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Autore: Ambros    08/12/2014    7 recensioni
Semi-demenziale.
Non prendetela sul serio.
L'addio al celibato di Kurt e Blaine (più o meno).
Dal testo:
-Kurt mugugnò e rotolò sulla propria schiena, trascinando il lenzuolo con sé. “Sarà meglio che tu non ti diverta troppo.” Ammonì, guardandolo con la coda dell’occhio.
Blaine si girò e gli poggiò il mento sul petto, continuando a sorridere con aria furba. “Geloso?”
Kurt alzò gli occhi al cielo. “Sto solo pensando a cosa succede quando ti ubriachi.” Rispose con tono casuale, incrociando le braccia dietro la testa.
Blaine alzò il capo con uno scatto, gli occhi spalancati. “No, per favore, non ricominciamo con quella sto – ”
“Quale storia, amore?” Lo interruppe Kurt con un’occhiata innocente nonostante il ghigno furbo che gli arricciava le labbra. “Di quella volta in cui sei dovuto tornare a casa a piedi dallo Scandal perché avevi passato tutta la sera spalmato su Sebastian?”
Blaine nascose il viso tra le proprie mani e lasciò ricadere la fronte sul petto di Kurt. “Sì, quella storia.” Bofonchiò, la voce attutita dalle dita.
“Oh, meno male.” Commentò Kurt con leggerezza. “Perché io stavo parlando di quella volta in cui hai baciato Ra – ”
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Jeff Sterling, Kurt Hummel, Nick Duval, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note:
Okay, cerchiamo di riprenderci dal Trevor di ieri sera.
Avevo iniziato a scrivere questa storia per il BB, ma poi l'ho abbandonata perché non era abbastanza seria D: 
L'ho finita stamattina e ho deciso di pubblicarla soprattutto per ringraziare le meravigliose 100 persone che mi seguono sulla pagina Facebook.
Niente, come al solito, non prendete questa storia troppo sul serio. E' per ridere ;)
Enjoy!








 

Night before Kledding

 

“Abbiamo davvero lasciato che Puck e Sebastian organizzassero i nostri addii al celibato?”
Il petto di Blaine vibrò sotto il palmo della sua mano per una risata, e Kurt non poté trattenere un sorriso. “Così sembrerebbe.”
“Non so come ci sia venuto in mente.”
Blaine ridacchiò di nuovo e gli passò una mano tra i capelli già scompigliati. “Vedrai che sarà divertente.”
Kurt mugugnò e rotolò sulla propria schiena, trascinando il lenzuolo con sé. “Sarà meglio che tu non ti diverta troppo.” Ammonì, guardandolo con la coda dell’occhio.
Blaine si girò e gli poggiò il mento sul petto, continuando a sorridere con aria furba. “Geloso?”
Kurt alzò gli occhi al cielo. “Sto solo pensando a cosa succede quando ti ubriachi.” Rispose con tono casuale, incrociando le braccia dietro la testa.
Blaine alzò il capo con uno scatto, gli occhi spalancati. “No, per favore, non ricominciamo con quella sto – ”
“Quale storia, amore?” Lo interruppe Kurt con un’occhiata innocente nonostante il ghigno furbo che gli arricciava le labbra. “Di quella volta in cui sei dovuto tornare a casa a piedi dallo Scandal perché avevi passato tutta la sera spalmato su Sebastian?”
Blaine nascose il viso tra le proprie mani e lasciò ricadere la fronte sul petto di Kurt. “Sì, quella storia.” Bofonchiò, la voce attutita dalle dita.
“Oh, meno male.” Commentò Kurt con leggerezza. “Perché io stavo parlando di quella volta in cui hai baciato Ra – ”
Blaine si sollevò sulle braccia e ingoiò il resto delle parole premendo le proprie labbra contro le sue. “Sei diabolico.” Mormorò poi, accarezzandogli lo stomaco con la punta delle dita.
Kurt sorrise, affondando nel materasso con un brivido piacevole che gli correva lungo la spina dorsale, e gli accarezzò i ricci guardandolo negli occhi. “Mi sposerai comunque?”
Il sorriso di Blaine si allargò e si addolcì. “Be’, ormai abbiamo pagato tutto, sarebbe un peccato.” Si strinse nelle spalle.
“Idiota.” Ridacchiò Kurt, passandogli le dita sulla nuca.
Blaine si limitò a baciarlo con le labbra ancora piegate in un sorriso. 





*


 

Trentuno ore più tardi.

Blaine non riusciva a decidere se gli facesse più male la schiena o la testa.
Nel dubbio, fece quello che poteva: allungò a tentoni le braccia tenendo gli occhi ermeticamente chiusi e mugugnò una lamentela quando la sua schiena protestò.
“Ottimo.” Commentò laconicamente qualcuno – una voce che suonava vagamente familiare –. “Il Principe Azzurro si sta svegliando.”
“Sebastian.” Intervenne una seconda voce con tono sofferente. “Seriamente. La tua voce in questo momento è piacevole quanto una cannonata in fronte.”
Sebastian.
Il nome non gli suonava nuovo.
“Questo perché non siete capaci di reggere due birre, Duvall.”
“Due birre al minuto.”
“Ragazzi.” Si aggiunse una terza voce con un mugolio. “Vi prego. Mi state uccidendo.”
“Il tuo alito ci sta uccidendo.”
Blaine sbatté molto lentamente le palpebre e grugnì un qualcosa che avrebbe dovuto assomigliare ad un per piacere, parlate più piano, ma non gli si avvicinava nemmeno lontanamente; qualcosa di bianco stava bruciando sulle sue palpebre. 
Chi ha avvicinato il sole?
Mise vagamente a fuoco un soffitto grigio e realizzò di essere disteso.
E su un qualcosa di decisamente scomodo.
Ecco perché il mal di schiena.
Provò a tirarsi su facendo leva sui gomiti, e il mondo decise che quello era un ottimo momento per cominciare a girare vorticosamente, tanto per metterlo un altro po’ a suo agio. Strinse i denti con la spiacevole sensazione che lo stomaco gli si fosse attorcigliato attorno all’esofago.
“Fai piano, futuro divorziato. Se mi vomiti di nuovo sulle scarpe non credo che sarò in grado di mantenere la mia flemma.”
Non parlate di vomito.
Divorziato.
Futuro.
Futuro divorzia – 

