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Autore: _white umi    08/12/2014    0 recensioni
{ One Shot | Angst-Drammatico (ma non del tutto) | Fanfiction incentrata su Immagination Forest | Mary Kozakura centric | Piccoli accenni di SetoMary | 965 parole. }
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Molto spesso, mentre stavo seduta sul tavolino di camera mia a leggere un libro con in mano una tazzina di tea caldo, sentivo gli uccellini cinguettare e le foglie secche che finivano sopra il libro a causa del vento. Questo scatenava la mia curiosità, e non riuscivo a fare a meno di guardare fuori dalla finestra: l'aria fresca e pulita, un bellissimo cielo azzurro e limpido con varie nuvole bianche sparse, tanti alberi di un verde vivo e acceso che circondavano la casa, e le foglie di essi che venivano ogni tanto mosse dal vento, che non appena lo sentivo mi dava sempre una sensazione di freschezza, in quelle calde giornate d'estate.
"Quanto vorrei andare fuori", pensavo ogni giorno ripetutamente.
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Vi auguro buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kousuke Seto, Mary Kozakura, Shion Kozakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Remember

965 words.


 
Ricordo quando...

... ero piccola e passavo le giornate con mia madre, che ogni giorno mi leggeva tante belle favole, in quella piccola casa in mezzo a quella foresta.
Molto spesso, mentre stavo seduta sul tavolino di camera mia a leggere un libro con in mano una tazzina di tea caldo, sentivo gli uccellini cinguettare e le foglie secche che finivano sopra il libro a causa del vento. Questo scatenava la mia curiosità, e non riuscivo a fare a meno di guardare fuori dalla finestra: l'aria fresca e pulita, un bellissimo cielo azzurro e limpido con varie nuvole bianche sparse, tanti alberi di un verde vivo e acceso che circondavano la casa, e le foglie di essi che venivano ogni tanto mosse dal vento, che non appena lo sentivo mi dava sempre una sensazione di freschezza, in quelle calde giornate d'estate.
"Quanto vorrei andare fuori", pensavo ogni giorno ripetutamente. Probabilmente fuori c'era davvero tantissimo che avrei potuto esplorare, da grandi e azzurre distese d'acqua, a grandi, caldi e torbidi deserti... o almeno, sono tra le tante cose di cui mi ha parlato mia madre.
Non devi mai uscire fuori di casa fino a quando non sarai grande.
Questo però è ciò che lei stessa mi diceva sempre ad ogni mia proposta. Diceva che il mondo esterno "per noi" era pericoloso, ma perché? Non mi ha mai voluto spiegare tanto.
Uffa, probabilmente avrei dovuto aspettare di diventare grande. Chissà quante notti avrei dovuto ancora dormire prima di diventarlo.
Ma non ci davo tanto peso: se io potevo passare ogni giorno a leggere favole con mia madre e averla accanto per sempre, io ero la bambina più felice del mondo.
Per questo promisi a mia madre che, non sarei mai uscita fuori di casa fino a quando non sarei diventata grande.

 
Ricordo quando...

... ero inginocchiata a terra con l'erba che mi dava un lieve solletico alle ginocchia, pallida, tremolante e più bianca di quanto lo era la mia pelle, senza la forza di muovermi o di emettere un singolo suono di voce, con gli occhi spalancati e completamente gonfi di lacrime che aspettavano solo di scendere, davanti a quel corpo ormai freddo e privo di vita, senza quel bellissimo sorriso che ero abituata a vedere ogni giorno, e che non avrei rivisto mai più. 
Non mi importava che stesse iniziando a piovere forte, così come non mi importava che altri delinquenti potessero aggirarsi nei dintorni, volevo solo rimanere vicina a lei, piangendo sul suo corpo, piangendo su una promessa che, non ho mantenuto a causa di un mio stupido e insulso capriccio, piangendo su momenti che potevano durare ancora tanto, ma che a causa mia non ci saranno più, perché ormai non ci sarà più mia madre a leggermi le favole prima di andare a dormire, perché ormai non ci sarà più lei a prepararmi la colazione non appena svegliata al mattino, non ci sarà più... il calore di una madre.
Volevo solo che tutto scomparisse, che questo orribile mondo sparisse non appena io sarei andata a dormire, ma sapevo che non sarebbe successo, sapevo che ora avrei odiato questo mondo per aver portato via ciò che amavo di più.
Dalla mia bocca stava uscendo un debole e singhiozzato "scusami" prima di scoppiare in lacrime di disperazione. Ma ormai non potevo più scusarmi, perché non avrei più potuto rimediare a ciò.
La mattina dopo, mi sarei risvegliata nel mio letto pur sapendo che non ci sarebbe più stata lei e il suo bellissimo sorriso ad aspettarmi, ero rimasta completamente sola.

