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Autore: StayStrong00    09/12/2014    0 recensioni
Si sorrisero ed entrambe pensarono al primo giorno che si erano conosciute, alle elementari. la bimba con i boccoli aveva versato tutto il suo succo di frutta sulla magliettina nuova della piccola biondina, che aveva subito messo il broncio scappando dalla maestra. Il giorno dopo la bimba con i boccoli le aveva regalato una delle sue caramelle preferite chiedendole se volesse diventare la sua amichetta del cuore. Si erano scoperte, divertite, cresciute assieme fino a diventare delle ragazze, quasi donne che a breve avrebbero intrapreso un viaggio assieme, un viaggio che forse avrebbe cambiato entrambe. Una vacanza che nemmeno loro avrebbero immaginato. Forse l'inizio di un'avventura...
E poi boh, mi escono certe cose dalla testa. è la prima storia che scrivo, accetto le critiche costruttive. Leggeteee :))
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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       Capitolo 1.

Erano ormai passate due ore da quando Alison e Aria erano uscite di casa e si erano dirette al centro commerciale più grande di tutta la città. Due ore in cui Aria non aveva fatto altro che lamentarsi dei suoi poveri piedi , Alison di rimando le aveva risposto con un sorriso strafottente e le aveva detto: “ Smettila di lamentarti e reggimi questa busta che vado a provarmi questo abito che naturalmente userò la sera del nostro arrivo in un bel pub o in una discoteca.” Aveva finito quella frase con un espressione soddisfatta e felice allo stesso tempo. Quando aveva guardato l’amica negli occhi , Aria ci aveva letto così tanta felicità da far venire il diabete ma era contenta che fosse così e non che fosse triste a causa sua: quando avevano saputo della gita era così felice da far spaventare il professore che c’era in classe, ma il suo sorriso era andato via nell’esatto momento in cui le aveva detto che non ci sarebbe potuta andare perché doveva partire in Inghilterra. “ Questo è un colpo basso, Aria, lo sai?” e sembrava tutto tranne che una domanda quella. Le aveva rivolto quelle parole così piene di tristezza, e sì anche di odio, con espressione delusa e , poteva giurarci, un velo di lacrime pronto a rompersi da un momento all’altro negli occhi.  Alla diretta interessata le era venuto un colpo al cuore dopo quella vista ma lei, ci teneva troppo ad Alison e vederla stare male era come mettersi al rogo da soli ma lei non poteva farci nulla se i suoi genitori avevano deciso così. Per fortuna dopo poco le si accese una lampadina che le diceva che quello che stava pensando era la cosa giusta da fare. E così si era rilevato.
“Aria sei ancora lì?” disse Alison ancora nel camerino non sentendo l’amica proferire parola. Dietro la tenda, seduta sul divanetto posto più o meno al centro della stanza, l’altra, ancora assolta nei suoi pensieri, era quasi caduta con il sedere per terra battendo i gomiti per lo spavento. “Sono ancora qui, tranquilla.” Portò una mano al petto per lo spavento e si trattenne dall’imprecare in pubblico.
“Oh bene perché sto per uscire” disse Alison con aria trionfante all’amica che intanto si stava massaggiando la parte dolorante che aveva appena conosciuto il pavimento. Alison uscì dal camerino con un abito mono spalla nero con del pizzo posto sul top, le stava un incanto: le fasciava il busto mettendo in risalto il suo fisico asciutto facendola sembrare una modella piena di esperienza con i vestiti. Lei, invece, di vestiti non sapeva un tubo. Ne aveva indossato uno al diciottesimo della cugina per poi appenderlo nell’armadio , nell’angolino più buio e nascosto. Per non parlare dei tacchi, gli odiava ma gli amava. Le piacevano perché le sfilavano le gambe, la facevano sentire così attraente ma anche sicura. Sicurezza. Parola che nel suo vocabolario non esisteva. Lei era insicura e goffa, ma sincera e questo piaceva ad Alison.