“Il matrimonio!” Esclamò con voce gracchiante, mettendosi a sedere con uno scatto che intensificò il pulsare nelle sue tempie; aveva la lingua impastata e sì, la testa gli faceva molto più male della schiena.
“Sì, il matrimonio!” Ribadì allegramente Sebastian, alzandosi in piedi e spazzolandosi i pantaloni con le mani per entrare finalmente nel campo visivo di Blaine. “Il matrimonio che comincerà esattamente fra” Si interruppe per scrutare l’orologio che portava al polso “Quattro ore e cinquantanove minuti. Il tuo matrimonio, ad essere esatti.”
Blaine aveva improvvisamente molta voglia di vomitare.
“Lo chiamavano Sebastian – iosocomenonfarandarenelpanicolepersone – Smythe.” Commentò Nick laconicamente dal pavimento, la testa ancora affondata tra le ginocchia.
“Si chiama semplicemente obiettività, Duvall. Dovreste ringraziare la fredda razionalità con cui considero ogni cosa.” Rispose Sebastian con sufficienza. Nick inarcò un sopracciglio nella sua direzione.
Blaine stava prendendo dei respiri profondi, le palpebre di nuovo serrate e i denti affondati nel labbro inferiore, le mani strette sul materassino sottile che copriva – inefficacemente – la panca in metallo su cui si era svegliato.
Che diavolo ci faceva su una panca di metallo?
Mancavano meno di cinque ore al suo matrimonio.
Non era nemmeno sicuro di essere in grado di contare fino a cinque.
Jeff si avvicinò a lui trascinandosi sulle ginocchia con una certa fatica. “Mi sa che Sebastian ci ha ucciso lo sposo.” Constatò biascicando leggermente, sventolando una mano davanti alla faccia di Blaine per poi schioccare le dita a due centimetri dai suoi occhi senza ottenere nessuna reazione. “Sì” Decretò, lasciandosi cadere sui talloni con uno sbadiglio. “Kurt ci scuoierà e userà la nostra pelle per i cappotti della sua prossima collezione.”
“Almeno saremo dei cappotti  favolosi.”
Sebastian incrociò le braccia sul petto e si strinse la radice del naso tra pollice ed indice. “Perfetto.” Borbottò tra sé e sé mentre Nick si avvicinava a Jeff per far rinvenire Blaine. “Sono chiuso in una cella con Cip, Ciop, Paperinik e – ” Alzò il capo con uno scatto – ignorando il “veramente era Night Bird” vagamente offeso di Blaine – e cominciò a guardarsi attorno con una certa apprensione, girando su se stesso più volte finché non incrociò gli sguardi improvvisamente preoccupati degli altri tre. “Ehm … L’uomo invisibile?” Concluse, con tono incerto; si schiarì la voce. “Be’!” Esclamò allegramente unendo le mani con uno schiocco, un’espressione vagamente colpevole dipinta sul viso. “Pare che faremo a meno di un invitato. Chi di voi vuole una porzione in più al ricevimento?”
Tre sguardi oltraggiati si puntarono su di lui. Sebastian fece spallucce.
“Se proprio devi affibbiarmi qualche nomignolo” Intervenne una voce lapidaria al di là della parete in mattonelle bianche. “Esigo che tu ti rivolga a me con l’appellativo di Obi - Wan.” 
Sebastian alzò gli occhi al cielo con un ghigno, e gli altri tre emisero un sospiro sollevato.
Jeff si avvicinò alla parete dal di là della quale proveniva la voce e vi poggiò l’orecchio. “Wes? Stai bene?”
“Benissimo.” Rispose lui dall’altra parte, vagamente stizzito. “Ci avete messo ben sette minuti e quaranta per accorgervi della mia assenza. Grazie tante.” Bofonchiò.
“Ma avvertivamo la tua presenza nei nostri cuori, Wessy.” 
Sebastian rivolse a Jeff uno sguardo a metà tra l’inorridito e il disgustato.
“Ragazzi.” Si voltarono tutti e tre verso Blaine, che aveva gli occhi sbarrati e si stava guardando attorno deglutendo rumorosamente. “Che ci facciamo in prigione?”




*




“Oh mio dio. Oh mio dio. Sono finito in carcere la notte prima del mio matrimonio. Oh mio dio. Sto avendo una crisi di panico. Quelle sono sbarre, per l’amor del – oh, Signore.”
“Non sapevo che fosse così religioso.” Commentò sarcasticamente Sebastian, camminando tranquillamente avanti e indietro nei quindici metri quadri che condividevano.
Nick gli lanciò un’occhiataccia, inginocchiandosi lentamente davanti a Blaine per accarezzargli pazientemente il braccio. “Coraggio Blaine, va tutto bene. Vedrai che sarà tutto un malinteso, non preoccuparti.”
“Un malinteso.” Ripeté Blaine con una cadenza isterica. “Un malinteso. Sono finito in carcere! Kurt non vorrà mai sposare un pregiudicato e – Oh mio dio, mi restituirà l’anello, sarà orribile, il ricevimento! Come faccio a mandare indietro una cena per duecento persone?! Non ho abbastanza spazio nel frigo! Non avrò più un frigo dopo che Kurt mi avrà lasciato!” Rivolse i propri occhi spalancati fino all’inverosimile su Nick. “Hai abbastanza spazio per la torta nel tuo frigo?!”
Tre sguardi allucinati erano puntati su di lui.
“Fai sul serio?” Chiese Sebastian quando si fu ripreso, inarcando un sopracciglio.
Blaine si voltò verso di lui. Aveva gli occhi iniettati di sangue, i capelli sconvolti e la camicia abbottonata storta.
“Fa sul serio.” Constatò Sebastian, basito. “Non ci posso credere. Fa sul serio.” Allargò le braccia in un gesto sconsolato e si appoggiò pesantemente contro la parete della cella, abbandonando all’indietro anche la testa.
Nick lo ignorò e tornò a concentrarsi pazientemente su Blaine. “Blaine. Kurt sa di Perry. Se non ti ha già lasciato non lo farà per questo, fidati.”
Sebastian drizzò le orecchio, incuriosito, mentre Blaine cominciava a respirare più lentamente, riacquistando un colorito più sano. “Chi è Perry?” Chiese, ghignando in anticipazione.
“Un orso di peluche.” Sbadigliò Jeff. “Le cucì addosso uno dei suoi papillon e andò avanti per mesi ad insistere su quanto i suoi occhi gli ricordassero quelli di Kurt.”
Il ghigno di Sebastian si allargò fino all’inverosimile. “Fatemi indovinare. Il suo nome completo è Katy Perry.”
“Veramente” Lo corresse Jeff, sbadigliando di nuovo. “È Katy Kurt Perry.”
Sebastian sghignazzò senza ritegno. “Il fatto che tu sia stato in carcere non può che giocare a tuo favore a questo punto, Blaine.”
Blaine gli lanciò una pessima occhiataccia, ma il suo respiro era tornato regolare. “Se tutto va bene” Disse, cercando di suonare minaccioso. “Kurt non saprà mai di tutto questo. Chiaro?”
Sebastian sollevò le mani in segno di resa, ma non smise di ghignare. “Agli ordini, capitano.”
Jeff e Nick annuirono con espressione solenne. 
“È bello che vi siate dimenticati di me un’altra volta.” Intervenne Wes dalla cella accanto con una certa stizza.
“Sempre nei nostri cuori, Wessy!”





