occhi di queste due persone di incontrarsi? Direi una su centomila. Eppure a loro era successo, per un secondo i loro occhi si erano incontrati, i loro sguardi sfiorati, le loro mani toccate e nulla poteva ostacolare quello che stava accadendo. Nemmeno l’oceano.
L’oceano tra noi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente mi risvegliai con un bacio ed il candore della prima neve alla finestra che, salutando la pioggia, aveva toccato delicatamente il suolo di Seoul.
Aprii gli occhi ancora appannati dal sonno ed intravidi Seungho chino su di me, le sue labbra carnose ed i suoi capelli che, come al solito, avevano il buon profumo della vaniglia. Gli sorrisi dolcemente stiracchiandomi tra le lenzuola ancora calde e il cuscino sfatto per poi avvicinarmi e lasciargli un timido bacio sulla spalla. Lo guardai catturando la sua immagine con la piena consapevolezza che quella sarebbe stata per me l’ultima volta. Feci per alzarmi e coprire il mio corpo con un lenzuolo, ma Seungho con una carezza mi adagiò nuovamente sul cuscino, facendomi perdere ancora una volta nella sua morbidezza – è appena l’alba- sussurrò, avvicinandosi piano al mio orecchio. Chiusi gli occhi ed attesi il suo bacio che non ci mise molto ad arrivare, sorrisi, ormai lo conoscevo così bene che ogni suo gesto avevo imparato ad immaginarlo per poi notare piacevolmente il suo arrivo. Se solo pensavo che la sera prima ci eravamo ritrovati a discutere in quel modo, averlo tra le braccia era la cosa più bella che poteva esistere in quel magico istante. Avevamo trascorso tutta la notte ad amarci per poi addormentarci entrambi stremati, l’uno tra le braccia dell’altra.
- Questa notte ho preso una decisione importante- il silenzio fu interrotto dalle sue parole, aprì gli occhi e lo osservai –cosa amore mio?- chiesi, con le labbra che si baciarono l’un l’altra alla parola “amore”.
Diventò subito serio, si leccò le labbra a sguardo basso e quando lo rialzò pronunciò la fatidica parola –sposami- in quel preciso istante sentii il corpo irrigidirsi e divenire come un unico pezzo di ghiaccio, divenni quasi un vegetale priva di facoltà di movimento e di pensiero. Il cuore accelerò ed iniziò a battere forte come un tamburo, sentii qualcosa muoversi nello stomaco e delle scosse prendere vita lungo la mia schiena –che cosa stai dicendo Seungho..?!- chiesi con flebile voce ancora incredula alle sue parole. Pensavo che probabilmente stessi ancora sognando, ma sembrava tutto così vero che riuscivo a sentire l’emozione insinuarsi fin dentro le ossa. E lui se ne stava lì a fissarmi con gli occhi ansiosi e determinati –ho ripetuto mille volte a me stesso che quella presa è la decisione giusta- mi disse –l’unica che forse negli anni a venire non mi costringerà a guardarmi indietro roso dal rimpianto-. Ascoltai le sue parole in silenzio, osservando e seguendo con gli occhi le sue labbra che, piano, rilasciavano quelle parole, parole che in vita mia MAI avrei immaginato di sentirmi dire, non in quel contesto, e non da lui, il mio sogno più grande –in fondo anche mio nonno avrebbe voluto così- affermò poi con un sorriso che si inarcò sul suo viso carico di nostalgia. Lo vidi farsi tra le mie braccia piccolo piccolo ed io con quel gesto capii molte cose, come il rispetto e l’ammirazione che provava nei confronti di suo nonno il cui ricordo lo veniva a cercare in momenti importanti come quello, o come la prima sua vittoria come leader e membro degli MBLAQ, il tutto accompagnato da emozioni della stessa intensità. Si girò verso di me scaldandomi col suo corpo e la sua pelle nuda, inebriandomi completamente del suo tepore, in quello stesso letto che, poco prima, aveva accolto ed ospitato i nostri sospiri di piacere –non lascerò che il mio amore si trasformi in un lungo e angoscioso rimpianto- disse, accarezzandomi piano le gote rosee –quindi sposami e vivi con me quello che insieme consideriamo il dono più prezioso che il cielo ci abbia regalato- e quelle ultime parole furono per me fonte di serenità e gioia. Cercai la sua mano con la mia e lentamente intrecciammo le nostre dita che, come al solito, furono un perfetto incastro. Avevo provato con lui la gioia più grande e ripartire non sarebbe stato tragico, non dopo quello, sapendo che alla fine di un tot di anni che ci avrebbero separato (per la sua partenza al militare), sarei stata sua per sempre e allo stesso modo lui sarebbe stato mio –fai di me la tua sposa- sussurrai, avvicinando le mie labbra alle sue.
