Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: honeyes    08/12/2014    1 recensioni
Lui era il mio AS: colui con il quale mi sarei dovuta sentire sempre al sicuro, colui che mi avrebbe dovuta proteggere in ogni occasione.
Perché non mi hai protetta da te stesso?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Skye, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«È dell’HYDRA!» sussurrai, in preda al panico.
Sentii le gambe cedere e pochi attimi dopo mi ritrovai a terra con una mano nei capelli e l’altra a coprirmi la bocca per soffocare ogni genere di emozione. Ma le lacrime… quelle furono inevitabili.

Come puoi tradirci così? Perché? Perché permettermi di aprirti il mio cuore e poi ferirmi così, distruggendolo in mille pezzi?

Lui era il mio AS: colui con il quale mi sarei dovuta sentire sempre al sicuro, colui che mi avrebbe dovuta proteggere in ogni occasione.
Perché non mi hai protetta da te stesso?
«Skye!»
Sentii la sua voce in lontananza. Dovetti ricompormi per non dargli modo di capire che ormai avevo scoperto tutto. Frettolosamente provai ad asciugare le lacrime e regolarizzare il battito cardiaco – o perlomeno riuscire a respirare senza soffocare per colpa dei singhiozzi dovuti al pianto. Raccogliendo tutte le forze, e quel briciolo di coraggio che mi era rimasto, uscii dalla stanza e gli andai incontro, accennando un sorriso.
«Eccoti.» esclamò, afferrandomi la mano per tirarmi verso di sé.
Fece aderire completamente i nostri corpi e pochi attimi dopo avvicinò il suo viso al mio, finché le nostre labbra ritrovarono quel contatto da parte mia, ormai, indesiderato.
«Ma…» mormorò confuso.
Fu una lacrima sfuggita al mio controllo a tradirmi; se ne rese conto e vidi attraverso i suoi occhi un mix di delusione, dolore, stupore: aveva capito che a quel punto sapevo tutto. Senza esitare ulteriormente, iniziai a correre il più velocemente possibile, sarei dovuta arrivare al pulsante di allarme che mi avrebbe permesso di avvisare Coulson e il resto della squadra.

Sono solo pochi metri, Skye, ce la puoi fare!

Un secondo prima di schiacciare quel che sarebbe stato il mio salvavita, sentii tirare con violenza il colletto della mia camicia.
«Perché mi spingi a farti questo, Skye?» disse a denti stretti.
Non riuscivo più a respirare: mi stava soffocando.
«Ward…»
*
 
Mi svegliai di soprassalto, sbarrando gli occhi completamente sudata. Ogni notte sempre il solito incubo: un infinito ripetersi di quel maledetto giorno… ma con un finale sempre differente.

Riuscirò mai a superarlo?

Cercai di sviare i pensieri e mi preparai per gli allenamenti – come AS mi era stata assegnata May che non mi dava tregua nemmeno la domenica, d’altra parte in quel momento noi eravamo lo SHIELD… non era rimasto più nulla. L’HUB era stato distrutto, molti dei nostri agenti uccisi o passati all’HYDRA per paura di morire, persino il Direttore Fury ci aveva lasciati. Lo SHIELD era stato disintegrato.
«Skye, sei pronta?» domandò, May, appoggiata all’uscio della porta.
Anuii e seguii il mio nuovo AS senza fare storie, anche se avrei voluto fare tutto tranne andare ad allenarmi ancora.
«Sangue freddo: questa è la regola base quando si ha a che fare con le armi. Non puoi permetterti di provare emozioni, non puoi permettere ai tuoi sentimenti di farsi avanti e offuscare la mente. È in gioco la tua vita, Skye. La tua e quella dei componenti del team.» disse, glacialmente, Melinda.
Si avvicinò e prendendomi la mano mise al mio polso un bracciale in grado di controllare le pulsazioni.
«Questo ti guiderà in ogni momento, quando lo vedrai lampeggiare significherà che non stai controllando le tue emozioni. Ora va’ da Coulson, ha bisogno di parlarti.»
«Grazie, May»
Sembrava non aver cuore ma sapevo benissimo che tutto quello che faceva era per il mio bene, per il bene del team, per il Direttore Coulson… per lo SHIELD.
Prima di passare da Coulson decisi di andare a salutare Fitz e Simmons, i quali erano in laboratorio a sperimentare qualcosa di incomprensibile per delle semplici menti come la mia.
«Ciao Skye!» dissero in coro
«Allora, come va?» chiesi, soprattutto riferendomi a Fitz,che non aveva ancora recuperato totalmente le sue capacità… non dopo quello che Ward aveva fatto.
«Bene, stiamo provando a utilizzare il GH325 su delle cellule di topo, per cercare di capirne gli effetti… diciamo che siamo ancora in alto mare.» disse Simmons, sorridendo un po’ affranta.
«Sono sicura che presto scoprirete qualcosa di inimmaginabile… vado, il Direttore mi ha convocata» risposi, e i due mi sorrisero.

