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Autore: Kore Flavia    08/12/2014    10 recensioni
Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti
Ho cambiato tante di quelle volte maschera, fino a cercare quella perfetta, quella che tutti avrebbero apprezzato e che tutti avrebbero ammirato, ma non mi ero mai accorta di star perdendo me stessa.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La maschera d'oro

Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti
(Luigi Pirandello)
 
Era sdraiata a terra circondata da riviste di moda, da coltelli e da maschere. In mano avevo un coltellino, l’altra teneva l’ultima finzione che aveva tolto, un’apparenza sorridente e arrogante. In quel momento indossava un’altra maschera, intarsiata d’oro e finemente curata nei minimi dettagli. Ogni angolo era perfettamente perfetto, né un imperfezione né una macchia, tranne quelle rosse.
Ho cambiato tante di quelle volte maschera, fino a cercare quella perfetta, quella che tutti avrebbero apprezzato e che tutti avrebbero ammirato, ma non mi ero mai accorta di star perdendo me stessa.
Una maschera d’oro, era questo che cercava ed è questo che ha trovato. Una maschera dorata macchiata di sangue. Il sangue del suo vero io, quella persona che non era più per un capriccio. Per essere accettata.
Stava perdendo se stessa, sempre che ce ne mai fosse stata una se stessa. Forse non l’aveva mai avuta, forse era nata per essere una finzione.
E nessuno se n’era mai accorto? Che stava cambiando, che la sua pelle si ingrigiva come il suo umore? Che ogni cellula del suo corpo straziato dalla vita chiamava aiuto? Un sorriso forzato e tutto passava e tutti dimenticavano l’espressione triste di prima.
Il coltellino nella sua mano aveva anch’esso delle macchie rosse, macchie di sangue. Il sangue di un’identità ormai perduta e forse mai avuta. Non avrebbe mai messo in discussione questa seconda ipotesi.
Un sorriso. Tic. Una risata. Tic. Una lacrima. Tic. Un pianto. Tic.
Gli umani si accorgevano solo dei primi due, per quanto forzati e amari essi potessero dimostrarsi. Certo lei non l’avrebbe mai detto a nessuno, sapeva che le persone non sarebbero state in grado di comprendere, come potevano? Forse cambiavano maschere anche loro, ma non sarebbero mai arrivati al suo risultato.
Si alzò lentamente dal gelido marmo di camera sua, prese le chiavi ed uscì. Non aveva preso nemmeno una giacca e venne investita dalla pioggia appena messo un piede fuori dal portone. Come per paura che la sua amata e odiata finzione si rovinasse si rintanò nell’atrio buio. Il suo viso non era stato scheggiato dalla pioggia, sospirò, tornò al suo appartamento e prese un ombrello. Uscì finalmente di casa con il freddo che s’infiltrava nelle ossa.
Fu percorsa da un doloroso brivido, la sua maschera dorata non sarebbe stata scalfita nemmeno quella volta. Fece un bel sorriso da trentadue denti, di quelli falsi come le lacrime di coccodrillo. Era pronta, lo sarebbe stata sempre, avrebbe tenuto tutto dentro di se, come al solito.
Fuori di casa cominciò a camminare osservando i volti, o forse le maschere, dei passanti. Era questo che faceva ogni giorno: camminava osservando i volti che gli umani mettevano in bella mostra.

 
Note d'autore: Questa flash è uscita fuori mentre osservavo l'immagine della ragazza stesa a terra con le maschere sparse intorno e mi è arrivata un'illuminazione. Dovrebbe essere una cosa seria quindi ditemi se è venuta bene, sperando che vi abbia passato qualcosa.
Ad ogni modo è l'otto dicembre e vi lascio festeggiare in santa pace.
Bye bye
Blackcat
 
   
 
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