Cammino tra le colonne che
circondano il tempio lungo tutto il suo perimetro, ricordando che spesso mi
nascondevo dietro di esse e m’illudevo che tu non potessi trovarmi; le sfioro
leggermente, e rimango colpita dal loro falso splendore marmoreo, messo in risalto
dai raggi del sole, e soprattutto della loro resistenza al tempo.
Hanno l’ardire di sfidare i secoli, Naruto.
E se esse sono in grado di superarli quasi intatte, noi, poveri umani, cediamo
agli anni che passano e affidiamo proprio a tali colonne il nostro desiderio
d’essere immortali, almeno attraverso il ricordo dei posteri.
Anche tu credevi nella funzione eternatrice dell’arte, amore mio, ma hai
lasciato questo mondo prima di vedere realizzata una tua opera; i tuoi sogni e
le tue speranze sono state spezzate dall’ingiustizia della morte.
Eri nel fiore degli anni, e lei ti ha portato via prematuramente, via da tutti
e via da me.
Sono delusa.
Sono indignata contro gli dei che ti permettono di legarti ad una persona, per
poi sottrartela senza una valida motivazione, ma mi rendo conto che non serve a
nulla: tu non tornerai.
Se voglio andare avanti devo accettare e superare questo dolore, ma adesso non
ci riesco e torno qui per illudermi di averti ancora vicino, seppure tra le
lacrime e il sapore dolceamaro dei ricordi.
Dopo alcuni minuti raggiungo finalmente il pronao e, seguendo la scia del
passato, lo attraverso velocemente, lasciando che la mia veste ne sfiori il
pavimento e che i miei ornamenti risuonino nello spazio vuoto. Quando correvamo
in questo tempio a giocare, di nascosto dai sacerdoti che ce lo avrebbero di
sicuro impedito, non eravamo soliti soffermarci nell’atrio, perché la nostra
principale attrazione era rappresentata dalla dea Atena.
Ed è proprio davanti alla cella interna che mi fermo, colpita dal sentimento di
soggezione che la statua mi ha sempre trasmesso e assalita dal tuo fantasma.
Mi sembra di vederti ancora bambino, mentre ti accosti ad Atena e fingi
d’essere Zeus nell’atto d’impartire degli ordini, così buffo per la netta
sproporzione che esiste tra te e la statua.
Allora non comprendevamo che tale gesto potesse essere considerato profano;
avevamo l’ingenuità dell’infanzia.
Ma crescendo abbiamo capito. Soprattutto tu che con il tuo sogno di
diventare architetto hai rivestito questo luogo di un immenso valore artistico
e religioso.
Da quel momento, se visitavamo da soli il tempio, m’indicavi il nome delle
varie parti delle colonne, mi spiegavi gli accorgimenti presi per correggere
l’ottica naturale e gli equilibri esistenti tra gli elementi architettonici,
con un tal entusiasmo da impedirmi di confessarti che non ero in grado di
seguire i tuoi discorsi. Poi, giunti davanti alla statua, diventavi
immediatamente serio e m’invitavi a pregare.
Mentre chiedevi ad Atena di fornirti le capacità necessarie per realizzare i
tuoi desideri, per costruire un tempio che avrebbe reso con la sua immobilità
la perfezione e l’eternità delle divinità, io la imploravo semplicemente di
ascoltarti, perché non volevo vederti infelice.
Ma tutto è stato vano; orami questo luogo sacro non ci vedrà mai più insieme.
Consapevole della dura realtà, volgo le spalle alla dea e lascio l’edificio,
sperando che prima o poi il tempo riesca a cicatrizzare la ferita sanguinante
del mio cuore.
Angolo
dell’autrice
Dopo un anno e una vita che non
pubblico qualcosa, sono tornata per vostra sfortuna con questa one-shot sulla
coppia NaruSaku.
E ora mi chiedo: riuscirò mai a scrivere una fic che non sia deprimente? Mah,
non trovo risposta.
Comunque spero che sia piaciuta a qualcuno.
x chi ha recensito “Ancora una
volta”
ryanforever: Itachi dici? non saprei. Per me
si adatta un po’ a tutti ninja, comunque grazie per il fatto di lasciarmi quasi
sempre una recensione^_^