*





Il silenzio la faceva da padrone nella cella.
Blaine, Jeff e Nick si erano seduti sulla misera e scomoda panca con le ginocchia strette al petto e le mani sul viso per riprendersi dalla sbronza e cercare di capire cosa avrebbero potuto fare e come avrebbero risolto la situazione. Sebastian, d’altra parte, passeggiava con tutta la tranquillità e la flemma del mondo, le mani affondate nelle tasche dei jeans, e occasionalmente fischiettava un motivetto allegro – di solito smetteva dopo mezzo minuto perché gli altri tre lo fulminavano con lo sguardo; Wes, nella cella accanto, era altrettanto silenzioso.
Sebastian iniziò ad intonare la marcia nuziale, e Blaine gli rivolse un’occhiata di fuoco; si interruppe con un minuscolo sorriso quasi apologetico. “Dai un nome a tutti i tuoi peluche?” Gli chiese poi, fingendo casualità per nascondere un ghigno; Blaine lo guardò male un’altra volta, ma Jeff intervenne prima che potesse rispondere. “Solo se gli ricordano Kurt.” Mugugnò, senza nemmeno aprire gli occhi. “Vi ricordate quel pinguino che – ”
“Grazie, Jeff.” Lo interruppe Blaine alzando la voce, un rossore spiacevole che si spandeva sulle sue guance.
“Quando vuoi.” Borbottò Jeff, visibilmente sul punto di addormentarsi per l’ennesima volta.
Nick gli passò una mano tra i capelli biondi con un sorriso bonario e si accomodò meglio contro la parete.
“Ragazzi.” La voce sottile di Wes li raggiunse dall’altra cella. “Avete una vaga idea del perché siamo finiti in carcere?”
Sebastian si fermò per incrociare gli sguardi confusi che ostentavano Blaine e Nick, e che rispecchiavano piuttosto peculiarmente il suo; Jeff russò leggermente.
“No.” Mormorò Sebastian con aria assorta, picchiettandosi un dito sul mento. “È tutto piuttosto confuso.”
Blaine emise un grugnito.
“Va bene.” Wes prese in mano la situazione e iniziò a camminare avanti e indietro nella cella che occupava da solo. “Perché non cerchiamo di ricostruire la serata?” Propose. “Così riusciremo a capire se ci hanno arrestati per una cosa seria oppure no.”
“Che vuol dire una cosa seria?” Chiese Blaine con voce improvvisamente stridula, la cadenza isterica che tornava a farsi sentire nel suo tono.
“Il peggio che possiamo aspettarci da te è che rubi una caramella ad un bambino e poi gliela riporti chiedendogli scusa con una canzone.” Commentò Sebastian senza fare una piega; Blaine non si sforzò nemmeno di lanciargli un’occhiataccia.
“Penso che quella di Wes sia una buona idea.” Intervenne Nick, strofinando delicatamente le nocche contro la spalla di un Jeff profondamente addormentato. “Anche perché mi sembra di non ricordare assolutamente niente.”
“Certo che la mia è una buona idea.” Commentò Wes con tono soddisfatto. “Tutte le mie idee sono delle buone idee.”
Nick inarcò un sopracciglio e puntò lo sguardo sulla parete oltre la quale si trovava Wes. “Ah sì? Come la volta in cui ci convincesti a supportare la serenata di Blaine fuori dalla Dalton perché pensavi che l’avrebbe dedicata a Kurt e si rivelò tutto un tremendo fiasco?”
Wes borbottò qualcosa che comprendeva le parole “colpa”, “di” e “Blaine”.
“Non sono andato da GAP da allora per penitenza.” Borbottò Nick. “Errore imperdonabile.”
Sebastian li fissava come se avesse perso ogni speranza nel genere umano.





*






“Truppe” Sospirò Sebastian con espressione scettica. “Cominciamo dall’inizio. Wes, ci sei?” 
“Affermativo.”
“D’accordo. Abbiamo prelevato gli sposi …”





