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Autore: ErZa_chan    08/12/2014    10 recensioni
[SwanQueen Natalizia]
"C'era stata tanta sofferenza nel suo passato, tante lacrime versate, tanti rancori e tanta invidia per le persone che, a differenza sua, avevano avuto una famiglia.
Ma adesso anche lei ne aveva una: era assurda, certo, ma era vera.
Aveva un figlio, aveva due genitori e poi c'era Regina.
Non che lei ricoprisse realmente un ruolo vero è proprio: era solamente la madre adottiva di Henry, continuava a ripetersi Emma, ormai da settimane.
Ma ci sono volte in cui il cuore dice una cosa e il cervello, per quanto si sforzi di trovare una giustificazione razionale, per quanto si sforzi di negare l'evidenza, fallisce miseramente."
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy/Baelfire, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Christmas Lights

 

Christmas night, another fight

Tears we’ve cried are flood

Got all kinds of poison in

Of poison in my blood

I took my feet to Oxford street

Trying to right or wrong

When your still waiting for the snowfall

Doesn’t really feel like Christmas at all

[...]

 

[Notte di Natale, un'altra battaglia

Le lacrime che abbiamo versato sono un diluvio

Ho dentro tutti i tipi di veleno

nel mio sangue

Mi sono incamminato verso Oxford Street

Cercando il giusto o sbagliato

[...]

Quando aspetti ancora che la neve scenda

Non sembra per niente Natale]

 

Emma camminava per le vie deserte di Storybrooke; faceva freddo e il suo fiato si condensava in piccole nuvolette che aleggiavano qualche secondo davanti a lei prima di sparire.

La ragazza si sistemò la sciarpa sotto il naso e strofinò le mani, nel tentativo di scaldarsi.

Maleddisse ancora una volta la sua auto per essersi rotta in pieno inverno e accelerò il passo, desiderosa solo di arrivare a destinazione.

Passò davanti a Granny, lanciando solo uno sguardo distatto al grande Babbo Natale elettronico posizionato davanti al dinner.

Tuttavia, come lo superò, una musica natalizia si diffuse attirando la sua attenzione: la tradizionale risata di Babbo Natale echeggiò nell'aria, mentre Happy Christimas suonava gioiosa.

Emma sorrise tristemente, rallentando il passo. Dall'angolo della strada osservò il buffo giocattolo che, illuminandosi e suonando, festeggiava tutto da solo.

Probabilmente Henry l'avrebbe trovato divertente, ma a lei pareva soltanto malinconico: le riportava alla mente interi Natali passati da sola, senza regali, senza una famiglia.

Il cuore le si strinse in una morsa al ricordo dei giorni passati nella casa famiglia, dove persino durante le feste bisognava stare incollati al proprio piatto per timore che i ragazzi più grandi rubassero il cibo.

Non c'erano mai stati regali nella sua vita. Forse una volta o due, quando era presso qualche famiglia adottiva, ma nulla di davvero speciale, nulla che per lei simboleggiasse realmente Natale.

 

Il Babbo Natale davanti a Granny aveva smesso di suonare e adesso se ne stava spento, silenzioso, solo. Emma lo osservò qualche secondo, poi tornò sui suoi passi, impietosita da quello spettacolo.

Strofinò la barba bianca del marchingegno e questo riprese a cantare felice, come se il solo fatto di essere considerato lo riempisse di gioia.

"Buon Natale anche a te." rise Emma, sistemando il buffo cappello rosso sulla testa del vecchietto.

 

La ragazza si chiese se qualcuno l'avesse vista cosa avrebbe pensato... forse che era pazza, forse che era soltanto strana.

Regina l'avrebbe sicuramente ritenuta infantile.

Le sembava quasi di sentirla borbottare: "La smetta di comportarsi da bambina Miss Swan!"

 

Emma sorrise involontariamente a quel pensiero e si incamminò nuovamente per la sua strada.

C'era stata tanta sofferenza nel suo passato, tante lacrime versate, tanti rancori e tanta invidia per le persone che, a differenza sua, avevano avuto una famiglia.