 
*
 
«Cosa?» esclamai incredula.
«Avevo previsto questa tua reazione, ma ora sei un agente, Skye e non puoi sottrarti agli ordini del direttore. Ho bisogno che tu vada a parlare con lui: se c’è qualcuno in grado di farlo parlare sei tu.» disse Phil.
Lo fissai per diversi minuti, sperando che qualsiasi cosa mi aiutasse a fargli cambiare idea. Ero disposta a tutto, tutto pur di non doverlo vedere.
«E se… e se non riuscissi a fare ciò che mi stai chiedendo?» borbottai e, abbassando lo sguardo, notai che il bracciale stava lampeggiando.

Controlla le tue emozioni, Skye.

Provai ad inspirare ed espirare a pieni polmoni, ripetendomi quella frase come un mantra; Coulson aveva ragione: ero un agente dello SHIELD, uno dei pochi rimasti, quindi avrei dovuto dare tutta me stessa e lottare per la causa.
«Spero di non deludervi.» dissi arrendevole, poco prima di incamminarmi verso la parte più profonda della nostra base segreta.

 
*
 
«Che bella visione per degli occhi stanchi» esclamò il traditore, vedendomi entrare.
Aveva davvero gli occhi stanchi e a renderlo visibilmente distrutto c’erano anche diversi lividi e graffi sparsi per il corpo. Cercai di reprimere l’inquietudine provocata dall’immagine del mio vecchio AS in quello stato.

Non puoi crollare al primo incontro!

«Fosse stato per me non ci saremmo visti fino alla fine dei nostri giorni, ma a quanto pare sei l’unico in grado di aiutarci, perciò, se hai davvero piacere a vedermi… vedi di parlare!»
Inutile descrivere le contorsioni del mio stomaco, conseguenza della lunga serie di emozioni contrastanti che provavo in quel momento. Cuore e mente non viaggiavano più lungo lo stesso binario.
Mi diressi verso una sedia posta davanti la sua cella. Ero abbastanza tranquilla perché tra me e lui c’era una parete invisibile progettata da Fitz. Ward vedeva me e io vedevo lui, ma bastava premere un solo pulsante e la parete sarebbe trasparente avrebbe preso colore, prendendo la stessa consistenza di un vero muro. Alzai lo sguardo e mi accorsi che anche lui si era seduto, aveva preso posto sulla brandina sulla destra della cella.
«Io voglio vederti sempre, Skye.» mormorò, guardandomi insistentemente negli occhi.

Ti prego, Grant, non farmi questo.

«Ward, non… resta in argomento, per favore.» lo ammonii, presa dal panico.
«L’HYDRA va ben oltre ciò che tutti voi, perfino Coulson, abbiate mai immaginato. Ci sono tante, troppe persone ben addestrate… non riuscirete mai a fargli fronte con le poche risorse, e lo scarso personale, di cui disponete. Ora soprattutto.»
«Non credevo di averti chiesto una consulenza sulle nostre capacità… Dimmi qualcosa di utile, Ward, o me ne vado.»
«Sto dicendo cose utili!» urlò, facendomi sobbalzare, « Sto cercando di salvarvi la vita. Hanno armi, armi potenti e non provenienti da questo pianeta. Ti ho già vista in fin di vita una volta, non deve accadere mai più.»
Chiesi di che genere di armi stesse parlando, cercando di ignorare la sua ultima frase.
«Oggetti in grado di distruggere interi continenti, più potenti di una bomba nucleare, oggetti all’apparenza innocui ma letali per l’essere umano. Dovete stare attenti, Skye… ti prego.»
«Dove li tengono?»
«Nella sede centrale di Chicago, una vecchia chiesa scientology.» rispose, abbassando lo sguardo.