*




Ci furono tre colpi alla porta e l’eco di numerose voci eccitate sul pianerottolo.
Kurt si voltò verso Blaine con un’espressione disperata. “Non lasciare che mi portino via.” Pregò, vagamente preoccupato.
Blaine ridacchiò e gli avvolse le braccia attorno alla vita. “Sarà divertente.” Gli assicurò, baciandolo velocemente sulle labbra; prese i cappotti di entrambi e porse a Kurt il suo.
Altri quattro colpi alla porta, accompagnati da un coro di voci impazienti.
Kurt lo guardò con la sua espressione da questa è stata un’idea tua, e infatti è pessima e Blaine scrollò le spalle con un sorriso che sperava fosse irresistibile per poi precipitarsi ad aprire la porta prima che decidessero di sfondarla.
“Finalmente!” Esclamarono Puck e Sebastian in coro, due ghigni poco promettenti dipinti sui loro visi; dietro le loro spalle facevano capolino una mezza dozzina di espressioni entusiaste. Kurt deglutì rumorosamente e Blaine gli poggiò una mano sulla schiena con fare rassicurante. “Quindi, uhm ...”
“Quindi Anderson” Ghignò Puck, allungando un braccio per passarlo dietro le spalle di Kurt e avvicinarlo a sé. “Qui le nostre strade si dividono. Saluta il tuo futuro marito, da bravo.”
Forse Blaine cominciava ad essere vagamente preoccupato riguardo a tutta la faccenda. Forse non era stata la migliore delle idee. Forse l’avrebbero solo scuoiato vivo se avesse fatto uno scatto e si fosse barricato in camera fino alla cerimonia.
Kurt si era fatto decisamente piccolo nella stretta di Puck, e lo stava guardando come se fosse la sua sola salvezza.
“Non fate le femminucce.” Commentò Santana con le braccia incrociate sul petto. “Non vi faremmo perdere il vostro matrimonio, non dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivarci.”
Blaine si sentì vagamente rassicurato e annuì; cercò di tranquillizzare Kurt con un sorriso e gli lasciò un bacio leggero sulle labbra. “Siamo pronti.” Annunciò poi, voltandosi per incrociare sette paia di sguardi scettici.
“Caspita Anderson.” Commentò Sebastian con un sopracciglio inarcato. “Sei proprio un animale, vedo.”
“Sì” Aggiunse Santana, squadrandoli con aria scettica. “Un altro po’ di passione e serviva un estintore, qui.”
Blaine alzò gli occhi al cielo, ma prima che potesse rispondere una presa ferrea si strinse sul colletto della sua giacca e le labbra morbide di Kurt si mossero con decisione sulle sue, separandole per permettere alle loro lingue di intrecciarsi senza alcuna delicatezza.
Puck emise un fischio di approvazione, accompagnato da acclamazioni e incitamenti, ma Blaine era troppo concentrato sui sospiri impercettibili che sfuggivano dalle meravigliose labbra di Kurt per accorgersene; il suo futuro marito lo stava assalendo davanti alla maggior parte dei loro migliori amici e le sue ginocchia ancora minacciavano di cedere dopo sette anni, quelle dita bianche e affusolate gli stavano stringendo la mandibola perché non si potesse muovere, perché rimanesse lì e prendesse tutto quello che Kurt voleva offrirgli; ovviamente non stava prestando attenzione agli schiamazzi animaleschi che stavano aumentando attorno a loro.
Il mondo di Blaine si fece improvvisamente più freddo ed emise un mugolio deluso quando Kurt si allontanò da lui con uno schiocco; aprì le palpebre lentamente per ritrovarsi immerso in un azzurro scintillante, e il respiro si incastrò un po’ nella sua gola quando vide il sorriso felice e soddisfatto sulle labbra del suo futuro marito.
Futuromaritofuturomaritofuturomarito.
“Andiamo, prima che servano iniezioni di insulina a tutti.”






*





“Sì, sì, va bene.” Sebastian agitò una mano con espressione annoiata. “Vi amate, siete felici, Romeo e Giulietta dovrebbero inchinarsi al vostro cospetto. Possiamo andare avanti?”
“Sei sicuro di non essere geloso, Seb?” Chiese Nick, guardandosi le unghie con noncuranza.
Sebastian gli lanciò un’occhiata fiammeggiante. “Non ti avevo chiesto di tenere sveglio il tuo ragazzo, Duvall?” Sibilò, rivolgendo un gesto spazientito ad un Jeff dormiente.
Blaine si schiarì la voce per nascondere una risata, e Wes sembrò essere preso da un improvviso attacco di tosse. “Sai chi ci sarà al mio matrimonio, Seb?”
“Non tu se continui così, Anderson.”
Blaine alzò le mani in segno di resa, ma non riuscì a nascondere completamente un sorriso.
Sebastian lanciò un’occhiataccia agli occupanti della cella. “Vogliamo continuare?” Chiese retoricamente, incrociando le braccia sul petto.
Wes decise di intervenire per evitare omicidi che avrebbero rischiato di rovinare l’atmosfera matrimoniale. “Poi siamo andati al locale, no?”





*





“Avete scelto un locale che si chiama il Buco? Fate sul serio?” 
Sebastian si strinse nelle spalle con aria innocente. “Che tu ci creda o no, è piuttosto difficile trovare un locale in cui i camerieri lavorano senza maglia.” Sembrò riflettere per un secondo. “E poi non potevo perdere l’opportunità di fare battute a sfondo sessuale per tutta la notte.”
“Sia chiaro che l’itinerario l’ha scelto lui.” Sussurrò Wes, indicando Sebastian con cenno del capo; Blaine annuì e si limitò ad alzare gli occhi al cielo con uno sbuffo. La cosa non lo sorprendeva più di tanto.
Sebastian superò baldanzosamente la coda che Blaine non aveva notato fuori dal locale, e rivolse al buttafuori un cenno d’intesa; l’uomo rispose annuendo leggermente e li fece entrare tra le proteste piuttosto sentite di quelli che erano costretti ad aspettare.
Il locale era enorme.
L’interno era un trionfo di luci blu e viola, divanetti sparsi lungo le pareti a formare anche degli angoli piuttosto appartati, e ragazzi. Ragazzi senza maglia che avrebbero potuto anche evitare quei ridicoli pezzi di stoffa striminziti che chiamavano pantaloni, ovunque.
E poi c’era la musica. Alta fino all’inverosimile, il cui ritmo aveva trascinato la maggior parte dei clienti a ballare.
Wes inspirò a fondo e si voltò verso Blaine con un cipiglio piuttosto serio. “Spero che questo ti faccia capire quanto ti voglio bene.” 
Blaine si limitò a rivolgergli un sorriso comprensivo.
“Signori!” Esclamò Sebastian voltandosi verso di loro con una scintilla eccitata nello sguardo. “L’ultimo che sviene vince!”






