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Autore: Tequila_Ev    08/12/2014    0 recensioni
Okay. E' una storia che sto scrivendo piano, piano. Non c'è un libro|Serie tv a cui mi sono ispirata. Solo ai sogni un po' di tutte le ragazze(?).
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Threesome, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Non avevo idea di quello che sarebbe accaduto la mattina successiva.
Sarei partita, avrei preso una pausa dalla mia vita monotona, occupata dallo studio e dal lavoro poco retribuito attivo solo nei week-end.
La valigia era pronta, invece io fissavo nel vuoto sapendo che qualcosa stava per essere dimenticata.
Qualcosa di essenziale che nel bel mezzo del viaggio avrei detto ‘’Cacchio Emily’’.
Ma ora, rileggendo mille volte la lista delle cose che avevo portato, sembrava che tutto quadrava.
Mi buttai a letto, e con la luce soffusa di una piccola abat-jour, guardavo il soffitto bianco su di me. Avrei potuto rivedere mio padre, ma non sapevo se davvero questo rientrava nella mia lista di desideri.
Aveva fatto male a me e alla mamma.
E sembrava che nessuna delle due era riuscita ad accettarlo. Lei, parlava di lui quasi mai, ma voleva che io mantenessi dei contatti, io invece, volevo solo dimenticarlo.
Chiusi gli occhi e cercai di dormire.
La nonna una volta mi disse che il segreto era tenere gli occhi chiusi, anche quando non avevi sonno, tenendo gli occhi chiusi, prima o poi ti addormentavi.
 
La mattina filtrava dalla serranda mezza aperta e il sole mi colpiva il viso, perciò, aprii gli occhi e dopo qualche secondo mi misi seduta sul letto.
Guardai il telefono, erano le otto del mattino, e avevo già tre messaggi di Mary.
‘’Buongiorno Emi!’’
‘’Ti sei svegliata?’’
‘’Muoviti, è tardi’’
Tutti e tre con circa 2 minuti di distacco l’uno dall’altro. Quella ragazza più capivo che era matta, più l’adoravo.
‘’Buongiorno, Mè. Sono sveglia e quasi pronta! ’’
Scrissi velocemente, scendendo dal letto. Non ero una persona veloce, specialmente la mattina presto. Non perché avevo molto da fare, ma sembrava che il mio cervello, prima delle 10 e di 2 caffè, non funzionava molto bene.
Feci un lungo sbadiglio, attraversando la cameretta andando in cucina, dove trovai, come al solito, mia madre che preparava il caffè.
Odiavo fare colazione perciò mi limitavo ogni giorno a prendere il mio buon caffè (uno dei tanti) e iniziare.
‘’Buongiorno mamma ’’ dissi ancora con la voce pre-caffè, sedendomi sullo sgabello.
‘’Buongiorno, tesoro mio’’ disse la perfetta donna, che mi stava versando il caffè fumante della tazzina davanti a me.
Come al solito ci misi il latte e zucchero prima di berlo tutto d’un sorso.
Dopo essermi vestita, misi la valigia nella macchina, e aspettai mia madre per essere accompagnata all’aeroporto, dove Mary mi aspettava.
Per tutta la durata del viaggio mia madre si raccomandò, di chiamarla, mandargli messaggi o e-mail, di farmi sentire, di tenere il portafoglio sempre vicino a me, di non parlare con gli estranei, di non bere e di non fumare, e appena arrivati, dopo un bacio dolce, lasciai la mamma all’entrata e iniziai a correre verso Mary. Si, ero leggermente in ritardo e lei non sopportava i ritardatari.
La guardai da lontano, la chioma nera corvino era inconfondibile, stava fissando il cellulare.
Merda.
Corsi più veloce e arrivai da lei col fiatone, fino a quando, accortasi della mia presenza mi guardò, seria.
‘’Merda merda ’’ pensai facendo un sorrisino innocente di scuse. Lei, che non riusciva a tenermi il muso, sfoderò un sorriso fantastico.
