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Autore: Herm735    07/12/2014    6 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle.






Forgive me for I have sinned


Regina scese dalla macchina, dopo aver accompagnato Henry a scuola, dirigendosi verso Granny's per prendere il solito caffè, quando vide una piccola folla radunata attorno all'orologio della città, tutti con gli occhi puntati verso le lancette.
Si avvicinò, vedendo Emma Swan ferma davanti alle persone, con le spalle alla torre e le mani alzate, un espressione leggermente nervosa.
“Non c'è niente da vedere, tornate a casa o a lavoro e continuate come se niente fosse.”
Fece qualche altro passo avanti e tutti iniziarono a voltarsi verso di lei, bisbigliando tra loro a bassa voce.
“Che sta succedendo qui?”
“Come se non lo sapesse già” arrivò la risposta mormorata ma rancorosa di Brontolo.
“Le lancette sono ferme di nuovo” rispose Emma con un sorriso.
Lo sguardo di Regina si spostò verso l'orologio, constatando che effettivamente il tempo non stava più scorrendo.
“Abbiamo controllato problemi nel meccanismo o cose del genere, ma sembra che si sia fermato senza motivo” terminò Emma.
Regina si guardò attorno, vedendo tutti gli occhi su di sé.
“Capisco. E ovviamente io sono la prima contro cui puntate il dito” sorrise amaramente. “Dopo tutto quello che ho fatto, è bello vedere che niente è cambiato.”
Sostenne lo sguardo di Emma per qualche minuto, voltandosi e procedendo in direzione della tavola calda a cui si stava dirigendo poco prima.
“Regina, aspetta!”
Quando la bionda la raggiunse, Regina sbuffò, senza rallentare.
“Sceriffo Swan, le assicuro che non ho niente a che fare con qualsiasi cosa stia succedendo alle lancette. Può chiedere ad Henry, se vuole. Ho passato con lui tutto il fine settimana.”
“Regina, sai che non la penso così. Sai che io ti credo, che sono dalla tua parte.”
Le Jimmy Choo nere su cui Emma aveva tenuto lo sguardo fisso si fermarono di colpo quando Regina si arrestò bruscamente, voltandosi verso di lei.
“Dalla mia parte” ripeté. “Solo non abbastanza da farlo sapere alla città. Chi mai si alzerà per stare dalla parte della Regina Cattiva, d'altra parte? Tale madre, tale figlia.”
Emma fu confusa dalle parole di Regina, ma scosse la testa appena lei si mosse, ricominciando a seguirla.
“Dobbiamo trovare chi è stato, capire cosa è successo.”
“No, sceriffo Swan. Lei deve trovare chi è stato. Io non sono più neanche il sindaco di questa città, non vedo come potrei aiutare. Ed ovviamente, oltre a questo, c'è anche il fatto che, beh, non voglio.”
Una risata acuta risuonò nelle strade, tra le case, dentro le macchine.
Regina la conosceva, anche troppo bene. Il sangue le si gelò nelle vene.
Si voltò di scatto, mettendosi tra Emma e la nube di fumo nero che si stava formando tra loro e l'orologio.
“Guarda, guarda. La Regina Cattiva piegata alla sua stessa plebe.”
Regina inspirò. Non poteva essere vero.
“Per tua fortuna sono venuta a salvarti, non sei contenta? Ho solo fermato il tempo finché non riesco ad arrivare a quello che voglio. Staremo di nuovo insieme, amica mia” rise di nuovo, malignamente, poi per un attimo la voce si fermò, la strega finse di trasalire. “Oh, no, aspetta. L'unica cosa che credo terrò di questa città” dalla densa nube di fumo uscì la figura una donna vestita con un abito magenta ed in mano un lungo bastone alto quasi quanto lei, non era altro che fumo, che in un secondo fu abbastanza vicino a Regina da poterle sussurrare l'ultima frase “è il tuo cuore.”
La sua figura sparì subito dopo, non rimase altro che la densa nube nera.
“Presto le tenebre scenderanno, Regina. Avete fatto un terribile errore. Avete portato Aurora con voi.”