*





Wes non aveva mai amato bere.
A Wes piaceva l’ordine. La pulizia. Forse era un po’ un maniaco del controllo.
Gli piaceva essere presente a se stesso.
Quindi si era seduto su un divanetto di pelle nera e si era ripromesso che avrebbe impedito che succedesse qualcosa di eccessivo.
Gli altri quattro stavano ballando dopo aver ingerito una discreta quantità di alcol, ma tutto sembrava procedere per il meglio: Jeff e Nick ballavano insieme e sembrava che Sebastian stesse tenendo a bada l’esorbitante quantità di ragazzi non propriamente vestiti che si avvicinavano a Blaine.
Sembrava che il festeggiato si stesse divertendo. Tutto andava per il meglio.
“Ehi dolcezza.”
Wes alzò lo sguardo lentamente, pregando con ogni fibra del proprio essere che il richiamo non fosse diretto a lui; ma qualcuno doveva volergli male.
Incrociò due occhi azzurri che sembravano luccicare nella penombra del locale, e si sentì arrossire: il ragazzo indossava un gilet e dei pantaloni di pelle nera e ostentava con sicurezza un sorriso da predatore. “Come mai qui tutto solo?” Gli chiese, sedendosi con grazia e accavallando le gambe perché fossero in bella vista.
Wes seguì ogni suo movimento con lo sguardo e deglutì rumorosamente; era una persona diplomatica. Poteva farcela
Si schiarì la gola. “Ho solo accompagnato degli amici.” Mosse la mano in direzione della pista e scivolò impercettibilmente sul divano; il ragazzo lo seguì senza scomporsi e poggiò un braccio sulla spalliera per passargli le dita tra i capelli.
“Non sei qui per divertirti?” 
Wes deglutì ancora e cercò un modo educato per sottrarsi alla mano che scorreva insistentemente sul suo collo; si spostò ancora un po’ e si ritrovò stretto tra il corpo del ragazzo e il bracciolo basso del divano.
Perfetto.
“Uhm, veramente … Questo non è il mio genere di locale.” Cercò di spiegare, fissando il soffitto.
Il ragazzo avvicinò le labbra al suo orecchio. “Perché, ti piace violento?” Sussurrò, soffiando delicatamente sul lobo.
Wes saltò letteralmente dal divano e arrossì violentemente. “Buon cielo, no!” Esclamò. “Sono etero!” 
Il ragazzo lo scrutò dalla testa ai piedi e inarcò un sopracciglio. “Ne sei proprio sicuro?” Chiese poi, la voce bassa e seducente.
Wes aveva bisogno di alcol.
Wes aveva bisogno di molto alcol
.





*





Sebastian stava ridendo così tanto che Wes si dovette interrompere con uno sbuffo spazientito. “Se vogliamo venire a capo – ” Iniziò ad ammonire, grato che nessuno potesse vedere il color magenta che aveva assunto la sua faccia, ma un Sebastian senza fiato lo interruppe trattenendo a stento le risate. “Perché, ti piace violento?” Ripeté, passandosi una mano sulle guance per asciugare le lacrime. “Oh dio!”
“Non è divertente.” Bofonchiò Wes dall’altra parte, le orecchie ormai in fiamme.
Jeff, Nick e Blaine si astennero dal commentare e strinsero le labbra per non ridere.
Wes.
Lo stesso Wes che richiamava gli Warbler all’ordine con un martelletto.
Era vagamente divertente.






*






“Sebaaaastiaaaaan!”
Un peso morto si aggrappò alle spalle di un Sebastian non abbastanza ubriaco, costringendolo a chinarsi di diversi centimetri per incontrare un paio di occhi dorati piuttosto lucidi e un alito che si sarebbe risparmiato volentieri.
“Blaine.” Commentò con una certa soddisfazione, constatando con occhio clinico il successo della prima parte dell’addio al celibato: il futuro sposo era indecentemente ubriaco.
“Sebastian!”
“Sì, Blaine, l’unico e il solo.”
“Lo sai che ti dovrei ringraziare?”
Sebastian studiò l’espressione concentrata di Blaine con un sorriso. “Siamo d’accordo. Per cosa, di preciso?”
“Ti ricordi quando mi hai tirato la granita?”
“Vagamente. I ricordi sono molto confusi …” Rispose Sebastian con un cenno evasivo della mano.
“Io e Kurt abbiamo fatto del sesso fantastico per due settimane.” Gli confidò Blaine con aria sognante, perso nei propri pensieri, e Sebastian alzò gli occhi al cielo liberandosi dalla sua presa. “Ottimo, Blaine, grazie dell’informazione. Lo volevo proprio sapere.”
“No, sul serio!” Esclamò Blaine scandendo bene le parole, aggrappandosi di nuovo a lui. “Kurt era così premuroso e gentile, si è preso cura di me per tutto il tempo.”
“Tipico.” Commentò Sebastian, incrociando le braccia sul petto con uno sbuffo. “Persino una maratona di sesso diventa sdolcinata se riguarda voi due.”
“Ci amiamo.” Ridacchiò Blaine, chinando un po’ la testa; le sue spalle si irrigidirono all’improvviso e si fece incredibilmente pallido nel giro di qualche secondo; Sebastian gli poggiò una mano sulla schiena, la mente molto più lucida rispetto a qualche secondo prima. “Blaine, ti senti –”
Ci fu un suono rivoltante, e Sebastian era abbastanza sicuro di stare per svenire.
“Uhm … Seb, credo …” 
“Blaine.”
“Seb?”
“Blaine.”
“Ti ascolto.”
“Non mi hai appena vomitato sulle scarpe, vero, Blaine?”
“No.” Rispose Blaine, ostentando l’espressione più innocente che aveva in repertorio, ma l’alcol prese il sopravvento dopo pochi secondi, facendolo ridacchiare in maniera incontrollabile.
“Blaine. Hai vomita –” Si interruppe, prese un respiro profondo e riprovò. “Hai vomitato sulle mie scarpe.”
“Forse.” Annuì Blaine, mettendo su un’espressione responsabile.
“Blaine Anderson.”
“Sììììììì?”
“Io ti ammazzo.”






*





“Non è stata colpa mia!”
Sebastian continuò a guardarlo con espressione furiosa. “E di chi è stata, mia?”
“Tecnicamente sei stato tu a farmi bere …”
L’occhiata di Sebastian fu sufficiente a farlo tacere.
Wes tossicchiò dall’altra cella.
Nick si schiarì la voce e indicò i piedi di Sebastian. “Sei andato in giro con quelle per tutta la sera?”
I quattro abbassarono lo sguardo contemporaneamente.





*





“Dobbiamo uscire da qui.” Sebastian si parò davanti al divanetto in pelle su cui Wes era rannicchiato in posizione fetale, cercando di sfuggire alle avances del ragazzo vestito di pelle nera.
“Sì. Sì, ottima idea!” Esclamò Wes, alzandosi così velocemente che perse per un attimo l’equilibrio. “Dobbiamo proprio andarcene,” continuò, girandosi verso il ragazzo ancora seduto sul divano che aveva assunto un’espressione delusa. “Scusami tanto eh. Sarà per la prossima volta.” Trascinò via un Sebastian incredulo tirandolo per un polso verso l’uscita.
“Quel tizio era sexy!”
Wes grugnì qualcosa di incomprensibile.
“Come hai fatto a rimorchiare uno così?!”
“Non l’ho rimorchiato!”
Sebastian lo guardò con espressione scettica.
“Ha fatto tutto da solo!”
Certo, Wessy.
“Perché dobbiamo andarcene, comunque? Pensavo che dovessimo rimanere qui per almeno un’altra mezz’ora.” Chiese Wes con uno sbuffo, in un tentativo nemmeno troppo nascosto di cambiare argomento.
Sebastian si limitò ad indicarsi i piedi con espressione disgustata; Wes seguì il movimento con lo sguardo ed emise un ew disgustato.
“Già. Il tuo amico mi ha rovinato le scarpe!”
“Blaine è inspiegabilmente anche amico tuo.” 
“Hai detto bene. Inspiegabilmente.”
Wes agitò la mano con aria noncurante, facendogli capire che non gli credeva. “Cosa vuoi fare?” Chiese invece, lanciando un’altra occhiata disgustata verso il basso.
Sebastian si sforzò di prendere un respiro profondo e non pensarci. “Troviamo Jeff e Nick, compriamo qualche litro di birra e usciamo da qui. Blaine ci sta aspettando fuori.”
Wes si limitò ad annuire.