Felice chinò il capo sul mio seno e piano chiuse gli occhi per ascoltare il battito del mio cuore e il crescere del mio respiro. Scoprire quel lato “fragile” in lui mi aveva riempito di tenerezza.

Dopo un lungo bagno caldo e rigenerante decidemmo di abbandonare l’appartamento per recarci dai ragazzi, dovevo loro il mio saluto, i miei ringraziamenti, ma soprattutto le mie scuse per le cose che a causa mia erano stati costretti a vivere.
Erano circa le nove quando mi ritrovai sul pianerottolo di casa ad abbracciare la famiglia di Jun mentre la madre se ne stava lì con le lacrime agli occhi nel suo completo casalingo. Mancavano tre ore alla mia partenza.
Sorrisi e mi inchinai diverse volte per mostrare loro la mia piena gratitudine per l’ospitalità e l’amore che ci avevano dato in quel mese di permanenza. Desideravo che anche Meg fosse con me in quel preciso istante, eppure aveva trascorso la notte fuori negandomi anche un semplice segno di vita. Seungho si avvicinò con un paio di occhiali da sole ed il suo cappello tenuto su dalla felpa. Un van nero era venuto a prenderci, come se girare insieme fosse la cosa più naturale del mondo.
Al polso aveva il mio bracciale, quello che ormai credevo perso, e accanto quello di coppia coi caratteri cinesi che richiamavano il mare.
Prima di salire in auto lasciai che il mio sguardo si posasse nuovamente sulla casa, quella che ci aveva ospitato ed accolto caldamente tra le sue mura e che, in quella stessa notte, era stata testimone del nostro amore. Ed era lì, piccola ed accogliente, col tetto a terrazza sulla quale non avevo mai messo piede. Lo stagnetto tipico dei giardini coreani e la finestra dove ero solita affacciarmi per osservare il risveglio del quartiere, lo stesso che aveva conservato i miei pensieri della prima ed ultima sera. Mi voltai ed osservai il muretto in pietra posto di fronte al cancelletto di ferro per metà corroso dalla ruggine, complice dei miei momenti più cari. Ed infine il solito lampione che di sera lampeggiava furiosamente in un modo completamente inquietante, dove Jun ci aveva accolto col sorriso la prima volta sventolando la mano in aria. Sospirai, sapevo che tutto quello mi sarebbe mancato in un modo incredibile.
