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Autore: deli98    07/12/2014    0 recensioni
In un universo parallelo di futuro imprecisato sta per iniziare un nuovo conflitto, ma chi verrà coinvolto questa volta?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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America si avvicinò alle grandi finestre che arrivavano dal pavimento al soffitto del suo ufficio che occupava quasi interamente l'ultimo piano del New York’s Central Tower, il grattacielo più alto mai costruito in quella metropoli che raggiungeva i 980 metri di altezza. Quel giorno, come sempre in quel periodo dell’anno, pioveva a dirotto sulla caotica città e ciò non aiutava affatto a sollevare l’umore nero dell’americano, che aspettava con snervante irrequietezza che accadesse qualcosa. Qualsiasi cosa.

In verità attendeva che qualcuno di sua conoscenza uscisse dal suo nascondiglio, se così si poteva definire, per farsi vedere una volta per tutte, perché da quando era entrato lo aveva subito notato.

-Arthur, per quanto tempo intendi rimanere attaccato al soffitto? – Chiese infine esasperato dall'attesa. Senza staccare gli occhi dalle goccioline che facevano a gara sul vetro, sentì un tonfo alle sue spalle e dei passi avvicinarsi lentamente. Troppo lentamente.

-Come hai fatto a vedermi? - Quella voce così familiare lo fece rabbrividire. In un certo senso gli ricordava molto il sibilo dei serpenti.

-E’ difficile non notarti con la faccia che ti ritrovi.- Una mano gelida gli afferrò con uno scatto repentino il collo e fece pressione schiacciandogli i nervi. Trattenne a stento un gemito di sorpresa e dolore che non fece altro che compiacere l’ego smisurato di Inghilterra.

-Sei sempre così gentile e educato con tutti, e con me invece... Ti comporti da ingrato quale sei.- Mollò la presa e America si sentì finalmente libero di respirare. Resistette alla tentazione di voltarsi e mollare un pugno su quel viso che tanto non sopportava, ma si concentrò nel tenere i propri piedi ben piantati a terra per evitare l'evitabile.

-Perché sei qui?- Questa era la domanda che lo tormentava più di tutte: se si era disturbato tanto da spostarsi dalla sua amata Londra poteva essere solo per una questione molto seria.

-Vedi, prima di arrivare a parlare del motivo di questa mia visita inaspettata, vorrei aggiornarti su alcuni fatti avvenuti recentemente in Europa.- Inghilterra si accomodò senza invito alla grande scrivania che troneggiava imponente sul fondo della sala.

-Non mi interessa. - Rispose lapidario immaginandosi già le grandi notizie che stavano per arrivargli come degli schiaffi.

-Già... Com'è che dicevi? Un continente così vecchio e arretrato non necessita le mie attenzioni. Meglio farsi degli altri amici! Tra l'altro, come sta Russia? E' da un bel po' che non si fa più vedere in giro!- Inghilterra scoppiò in una sonora risata che però trasmetteva solo sentimenti negativi, come la sua figura, del resto.

-Sempre meglio di te che non fai altro che avvelenare tutto ciò che ti circonda, non ti pare?- America si voltò dando le spalle al vetro e puntò il suo sguardo in quello del suo gelido interlocutore.

-How rude. Comunque trovo sia molto importante che tu sappia cosa succede dall'altra parte dell' oceano.- Il suo volto si aprì in un sorriso inquietante ma America cercò di non farci caso e trattenersi dal distogliere lo sguardo. -Non so se ne sei già a conoscenza, ma mezza Europa mi ha ufficialmente dichiarato guerra per quel sciocco incidente avvenuto recentemente a causa di qualche goccia di veleno, e il povero Sud Italia ci ha rimesso. Poverino... non era lui il mio obbiettivo. Comunque sia, adesso mi trovo piuttosto in difficoltà con gli armamenti e siccome tu sei eternamente in debito con me, ti costringo gentilmente ad aiutarmi.- Concluse con un finto tono di supplica che stonava terribilmente con quel sorriso. America per tutta risposta ebbe un brivido lungo la schiena e non riuscì a nascondere la sua preoccupazione.

-Perché invece non chiedi Canada? Lui non vede l'ora di fare a botte con qualcuno.- Prese a camminare lungo tutta la stanza stando attento a non incrociare lo sguardo dell'inglese che invece lo guardava in modo molto divertito.

-Cos'è? Tutte le guerre che hai fatto negli ultimi secoli in giro per il mondo ti hanno per caso rammollito?- Scoppiò nuovamente a ridere di gusto, innervosendo ancora di più l'americano che si era bloccato di colpo al centro della stanza. -Non la trovo male come idea... Sicuramente Canada sarebbe felicissimo di aiutarmi. Ma il caso vuole che tu sia diventato il primo produttore di armi più potenti al mondo e caso ancora più stano, non le vendi a nessuno! Ma per me faresti un'eccezione, vero?- Si alzò dalla poltrona della scrivania e raggiunse America guardandolo dritto in faccia. Con uno scatto repentino afferrò il bavero della camicia dell' americano e lo costrinse a piegarsi in avanti per raggiungere la sua altezza. -Io che ti ho dato così tanto... Ti sei preso tutto ciò che avevo di più prezioso senza darmi nulla in cambio. Ma è arrivato il momento di ricambiare, non ti pare?- Qualcosa di estremamente gelido e sottile bucò la pelle abbronzata di America all'altezza della spalla, ma subito Inghilterra mollò la presa dalla camicia e prese a camminare intorno a lui, lentamente, guardandolo dall'alto in basso.