Ma adesso anche lei ne aveva una: era assurda, certo, ma era vera.

Aveva un figlio, aveva due genitori e poi c'era Regina.

Non che lei ricoprisse realmente un ruolo vero è proprio: era solamente la madre adottiva di Henry, continuava a ripetersi Emma, ormai da settimane.

Ma ci sono volte in cui il cuore dice una cosa e il cervello, per quanto si sforzi di trovare una giustificazione razionale, per quanto si sforzi di negare l'evidenza, fallisce miseramente.

 

 

 

A group of candles on me are flickering

Oh they flicker and they flow

And I am up here holding on to all those chandeliers of hope

And like some drunken in this city

I am go singing out of tune

Singing how I always loved you darling

And how I always will

 

[Un gruppo di candele sta tremolando su di me

Oh tremolano e fluttuano

E io sono qui che mi aggrappo a queste candele di speranza

E come un ubriaco in questa città.

Sto camminando e canto stonato

Cantando di quanto ti ho sempre amata tesoro

E come sempre farò]

 

La verità era che a Emma Swan, Regina Mills non era indifferente.

Lo ammise con se stessa proprio in quella notte della vigilia di Natale, mentre stava per bussare al numero 108 Mifflin street.

Ammise che, forse, Regina non era soltanto la madre di Henry.

Ammise, lì, davanti a tutte quelle lucine colorate che sfavillavano illuminando il giardino della villa, che Regina era molto di più di ciò che voleva ammettere.

 

Emma fece un respiro profondo, scossa dalla valanga di emozioni che si era trovata a fronteggiare tutte in una volta: "Era come quando si gonfia un palloncino a dismisura, ma ci si rifiuta di smettere di gonfiaro e ad un certo punto scoppia, e il cuore si ferma per un secondo."

Ecco, quella era più o meno la situazione in cui si trovava lei.

 

Emma scosse il capo, cercando di calmarsi: si aggiustò una ciocca bionda dietro l'orecchio e si sforzò di sorridere, poi, finalmente, si decise a bussare.

 

 

Oh when you’re still waiting for the snow to fall
Doesn’t really feel like Christmas at all

Still waiting for the snow to fall
It doesn’t really feel like Christmas at all

Those Christmas lights
Light up the street
Down where the sea and city meet
May all your troubles soon be gone
Oh Christmas lights keep shining on

[Quando stai ancora aspettando che cada la neve
Non ti sembra veramente che sia Natale

Ancora aspettando che cada la neve
Non ti sembra veramente che sia Natale

Quelle luci natalizie
Illuminano la strada
Fin dove il mare e la città si incontrano
Possano tutti i tuoi problemi svanire presto!
Oh, luci natalizie continuate a risplendere]

 

Regina scostò lievemente la tenda della finestra del salotto e osservò il cielo: c'era aria di neve ma ancora non era sceso neanche un fiocco.

Non pareva quasi Natale, se non fosse stato per la smisurata quantità di luci che illuminavano ogni casa e ogni via e per i regali incartati e appoggiati ai piedi dell'albero, proprio accanto al caminetto.

La donna chiuse nuovamente la tenda e guardò tristemente il piccolo pino stracolmo di decorazioni.

Quando Henry era bambino adorava appendere le palline colorate ai rami e Regina cercava sempre di rendergli il compito più semplice, ma lui rifiutava ogni aiuto, dicendo che voleva che Babbo Natale vedesse che l'albero l'aveva montato tutto da solo.

Vedere la felicità sul volto del suo bambino la mattina in cui scartava i pacchetti era per Regina il regalo più grande. Henry correva da lei, sbandierando il giocattolo appena ricevuto e sorridendo come raramente faceva, colmando il cuore della donna di una gioia indicibile.

 

Invece, per la prima volta, Henry avrebbe passato la notte di Natale con Emma.