 
*
 
«Dov’è Skye?»
Il nuovo direttore era davanti ai miei occhi per la prima volta da quando ero stato catturato dallo SHIELD. Nei suoi occhi non c’era la rabbia che mi aspettavo di vedere: riuscivo a percepire stanchezza, agitazione, preoccupazione… e questo non faceva presagire nulla di buono.
«Coulson, dov’è Skye?» ripetei, alzando il tono della voce.
«Non avrei mai immaginato di dover arrivare a questo punto…» rispose, in apparenza esasperato.
Andò verso un piccolo armadietto, posto sulla parete a destra della porta d’ingresso, e iniziò a digitare dei codici che fecero sparire il muro invisibile con il quale mi tenevano rinchiuso.
«Non mi fido di te, non dopo quello che hai fatto a tutti noi… Non potremo mai più fidarci, ma ora ho bisogno di te.», fece una breve pausa per poi riprendere a parlare: «Hanno rapito Skye. L’HYDRA l’ha presa… hanno scoperto che lei è la chiave che permette all’essere umano di utilizzare tutti gli 0-8-4 in loro possesso.»
«Com’è successo? Da quanto e dove?»
Avevano Skye. Tutto quello che avevo fatto per impedire loro di prenderla, di farle del male era stato vano.

Calmati e ragiona, Ward!

«Come ben sai lo SHIELD ha un personale alquanto ridotto, ultimamente… le mie uniche due squadre erano in missione e lei aveva appena scoperto da te della loro base…» provò a spiegarsi senza però riuscire a terminare.
«Per quel che vale, puoi fidarti di me, Coulson. Andrò a riprenderla e poi… poi potrete fare di me tutto ciò che vorrete.» esclamai.

Skye, ti prego, resisti… sto arrivando.

 
*
 
« Coulson, sono vicinissima all’entrata laterale: dammi l’ok a procedere.»
«Skye, sei sicura? Possiamo attendere il ritorno di May…» Il direttore cercò di prendere tempo, sperando di farmi cambiare idea.
«Phil, sono pronta. Ce la posso fare… May è stata un AS eccellente, ora so come spaccare il culo!» risposi, risoluta.
Non avevamo tempo e Coulson ne era cosciente, ma come sempre cercava di proteggere il team… di proteggere me.
«Sono un agente anche io ormai, non dimenticarlo… e ricordiamo perché esiste lo SHIELD. Devo andare, devo farlo per tutte le persone che possiamo salvare.»
«Ok, vai… ma sta’ attenta e se hai bisogno…»
«Grida e arriviamo in un baleno.» terminai al suo posto.
Entrai nella base segreta dell’HYDRA, in missione completamente da sola per la prima volta da quando ero un agente dello SHIELD. Avevo studiato la planimetria dell’edificio, hackerando l’intero archivio virtuale del catasto di Chicago e imparandone a memoria ogni singolo metro quadro.
La prima cosa che attirò la mia attenzione furono gli stemmi dell’HYDRA posti su ogni dannato pomello di ogni singola porta. Rabbrividii al pensiero di quanto questo plateale egocentrismo riportasse ai nazisti.

Che schifo!

Percorsi i primi corridoi senza problemi: l’ambiente sembrava vuoto, poco illuminato e privo di rumori. Perlustrai attentamente ogni angolo, cercando di comprendere l’utilizzo delle aree circostanti e intuire dove si trovavano gli 0-8-4. Diversi settori sembravano essere utilizzati come laboratori, fu lì dove trovai le prime persone dalle quali mi sarei dovuta nascondere. A quel punto iniziavo a non essere più tanto sicura della scelta. Appoggiai il corpo al muro, inspirando ed espirando ad occhi chiusi per rilassare il corpo e la mente.

Controlla le emozioni, Skye! Mi ammonii, ricordando le parole di May.

Ripresi a camminare, abbassandomi nel punto in cui le finestre del corridoio affacciavano sui laboratori. Si sentivano i loro passi, il rumore delle provette e altri oggetti in vetro che entravano in collisione l’un l’altro… eppure nessuno emetteva alcun suono, nessuna parola, nessuno osava parlare. Poco prima di lasciare il settore allungai il collo, tentando di vedere alcuni degli individui dentro quelle stanze.