*





“Wesley Charles Montgomery, sei un guastafeste!”
“Jeff Sterling – e sottolineo la mancanza di un secondo nome altisonante – sei ubriaco in maniera indecente, quindi fai silenzio e seguimi.”
Jeff borbottò qualche offesa incomprensibile, ma non oppose resistenza; passò un braccio attorno alle spalle di Wes e si lasciò trasportare in mezzo alla folla.
Sebastian, a qualche passo di distanza da loro, tentava inutilmente di liberarsi dalla presa di Nick. “Duvall, ti taglio il braccio. Non sto scherzando.”
“Ma Seeeeb! Sei così comodo!”
“E tu sembri una piovra.”
Jeff si voltò senza lasciare la presa dalle spalle di Wes. “Non parlare così del mio ragazzo.” Biascicò, incespicando nei proprio piedi.
Sebastian si limitò ad alzare gli occhi al cielo e ad accelerare il passo per trascinarli tutti fuori da lì.
Chiaramente, Blaine non era dove l’aveva lasciato. 
Imprecò a bassa voce e si frugò immediatamente nelle tasche dei jeans per recuperare il cellulare, ma non ci fu bisogno di usarlo.
“Seeeeeeeeeeeeeeeeeb!”
Sebastian chiuse gli occhi con un sospiro di sollievo, girandosi per vedere Blaine che gli correva incontro con un sorriso entusiasta, sventolando qualcosa di viola sopra la propria testa.
“Blaine?” Wes sembrava confuso quanto Sebastian.
“Wes! Ho trovato le scarpe per Seb!”
La bocca di Sebastian si spalancò poco elegantemente quando vide che Blaine stava sventolando delle ciabatte di plastica viola sopra la propria testa.
“Ma che diavolo …?”
“Sono Crocs quelle?!”
“Ma dove le hai trovate?!”
Blaine aveva l’espressione più innocente del suo repertorio. “Le ho chieste gentilmente ad una signora che stava buttando la spazzatura.”
“E lei te le ha date? Come se niente fosse?”
Blaine si strinse nelle spalle.
“Non sono così sorpreso.” Sbuffò Wes. “Insomma, hai visto la sua faccia?”
Sebastian inarcò un sopracciglio di fronte agli occhi dorati e spalancati di Blaine. “Sì, forse hai ragione. Coraggio Anderson, dammi quella roba.”
Blaine gli allungò le scarpe con un sorriso smagliante, visibilmente fiero di sé.
“Seb?”
“Mh?”
“Perché abbiamo comprato le birre?”
“Pensi che mi metterò queste cose ai piedi da sobrio?”






*





“E sei andato in giro con quelle per tutta la notte?” Chiese Nick orripilato, indicando le sgraziate ciabatte di plastica viola che Sebastian aveva ai piedi.
“O questo o la serata finiva alle undici.”
“Sì, ma – ”
“Nick.” Blaine scosse fermamente la testa, facendogli cenno di tacere.
“Non ricordo molto da lì in poi.” Intervenne Wes con aria pensosa.
“Forse è meglio così …” 









“La prossima fermata” Biascicò Sebastian, avvicinando al viso il foglio su cui aveva scritto i piani per la serata finché non ci affondò col naso. “È un tato – un tatro – un tratra – piercing!” Rivolse al resto della compagnia un sorriso smagliante e passò un braccio attorno alle spalle di Blaine per continuare a camminare; il festeggiato gli rivolse un’espressione confusa. “Cos’è un tratrapiercing?” Chiese, il labbro inferiore che sporgeva.
“Oh dio, come sei tenero!” Esclamò Wes, barcollando verso di loro. “Guarda i tuoi occhi!” Li indicò come a sottolineare il concetto, con espressione sognante. “Seb, anche tu! Guarda i suoi occhi!” Sebastian si sporse per fare come gli era stato detto, e i suoi lineamenti si sciolsero in un’espressione commossa. “Oh, come sei carino!” Cominciò a punzecchiargli gli zigomi con l’indice. “Hai tutti gli occhi grandi e teneri!”





*





Blaine inarcò un sopracciglio e fissò Sebastian con espressione eloquente. “Ho gli occhi grandi e teneri, Seb?”
“Oh, sta’ zitto.” Bofonchiò Sebastian, guardando di lato con un leggero rossore sulle guance.
“Ma Seb!” Intervenne Jeff con un sorriso. “È una cosa dolce!”
Sebastian lo fulminò con un’occhiata. “Andiamo avanti col racconto. Sono sicuro che vi piacerà.” Il ghigno sulle sue labbra non prometteva niente di buono.





*




Sebastian era ancora aggrappato alle spalle di Blaine quando raggiunsero un locale dal finto aspetto trasandato; l'entrata era poco illuminata, ma l'interno era rischiarato da alcune luci blu piuttosto soffuse.
"Che sci fasciamo qui?" Chiese Wes, ancorato alle spalle di Jeff e Nick con le palpebre quasi completamente calate sugli occhi.
Sebastian indicò Blaine e poi si portò l'indice alle labbra per far capire loro di parlare piano. "Suo fratello" Biascicò. "Gli ha regalato un tuta -- tato -- avete capito."
Blaine gli rivolse un'occhiata indignata. "Guarda che ho sentito!"
Sebastian gli fece freneticamente cenno di abbassare la voce. "Blaine non lo deve sapere!"
L'espressione di Blaine si fece seria. "Oh, capisco!"
"Vi posso aiutare?"
I cinque si girarono contemporaneamente verso l'uomo pelato e robusto che si era fatto loro incontro con espressione dubbiosa.
"Anderson." Biascicò Sebastian a mo' di spiegazione, indicando se stesso e il resto del gruppo.
Gli occhi scuri dell'uomo si accesero di comprensione; fece loro cenno di guardarsi attorno, forse con aria vagamente rassegnata. "Scegliete quello che volete. È tutto già pagato."
Jeff e Nick si guardarono negli occhi con aria esaltata. "Sì!"