Mary, aveva diversi sorrisi, e quello era quello che preferivo, quello da #haifattotardimastiamopartendoquindiseigiustificataperchèsonotroppoelettrizzata.
Perciò sorrisi e presi il mio posto al suo fianco, nella fila per il check-in.
Una volta sull’aereo, notai che ogni fila aveva tre posti, e dopo un battibecco con Mary, lei si aggiudicò il posto al finestrino, e io quello nel mezzo.
Avevo brutte esperienze con i posti in mezzo perché ero sfigata. Una volta mi capitò una vecchietta molto gentile quanto chiacchierona che mi parlò di tutta la sua vita, del marito che era morto e dei nipotini ormai grandi, mentre io volevo solo dormire.
Un’altra volta vicino a me ci si era messo un uomo maturo e ‘’abbondante’’ che mi si addormentò addosso e, per il suo peso, non riuscivo a liberarmi il braccio dalla sua testa ronfante.
Stavolta invece, mentre chiacchieravo con Mary cercando ancora invano di convincerla a fare cambio di posto sentii dei passi verso di noi, mi girai istintivamente pensando a quale scherzo della natura andavo incontro e vidi un ragazzo.
‘’Wooo. E che ragazzo’’ Pensai scrutandolo attentamente mentre lui era impegnato a mettere nell’apposito posto, il suo bagaglio a mano.
Portava dei jeans, una camicia bianca senza giacca.
‘’Ma non ha freddo?’’ Mi chiesi pensando che era febbraio e che quell’Adone indossava solo una camicia.
Io avevo una felpa grigia, sopra i jeans stretti. Una felpa, e avevo freddo.
Aveva i capelli leggermente ricci, e castani cioccolato.
Si mise al mio fianco, sembrando che non facesse neanche caso che un’altra persona gli stesse vicino.
Mi girai subito, non offesa, ma sorpresa.
Non mi reputavo bella, o carina, ma almeno uno sguardo anche alla più brutta ragazza del mondo era lecito. Anche solo per vedere se avevi una racchia o una strafiga vicino, sbaglio?
Presi il mio Ipod girandomi verso di Mary, accettò subito una delle mie cuffiette e misi una delle mie canzoni preferite.
Mentre gli Oasis prendevano spazio nella mia mente, sillabando qualche parola qua e là, sentii il motore dell’aereo partire.
Sospirai, chiudendo gli occhi.
Si, avevo una paura fottuta dell’aereo.
Forse per il vuoto d’aria che mi si creava nello stomaco, o forse perché avevo visto troppi film su incidenti. Aerei che si schiantano, per un motore bruciato o per mancanza di benzina, o quello che era.
Strinsi la mano a pugno, stringendo gli occhi, posando la mia attenzione sul respiro.
Forse era da stupidi, ma avevo il terrore di tre cose soltanto; Del buio, dell’altezza e dell’aereo.
Avevo lottato contro Mary per optare per il treno, ma lei non ha voluto sentire ragione.
Perciò, mi ritrovai a schiattare dalla paura, mentre l’aereo prendeva quota nel cielo.
Aprii gli occhi solamente quando ero certa che l’aereo avrebbe mantenuto quell’altezza, permettendo al mio cuore di pulsare di nuovo regolarmente.
Aprii gli occhi, sorridendo quando vidi Mary fissare fuori dal finestrino, osservando il mondo da quella piccola finestrella come una bambina che vedeva un giocattolo tutto nuovo.
Feci un sorriso materno, per poi poggiare la testa sulla sua spalla, tornando a sentire la musica dalla mia cuffia.
Sarebbe durato poco il viaggio, ma quando Mary si addormentò, il tempo sembrava bloccato.
Giravo lo sguardo il tutte le direzioni possibili, per poi girarmi (facendo bene o male) verso il ragazzo ‘’poco freddoloso’’.
E lì, incontrai i suoi occhi.
Quei suoi occhi spettacolari, stavano guardando i miei. Erano di un verde, misto al celestino, ma con una punta di marroncino vicino l’iride, creando una sfumatura di colori.
   
 
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