Che tristezza, ma sanno per chi stanno lavorando?

Subito dopo, come previsto dalla planimetria, c’erano delle scale. Decisi di salire fino all’ultimo piano, pensando alle gerarchie poste nei diversi piani degli uffici dei grandi avvocati: più sei importante e più sei in alto.
Non sapevo se fu grazie ad una sfacciata fortuna o al mio geniale ragionamento… ma appena ero arrivata al quinto e ultimo piano dell’edificio era evidente quanto l’atmosfera fosse cambiata. Il livello si rivelò pieno di guardie armate, le potevo vedere attraverso il muro grazie agli occhiali che usammo diverso tempo fa durante una missione, ma non avevo idea del come sarei riuscita a entrare e passare inosservata.
Guardai in alto e notai che il condotto dell’aria non era difficile da raggiungere. Mi arrampicai sul corrimano così da poter acquisire quei metri in più che mi avrebbero permesso di entrare nel condotto.

Non guardare giù, Skye… non farlo!

Grazie al cielo riuscii ad arrampicarmi senza finire con parti di materia cerebrale sparsi per il pavimento, in seguito ad una caduta di cinque piani. Presi fiato prima di continuare il mio itinerario.
«Garrett ci aveva avvisati: lo SHIELD ci è alle costole, dobbiamo stare sempre allerta. Ora che hanno anche Grant come prigioniero, potrebbero aver ottenuto informazioni su di noi e le nostre basi.» esclamò, preoccupato, un uomo al di sotto dei tubi all’interno del quale mi stavo addentrando furtivamente. L’individuo presumibilmente al suo fianco rispose con un suono gutturale e successivamente avvertii i loro passi allontanarsi.
Andai avanti il più silenziosamente possibile per diversi minuti, finché non arrivai al di sopra di una stanza che sembrava sospetta. Staccai le griglie e finalmente scesi dal condotto.
Era un piccolo locale, totalmente asettico e privo di mobili. L’unica caratteristica che lo rendeva particolare era la presenza di due porte – una delle quali dotata di codice. Presi subito lo zaino, sperando di trovarci dentro un qualsiasi aggeggio che mi avrebbe aiutata.
«E tu che ci fai qui, bel visino?»
Riuscii a malapena a girarmi e notare la presenza di tre persone nella stanza, una delle quale ebbe la splendida idea di colpirmi in testa, stendendomi.
La prima cosa che riuscii a sentire fu un terribile dolore alla testa, seguito, quasi istantaneamente, da diversi dolori sparsi per tutto il corpo. Un “bip” costante catturò la mia attenzione, alleviandomi appena il dolore, e prima di poterne capire la provenienza dovetti aprire gli occhi: ero collegata ad una flebo e diversi macchinari. D’istinto agitai il corpo nella vana speranza di riuscire a togliermi di dosso tutti quei fili, ma in pochi secondi compresi di essere legata. Polsi e caviglie erano ben saldi al letto e mi era impossibile ogni genere di movimento.
Avevo paura, la cosa non fu celata ai macchinari, i quali iniziarono a cambiare ritmo, accelerandolo drasticamente.
«Oh, buon risveglio bel visino. Come ti senti?» chiese la persona che entrò in stanza.
La sua voce sembrava familiare ma il suo viso… il suo viso non rievocava alcun ricordo.
«Chi sei?» domandai, non riuscendo a formulare nulla di meglio, ancora intontita.
«Il tuo nuovo migliore amico.» rispose il tizio col camice, sorridendo.
Inorridii…

Ward, dove sei?

Una lacrima scese velocemente sulla mia guancia, inumidendomi il viso e dando il via libera ad un pianto colmo di rabbia e dolore.
Lo sconosciuto scosse il capo e lasciò la stanza, subito dopo aver inserito un nuovo liquido alla flebo: qualunque cosa fosse non fece altro che farmi riaddormentare.

 
*
 
«Ti prego, Ward, dammi una buona ragione per fidarmi di te e lasciarti andare a riprenderla da solo.» implorò Coulson, stringendomi il braccio.
«Per quel che vale la mia parola dopo tutto quello che ho fatto, prometto di tornare con Skye.»
«Posso sapere come mai provi un sentimento così profondo per lei?» domandò il direttore.
«Non decidiamo le persone che sono speciali nelle nostre vite, lo sono e basta.»
Annuì, e mi lasciò andare.