La nube esplose, il fumo si sparse per ogni strada della città, ogni via, ogni casa. La voce che prima riecheggiava solo davanti a loro poteva essere sentita in tutta Storybrooke.
“Sto venendo a prendere quello che mi serve e poi sistemerò ogni torto che mi è stato fatto. Fosse l'ultima cosa che faccio.”
Un attimo dopo, il fumo era sparito.
Regina continuò a fissare il cielo, chiedendosi come fosse possibile.
L'aveva intrappolata, ne era così dannatamente sicura. Erano state alleate, molto tempo prima, ma una volta che Regina si era trovata a lanciare per la prima volta la maledizione, l'aveva rinchiusa in una caverna, assicurandosi che non potesse mai trovarne la via d'uscita. E, di sicuro, era ancora nella caverna che si trovava, non poteva essere altrimenti.
Iniziò a camminare a passo svelto in direzione della torre dell'orologio.
“Dove stiamo andando?” domandò Emma, sbrigandosi a seguirla.
Regina non rispose.
Emma capì che le cose erano gravi, perché neanche si prese il disturbo di dirle che tecnicamente era Regina che stava camminando, lei non faceva altro che seguirla senza il suo consenso e ficcare il naso in cose che non la riguardavano. Doveva avere davvero soggezione della donna dentro la nube, se neanche protestava contro la presenza di Emma.
“Perché stiamo andando in biblioteca?” chiese la bionda quando capì che sarebbero andate dentro la torre. Fu quando Regina raggiunse l'ascensore e si voltò verso di lei che capì finalmente cosa stavano facendo. “Oh. Dimmi di no.”
“Dobbiamo scendere. Dentro i tunnel” concluse Regina, rivelando l'ascensore con un gesto secco della mano.
Ad Emma non era piaciuto trovarsi faccia a faccia con il drago che era lì sotto e di sicuro avrebbe volentieri evitato di farlo una seconda volta. Ma il tono di Regina non ammetteva repliche.
Entrarono dentro, tirarono giù la grata e guardando mentre le porte dell'ascensore si chiudevano con una lentezza snervante. Dentro il piccolo spazio della cabina, c'era un silenzio disarmante.
“Allora” iniziò Emma, tentando di rompere il silenzio. “Che avete fatto tu ed Henry questo fine settimana?”
Regina alzò gli occhi al cielo, rifiutandosi di intrattenere una conversazione con la donna al suo fianco. Era l'unico fine settimana che Henry aveva passato con lei da quando era tornato a vivere alla villetta di Regina. Il loro accordo era che stava con lei per la settimana e con i Charmings nel fine settimana, ma quei giorni Bianca e David avevano deciso di prendersi un po' di tempo per sé e Emma aveva dovuto fare da babysitter al piccolo Neal, quindi Henry era rimasto a casa, contento di passare un po' di tempo con sua madre senza preoccuparsi di dover andare a scuola il giorno dopo. Avevano visto dei film, tra cui Lilo&Stich, uno dei loro preferiti di quando suo figlio era pccolo, Henry le aveva mostrato dei nuovi fumetti che aveva iniziato a leggere e Regina lo aveva ascoltato ripetere le materie che doveva studiare. Erano stati dei giorni così normali da essere quasi perfetti.
Quasi.
Sia lei che Emma erano la famiglia di Henry ed entrambe potevano vedere che quando non era con entrambe, una di loro gli mancava. Sempre.
“Si concentri, miss Swan” fu tutto quello che Regina rispose. “Potremmo dover usare la magia, deve essere pronta.”
Emma sospirò. “Sì, vostra maestà” mormorò in modo da risultare quasi inudibile.
L'ascensore si aprì subito dopo.
Regina uscì con passo fiero, alzando la grata. La bionda non sarebbe mai riuscita a capire come poteva risultare così sicura di sé, decisa e fiera anche su un paio di tacchi alti dodici centimetri. Lei sarebbe risultata soltanto ridicola. Ma in effetti, qualsiasi cosa Regina facesse risultava sempre elegante. Regina fu la prima a raggiungere la caverna ed entrarvi, con Emma subito dietro.
