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Autore: Tresor    09/12/2014    0 recensioni
[Coppia Daniel Feuerriegel/Pana Hema Taylor]
Com’è cominciata quella strana telefonata?
Un nome sul display dello smartphone.
Quattro lettere.
Un nome semplice eppure insolito.
Un saluto altrettanto semplice…
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

 

L’aroma del caffè, intenso e deciso, lo guida attraverso il corridoio appena esce dal bagno.

Daniel identifica d’istinto una delle miscele italiane che la madre usa per la colazione del mattino.

Il profumo si spande attraverso gli ambienti, sospinto dalla leggera brezza che entra dalle porte aperte, in un irresistibile invito a raggiungere la cucina.

Entra.

A piedi nudi sul parquet non fa alcun rumore.

Ovviamente non è sua madre che trova.

Hema gli dà le spalle, davanti all’isola in mezzo all’ampia stanza, concentrato a infilare delle fette di pane nel tostapane, mentre accanto a lui la macchina del caffè brilla dei suoi led come un’astronave in miniatura, ed esegue con un sibilo i vari passaggi per trasformare i chicchi di caffè nel liquido denso e nero che va riempiendo il brik.

Non lo sente arrivare.

E un po’ trasale quando Daniel preme il petto contro la sua schiena nuda e lo avvolge in un abbraccio leggero, facendogli scivolare le mani intorno all’addome e tirandoselo contro.

Dio, il solo contatto con la sua pelle nuda gli fa mancare il fiato e battere forte il cuore!

-          Buongiorno! – La voce bassa e carezzevole gli rotola nell’orecchio quando l’uomo affonda il viso nel suo collo, poco sotto il lobo e vi depone un bacio.

L’ alito caldo gli sfiora la pelle e lo fa rabbrividire suo malgrado.

Trema di piacere e il cuore gli fa un altro balzo talmente violento da dargli uno scarto.

Daniel aspira a fondo il suo odore e rilascia il respiro, provocandogli mille fremiti ingestibili lungo la schiena.

-          Ciao! – Riesce soltanto ad articolare con un filo di voce, che sembra più un miagolio, mentre cerca di riprendere i propri pensieri che sfuggono da tutte le parti al controllo della mente.

-          Che bello svegliarsi di nuovo con il profumo del caffè! –

Hema si irrigidisce improvvisamente, colto da una sgradevole consapevolezza.

Non ha alcun diritto.

Lo sa.

Ma al suo stomaco non frega un cazzo e gli si rivolta contro, crudele.

Istintivamente ogni parte del suo corpo si ritrae da quello dell’altro, e tuttavia Daniel, di riflesso, non lo lascia andare, serrandogli ancor di più la propria stretta intorno, intuendo immediatamente il motivo della sua reazione.

-          Che tu sia geloso mi lusinga profondamente… - Gli mormora nell’orecchio, mentre un sorriso gli si disegna sulle labbra, contagiando anche il tono di voce. - … Ma ti assicuro che mi sto riferendo semplicemente alla mia mamma… -

-          Alla… - Tenta di articolare il ragazzo senza fiato.

-          … mia mamma… questa è la casa di famiglia, piccolo, mia madre ha proibito categoricamente sia a me che a mia sorella di portarvi compagnie passeggere.

Di solito è lei che si sveglia presto e prepara la colazione per tutti, compreso questo buonissimo caffè.

Mia sorella Karen è felicemente sposata, e nessuna delle mie… “amiche” è mai venuta qui! –

-          E io allora? –

-          E’ diverso. – Glielo sussurra, la voce sempre più bassa. E un nuovo bacio sottolinea quell’ovvietà. – Tu sei diverso, dolcezza, sono sicuro che a mia madre piaceresti molto. –

-          Se non le viene un infarto prima per quel che significa la mia esistenza nella tua vita! – Replica Hema per nulla convinto delle sue certezze.

-          Uhm, si sorprenderà, ma non ne farà un dramma: ho una mamma fantastica io!  -

-          Non sono per niente ansioso di scoprirlo per il momento! –

Daniel scoppia a ridere e con un gesto lo fa girare su se stesso, ritrovandosi faccia a faccia con lui.

Di nuovo lo intrappola tra le sue braccia e lo fissa con una nota ironica negli occhi che non gli piace per niente.

-          C’è tempo, piccolo, non preoccuparti! –

Fa per calare sulla sua bocca e impossessarsene, ma Hema lo respinge piantandogli le mani sui pettorali e tenendolo a distanza.

-          Ti ho detto di non chiamarmi “piccolo”! – Lo minaccia contrariato.

E tuttavia una luce divertita gli fa brillare le iridi scure, smentendo il suo cipiglio.

Daniel alza gli occhi al cielo e sbuffa.

-          Mi hai anche detto di non chiamarti “amore” … “dolcezza” …. Che altro? -

-          Ce l’ho un nome! –

-          Romanticismo zero tu eh! ... –

-          Smettila di fare lo scemo! –

L’uomo riprova a piegarsi su di lui per raggiungere la sua bocca, e di nuovo viene respinto.

-          Hema! – Pronuncia allora il suo nome, pericolosamente somigliante a un ringhio minaccioso. A un avvertimento.

-          Bada, AMORE, già che mi sono svegliato e non c’eri, potrebbe avermi fatto alzare con il piede sbagliato! –

-          Uhuu, che paura!! E cosa vorresti farmi, sentiamo! –

Un lampo malizioso compare nel verde giada facendolo pentire immediatamente di averlo sfidato.

-          Sei sicuro di volerlo sapere… adesso… prima di colazione? –

-          Perché… dopo… sarebbe diverso? –

Daniel nega con il capo mentre il sorriso gli si allarga sul volto.

