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Autore: Elly Priest    08/12/2014    1 recensioni
Capelli rossi, occhi blu. Un' adolescente Inglese.
La ragazza che darà filo da torcere a Sherlock Holmes.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 2014. Classico tempo londinese: cielo grigio, umidità al 95%, che minacciava pioggia, e freddo. Troppo freddo secondo i gusti di Robyn. I capelli lunghi legati in una coda di cavallo li sentiva fradici, gli occhi le lacrimavano. E come se ció non bastasse la giacca a doppio petto non placava il freddo autunnale di Novembre.
Tentava di scaldarsi le mani nelle tasche, ma invano.
-Che schifo di posto...
-Ha detto qualcosa, signorina?
Robyn alzó appena lo sguardo.
-No, nulla..
Era su un taxi, tipo quelli neri carini che caratterizzavano la capitale inglese.
Si chiese per l' ennesima volta perchè si trovasse lí. 
Stava tanto bene a casa propria, sulla sua poltrona a leggere un buon libro, quando sua madre era entrata con un sorriso a trentadue denti.
-Tesoro! Indovina?
Robyn aveva alzato lo sguardo sospettosa, il tono di voce che aveva usato non le diceva nulla di buono.
-Che c'è?
Saltellante come un grillo si avvicinó a lei.
-Hanno accettato la mia richiesta! Visto che hai un sacco di problemi a scuola..
Robyn aveva paura del seguito.
-Andrai finalmente a Londra, non sei felice?
La sua faccia era bastata come risposta, ma, non seppe come, si era ritrovata lí a crepare di freddo. Sua madre, Vivian, le aveva detto che sarebbe stata seguita da un "insegnante speciale", apposta per lei, perchè Robyn andava molto male a scuola. Solo che Vivian non sapeva che Robyn aveva un QI fuori dagli schemi. Era considerata una psicopatica ossessiva compulsiva dagli psicologi del liceo che frequentava. Lei peró, si considerava piú che altro una sociopatica iperattiva.
Robyn preferí di gran lunga che Vivian la credesse stupida. Andava male a scuola perchè considerava una cosa idiota imparare cose cosí inutili. 
Sopratutto non le piaceva essere presa come un fenomeno da baraccone, infatti non cercava mai di mostrarsi piú intelligente degli altri. Quel giorno, peró, dovette infragnere una volta per tutte quella regola. 
Il taxi si fermó e capí di essere arrivata. Si trovava davanti ad una casa, lesse di nuovo l' indirizzo sul biglietto confrontandolo con quello della via: 221 B di Baker Street, era il posto giusto.
Il tassista le tiró fuori la valigia con cura e la salutó cortese. Quando il taxi scomparve dalla vista, Robyn era ancora lì, perplessa. Si aspettava una scuola normale, non una casetta. Fece spallucce e salí i tre gradini. Bussó alla porta e quasi subito le aprí una signora sulla cinquantina con un viso socievole che ispirava fiducia. Appena vide Robyn, sorrise e la fece accomodare subito.
-Io sono la signora Hudson, sono un 'amica di tua madre. Tu devi essere Robyn... Ti aspettavo un po' diversa.
Robyn sorrise.
-Il nome. Fa confusione alle volte.
La Hudson sorrise.
-Il signore ti sta aspettando, primo piano a destra, terza porta! Vai a conoscerlo, intanto vi preparo un buon the!
Robyn salí le scale con tranquillità, fin lí tutto prometteva bene.
-Ah, non ti preoccupare se fa cose strane. È un tipo molto.. Particolare.
-Grazie signora Hudson.
 Non dava molto peso a chi avrebbe incontrato: sarebbe stato una specie di strizzacervelli che avrebbe cercato di entrarle nella testa. Sorrise, il tipo ne sarebbe uscito pazzo.
Era davanti ad una porta in mogano intagliata finemente. Aspettó un attimo prima di entrare, prese un sospiro e giró la maniglia.

L'interno era arredato con gusto: due poltrone davanti al camino, una vagonata di cuscini con sopra la bandiera inglese. Scorse le sembianze di un violino da una custodia posata sul tavolino in mezzo al soggiorno. Su una parete c' erano un sacco di ritagli di giornale. Tutti trattavano di una serie di omicidi di cui aveva già sentito parlare. Appena posó un dito sul ritaglio davanti a lei sentí un "click" che non le diceva nulla di buono.
Sentí uno sparo, ed il sobbalzo per lo spavento serví a salvarle la vita. Nel muro c' era un foro fumante: poteva essere il suo polmone quello.