Entrambe erano preparate ad affrontare qualsiasi cosa fosse venuto loro incontro, ma quello era fondamentalmente il problema: lì non c'era niente da combattere.
“Vuota.”
Emma non capì bene perché quella singola parola mormorata dalla mora le fece desiderare di abbracciare le persone a lei care un'ultima volta. Regina sì che sapeva incutere terrore con il più piccolo dei gesti.
“È fuggita.”
“Questo spiega la nube di fumo.”
“Dobbiamo andare, trovare Aurora e i tuoi genitori.”
Emma annuì, seguendola appena iniziò a tornare sui propri passi.
“Certo che per una che non vuole aiutare ti stai dando parecchio da fare” le disse, un mezzo sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Stia zitta, miss Swan.”
“Regina.”
Il nome era detto con fermezza. La donna si voltò, guardando lo sceriffo negli occhi.
Dopo Neverland, dopo la Regina delle Nevi, dopo tutto quello che avevano affrontato insieme, anche lei poteva ammettere che suonava un po' ridicolo.
“Emma” si corresse.
Erano diventate amiche, grazie alla costanza con cui Emma era riuscita a fare in modo che Regina si fidasse nuovamente di lei anche dopo che aveva riportato la quasi defunta moglie di Robin Hood indietro dal passato.
Emma ricordava distintamente il momento in cui Marian si era svegliata, in cui Hood aveva scelto di tornare insieme a lei, decidendo di lasciare che Regina affrontasse il dolore da sola. Non era giusto. Non era giusto che tutti si dessero per vinti quando si trattava di lei, solo a causa del suo passato. Emma non lo avrebbe fatto. Avrebbe continuato a combattere perché la donna al suo fianco potesse avere il suo lieto fine, qualunque esso fosse.
Quando uscirono dalla biblioteca, il doppio di persone rispetto a poco prima stavano aspettando ai piedi della torre dell'orologio.
Appena le vide uscire, Biancaneve si diresse verso di loro.
“Cosa è successo? Abbiamo sentito la stessa voce in tutta la città. E le lancette dell'orologio si sono fermate.”
Emma si voltò verso Regina.
“È tornata.”
Bianca le guardò in modo confuso, spostando lo sguardo da una all'altra, ponendo loro una muta domanda.
“Malefica.”

Avevano riunito praticamente tutta la città dentro il municipio. Regina se ne stava in disparte con Henry al proprio fianco. La sala era riempita dai brusii di tutti, nessuno capace di tenere le proprie ipotesi per sé.
Quando Bianca si alzò in piedi ed iniziò a parlare, il silenzio calò immediatamente.
“Come molti di voi ormai avranno sentito, le lancette dell'orologio della città si sono fermate.
Siamo nuovamente bloccati.”
Quell'ammissione fece ripartire i sussurri all'interno della stanza, finché la donna si schiarì la voce, facendo cessare ogni rumore.
“Molti di noi si sono chiesti chi fosse responsabile, alcuni sono giunti a conclusioni un po' troppo affrettate” il suo sguardo si fermò più del necessario su Brontolo, che si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo “in ogni caso” continuò Bianca “ben presto la colpevole si è fatta avanti, rivelandosi all'intera città. È con immenso rammarico che devo comunicarvi che Malefica è di nuovo in libertà.”
All'ennesima interruzione, nessuno osò neanche proferire parola.
“Non ci aspettiamo che agisca contro di noi presto, ma neanche che non si faccia più viva. Vi chiediamo, comunque sia, di tornare con tranquillità alle vostre case, questa sera, ed ai vostri lavori domani mattina. Non c'è niente di cui allarmarsi, per il momento.”
“Quindi dovremmo starcene con le mani in mano” tagliò corto Ruby.
“Sembra più o meno la stessa cosa che abbiamo fatto con la Regina delle Nevi. E Cora. E Peter Pan” elencò Belle. “Non ha funzionato esattamente bene le altre volte.”
“Forse dovremmo agire per primi questa volta” propose la Fatina Blu. “Cercare un compromesso, per evitare una battaglia e delle vittime.”