A un soffio dalla sua bocca, la barriera delle mani che lo respingono del tutto indebolita, riesce finalmente a raggiungerlo e a posarsi sulle sue labbra.

-          Prima o dopo non cambierebbe niente, credimi! – Gli rivela, l’inflessione piena di sottintesi null’affatto misteriosi.

Promesse o minacce che siano, il ragazzo non vuole chiederselo mentre deglutisce un nodo d’emozione che gli serra la gola.

Cerca tuttavia una battuta per spezzare l’imbarazzo che lo coglie, incendiandogli inevitabilmente le guance.

Si sforza con tutto se stesso di ignorare la sua vicinanza incombente.

Ma non la trova.

E dopo nessuno sforzo serve quando Daniel lo preme eloquente contro il proprio corpo, facendogli scoprire quanto il desiderio di lui si stia risvegliando.

E intrappola la sua bocca in un bacio profondo, intenso, saggiando e giocando con la sua lingua, impedendogli di respirare, di prendere il controllo.

Perfino di pensare.

Lo subisce.

Convincendosi che mai prevaricazione sia più perfetta, voluta, piacevole di quella.

Lo accoglie, spingendosi egli stesso, d’istinto, contro i suoi muscoli tesi, morbidi, che lo stringono in una presa ferrea senza tuttavia fargli alcun male.

E lo sente tutto quel corpo perfetto, di cui ha imparato a riconoscere ogni piega soltanto poche ore prima, provando la strana e al tempo stesso familiare sensazione di averlo sempre conosciuto.

 

Il suono elettronico della macchina del caffè, che annuncia insistente il termine del proprio lavoro, li fa sobbalzare simultaneamente, spingendoli a scostarsi.

Si ricordano in quel momento di dover riprendere fiato, sordi fino ad allora agli avvertimenti che i polmoni stavano mandando loro da qualche attimo.

Hema ne approfitta per spingerlo via e riprendere una parvenza di controllo di cui, però, non sente davvero alcun bisogno.

Ha ancora il volto in fiamme, maledizione!

Lo sente distintamente dal calore che avverte sulla pelle, adirato con se stesso per l’incapacità di dominarlo o almeno nasconderlo all’esterno: sta facendo la figura del bamboccio alle prime armi.

Non lo sopporta.

Che senso ha avere quella reazione di impaccio davanti a lui proprio non lo capisce.

Non dopo tutto quel che hanno fatto durante la notte.

Non gli è mai successo quando è andato a letto con una ragazza.

Ok, forse soltanto durante le prime esperienze adolescenziali, ma poi non ne ha sentito più alcuna necessità.

Perché con Daniel ogni cosa ritorna in discussione?

Perché si riaffacciano pudori dimenticati?

Imbarazzi per uno sguardo o un’allusione?

Come una verginella?

 

Non ha senso!

 

Non se ripensa a quante volte hanno fatto l’amore.

A quante volte lo ha preso e lui si era lasciato andare spontaneamente, istintivo, perdendosi in amplessi che non avrebbe mai immaginato così devastanti, infiniti, meravigliosi.

Che gli hanno strappato coscienza e lucidità.

Alle sue mani e alla sua bocca che ha sentito scorrere su di sé e dentro di sé, desiderando sempre di più.

Volendosi perdere!

Urlando il proprio piacere.

Cercandolo e rincorrendolo.

 

Insaziabile!

 

Ci ripensa a quei momenti.

Appunto.

Ogni terminazione nervosa che si risveglia a dispetto del suo debole autocontrollo.

E arrossisce ancora di più.

Di colpo gli gira le spalle, sfuggendo al suo abbraccio, e letteralmente scappa lontano, raggiungendo nuovamente il piano dove stava preparando la colazione.

Daniel non lo ferma, ancora cercando di regolarizzare il respiro, e non si offende.

Anzi, ritrova il sorriso mentre lo vede armeggiare con il brik colmo di caffè nel tentativo di riempire due tazze pronte sul ripiano con le mani un poco tremanti.

E con un sorriso lo riaccoglie quando quelli gliene porge una, tenendosi in qualche modo a una certa distanza di sicurezza, come se fosse stato prudente anche solo non lasciarsi raggiungere dal suo calore.

-          Non sono la tua donna… - Lo avverte, mettendo su un cipiglio severo assolutamente poco convincente. – E nemmeno tua madre, perciò non ti aspettare che ti prepari la colazione… -

-          Non te l’ho chiesto! – Ride Daniel, divertito dalla sua puntualizzazione superflua.

Questo smonta ogni speranza di Hema di rimetterlo al suo posto.

-          … Io… io non so cucinare, brucio anche l’acqua che bolle nella pentola… - Aggiunge più incerto.

Sentendosi stupido.

-          Ok, non è un problema, posso pensarci io! – Beve un sorso di caffè mentre lo asseconda. – Questo però è venuto buono! –

-          G… grazie! ... Ma è merito della macchina, io l’ho solo caricata… E levati quel sorriso ebete dalla faccia, ti ho detto che non sono la tua donna. –

L’uomo inclina la testa da un lato, osservandolo con una strana espressione nello sguardo.

Sguardo che improvvisamente gli fa scivolare addosso come fosse una carezza.

Hema va in confusione in un momento, leggendo anche troppo chiaramente il desiderio che gli incupisce il verde delle iridi.

-          So bene che sei quanto di più lontano da una donna! – Mormora con un tono così denso da farlo rabbrividire.

E per sottolineare quella sua consapevolezza, indugia allusivo, volutamente, sul suo corpo seminudo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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