Si giró di scatto e vide che c' era un uomo sulla trentina, elegante e riccio. I tratti spigolosi erano increspati in un sorriso soddisfatto.
-Eccellente! 
Si avvicinó alla parete e scostò rapidamente Robyn da una parte dandole in mano la pistola. L' uomo stava analizzando meticolosamente il foro con il proiettile. 
Robyn stava per parlare, ma l' uomo la zittí subito.
-Non parlare, mi distrae..
Dopo secondi che parvero eterni, lui la guardó alzandosi in piedi.
-Abbiamo fatto un buon lavoro, questo esperimento ci porterà avanti, lo so!
Robyn non sapeva che dire. Quello lí era pazzo, pensó.
-Poteva uccidermi!
-Sí, ma sei ancora viva, a quanto pare. E dammi del tu..
Robyn lo guardó stupefatta, mentre le prese la pistola dalle mani posandola sul camino. Le dava le spalle mentre maneggiava qualcosa.
-Io sono Robyn, mia madre conosce la signora Hudson..
-E ti ha mandato da me, lo so.
Seguí una pausa, Robyn si concentrò sui ritagli di giornale: erano quattro in tutto.
Quattro donne, le cause della morte sembravano collegate. 
Nella stanza vide altri elementi interessanti: scatole piene di libri, oggetti sparsi. Una cosa, peró attiró il suo sguardo: un piccolo laboratorio chimico sul tavolo della cucina.
-Non mi pare che lei... Che tu sia un insegnante.
-Infatti non lo sono!
Si stese sul divano e chiuse gli occhi congiungendo le mani sotto il mento.
-Bhe, allora a giudicare dai ritagli di giornale ed il "piccolo chimico" in cucina... Non sei un poliziotto, lavori per conto tuo, ma ti occupi comunque di casi. Quindi sei un investigatore privato! Giusto?
L' uomo non diede segno di vita, con gli occhi chiusi sembrava un cadavere.
Era ancora un po' confusa, ma doveva ammettere che era molto curiosa di tutta la situazione.
-Quindi ti stai occupando di questo caso...
-Esattamente!
Robyn vide il suo sguardo corrugato, ancora gli occhi chiusi.
-E non sai come uscirne..
La zittí all' istante.
-Sto cercando di pensare, ora fai silenzio..
Robyn giró gli occhi, ma non si volle arrendere.
-Se lei non è un insegnante allora perchè sono qui?
L' uomo si alzó sospirando.
-Se ti rispondo poi chiudi la bocca? Sai, sto cercando di risolvere un omicidio!
Robyn sostenne il suo sguardo con coraggio ed annuí.
Nello stesso momento entró la Hudson che portava un vassoio.
-Oh, vedo che siete già diventati amici..
-Direi proprio di no..
L' uomo sorrise a Robyn affacciandosi alla finestra.
Prese una tazza di the fumante e sospiró.
Si sentí bussare sin dall' antro delle scale e la Hudson andò subito ad aprire.
-Quattro omicidi, eh? Devono essere complicati..
-Cinque, Robyn, cinque omicidi..
Fuori dalla finestra, videro una macchina della polizia parcheggiata davanti alla casa.
Robyn stava per dire qualcosa, ma un uomo entró di corsa nella stanza.
-Ispettore Lestrade! Dove sta volta?
Capelli brizzolati, alto con il fisico atletico. Un bell' uomo tutto sommato.
-Al 15 di Greenway Boulevard.. È urgente, venga con me!
L'uomo lo guardava impassibile.
-Non vengo con un auto della polizia, per principio.
Bastó uno sguardo di Lestrade per dire tutto. Appena scese le scale e si sentí la macchina che partiva, l' uomo esultó come non mai.
-Cinque, cinque omicidi in pochi mesi! Oh, ma sembra Natale!
Di fretta e furia si infiló in un cappotto marrone ed una spessa sciarpa blu.
Robyn non sapeva cosa dire, solo una cosa le venne in mente.
-Ti pare un atteggiamento giusto per un omicidio?
-Certamente, è una cosa straordinaria e solo un uomo come me puó risolvere la situazione!
Robyn lo guardava stupefatta, le braccia lungo i fianchi.
-Scusa, chi sei per dire questo?
-Sono Sherlock Holmes, e trovo questo caso molto intrigante!
Uscí dalla stanza correndo giú per le scale come un pazzo. O lo era davvero?
   
 
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