“Se anche riuscissimo mai a trovarla, penso che incontrarla e affrontarla in sé comporterebbe un sacco di vittime” rispose Aurora. “Credetemi.”
“Quindi le lasciamo scegliere da che parte cominciare, chi far fuori per primo?” chiese incredulo Brontolo. “Io dico” continuò “che restiamo uniti finché non la troviamo.”
Di nuovo nella stanza di alzò un insieme indistinto di voci.
Bianca e David si guardarono, non sapendo cosa fare, come mettere tutti d'accordo.
Ad alzarsi in piedi e parlare, fu Regina.
“Se posso permettermi, vorrei sottolineare che uno scontro diretto con Malefica, nonostante potrebbe risultare l'unica arma efficace nel determinare la sua sconfitta, è anche molto rischioso e potrebbe culminare in una veloce, sebbene dolorosa morte, per chiunque osi avventurarsi all'interno della Fortezza Proibita.”
Per parecchi secondi, nessuno osò parlare.
“Beh, avete sentito che ha detto” incoraggiò tutti Brontolo. “Se la Regina Cattiva dice di non andare ad attaccare Malefica, non c'è dubbio che andare ad ucciderla è esattamente quello che dobbiamo fare.”
Regina alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Henry scattò in piedi, pronto ad intervenire.
“Se non volete ascoltare un consiglio da parte mia, almeno ascoltate la risposta dello sceriffo Swan.”
Emma fu colta di sorpresa. “La mia risposta a cosa?”
“Chi è stata l'unica persona che Malefica ha minacciato questa mattina, signorina Swan? L'unica persona a cui Malefica è interessata, a cui ha minacciato di rubare il cuore, l'unica in pericolo. Chi è?”
Emma esitò. Desiderava, più di ogni altra cosa, di poter mentire o eludere la domanda. Perché sapeva cosa Regina stava cercando di fare. Ma non le aveva lasciato scelta. Non poteva fare altro se non rispondere, tutti gli occhi puntati su di lei non le lasciavano scelta.
“Te, Regina.”
Nessuno sapeva come rispondere a quella ammissione.
“Quindi vedete” concluse la donna come se fosse ovvio. “Potete tornare a dormire tranquilli nelle vostre case, ai vostri lavori, continuare le vostre vite come ha suggerito Biancaneve. L'unica persona in questa stanza che al momento corre alcun pericolo, sono io. Scommetto che nessuno sarà più disposto a combattere adesso, non è vero?”
Dopo un lungo minuto di silenzio, un sorriso beffardo si formò sulle labbra di Regina.
“Come pensavo” mormorò.
“Per me non cambia niente” Ruby si alzò in piedi. “Regina è una di noi, adesso. Merita la nostra protezione, ci ha aiutato a sconfiggere Cora e Pan e Ingrid. È il nostro turno di proteggere lei, adesso.”
“Miss Lucas, si sieda” mormorò Regina. Il suo tentativo di non far partecipare mezza città ad una missione suicida stava per essere rovinato da una ragazzina in minigonna. Frustrante, per una regina.
“Ruby, hai combattuto una guerra contro di lei. Come puoi dimenticare così facilmente?” chiese Ashley.
“Non ho dimenticato la guerra contro di lei” rispose con decisione. “Ma non ho dimenticato neanche le tre che ho combattuto al suo fianco. Se non siete disposti a proteggerla, non siate così felici di accettare il suo aiuto quando è l'unica che può salvarvi.”
“Combattere adesso è comunque assurdo, Ruby” intervenne Bianca. “Possiamo fare dei turni, delle squadre di ricerca, per proteggere Regina” propose. “Ma non inizieremo un'altra guerra.” Il suo tono lasciava intendere che non erano accettate contraddizioni.
“Non ho bisogno del vostro aiuto. So cavarmela benissimo, grazie comunque” intervenne Regina, scuotendo la testa. “Posso trovare Malefica, trattare con lei e nessuno di voi dovrà rimetterci niente, questa volta.”
Bianca scosse la testa, ma Regina era decisa a non trattare.