 
*
 
«L’ho trovata! È legata ad un letto, attaccata a dei macchinari e una flebo. Vado a salvarla, a dopo.»
«Ward…», non sentii nulla per qualche secondo, «riportamela salva.»

Darò la mia vita pur di riportarla viva, Coulson.

Respirai a fondo ed entrai nella stanza: la missione era iniziata.
«Skye… Skye, svegliati dobbiamo andare.» sussurrai, mentre scollegavo tutti quei maledetti macchinari dal suo corpo.
«Co-cosa ci fai qui?» chiese, tenendo gli occhi semi chiusi.
Le sorrisi anche se avrei voluto abbracciarla e stringerla a me per il resto della vita.
«Pensavo di salvarti la vita oggi, ho una promessa da mantenere.»
Ricambiò il sorriso e il mio cuore perse un battito.
La aiutai ad alzarsi e, dopo averla fatta rivestire, ci incamminammo verso l’uscita della stanza: inutile sottolineare il fatto che ogni singola guardia incontrata fino ad ora non ci avrebbe sicuramente più dato alcun fastidio – ma l’HYDRA non era affatto a corto di personale come lo SHIELD.
Provai ad accelerare il passo, purtroppo però Skye non riusciva a starmi dietro.
«Perdonami, temo mi abbiano sedata.» si scusò, arrossendo.
Le presi un braccio e lo portai sulla mia spalla, cercando di sorreggerla facilitandole il cammino. Superammo diversi settori senza problemi, ma sapevo bene che non sarebbe stato possibile uscire da lì senza incontrare ostacoli. Infatti, pochi istanti dopo udimmo una voce dire: «Dove credete di andare?»
Adagiai Skye a terra e subito dopo puntai la pistola contro la figura che ci impediva la fuga.
«Lasciaci andare, Daniel!» esclamai nervoso.
Daniel Whitehall era il leader assoluto dell’HYDRA, un vero osso duro anche se poco portato agli scontri fisici. Lui era una figura storica all’interno dell’organizzazione, fu uno dei primi successori dopo i fondatori… uno dei più spietati agenti che un’associazione criminale potesse reclutare: Whitehall non aveva cuore per niente e nessuno, se non per se stesso. Uccise tutti coloro i quali tentarono di ostacolarlo e fino a quel momento nulla gli aveva impedito di arrivare doveva voleva.
«Grant, cosa direbbe Garrett nel vederti così? Debole e influenzato dalle emozioni… che gran delusione.» recitò istrionicamente, avvicinandosi.
D’istinto arretrai, cercando una soluzione - avevo diversi agenti dell’HYDRA che mi circondavano, con armi ben più dotate della mie semplicissime due pistole. Skye seduta a terra sulla mia sinistra e Whithall proprio davanti a me.
«Ok, va bene… mi arrendo.» dissi, accovacciandomi e appoggiando la pistola al pavimento.
Daniel e tutti gli agenti seguirono con lo sguardo il mio movimento e rilassarono i muscoli.

Pessima mossa, ragazzi!

Con uno scatto ripresi la pistola e con l’altra mano tirai fuori anche la seconda, che avevo nascosto. Iniziai a sparare, uccidendo buona parte dei suoi operanti, mae rimasero due, disarmati. Tentarono di assalirmi insieme per uno scontro corpo a corpo. Persi una pistola, che scivolò verso Skye.
Skye…
Un pugno, e il crack della mia mascella, mi fecero tornare sul combattimento. Usai la pistola che avevo ancora in mano per spaccare il naso a uno dei due uomini, ma nel mentre l’altro contornò il mio collo con il suo braccio.

Non sapete con chi avete a che fare, stronzi!

Usai il corpo dell’agente davanti a me come scala e saltai così da ribaltare la situazione, portando il mio corpo dietro a quello dell’uomo che mi stava strangolando. Nel salto riuscii anche a tirargli una ginocchiata sulla schiena che lo stese completamente.
Ne era rimasto solo uno, semi cosciente a terra e dolorante. Purtroppo non ebbi nemmeno il tempo di asciugare una goccia di sudore… tutto accadde troppo velocemente: Whitehall teneva in mano la pistola che avevo usato sul naso del suo agente e la stava puntando verso Skye. Giusto il tempo di realizzare e partì il colpo. Mi lanciai con tutto il corpo verso Skye, non potevo permettere a questo stronzo di farle del male.