Seungho mi fece spazio e poggiò una mano dietro la mia schiena accompagnandomi lentamente al van, ci accomodammo, sprofondando entrambi nei sedili, mentre l’autista era intento a posare le mie valigie e quelle di Meg, le stesse che mi ero rigorosamente trascinata fin lì. Mi sembrava quasi come se un sogno stesse per terminare, come se per tutto quel tempo avessi volato ad alta quota..ma era ormai giunto il momento di ritornare coi piedi a terra. Riguardando il bracciale al suo polso ricordai della sera prima, del segreto che mi nascondeva. Ero curiosa di sapere il modo in cui si era occupato della faccenda. Mi morsi le labbra e sospirando poggiai lentamente la testa sulla sua spalla per richiamare la sua attenzione –mi mancherai- riuscii però a pronunciare, percependo uno strano vuoto alla bocca delle stomaco. Seungho mi accarezzò e mi strinse più forte –Seungho, davvero è tutto ok?- chiesi poi, con la curiosità che quasi mi divorava a morsi. Seungho poggiò un dito sotto al mio mento e con delicatezza alzò il mio viso permettendo al mio sguardo di raggiungere il suo –sorridi- esordì –sei così bella quando sorridi- continuò ed io con estrema naturalezza gli sorrisi, perché in fondo non potevo fare altrimenti. Eppure, l’inquietudine ancora veniva a trovarmi, la paura di scendere dal van e trovarmele lì –in ogni caso non preoccuparti, è tutto ok- ma Seungho con quelle sue parole richiamò la mia attenzione –te ne sei occupato?- chiesi, lui annuì –ieri ero arrabbiato anche perché avevi preso quella decisione di testa tua, come se saperti lontana per me fosse abbastanza da dimenticarti- si voltò verso di me e vidi i suoi occhi lucidi –io ti amo Mar- ammise poi, con semplicità, con la stessa semplicità disarmante di sempre e le sue parole rimasero sospese per aria sopra le nostre teste, come gocce di condensa. Pensavo che le verità più semplici avessero bisogno di più tempo per essere accolte, entrando nei cuori lentamente, con prudenza, per poi restarci per sempre. Ed io avevo finalmente accettato i suoi sentimenti sapendo che ormai quello non era più uno splendido sogno. Decisi di fidarmi e non chiedere altro riguardo quella storia, sapevo che in qualche modo coloro che ci avevano procurato tanto male avrebbero avuto ciò che si meritavano.
Restammo quindi così, nella quiete di quel piccolo abitacolo mano nella mano, mentre i vetri si appannavano a causa del freddo esterno.

Varcammo la soglia dell’agenzia mano nella mano, incurante di tutti, incurante degli sguardi disapprovanti. Ma cosa sarebbe potuto succedere? La notizia di noi due si sarebbe semplicemente diffusa a macchia d’olio tramite testate giornalistiche, stazioni radio e televisioni dell’intera Seoul, sì “semplicemente” pensavo. Ma Seungho decise che il nostro ultimo giorno insieme l’avremmo vissuto così, senza mai lasciarci.
Raggiungemmo la sala prove in uno strano silenzio, nell’aria aleggiava il semplice scricchiolio del parquet sulla quale i nostro piedi aderivano. Si voltò verso di me sorridendomi ed un piccolo spiraglio di luce si posò sulla sua pelle lucida illuminandola completamente, sul suo sguardo che sembrava celare un oceano di promesse, esatto, l’oceano.
Sentii immediatamente dei piccoli festoni scoppiettare in quel momento e dei coriandoli colorati cadere dal cielo. Mi voltai a guardare verso la porta, ormai spalancata, della sala prove ed intravidi tutti in piedi ad aspettarmi, col sorriso stampato sulle labbra. G.O, Joon, Mir, Thunder, Jae Ha e a mia sorpresa con loro erano presenti anche Meg e Jun. Il calore di quel momento si impossessò immediatamente del mio corpo e senza pensarci due volte mi fiondai da loro per un mega abbraccio di gruppo.
La sala era addobbata in modo meraviglioso, quasi ricordavo la prima volta che mi accolsero come loro Smoky Girl, in quei giorni felici in cui il mio sogno divenuto realtà ebbe inizio.
Un pianoforte a coda bianco giaceva in fondo alla sala, vidi Seungho avvicinarsi e sedersi comodamente dietro di esso. In quel momento il cuore sembro balzare via dal mio petto, immaginavo volesse cantare qualcosa per me ma le sue parole mi colsero di sorpresa –canta per me, canta per noi Mar- aveva detto, lasciando che lo stupore si calasse sul mio viso. Lanciai uno sguardo su Mir che sorridendomi strizzò l’occhio –maknae burlone- sussurrai, apprestandomi a prendere un piccolo respiro. Non ero pronta a cantare, ma sapevo cosa intendesse Seungho con quel “canta per noi” ed i miei pensieri furono confermati dalle note del piano, stava suonando Rust. Feci un altro respiro profondo e capii che in quel preciso istante non mi sarei potuta tirare indietro negando loro qualcosa che desideravano, nonostante io non amassi particolarmente la mia voce che i ragazzi, invece, consideravano dolce ed armoniosa.