“Bianca” le disse con fermezza. “Devo farlo. Devo. Non vado fiera di quello che ho fatto in passato, del dolore che ho causato, delle persone che” il suo sguardo si posò brevemente sul ragazzo al suo fianco, ricordandole che non era quello il momento di confessare i propri peccati. “Delle persone che ho ferito. Non potrò mai rimediare a tutti gli errori che ho fatto. Neanche se vivessi altre dieci vite, potrei essere di nuovo la persona buona che un tempo sono stata, che tu hai conosciuto. Non posso tornare indietro. Ma non voglio neanche continuare a vivere con sangue innocente sulle mie mani. Malefica è un mio problema. Lascia che sia io a risolverlo, lasciami questa occasione. È l'unica che avrò mai, forse. È la mia unica possibilità di redimermi.”
Senza aggiungere altro, posò una mano sulla spalla di Henry, facendolo alzare e conducendolo fuori dal municipio, verso la loro macchina.
Quando furono dentro, lui le prese la mano.
“Sono fiero di te, mamma. Sono orgoglioso che tu voglia essere buona. Ma devi sapere che non sei sola. Non te lo lasceranno mai fare.”
“Chi non me lo lascerà mai fare?”
Henry sorrise, proprio mentre qualcuno bussò sul finestrino della Mercedes di Regina dalla parte del conducente. Lei lo abbassò solo per trovarsi davanti Emma.
“Non mi arrenderò con te, Regina. Te l'ho già detto. Non ci arrenderemo” precisò, facendosi di lato, permettendo a Regina di vedere Bianca e David.
La stretta di Henry sulla sua mano si rafforzò.
“Siamo una famiglia, mamma. Nessuno viene abbandonato...”
“...o dimenticato. Lo so” rispose Regina in un sussurro, riconoscendo la citazione da uno dei film preferiti di Henry.
Non si era ancora abituata a come le cose erano cambiate.
“Anche noi vogliamo aiutare” la voce di Ruby attirò la loro attenzione.
Accanto a Bianca e David si erano fermate lei ed una ragazza asiatica che Regina ricordava di aver visto una sola volta, al campo di Robin Hood.
“Ho avuto già a che fare con Malefica” disse loro la ragazza. “Con le sue maledizioni e con le sue vittime. Voglio aiutare voi, come voi avete aiutato Emma e Bianca a tornare dalla Foresta Incantata, se per voi va bene” fece un passo avanti. “Il mio nome è Mulan.”
Il viso di Henry si illuminò.
“Mulan! Sei tipo la mia principessa preferita” ci tenne a precisare.
“Ehi!” protestò incredula Biancaneve.
“Scusa Bianca” mormorò rendendosi conto del suo errore. “Ma Mulan era il guerriero più forte di tutta la Cina” continuò a bassa voce.
“Grazie, Emma” sussurrò Regina. “So che è merito tuo. Anche se dovrò sopportare i due idioti.”
“Ehi” intervenne Biancaneve per la seconda volta. “Sapete che sono ancora qui, vero?”
Emma sorrise alla donna al volante, guardandola mettere in moto la Mercedes, solo per vederla fermarsi di nuovo pochi metri più avanti.
“E, miss Lucas, la prego. Indossi gonne che non lascino vedere la sua biancheria intima, se proprio deve essere presente. La donna vestita come un uomo e il principe dell'impulsività possono venire, a condizione che la spiffera segreti rimanga a casa.”
Emma sorrise, riconoscendo finalmente Regina ed aspettando di sentire quale soprannome avrebbe tirato fuori per lei.
“Mulan, anche lei è la benvenuta, ovviamente” concluse, prima di ripartire verso Mifflin Street.
Emma sbuffò con fare incredulo, appoggiando le mani sui fianchi.
“Quindi io sarei la donna vestita da uomo? Io non vesto affatto...” guardando in basso, verso i propri stivali neri, i jeans stretti, la maglia bianca ed il giacchetto di pelle, che se paragonati alle scarpe con il tacco ed il tailleur grigio di Regina, non erano poi così femminili. Alzando gli occhi al cielo, sbuffò di nuovo, sentendo Ruby ridere. “Non una parola.”




Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, fatemi sapere cosa ne pensate!




  
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