Si erano accordate: il bambino avrebbe cenato la sera della Vigilia dai suoi nonni e sarebbe anche rimasto a dormire là, ma la mattina di Natale sarebbe tornato a casa per trascorrere la giornata con la sua madre adottiva.

L'idea di non vedere Henry arrivare la mattina e fiondarsi sui regali ricevuti durante la notte faceva stringere il cuore di Regina, l'idea di non essere la prima a vedere il suo sorriso raggiante la distruggeva.

Certo, Henry non credeva più a Babbo Natale o a cose simili, ma la gioia nel ricevere quel che desiderava era sempre la stessa.

Regina sospirò e, involontariamente, il suo pensiero si rivolse ad Emma: lei aveva mai creduto in Babbo Natale?

Probabilmente no, visto che era cresciuta in una casa famiglia.

Si chiese se fosse possibile farle credere che nella Foresta Incantata Babbo Natale esistesse davvero, un po' come a Narnia.

Un sorriso increspò le labbra della donna mentre si immaginava Emma che, la bocca spalancata dallo stupore, si sentiva dire che quel vecchio tanto generoso esisteva davvero.

 

Regina scosse il capo e sospirò ancora una volta: ultimamente le capitava spesso di pensare a Miss Swan, sopratutto dopo tutto quel che era successo a Neverland.

La verità era che aveva capito cosa provava nel momento in cui aveva creduto di dover annullare la maledizione per fermare Pan.

Era già pronta a donare ad Emma e Henry nuovi ricordi e, per quanto fosse stata dolorosa l'idea di separarsi da suo figlio, si era resa conto che persino allontanarsi da Emma le aveva fatto sentire un senso di vuoto al cuore, uno di quelli che non provava da tempo.

Il filo dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto dal campanello.

 

"Henry, è arrivata Emma!" urlò al figlio, che si precipitò al piano di sotto, saltando gli ultimi gradini della scala.

Regina alzò gli occhi al cielo, ma per una volta non lo redarguì: era pur sempre Natale, per una volta poteva lasciarlo fare.

Si diresse verso l'ingresso e aprì elegantemente la porta: sulla soglia Emma tremava, infreddolita.

" 'Sera Regina." borbottò, senza togliere la sciarpa da davanti la bocca.

 

Il sindaco alzò gli occhi al cielo e si fece da parte per farla entrare.

Emma la guardò stupita, come se non si aspettasse minimamente quel gesto.

"Vuole congelare Miss Swan?" sbuffò Regina, vedendo lo sguardo della bionda.


"Senti quanta premura, forse è vero che Natale rende tutti più buoni." sghignazzò Emma, mentre entrava crogiolandosi nel tepore della casa.

 

"No, semplicemente se lei morisse davanti alla mia porta verrei incolpata di omicidio ed è l'ultima cosa di cui ho voglia." ribattè tagliente la mora, cercando di nascondere con pungente ironia il lieve imbarazzo sul suo volto.

 

Vennero interrotte da Henry, che si precipitò ad abbracciare Emma.

"Sei fredda, mamma!" esclamò, rabbrividendo al contatto col giacchetto della donna.

 

"Lo so ragazzino, fuori si gela." sorrise, scompigliandogli i capelli.

 

"Copriti bene, Henry." si raccomandò Regina, avvicinandosi al figlio per sistemargli la sciarpa.

Per un millesimo di secondo la mano della mora sfiorò quella di Emma, che si sentì pervadere da una scarica.

Si affrettò a ritirare il braccio e ad affondare le mani nelle tasche del giacchetto e abbassò lo sguardo, evitando accuratamente quello di Regina.

La tensione nell'aria era palese mentre il sindaco scrutava con aria interrogativa Emma, ma Henry parve non accorgersene minimamente.

"Andiamo mamma?"

 

"Si ragazzino. Hai preso il regalo per i nonni?" si affrettò a rispondere Emma, desiderando solo andarsene al più presto da quella casa.

In realtà avrebbe solo voluto rimanere, ma l'imbarazzo era tale che non voleva far altro che correre fuori, lontano da quello sguardo color nocciola che la intimoriva, ma al contempo l'ammaliava a tal punto da sentirsene quasi inghiottita.