-Sei venuto solo per prenderti le armi o vuoi qualcosa di più?- Nonostante la terribile piega che stava prendendo la situazione, incominciò a sghignazzare nel sentire qualcosa di caldo scorrere sotto la pelle. -Che diavolo mi hai iniettato?-

-Ah, stai tranquillo... Non farà effetto prima dei dieci minuti, purtroppo. Per una volta posso darti ragione: non sono qui solo per le armi. Per caso ti sei dimenticato che oggi è l'anniversario della tua dichiarazione di guerra per l'indipendenza?- Si bloccò davanti ad America battendo i tacchi per terra e mettendo le mani dietro la schiena.

-No, non ho dimenticato... mio malgrado.- Rispose sommessamente America, provocando un sospiro rassegnato da Inghilterra che riprese a camminare verso le finestre, guardando il panorama con falso interesse.

-Anche quel giorno pioveva così. Tutto si era tinto di grigio... e di rosso.- Sottolineò con la voce l'ultima parola con un tono incredibilmente serio, cosa che America trovò innaturale, conoscendolo. -Il giorno in cui la mia felicità ha avuto fine. Tu eri il mio orgoglio, non c'era nessun altro al mondo che poteva meritare il mio amore... Tutto finito con un pezzo di carta e una firma.- Una risata isterica riempì l'aria, facendo togliere il fiato all'americano che si allontanò andando nella parte opposta della stanza, tornando a concentrarsi sulle goccioline che rotolavano sul vetro.

-Quante volte ancora dovremo parlare di questa storia? Mi hai costretto a farlo... Non potevo più vivere con te senza libertà.- Inghilterra si voltò di scatto con in volto impresso un ghigno che andava da orecchio a orecchio.

-Freedom? Ti avevo offerto tutto quello che avevo e invece di accontentarti hai voluto la libertà. Ma che cosa significa essere liberi, secondo te? Come ti senti veramente adesso? Senza diritti e senza doveri, perché tutto ti è dato. Senza vincoli con niente e nessuno, perché sei libero. E' davvero così? Non mi pare! Piuttosto ti sei creato da solo una prigione.- Le sue mani gelide si posarono sulle spalle di America, stringendole con fin troppa forza.

-Non è vero! L'America è in paese libero e indipendente! Sei tu che non riesci a smettere di provare rancore per una cosa successa secoli fa. Smettila di torturarmi ogni giorno con questa storia e fatti una vita, piuttosto. Trova qualcun altro disposto ad essere sottoposto al tuo controllo ossessivo e...- Una mano lo afferrò per i capelli rossi e li tirò all'indietro con estrema violenza, bloccandogli le parole in gola.

-Ma che parole cattive escono da questa bocca... e quante stupidaggini... com'è che diceva quello slogan? I pledge allegiance to the corporation of the Divided States of America and to all the companies for which it serves one nation under tyranny, inconsolable with persecution and intolerance for all. Ammetto che è la miglior descrizione che si potrebbe fare di te.- Strinse con maggiore forza i capelli di America facendogli scappare un gemito di dolore e la cosa lo divertì alquanto.

-Prendi tutto quello che vuoi, tanto non smetterò mai di essere il tuo schiavetto personale e... spero con tutto il cuore che perderai la guerra, così magari smetterai di uccidere chi ti circonda!- Urlò America sentendosi improvvisamente debole, come se tutte le forze e le energie le stessero abbandonando di colpo. -Cosa diamine mi hai iniettato?- America si accasciò a terra, provocando le risa dell'altro che si chinò sopra di lui.

-Niente di che, ma quando ti risveglierai non ti ricorderai più chi sei, così potrò dare il benvenuto al nuovo America con la vittoria di una grande guerra. Così resterai al mio fianco, per sempre.- Si lasciò andare ad una risata malvagia che entrò nelle orecchie di America facendolo rabbrividire prima di perdere ulteriormente i sensi. -Addio, America.-

Inghilterra attraversò a grandi passi l'ufficio con un sorriso trionfante stampato in faccia. In realtà non riusciva ad ammettere che dentro di sè si sentiva come se una parte del suo cuore si fosse sgretolato riducendosi in polvere. Perché in fondo sapeva che il suo adorato bambino con gli occhi e capelli rossi non si sarebbe più alzato. Non avrebbe più potuto sentire il profumo e il calore che emanava quella pelle dorata o quella voce così dolce e musicale per le sue orecchie.

-Dannazione.- Sibilò tra i denti prima di chiudersi la porta alle spalle, gettando un'ultima occhiata a quel corpo disteso per terra.


 

**

Angolo dell'autrice

Spero con tutto il cuore che questa piccola storia vi sia piaciuta, nonostante credo sia evidente che trapela tristezza da tutte le parti... mi impegnerò a scrivere cose u po' meno deprimenti, lo prometto!

Questo breve racconto lo dedico alla mia amica che in un modo o nell'altro mi incoraggia a scrivere! Grazie di cuore.

Delia <3

  
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