Cominciai a produrre quella fantastica melodia con la consapevolezza che in quel momento stavo realizzando un altro dei miei sogni, cantare con Seungho che, dolcemente, mi accompagnava al piano. Sentii accarezzarmi da quelle dita che delicatamente sfioravano i tasti mentre la mia lingua, nel pronunciare quelle parole, quasi sembrava danzare nella mia bocca. Mi ero ritrovata a cantare e, ancora una volta, ero ad un passo da lui, dal suo respiro. Il testo della canzone, sebbene c’entrasse poco con ciò che avevamo vissuto, fece riaffiorare in me tutti i ricordi. Ogni cosa aveva un gusto nuovo mai sperimentato prima, ogni cosa aveva un profumo diverso, il profumo di Seungho che in quel mese mi aveva seguito come un cane al guinzaglio, ed il dolce profumo del suo balsamo alla vaniglia di cui mi ero perdutamente innamorata, di cui mi sarei cento e cento volte innamorata. Perché ero solita innamorarmi di lui ogni volta. Non ero mai stata tanto felice ma, allo stesso tempo, non avevo ma avuto così tanta paura.
Quando terminai  sentii uno strano groppo alla gola e nello stesso istante delle lacrime intimarono di cadere sul mo viso. Seungho si alzò e a passo deciso si avvicinò a me stringendomi, regalandomi uno dei suoi meravigliosi abbracci. Immediatamente G.O richiamò l’attenzione di tutti con uno dei suoi soliti “ooh” ed in quel momento Seungho mi baciò, sotto l’attenzione dei presenti che assistevano battendo le mani. Il tepore del corpo d Seungho ancora una volta mi avvolse –questo è il leader innamorato- esordì continuando G.O ed una risata contagiosa rasserenò tutti.

Continuammo con i festeggiamenti per circa un’ora ed un’altra ancora ci separava dalla nostra partenza. Guardavo Seungho sorridere agli altri e nel mio cuore mi pensavo ed immaginavo lontana da lui. Quante cose erano successe, in che modo avrei potuto colmare la sua assenza?
Meg notò il mio sguardo perso sulla figura del mio amato, colui che da sempre avevo considerato l’amore della mia vita, e caldamente mi abbracciò, posando un tenero bacio sulla mia guancia.
Ripensai ancora una volta a lei e Jun e alla sorpresa che entrambi mi avevano fatto rivelandomi i loro sentimenti. Tutto era iniziato quando quel giorno l’aveva trovata sul pianerottolo di casa in lacrime, Jun aveva infranto il muro di silenzio che c’era tra loro, fatto di cose dette e non dette, che avevano spinto Meg a raccontargli tutto. Quasi le era sembrato che Jun non aspettasse altro. E così con quel bacio avevano saputo di quell’amore che entrambi avevano, probabilmente, sempre provato.
Io invece mi ero innamorata di un sogno che credevo impossibile, un sogno meraviglioso messo a dura prova dal destino, separato dai pregiudizi e dall’oceano.


Il fatidico momento era ormai arrivato. I ragazzi avevano insistito nell’accompagnarci in aeroporto, in modo particolare Jae Ha che non aveva fatto altro che piagnucolare e mugugnare tutto il tempo, triste per la nostra partenza.