 

Henry annuì mostrandole il sacchetto rosso con su rappresentato un alberello di Natale.

Emma si sforzò di sorridere e poi cinse suo figlio per una spalla, avviandosi nuovamente verso l'ingresso.

"Ciao mamma!" urlò Henry, uscendo.

Emma si limitò a salutare la donna ad un cenno del capo e si affrettò a seguire fuori suo figlio.

 

Il ragazzo corse avanti lungo il vialetto, fino al cancello:

"Sbrigati, mamma! Nonna non vuole che facciamo tardi." le ricordò, cercando di non battere i denti per il freddo.

 

"Arrivo" mugugnò Emma, camminando lentamente.

 

Sentiva lo sguardo di Regina su di lei: sapeva che non aveva ancora chiuso la porta e che la osservava, o forse osservava Henry...

Aveva la tentazione di girarsi, ma non lo fece: affrettò il passo e raggiunse suo figlio e solo quando finalmente si trovò in fondo al vialetto si volse indietro e intravide Regina, i capelli corvini che ci confondevano con l'oscurità e quegli occhi color nocciola che risplendevano, il cui sguardo si incastonò perfettamente con quello di Emma.

 

Fu un secondo, forse meno, ma si guardarono negli occhi: anche a quella distanza sapevano di star fissandosi, scrutandosi.

Emma degluitì e si girò di scatto, avviandosi in strada seguita da Henry che le trottelerava dietro felice.

La bionda fece un paio di profondi respiri per calmare il battito frenetico del suo cuore e affrettò il passo verso casa di Snow e Charming.

 

**

 

Regina si accasciò sulla poltrona e afferrò il primo libro sul comodino.

Dopo aver letto tre volte la stessa riga senza una capire una parola, lo gettò via stizzita e prese a camminare per casa, nervosa, turbata.

Stava male, indiscutibilmente: si sentiva sola e sentiva un bisogno quasi infantile di festeggiare il Natale con qualcuno.

La verità era che necessitava semplicemente qualcuno al suo fianco, ma non lo avrebbe mai ammesso per nulla al mondo: lei, Regina Mills, non aveva bisogno di nessuno per andare avanti.

Ma non era solo questo a farla sentire agitata: c'era stato quello sguardo, quel comportamento di Emma che l'aveva colpita, forse persino sorpresa.

Non era la solita Miss Swan, esuberante e estremamente irritante: pareva quasi intimidita, imbarazzata.

 

Per un attimo un'idea passò per la mente di Regina, ma si costrinse a scacciarla: la Salvatrice era innamorata del suo avvenente pirata, ne era certa.

Erano sempre insieme quei due, da Granny, alla Jolly Roger, in giro per Storybrooke, era impossibile non notarli.

Eppure Regina si rese conto che, per quanto stesse cercando di autoconvincersi dell'assoluta falsità di ciò che aveva pensato, qualcosa non tornava: Emma non aveva mai dato troppa importanza a Hook e, a ben pensarci, ultimamente non li aveva neanche visti a giro insieme.

A quel pensiero il suo cuore sussultò lievemente e un piccolo sorriso spontaneo le si disegnò sulle labbra.

Regina si stupì della sua stessa reazione: era davvero felice che le cose tra Hook e Emma non andassero bene?

Perché? Cosa sarebbe dovuto importare a lei?

 

Quello che faceva o meno Miss Swan non era un suo problema.

Scuotendo il capo scacciò tutti quei pensieri dalla sua mente e decide di andarsi a fare una doccia.

Aveva bisogno di riflettere, con calma.

Lanciò un'ultima occhiata malinconica al salotto decorato e si diresse al piano di sopra.

 

Those Christmas Lights

Light up the street

Maybe they bring here back to me

Then all my troubles will be gone

Ohh Christmas Lights keep shining on

 

[Quelle luci di Natale

Illuminano la strada

Forse mi hanno riportato a me

Allora tutti i miei problemi saranno andati via

Ohh luci di Natale continuate a risplendere]

 

Emma giocherellava con la carne nel piatto, riflettendo.

