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Autore: OberynMartell92    07/12/2014    1 recensioni
Oberyn Martell, il principe di Dorne, è appena rientrato nella stanza in cui alloggia ad Approdo del Re. Il duello contro La Montagna per ottenere la sua vendetta e (indirettamente) salvare Tyrion Lannister è alle porte. Vendetta, incubi, rabbia... Il racconto della notte prima del grande evento dal punto di vista della Vipera Rossa. La lettura non è consigliata a chi non è ancora arrivato alla fine della quarta stagione (Serie TV) e del terzo libro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elia Martell, Ellaria Sand, Oberyn Martell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte era particolarmente fredda, fin troppo per quel periodo.
La luce lunare faceva molta fatica a filtrare attraverso la spessa coltre di nubi che copriva il cielo notturno e le sue stelle luminose. Che fosse un cattivo presagio?
Il principe di Dorne, Oberyn Martell, era nella sua stanza alla Fortezza di Approdo del Re, a torso nudo. La sua concubina, Ellaria Sand, con la quale aveva appena giaciuto, dormiva profondamente tra le leggere coperte del letto a baldacchino.
Sebbene il clima all'esterno fosse freddo, di certo non poteva dirsi lo stesso dell'interno, grazie anche al calore emanato da un caminetto nel quale ardeva continuamente legna. Se non altro, un po' di riguardo per gli ospiti in quel posto lo avevano.

Erano passate solo poche ore da quando la Vipera Rossa – così era conosciuto nei sette regni – era entrato nell'angusta cella nella quale da giorni era segregato “il Folletto” Tyrion Lannister, ossia il “nuovo” e presunto sterminatore di Re, proprio come suo fratello Jaime prima di lui. Nonostante tutto, Oberyn preferiva pensare a lui come il figlio del vero mandante dell'omicidio di sua sorella Elia. O, per meglio dire, Tywin Lannister. Anche se non era mai riuscito a farglielo confessare.
“Sarò io il tuo campione”, le sue parole prima di uscire da quel posto umido e maleodorante come una latrina.
Per questo la mattina seguente avrebbe dovuto scendere sul campo di battaglia, come mille altre volte aveva fatto. Ma questo non era un combattimento come gli altri. E il suo avversario non era uno come gli altri: La Montagna, Gregor Clegane, l'uomo – o il mostro – probabilmente più temuto di tutti i sette regni, conosciuto per la sua ferocia e la sua crudeltà. Qualcuno in grado di bruciare per metà la faccia del fratello più piccolo in tenera età solo per averlo sorpreso con i suoi giocattoli.

Ma per Oberyn lui era molto, molto di più. Lui era lo stupratore e l'omicida di sua sorella e dei suoi nipotini, i figli del principe Rhaegar Targaryen. E questo non l'aveva mai dimenticato. Come avrebbe mai potuto?

Cresciuto con l'idea della vendetta in mente, finalmente il momento propizio si era presentato. E avrebbe ottenuto giustizia l'indomani, a modo suo.
Mentre lucidava e preparava la sua lunga lancia, il giovane principe di Dorne tornava con il pensiero a quando la sorella danzava con i lunghi capelli neri nel giardino del Castello di Lancia del Sole, felice, spensierata, senza avere idea di quale sarebbe stato il suo destino. Sposa del figlio del Re Folle, fu una vittima innocente di quella guerra sanguinaria. Lei e i suoi figlioletti. Per quanto si sforzasse di ricordare qualcosa di bello della sorella, i pensieri di Oberyn tornavano sempre alla Montagna e al suo “padrone”, Tywin Lannister.
Già, padrone era la parola giusta per quel cagnaccio senza onore.


Nella penombra della stanza, la Vipera Rossa si voltò verso Ellaria, per guardarla mentre era totalmente abbandonata fra le braccia di Morfeo. Dormiva profondamente. Da quando erano arrivati in quel covo di serpenti nessuno dei due era stato tranquillo, specialmente Ellaria, che soffriva nel vedere il suo amato così turbato dai ricordi che quel posto gli faceva riaffiorare alla mente.
“Resisti un altro giorno soltanto e presto torneremo sotto il sole di Dorne, con un peso in meno sul cuore e con due mostri in meno al mondo”, sussurrò tra sé e sé il discendente di casa Martell, prima di appoggiare la lancia lucidata contro una delle pareti di pietra di quella stanza. La lancia con la quale avrebbe tolto la vita a chi l'aveva tolta a sua sorella.

Provare a dormire quella notte fu un'impresa impossibile: i ricordi, la tensione, la voglia di vendetta... Tutto si mescolava nella testa di Oberyn, impedendogli di chiudere occhio. Non appena provava ad addormentarsi, tutto ciò che vedeva erano i corpi straziati di Elia e dei piccoli figli, riversi senza vita in un lago di sangue nel quale spiccava il riflesso di quell'uomo gigantesco che aveva appena commesso una simile atrocità.
“Come può anche l'uomo più crudele di questo mondo fare una cosa simile? Cosa c'entrava lei? Cosa c'entravano loro?” Questa domanda continuava a riecheggiare nella sua mente da giorni, settimane, mesi, anni. Poi i dubbi lasciavano spazio a una sola immagine: Gregor Clegane, la Montagna, a terra, riversa nel suo sangue, con la gola tagliata dopo aver gridato ad alta voce il nome di Elia Martell e aver confessato i propri crimini. E dopo aver sputato il nome del suo mandante, il solo dal quale prendeva ordini e che era colpevole tanto quanto lui: Tywin Lannister.

“Lui l'ha stuprata, l'ha uccisa ed ha ucciso anche i suoi figli. Non avrò pace finché non urlerà il suo nome: Elia Martell, queste dovranno essere le ultime parole prima di lasciare finalmente questo mondo e marcire nel fondo degli inferi”.

Durante tutta la notte, nessun pensiero fu rivolto verso Tyrion Lannister e la sua sorte. Per quanto avesse preso le sue difese, l'aveva fatto solo per sé stesso. Se non fosse stato Gregor Clegane il campione scelto da Cersei Lannister, probabilmente nemmeno avrebbe deciso di combattere per difendere il Folletto. Non era lì per quello. E poi vedere un Lannister in meno al mondo era qualcosa che gli avrebbe fatto soltanto piacere.

Dopo essersi rotolato più e più volte fra le coperte, la Vipera Rossa decise di alzarsi nuovamente.
“Una bella coppa di vino, ecco cosa ci vuole”. Il Principe di Dorne versò così del vino speziato in una coppa, per poi trangugiarne il contenuto. Una coppa, due, tre e così via, fin quando i primi raggi del Sole non penetrarono all'interno della stanza. Della legna nel caminetto restavano ormai solo alcune braci quasi spente. Delle scorte di vino non rimaneva nemmeno una goccia. Ellaria aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide fu Oberyn, con il suo fisico statuario, che stava indossando la tunica rossa con cucito il Sole trafitto da una lancia: il simbolo di Dorne.

“Sei già sveglio, mio amato? Oppure non hai dormito?” - chiese dolcemente e ingenuamente la ragazza

“Avrò tutto il tempo per farlo quando sarò morto, mia amata” - rispose la Vipera Rossa. Senza sapere che, per ironia del destino, quel momento sarebbe arrivato molto, molto presto.

  
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