Ho promesso di salvarti, Skye…

«Ward!» la sentii urlare spaventata.
Un altro colpo partì, ma non riuscii a comprendere da dove venisse… sapevo solo di aver preso io quello a lei destinato.
Ero riuscito a proteggerla?
«Ward! Ward, non mi lasciare.» disse, singhiozzando.
Sentivo le sue lacrime bagnarmi il viso, le sue labbra sulle mie guance, sulle mie labbra… le sue calde mani sul mio corpo… Non avevo più forze e iniziavo a sentire freddo. Da buon agente sapevo bene cosa significasse. Presi la mano di Skye e, guardandola negli occhi, provai a stringerla il più possibile alla mia per farle sentire attraverso quel contatto tutti i miei sentimenti.

Va tutto bene, piccola. Ti amo.

 
*
 
Una mano si posò sui miei capelli e mi fece sobbalzare; mi ero addormentata sul suo letto, in attesa del suo risveglio.
«Non vuoi andare a riposare?» chiese, preoccupata, Simmons.
«Voglio esserci quando riaprirà gli occhi… glielo devo.»
Jemma annuì comprensiva e, dopo aver iniettato qualche antidolorifico nella sua flebo, lasciò quella piccola stanza.
Guardai il viso del mio vecchio AS, di colui che mi spezzò il cuore e ci tradì tutti, che per poco non uccise Fitz… che ha quasi annientato lo SHIELD, collaborando con Garrett per l’HYDRA.

“Il perdono più difficile è quello che un uomo deve riuscire a trovare per se stesso.”

Le parole di Coulson risuonavano nella mi testa martellanti. Chissà se Ward era riuscito a perdonarsi. Fino a quel momento, pensavo di non averlo fatto nemmeno io. Prima di quella esperienza odiavo il sentimento che provavo per lui, così come odiavo tutte le sue azioni. Ma era cambiato tutto, io ero cambiata e lui aveva rischiato la vita per me – se non fosse arrivata May, molto probabilmente non avrei potuto stringere la sua mano in attesa del suo risveglio.
L’intero team lo odiava, Fitz ne aveva tutte le ragioni… eppure lui era riuscito a perdonarlo, sperando di rivederlo presto in forze e pronto a tornare con noi.

Sei pronta a perdonarlo, Skye? A lasciarti andar,  liberare quei sentimenti che hai cercato di reprimere per diversi mesi?

Mi alzai dalla sedia, avvicinandomi al suo volto per lasciargli un delicato bacio sulla fronte.
«Ti perdono, Ward…» sussurrai, accarezzandogli i capelli.
«Era tutto ciò di cui avevo bisogno. Grazie, piccola…» rispose, con voce roca.
Si era svegliato.
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e presa dall’emozione non riuscii a trattenere le lacrime. Gli lasciai subito un bacio sulle labbra che, nonostante tutto, erano morbide e sembravano essere nate per unirsi alle mie.
Alzò lentamente le mani per prendere il mio viso e, guardandomi intensamente negli occhi disse: «Non ti deluderò più, Skye. Lo prometto.»

 
* * *
CITAZIONI:

Il perdono più difficile è quello che un uomo deve riuscire a trovare per se stesso. – Giorgio Faletti
But we don’t decide the people that are special in our lives, they just are. – Brett Dalton

* * *

Eccomi qui :)
Ho scritto questa one-shot (la mia primissima one-shot) perché avevo bisogno di “vivere” questi due personaggi – visto che la Marvel mi sta facendo penare. :’)
Per i fan della serie, spero con tutto il cuore di non avervi annoiato e che non riterrete di aver perso del tempo prezioso, leggendo questa storia. Mentre, per i miei cari compagni di viaggio, nonché skyeward convinti… mi auguro davvero abbiate apprezzato il racconto e che vi abbia permesso di vivere, anche se per pochissimo, quel sentimento che tanto desideriamo e che la nostra cara Marvel ci sta crudelmente portando via.

Vi ringrazio tutti per essere passati di qui e aver letto il mio racconto. Se vorrete lasciare una recensione, dirmi cosa ne pensate, cosa pensate degli skyeward ecc… sarò ben lieta di leggere ogni vostra singola parola.

Un abbraccio a tutti
Jennifer
   
 
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