Nel piccolo loft c'erano fin troppe persone: oltre a Mary Margaret e David c'erano Henry, Neal, Archie, Geppetto e persino il piccolo Pinocchio, che in quel momento stava osservando con attenzione Henry che giocava al suo Nintendo DS, regalo appena ricevuto.

Era incredibile come Emma fosse circondata di persone ma sentisse come un vuoto nel cuore: Natale avrebbe dovuto essere una festa in cui tutti sono felici, giusto?

Allora perché Regina doveva sempre soffrire?

Perché Snow non si era minimamente degnata di invitarla? Non le sarebbe costato nulla e, magari, in quel momento anche Emma sarebbe stata meglio.

Povera Regina, abbandonata da tutti in un giorno così gioioso, in quella notte che avrebbe dovuto essere magica e colma d'amore...

Non era giusto, lei non se lo meritava.

 

Emma infilzò con rabbia la coscia di pollo nel piatto, stizzita dal comportamento dei suoi genitori.

Nessuno comprendeva Regina, nessuno tranne lei: loro non sapevano cosa volesse dire sentirsi abbandonati da tutti, inutili, non amati.

Erano sempre presi a lamentarsi dei loro sciocchi e insignificanti problemi da non capire quanto Regina, una persona a cui fingevano di tenere, potesse sentirsi sola.

 

Il cuore di Emma si strinse mentre se la immaginava piangere, sola nella grande villa deserta, davanti a un albero di Natale che risplendeva senza donare gioia a nessuno.

Un groppo le salì alla gola e dovette fingere di stropicciarsi gli occhi per evitare che le sue lacrime fossero evidenti a tutti.

 

"Emma, tesoro, stai bene?" le domandò sua madre, mentre portava in tavola l'ennesima portata.

 

"A dir il vero non tanto, credo che andrò a prendere una boccata d'aria." si affrettò a rispondere la bionda, mentre si alzava frettolosamente sotto lo sguardo preoccupato di tutti.

 

Con poche falcate raggiunse la porta e scese le scale fino ad arrivare in strada.

Si appoggiò al muro e respiro l'aria gelida della notte, rischiarata solo dalle lucine presenti sui balconi e sui tetti delle case.

I colori si riflettevano a perdita d'occhio lungo la via, gli alberelli decorati si intravedevano ovunque, dando ad Emma un senso di malinconia incolmabile.

 

Tirò fuori il cellulare dalla tasca e per un attimo fu tentata di scrivere a Regina.

Scartò quell'idea dopo pochi secondi: le pareva già di sentire il sindaco lamentarsi della tarda ora, oppure della sua maleducazione o di qualsiasi altra cosa che le fosse capitata sotto tiro in quel momento.

Sorrise involontariamente a quel pensiero e rimise il cellulare nei jeans.

 

"Ti ho portato questa, vuoi forse morire di freddo?"

 

Emma si girò e trovò Neal che le porgeva la sua solita giacchetta rossa.

"Non sei il primo che me lo dice oggi.."- ridacchiò la bionda, infilandosela-"Comunque grazie."

 

"Ehi Emma..se c'è qualcosa che ti turba, sai che con me puoi parlarmene liberamente.." le sorrise il ragazzo, appoggiandole una mano sulla spalla.

 

"Grazie Neal, ma non credo che capiresti.."sospirò lei, strofinandosi le mani nel tentativo di riscaldarle.

 

Con che coraggio poteva dire al padre di suo figlio che lei era innamorata di un'altra persona?

Neal ancora sperava di poter riscostruire il loro rapporto, sopratutto dopo Neverland e dopo tutto quello che avevano passato insieme.

Emma lo adorava e l'aveva perdonato, ma il suo cuore non gli apparteneva più e questo lo sapeva da ben prima di capire di essersi innamorata di Regina.