 “Ally sei favolosa con questo vestito” Disse Aria con un sorriso a trentadue denti sul volto mentre l’altra faceva un giro su se stessa con le braccia in alto per farle ammirare l’abito ma soprattutto il suo corpo. “Si,si grazie. Ma adesso dobbiamo trovare un abito per te.” Eccola sulle punte dei piedi alla ricerca di quel benedetto vestito. “Non posso indossare un pantaloncino con una canotta larga e un paio di Converse?” disse ingenuamente la ragazza ancora seduta sul divanetto che in quel momento le sembrava comodissimo: aveva un espressione preoccupata e terrorizzata allo stesso tempo e faceva bene ad averla perché Alison quando si metteva in testa una cosa era irremovibile, era testarda fino al midollo. Lei, a differenza dell’unica ragazza gironzolante del negozio, preferiva uscire di casa con un paio di pantaloni stretti ma comodi e una canotta larga. Tendeva a coprire il proprio corpo perché pensava di non essere magra come l’amica, quando invece aveva un bel fisico che persino le modelle invidiavano. Alison le aveva sempre ripetuto: “ Ognuna di noi è bella a modo proprio, tu sei bella anche se copri quel fantastico fisico che hai e non ti devi preoccupare di mostrarlo alla gente.” Era così saggia quando ci si metteva quella ragazza.
“Potrebbe essere un’alternativa al vestito.”
“Per fortuna.” Disse Aria che intanto si era alzata dal divanetto per cercare qualcosa di carino da indossare. Disse quella frase quasi senza voce, ed era quello che voleva: non farsi sentire da Alison perché sapeva che se l’avesse sentita l’avrebbe uccisa per il semplice motivo che non le piaceva non sentire le persone , anzi odiava chiunque l’avrebbe fatto.  Ma aveva parlato troppo presto pesto “Ma…le scarpe da ginnastica non te le concedo.”
“Crepa.” Alison le regalò uno sguardo di fuoco, Aria si limitò a mandarle un bacio volante. Intanto la meno cosciente, secondo Aria, le aveva proposto diversi abiti che lei, prontamente, aveva scartato con un secco e diretto “No” fin quando non le mise davanti un completo magnifico agli occhi della persona che l’avrebbe indossato. Marta era estasiate da quel completo, aveva gli occhi e la bocca sbarrati per la sorpresa e ,conoscendo Alison, sapeva che quella era un occasione da non buttare via perché era raro che scegliesse abiti che le piacessero.
“Su provalo.” Le aveva detto l’amica che intanto si stata andando a sedere sullo stesso divanetto dove, poco prima, c’era sedutaAria. Quest’ultima dopo l’ordine dato dall’amica si era fiondata in camerino a provare il completo che, ancora stentava a crederci, aveva scelto Allison. Dopo pochi minuti Aria uscì dal camerino con indosso un pantaloncino a vita alta di jeans e una canotta grigia con una corona decorata con tanto di perle. Era stupenda. Alison , che fino a quel momento stava canticchiando qualche canzone trasmessa alla radio, si rianimò e mostrò all’amica uno dei suoi magnifici sorrisi,  si guardò allo specchio e anche lei sorrise, sorrise perché era felice di vedere quelle gambe libere dai jeans, quelle gambe che invidiava anche Alison. Aria era davvero una bella ragazza: la pelle candida le dava quell’aria da ragazza seria, non che non lo fosse, solo che lei era una ragazza che Alison stessa aveva definito  spirito libero proprio per il carattere e i suoi ricci ribelli, altra cosa che Alison amava dell’amica. Ai tempi delle elementari aveva dei teneri boccoli dorati che venivano sempre tirati dalle bambine più invidiose, compresa Alison. Alle medie i boccoli si erano trasformati in ricci, non ancora ribelli. Alle superiori alternava i ricci ai capelli lisci, ma rimaneva comunque un simpatico panda con i ricci.
Erano estasiate, entrambe. Sia perché Aria stava indossando qualcosa che andava contro i suoi limiti, sia perché Alison aveva concesso all’amica di indossare un paio delle sue amate Converse. Si sorrisero ed entrambe pensarono al primo giorno che si erano conosciute, alle elementari. Aria aveva versato tutto il suo succo di frutta sulla magliettina nuova della piccola biondina, che aveva subito messo il broncio scappando dalla maestra. Il giorno dopo la bimba con i boccoli le aveva regalato una delle sue caramelle preferite chiedendole se volesse diventare la sua amichetta del cuore. Si erano scoperte, divertite, cresciute assieme fino a diventare delle ragazze, quasi donne che a breve avrebbero intrapreso un viaggio assieme, un viaggio che forse avrebbe cambiato entrambe. Una vacanza che nemmeno loro avrebbero immaginato.

 

  
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