Ringraziai Joon prima di tutti poiché i suoi impegni non gli permettevano di restare ancora per molto. Ci stringemmo le mani guardandoci negli occhi e poco dopo con un sorriso simile a quello di un bimbo mi porse il mignolo –promettimi che ti prenderai cura di te e che tornerai presto a trovarci- disse con la sua voce calda e rassicurante, sorrisi trattenendo le lacrime e mi morsi le labbra per cercare di essere forte e non piangere. Alzai il mignolo a mia volta e tremante lo avvicinai a lui afferrandolo, per poi stringerlo e racchiudere dentro di esso tutte le promesse che ci eravamo fatti sino a quel giorno. Joon sciolse le nostre dita e mi regalò un abbraccio, fu in quel momento che non resistetti e mi lasciai cadere in un pianto liberatorio.
Le mie lacrime furono asciugate da G.O che, comprensivo, si avvicinò a me col sorriso stampato sulle labbra –perdonami se non ti sono stato molto accanto, ma sai- ridacchiò posando lo sguardo su Seungho –se ti avessi conquistata col mio fascino avrei dovuto fare i conti con quella furia e non credo di essere abbastanza forte, sto invecchiando- rise e la sua risata contagiò anche me, una risata spontanea scaturita dalle sue parole. Nonostante si fosse scusato per non essermi “stato accanto” non potei fare a meno di smentire le sue parole, perché G.O era stato in grado di parlarmi con lo sguardo, preoccupandosi della mia scelta, preoccupandosi dei sentimenti che Seungho si era ritrovato a provare per me e questo faceva di lui, oltre che un grande amico, una persona meravigliosa. Lo strinsi forte fino a fargli mancare il fiato e, quando si avvicinò per baciarmi la fronte, la sua barba, che stava piano spuntando, solleticò la mia guancia.
Thunder e Mir mi regalarono un abbraccio all’unisono, la mia amata maknae line, i miei ragazzi, i miei piccini. Tirai loro le guanciotte trattandoli come dei piccoli cuccioli nonostante fossero più grandi di me sia di età che di statura. Poche parole ci vollero per ritrovarmi il piccolo Mirtillo in lacrime, stretto nuovamente in un caldo abbraccio, un abbraccio a cui si unì immediatamente Jae Ha mentre nascondeva il naso rosso oltre il colletto della sua maglia –so che stai piangendo, pabo- gli dissi infatti –guarda che tu non sei da meno- apostrofò lui. Salutai Jun augurandogli il meglio, ringraziandolo per tutto e promettendo che, come al solito, ci saremmo sentiti presto. Lui ci lasciò con una meravigliosa notizia; in estate sarebbe venuto a trovarci, ormai apparteneva a Meg.

Mi allontanai di poco prima di imbarcarmi e lo intravidi lì con le mani in tasca. Rigido, simile ad un pezzo di ghiaccio. Mi avvicinai e non potei fare a meno di scorgere le sue guance rigate dalle lacrime, sebbene nascondesse gli occhi oltre un paio di occhiali da sole espressamente neri. Gli accarezzai il viso ed istintivamente iniziai a piangere a mia volta –non vorrei lasciarti amore mio- confessai, con la voce che mi uscì dalla gola roca, tremante, in preda a diverse emozioni. Lo sentii singhiozzare ed in quel momento sentii un cumulo di macerie seppellirmi –ti prego Seungho, non piangere..non posso sopport..- come al solito non riuscii a terminare la frase poiché mi ritrovai tra le sue braccia, col volto nascosto nella sua spalla, avvolta dal calore del suo corpo e dalla sua felpa grigia –due anni Mar, sono solo due anni e prometto passeranno in fretta. Una volta conclusa la leva militare io, Yang Seungho, verrò a cercarti e farò di te la mia sposa, te lo prometto- sussurrò, tra un singhiozzo e l’altro. Annuii pronta ad attendere i due anni –io sarò ad aspettarti e come al solito ti guarderò e veglierò su di te da lontano amore mio, ti penserò ogni volta che sarà ora di andare a letto e quando potrò ti racconterò le mie giornate su twitter, dove sono stata solita parlarti per tutto