 

Neal non insistette ma la cinse in un abbraccio, carezzandole i capelli ed Emma si lasciò cullare, sospirando.

Rimasero un po' così, semplicemente stretti come lo erano una volta.

"Va' da lei." le sussurrò Neal, in un orecchio.

 

Emma si staccò e lo guardò, sgranando gli occhi.

"Credevi che non me ne fossi accorto? Penso che chiunque a parte te e lei in questa città l'abbia notato, Emma." - il ragazzo rise- "Adesso vai, inventerò io una scusa con i tuoi genitori." disse, scarruffandole i capelli.

 

"Grazie Neal."- mormorò Emma-"E scusa, per tutto quanto."

 

Lui sorrise tristemente:"Consideralo un regalo di Natale."

Emma gli sorrise e gli schioccò un bacio sulla guancia, poi corse via, lungo la strada.

Neal la guardò allontanarsi e lasciò che un'unica, calda, lacrima gli scivolasse lungo la guancia.

Poi si asciugò con la manica e sfoderò il suo miglior sorriso, preparandosi a rientrare nell'appartamento.

 

**

L'ultima cosa che Regina si aspettava di vedere, affacciandosi alla finestra ad un'ora così tarda, era Emma, appoggiata al cancello all'inzio del vialetto di casa sua.

La bionda passeggiava nervosamente avanti e indietro senza decidersi ad entrare.

Cosa diamine stava facendo? Si sarebbe presa una bronchite vestita in quella maniera!

 

Regina si affrettò a scedere al piano di sotto per andarle ad aprire, ma si bloccò qualche secondo prima di girare il pomello della porta.

Perché si preoccupava così tanto di Emma?

Era arrivata l'ora di darsi una risposta sincera, non poteva più mentire a se stessa.

La scusa "è la madre di tuo figlio" ormai non valeva più, perché sapeva che Emma era molto più di quello.

Regina non era mai stata brava ad amare qualcuno, non dopo Daniel almeno. Henry era stato l'unico raggio di luce nell'oscurità che era stata la sua vita e non si sentiva pronta ad accogliere qualcun'altro in quello che era il suo mondo tenebroso e pieno di segreti.

Se Emma avesse scoperto che genere di donna era davvero, l'avrebbe accettata comunque?

Se avesse scoperto che lei era causa di tutti i suoi mali, sarebbe stata disposta ad amarla per quel che era?

 

Regina non si era accorta di aver inziato a piangere: se ne rese conto solo quando una lacrima cadde sul dorso della sua mano.

Frettolosamente si asciugò gli occhi e fece un profondo respiro, poi si decise ad aprire quella dannata porta.

 

Emma era lì, di fronte a lei, la mano ancora alzata, pronta a bussare.

Quando vide Regina, la bionda ritrasse il braccio e affondò le mani in tasca, com'era solita fare in quegli ultimi tempi.

"Miss Swan, quale buon vento la porta qui la notte di Natale?" domandò il sindaco, mostrandosi fredda come al solito.

 

"Dobbiamo parlare."

 

"In un anno ci sono 365 giorni e lei viene a disturbare proprio stanotte?"

 

"Avevi molto altro da fare, Regina?"

 

Colpita ed affondata. La bruna sospirò, facendosi da parte per farla entrare.

"Veda di essere rapida, ho sonno e vorrei dormire visto che, come ha avuto modo di sottolineare, non sono molto impegnata stasera."

 

"Se hai così tanta fretta andrò dritta al punto." sbottò Emma e, in una frazione di secondo, si ritrovò a un soffio dalle labbra di Regina.

Quel che venne dopo fu un miscuglio di sensazioni indicibili: Regina sentì il suo cuore esplodere in petto, Emma si sentì avvampare e fu grata che la notte mascherasse cosi bene il suo volto.

Quel bacio sembrò durare un eternità e quando finalmente si staccarono ci fu un attimo in cui si guardarono dritte negli occhi: azzuro contro nocciola, bene contro male.

Poi Emma fece la cosa che sapeva fare meglio: scappò.