 
Ricordo quando...


... qualcuno bussò alla porta; ma era un momento improvviso e inaspettato dato che nessuno veniva mai a farci visita qui, ed essendo ancora spaventata da quel doloroso giorno in cui ho perso tutto ciò che era la causa della mia vita, cercavo di nascondermi, partendo con il pensiero che colui che stava bussando alla porta fosse qualche amico di quelle persone, che probabilmente era venuto qui per vendicarsi e uccidere anche me. Ero nel panico e mi sudava la fronte, ma dopo un pò mi ricordai che la porta era stata lasciata per sbaglio aperta da me. "Che sbadata!" pensavo, infatti poco dopo l'uomo entrò.
Cercavo di capire chi fosse la persona... ma ciò che ho intravisto non era la sagoma di un uomo adulto e dotato di un qualche tipo di arma, ma di un ragazzino poco più alto di me che portava un paio di pantaloncini corti e una felpa bianca con il cappuccio tirato su che copriva i suoi corti capelli neri.
"Che ci faceva qui? Forse si è perduto?" pensavo, e non ho avuto nemmeno il tempo di formulare altro a riguardo che lui mi aveva già trovata, dato che invece di riuscire a nascondermi, ho finito con l'inciamparmi a terra. Per un attimo cercavo di allontanarlo da me, in parte perché non riuscivo a fidarmi di nessuno nonostante non sembrava una persona sospetta, ma in parte perché mi sono ricordata le parole di mia madre.
Non devi mai guardare nessuno negli occhi, perché così facendo, lo pietrificherai.
Lui voleva farmi uscire da qui con lui, ma io non volevo: non dopo l'esperienza che ho passato. Infatti dopo aver finalmente capito quale fosse il mio problema, mi disse che anche lui aveva paura del mondo esterno, come me. Però da questo ero riuscita a capire una cosa: lui era simile a me. Questo riusciva a darmi la forza per guardarlo negli occhi, e nonostante cercavo di trattenermi, l'ho fatto... ma non ho avuto la sensazione che mi aspettavo, ma bensì mi sentivo meglio, perché guardando i suoi occhi e il suo energico sorriso, riuscivo a cogliere in lui una persona amichevole che poteva finalmente starmi accanto dopo la solitudine e il dolore che ho passato.
Insomma, era strano a dirsi, ma finalmente ero felice.
Proprio come nelle favole, e questo lo sapevo: un giorno il principe sarebbe venuto a salvarmi.


{ Angolo dell'autore }
Buonasera a tutti! Come sempre sono tornato ai miei best orari per scrivere, ma come alcuni di voi sapranno è l'ora in cui riesco a concentrarmi meglio.
... ok.
Oggi torno per la seconda volta nel fandom di Kagerou Project, che a quanto sembra mi sta dando l'ispirazione per scrivere. Questa volta la protagonista è Mary Kozakura, e questa fanfiction in pratica descrive in tre parti il suo "passato", partendo dai momenti felici con sua madre, per poi arrivare alla morte di quest'ultima e l'arrivo del suo "principe" Seto a casa sua.
Inutile dire che si basa sulla canzone Immagination Forest e contiene accenni di SetoMary (coppia che tra l'altro adoro, infatti quando mi tornerà la voglia di scrivere fluff volevo stenderci qualcosa su-).
Beh, questa volta mi sono risparmiato il solito angolo lungo e noioso.
Alla prossima!

_white umi
  
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