*






Tutti i presenti cominciarono a sfilarsi i vestiti il più velocemente possibile, imitati immediatamente da Wes nella cella accanto; Sebastian emise un sospiro di sollievo quando constatò che non c'erano oggetti estranei attaccati a nessuna sua appendice.
Blaine incespicò un po' nella propria maglia, quasi completamente nel panico: la sua bellissima pelle olivastra e immacolata, non poteva averla rovinata così, non era proprio -- tirò un enorme sospiro di sollievo quando appurò che tutto era perfettamente regolare.
"Oh. Mio. Dio." Il rantolo di Nick lo distrasse dal proprio sollievo, costringendolo a sollevare lo sguardo; non ci mise molto a capire cosa l'avesse turbato. 
Nick aveva un piercing al capezzolo.
"No."
Blaine si voltò verso Jeff con un brutto presentimento.
Già.





*





"Perché non mi hai fermato?!"
"Perché non mi hai fermato tu?!"
"Ero ubriaco, cosa ti aspettavi che facessi?!"
Jeff e Nick si voltarono contemporaneamente verso Blaine e Sebastian con espressione furiosa. "Perché voi non avete fatto niente?!" Ringhiarono all'unisono, spalancando le braccia con esasperazione.
Blaine si strinse nelle spalle con aria vagamente imbarazzata e borbottò qualcosa di incomprensibile; Sebastian, d'altro canto, alzò gli occhi al cielo. "Dateci un taglio, non è la fine del mondo." Commentò. "Se non li volete, basterà toglierli. Non vedo perché dovreste farlo, visto che potrebbe migliorare esponenzialmente le votre esperienze sessuali, ma fate come vi pare. E ora copritevi, per l'amor del cielo."
L'espressione di Blaine si contorse in una smorfia disgustata. "Ew."
Jeff e Nick, in compenso, si guardarono con un rinnovato interesse, studiando in particolar modo i reciproci petti scoperti.
"No." Intervenne Sebastian, coprendosi teatralmente gli occhi con una mano. "Ci sono dei bambini qui." Indicò Blaine, che emise un leggero verso di protesta. "Fatelo al matrimonio, sì?"
Jeff e Nick ebbero la decenza di arrossire e si rivestirono in fretta, evitando di guardarsi finché non ebbero finito.
Sebastian sospirò, massaggiandosi le tempie; si immobilizzò dopo qualche secondo, girando sul posto fino ad indicare la parete dietro cui si trovava Wes. "Perché non sta parlando?"
Gli altri tre spalancarono gli occhi. "Non penserai che ..."





*





"UN DRAGONE!"
Blaine, Sebastian, Jeff e Nick dovettero coprirsi le orecchie con espressioni sofferenti nonostante ci fosse una solida parete in cemento a separarli da Wes.
"HO UN DRAGONE TATUATO SUL PETTO!"
"Be' Wes, vedila in questo modo." Intervenne Jeff, approfittando del momentaneo silenzio. "Avrebbe potuto essere una farfalla."
Sebastian si coprì il viso con una mano con aria drammatica.
"QUALCUNO MI HA DEPILATO E ORA HO UN DRAGONE IN BIANCO E NERO SUL PETTO! MI HANNO DEPILATO!"
"Avrebbe potuto essere a colori."
"Per l'amor del cielo, Sterling, fa' silenzio."
Jeff rivolse a Sebastian un'occhiata offesa.
Blaine si avvicinò cautamente alla parete, come se si stesse avvicinando a Wes stesso. "Troveremo una soluzione, Wes, okay? Puoi sempre fartelo togliere."
Dall'altra parte si avvertì un sospiro. "Solo perché è il giorno del tuo matrimonio." 
Sebastian puntò un dito contro Blaine con aria minacciosa. "Non osare andare nel panico un'altra volta."
"Wes scusa, ma il drago non è anche il simbolo della Cina? È patriottico da parte tua, no?"
"Sono coreano, Jeff. Coreano."





*





"Sebastian, dove siamo?"
"Strip club." 
Wes si prese la testa tra le mani con un gemito. "Altri gay."
Quattro paia di occhi lo guardarono con disappunto.
"Avete capito cosa intendevo." Borbottò, prendendo un altro sorso dalla bottiglia di birra che aveva in mano per poi prodursi in una smorfia disgustata. "Odio la birra."
Sebastian sfilò facilmente la bottiglia dalle dita di Wes. "Problema risolto. Eretico."
Entrarono nel club senza problemi, barcollando un po' gli uni aggrappati agli altri; se nel locale precedente i ragazzi avevano almeno fatto finta di essere vestiti, in quello non si preoccupavano certo delle apparenze.
La sala principale non era eccessivamente affollata – Sebastian aveva scelto un posto di classe, grazie tante – e momentaneamente nessuno stava ballando perché i clienti erano troppo distratti dai ragazzi sul palco; Sebastian si affrettò a spingere Blaine in una delle salette private dopo aver scambiato qualche parola con un dipendente del posto per poi tornare dagli altri tre – che erano improvvisamente diventati quattro durante la sua breve assenza perché un ragazzo biondo e attraente aveva cominciato a ballare attorno a Wes. 
Sebastian era basito.
Nel frattempo, Blaine stava studiando con aria confusa la stanza in penombra in cui si era ritrovato: era circolare, e un divanetto correva lungo la maggior parte della parete, circondando un minuscolo palco sopraelevato.
Fu distratto nella sua analisi dal rumore leggero di una porta che si apriva, e si voltò appena in tempo per veder entrare la più bella creatura che avesse mai visto.
Magari dopo tutti quegli anni si sarebbe dovuto abituare alla bellezza di Kurt, ma non era mai successo. Ed era infinitamente grato per questo.
Kurt gli sembrò una visione: indossava dei pantaloni neri stretti, davvero stretti, un gilet leggero e una maglia molto aderente dello stesso colore, ma quello che fece definitivamente defluire tutto il sangue dal cervello di Blaine fu la cravatta che il suo futuro marito aveva annodato diligentemente attorno al proprio collo: quella sua della Dalton, a righe rosse e blu, che aveva deciso di conservare per qualche strana malinconia.
La salivazione di Blaine si ridusse a zero, e Kurt gli lanciò un'occhiata scintillante accompagnata da un mezzo sorriso. "Ti stai divertendo, futuro marito?"