 

Fuggì a perdifiato lungo il vialetto, senza voltarsi indietro e continuò a correre senza fermarsi, senza una meta precisa.

Corse fino ad avere il fiatone, corse fino a quando i muscoli doloranti non implorarono pietà.

Era arrivata fino al porto.

Lentamente si accasciò su uno dei moli laterali, sdraiandosi per terra sul legno, i piedi a un pelo dall'acqua gelata.

Anche da sdraiata riusciva a intravedere l'abero maestro della Jolly Roger che spiccava sopra tutti gli edifici circostanti.

Emma stette ben attenta a non essere vista da Hook: l'ultima cosa di cui aveva voglia quella notte era che un pirata ubriacone ci provasse con lei.

Aveva già incasinato abbastanza la sua vità per quell'anno, forse anche per tutti quelli a venire.

 

 

La bionda ossevò le nuvolette di vapore che si creavano dalla sua bocca e si appoggiò una mano sul cuore: batteva frenetico, irregolare ed Emma sapeva che non era solamente a causa della corsa.

Aveva appena fatto la più grande cavolata della sua vita e la cosa peggiore era che non se n'era ancora pentita e, anzi, non era neanche sicura di volerlo fare.

Da mesi ormai sognava di baciare quelle labbra scarlatte, desiderosa solo di veder Regina sorridere ed essere consapevole di poterle donare quella felicità che tanto cercava.

Ma probabilmente aveva preso un mostruoso abbaglio: l'aveva praticamente aggredita, come minimo Regina l'avrebbe denunciata per molestie sessuali.

Il cuore di Emma si strinse al pensiero di non poterla più vedere: se Regina avesse preso ad evitarla non aveva idea di cosa avrebbe fatto.

Avrebbe tirato avanti, certo, com'era abituata a fare, ma era sicura che quel vuoto nel petto sarebbe rimasto.

 

Sospirandò si mise a sedere, scompigliandosi i capelli con una mano. Non aveva voglia di tornare a casa, in realtà non aveva proprio voglia di vedere nessuno.

Doveva schiarirsi le idee e, forse per la prima volta in vita sua, riflettere veramente su quello che stava facendo.

Non poteva sconvolgere così la sua vita, tantomeno quella di Henry, che si sarebbe trovato tra due fuochi un'altra volta.

Emma maledisse ancora una volta la sua impulsività e ringhiò, infuriata con se stessa.

Stava venendo travolta da tutti quei sentimenti, quelle ansie, quelle paure.

Si sentiva come un'adolescente che si era appena presa la prima cotta, così stupida ed insicura.

 

Lasciò vagare lo sguardo ancora un po' intorno a sé, osservando le lucine natalizie appese un po' ovunque e scrutando le barche ormeggiate ai vari moli.

Stava per decidersi a tornare in città quando un suono fin troppo familiare le fece battere il cuore all'impazzata.

Un rumore di tacchi rimbombò nel silenzio della notte, avvicinandosi sempre di più e arrestadosi solo a pochi metri da lei.

Emma sentiva che Regina la stava fissando, aspettando.

Passò qualche secondo prima che la bionda si decidesse a girarsi, incontrando lo sguardo severo della mora.

"Sei una fottuta stalker, come hai fatto a trovarmi?" fu la prima cosa che le venne in mente.

 

Regina scioccò la lingua, infastidità dal linguaggio di Emma, poi scosse il capo: "Magia, Miss Swan. In questo momento sta emanando una quantità di magia tale individuabile da miglia e miglia."

 

"Oh.." fu tutto quello che riuscire a rispondere Emma.

 

"Vede, quando una persona prova dei sentimenti confusi o è semplicemente agitata, la magia ne è influenzata. C'è un confine molto sottile tra magia e anima e bisogna imparare a dominarla se si vuole fare in modo che la situazione precipiti."

 

Emma annuì, colta dalla spiacevole sensazione di essere tornata all'improvviso alle scuole elementari.