questo tempo. Guarderò le tue esibizioni e gioirò con te. Mi farò carico delle tue paure e condividerò le tue gioie, questi due anni passeranno in fretta, sì, lo so - e nonostante la mia bocca pronunciasse quelle parole, il mio cuore stava lottando contro la paura. Mi sarei limitata, ancora una volta, ad amarlo da lontano, a coltivare il mio amore nei suoi confronti, nell’attesa di ritornare lì, nella nostra isola felice, per coronare il nostro sogno d’amore. Ci avvicinammo per scambiarci un ultimo bacio quando la voce robotica richiamò la mia attenzione annunciando il mio volo –devo andare- dissi e riluttante mi staccai da lui, continuando ancora a piangere –aspetta- sentii la sua mano stringere ancora la mia. Seguii i suoi movimenti con lo sguardo quando lo vidi estrarre dalla tasca un piccolo contenitore, capii immediatamente di cosa si trattasse –questo è tuo- sussurrò aprendolo e mostrandomi il suo contenuto. Si trattava di un meraviglioso anello con due piccoli diamantini lucenti al centro, mentre tutto intorno si innalzavano dei graziosi petali formando così un piccolo fiore. Lo guardai incredula ad occhi sgranati, non riuscivo a credere a tutto quello ma lui mi sorrise –i piccoli diamanti perché la loro lucentezza riportano alla mia mente i tuoi meravigliosi occhi illuminati dai riflettori blu di quella sera, in quel posto in cui ci siamo innamorati- prese la mia mano sinistra e piano iniziò ad infilare l’anello all’anulare e le sue parole mi toccarono profondamente, “il posto in cui ci siamo innamorati” la sua pronuncia mi era molto familiare –ed il fiore perché tu sei il fiore più bello che io abbia mai colto-. L’anello calzò perfettamente al dito, sembrava fatto su misura per me. Lo osservai a lungo prima di fiondarmi nuovamente tra le sue braccia –avrei voluto salutarti con il sorriso, perché sto piangendo?- singhiozzai, col viso premuto contro il suo petto. Seungho mi accarezzò i capelli e fece in modo che io lo guardassi dritto negli occhi – ricordi ciò che ci siamo detti?- chiese ed io annuii, proprio come una piccola bambina annuisce singhiozzando ad un rimprovero.
“IO E TE, FINO AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA”
E con un bacio sigillammo per sempre quella promessa.


ANGOLO AUTRICE.
Anche questa storia è giunta alla conclusione. Tenevo a dire che MI DISPIACE TANTISSIMO per il semplice fatto che ho portato la storia stessa per le lunghe, non avrei mai voluto ma è stato più forte di me, non me la sentivo a mettere un punto, non a questa storia dove ho sul serio espresso tutta me stessa, perché sì, quelle emozioni descritte sono tutte vere.
Ringrazio chi è stata paziente e ha aspettato tutto questo tempo per concluderla, chi invece l’ha letta tutta d’un fiato e chi arriverà –si spera- in futuro e la leggerà. Spero vivamente di ricevere nuove recensioni perché sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate.
Ci tenevo a dire che moltissime cose sono rimaste in sospeso per un solo semplicissimo motivo, la mia amica Meg ha pensato di scrivere la storia dal suo punto di vista, quindi –per i sostenitori della coppia Jun/Meg- potrete leggere tutto lì.
Credetemi se vi dico che avevo tantissime cose da dire ma proprio non ci riesco, quindi vi lasci con questa mia cover di Rust. L’ho cantata ben due volte nella fan fiction ed in questi giorni ho pensato sul serio di registrarla. Così come nella ff anche nella vita reale mi faccio problemi, mi considero una ballerina e non una cantante, eppure c’è qualcuno che mi sostiene e crede in me.
Scrivere “L’oceano tra noi” è stato un qualcosa di fantastico e vi ringrazio ancora infinitamente.
Spero di rivedervi alla prossima storia.
Un bacione, la vostra Mar <3
https://soundcloud.com/ssongmar/rust-mblaq-cover
  
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