*





"Blaine, taglia. Grazie."





*





Blaine sapeva di Single Ladies.
Puck era anche riuscito a fargli vedere il video registrato da Kurt stesso, quella volta che l'aveva ballata in camera sua con Tina e Brittany. Ma Blaine non aveva mai visto Single Ladies. E ora poteva affermare con certezza di aver commesso un gravissimo errore. Imperdonabile.
Chiaramente, sapeva delle impressionanti abilità fisiche di Kurt. Ma quello. Quella era tutta un'altra cosa.
Kurt era assorto, concentrato sulla musica che risuonava nella piccola stanza, e si muoveva come se non avesse nessuna preoccupazione al mondo; le sue spalle e il suo bacino sembravano completamente disarticolati dal resto del corpo, e ogni singolo movimento era accentuato da quei pantaloni così aderenti che sembravano tatuati sulle sue gambe.
Ci volle molto poco perché Blaine cedesse: arrivato al secondo ritornello, Kurt sentì una presa forte stringersi attorno al proprio busto e nel giro di un secondo si ritrovò tra le braccia di un futuro marito che aveva improvvisamente molta voglia di baciarlo, in maniera tutt'altro che casta.
Avrebbero fatto buon uso di quei divanetti.





*





"Ew. Blaine." Protestò Wes dalla cella accanto. "Per favore. Sei praticamente mio fratello."
"Siete voi che avete chiesto!"
"Ecco perché avevi quell'aria rilassata quando sei tornato da noi!" Esclamò Nick, con un'espressione a metà tra il disgustato e l'illuminato.
"Questo", bofonchiò Sebastian, il viso nascosto dietro le lunghe dita, "Non lo volevo sapere. Io in quel locale ci vado anche spesso ..."
"Cosa che cambierà presto.", commentò Nick con finta noncuranza, studiandosi le unghie.
Lo sguardo inquisitorio di Sebastian si posò immediatamente su di lui, "Non so nemmeno di cosa stai parlando."
Jeff si stiracchiò con un sorriso sornione, "Sai chi ci sarà al matrimonio di Blaine?", canticchiò.
"Blaine.", sibilò Sebastian, lanciandogli un'occhiata ammonitrice.
"Ci sarà Thad", sbuffò Wes dall'altra cella, "L'abbiamo capito. Si rimetteranno insieme per la centesima volta e berremo tutti champagne per festeggiare. Possiamo andare avanti, adesso?"
Il volto di Sebastian assunse un'intensa sfumatura scarlatta, e Blaine dovette stringere le labbra per non scoppiare a ridere.
Jeff e Nick non si preoccuparono di trattenersi.





*





"Il miglior  -", Blaine si ancorò alle spalle di Sebastian, "- Addio al celibato -", gli lasciò un bacio umido sulla guancia, "- di sempre."
"Ew.", Sebastian si passò il palmo della mano sulla guancia con espressione disgustata, scrollando le spalle per liberarsi dalla presa di Blaine.
"Non vuoi il mio affetto!", biascicò lui con aria offesa, per poi abbarbicarsi immediatamente alle spalle di Wes, "Ecco", disse con espressione soddisfatta, poggiando la testa sulla spalla del ragazzo con un sorriso, "Wes vuole il mio affetto. Lui mi vuole bene.", si girò verso Sebastian per fargli una linguaccia. Sebastian lo guardò con un sopracciglio inarcato.
"Warblers!", urlò Wes con voce stridula, agitando una mano su e giù come se stesse sbattendo un martelletto, sollevando l'altro braccio con così tanta forza che il capo di Blaine scivolò via dalla sua spalla e lui per poco non cadde, "Oggi non abbiamo provato!"
"Giusto!", biascicò Nick, inciampando nei propri piedi mentre si avvicinava agli altri tre trascinandosi dietro anche Jeff, "Provare. Dobbiamo provare."
"Ma non abbiamo preparato una coreografia", obiettò Blaine, sbattendo lentamente le palpebre.
"E non abbiamo una base", fece notare Nick, le labbra contratte in una smorfia delusa.
"O una canzone", intervenne Sebastian con enfasi.
Wes li guardò con un sorriso entusiasta, "Come sempre!"
Le espressioni di tutti si illuminarono, "Giusto!"
"Ce l'ho!", esclamò Blaine, muovendo qualche passo barcollante finché non raggiunse il bordo di una fontana, rotolando sul muretto che ci girava attorno per poi finire nell'acqua con un sonoro splash.
Si tirò su un attimo dopo, completamente fradicio, "Seguite me!"

Right, right turn off the lights,
We're gonna lose our minds tonight,
What's the d-e-a-l? 






*





"Ah."
"Già."
"Sì."
"Be' --"
"Che nessuno - nessuno", Sebastian li guardò uno per uno con aria minacciosa, "Osi aprire bocca sulla faccenda al di fuori di queste celle perché vi giuro --"
"Schizzo!", Cooper Anderson apparve in tutta la sua magnificenza scortato da un agente che ostentava un'aria piuttosto divertita, "Joe mi stava giusto dicendo che vi siete fatti arrestare per aver cantato in una fontana", Cooper non sarebbe stato così felice neanche se gli avessero detto che avevano dato vita ad una scuola filosofica in suo onore, "E indovina chi deve fare il discorso durante il ricevimento?", lo punzecchiò attraverso le sbarre della cella.
Blaine assunse un'aria vagamente disperata.





*





"Mi chiederà il divorzio", piagnucolò Blaine sulla spalla di Wes, "Dopo neanche un'ora di matrimonio. Non appena Cooper farà il discorso -- Sarà il matrimonio più breve nella storia dei matrimoni brevi --"
Wes si fermò con uno scatto, il resto del gruppo dietro di lui.
Blaine alzò lo sguardo per capire cosa fosse successo. 
"Kurt?!"
Lui lo guardò di rimando, gli occhi spalancati e l'aria imbarazzata. Puck, Santana e Rachel, alle sue spalle, sembravano star dormendo in piedi.
"Ma cosa --?"
Entrambi sospirarono contemporaneamente, "È una lunga storia."






 

*





Note:
Okay, come ho detto è una cosa demenziale.
Spero vi abbia fatto ridere almeno un po' (:
Fatemi sapere!
Bacioni!

 

  
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