Regina le si avvicinò e si sedette accando a lei sul molo, le gambe elegantemente accavallate, lo sguardo perso nel vuoto, che evitava accuratamente quello della bionda.

Emma la guardò, intristita: se davvero il confine era così sottile, perché Regina riusciva a controllarsi così bene?

"Forse perché non prova nulla per te, idiota." le fece presente una vocina nella sua testa.

 

Come se l'avesse sentita, Regina alzò una mano e la poggiò su quella di Emma.

Da quel piccolo contantto scaturirono decine di scintille colorate, che si rifletterono sull'oceano prima di scomparire del tutto.

"Come può vedere però, a volte persino i più bravi hanno difficoltà a controllarsi."

 

Emma adessò la fissava stupita, con un misto di eccitazione e paura.

Lo sguardo di Regina era indecifrabile, ma gli angoli della bocca erano piegati in un lieve sorriso.

"Mi dispiace per prima.." tentò di scusarsi la bionda, ma venne subito interrotta.

 

"Per una buona volta, Miss Swan, stia zitta.- sbottò Regina, alzandò gli occhi al cielo. Emma ammutolì.-"Non sarebbe dovuta fuggire così, quello che ha fatto merita una risposta."

 

Un sonoro schiaffone arrivò sulla guancia dello sceriffo, che si porto una mano al viso dolorante.

 

Stava per ribattere, ma venne zittita: le labbra di Regina erano premute sulle sue.

Il cuore di Emma esplose, mentre rispondeva con foga a quel bacio che aveva tanto desiderato.

Le loro dita si intrecciarono, mentre una moltitudine di scintille esplodeva come fuochi d'artifico impazziti.

Quando finalmente si staccarono rimasero fronte contro fronte, un sorriso enorme che si allargava sul viso di entrambe.

"Ti amo." sussurrò Emma, cercando ancora le labbra di Regina.

La mora non replicò, non era nelle sue corde.

Semplicemente rispose ancora al bacio e si lasciò andare come non faceva da tempo.

La magia che era in lei si sembrò impazzita, mentre Emma approfondiva il bacio.

Nessuno l'aveva mai baciata così, nemmeno Daniel.

 

In quel bacio non c'era solo passione: c'erano anche gentilezza, gioia e amore.

C'era tutto quello che Regina aveva sempre desiderato e che non aveva mai avuto, c'era la sua seconda possibilità, la sua speranza e lei ci si aggrappò con tutte le sue forze.

Emma era la sua speranza, ci aveva solo messo un po' di tempo a realizzarlo.

 

Ohh Christmas Lights

Light up the streets

Light up the fireworks in me

May all your troubles soon be gone

 

[Ohh Luci di Natale

Illuminano le strade

Accendono i fuochi d'artificio in me

Possano tutti i tuoi problemi presto andar via]
 

 

Dopo quel bacio rimasero sedute a lungo, fianco a fianco, la testa di Regina appoggiata sulla spalla di Emma, le mani intrecciate, i cuori uniti.

Fu solo quando qualcosa di freddo sfiorò il naso della bionda, che si decise a distogliere gli occhi da Regina e a fissare in alto: candidi fiocchi scendevano dal cielo, depositandosi sull'oceano e sul molo.

"Regina, guarda! Nevica!" esclamò entusiasta Emma, mentre un sorriso enorme le si allargava sul volto.

Anche la mora rivolse il suo sguardo verso il cielo e sorrise a sua volta: "Si Emma, nevica."

 

 

Those Christmas Lights keep shining on ...

 

[Quelle luci di Natale continuano a risplendere..]


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Buon 8 dicembre a tutti!
Allora questa ff è la mia prima Sq quindi è un po' un esperimento...mi piacerebbe davvero avere un vostro parere, positivo o negativo che sia!
La canzone è christmas lights dei coldplay <3
Ringrazio tantissimo Pixer che me l'ha betata in modo eccellente U_U grazie pix <3

E nulla, che dire! Grazie a voi che avete letto,
un abbraccio
Erza
 

  
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