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Autore: Melanto    09/12/2014    12 recensioni
Il destino di una vita, di un 'se' che non è diventato scelta.
Di una porta che è stata aperta nonostante la paura di vedere cosa nascondeva.
La porta della Hall of Fame.
«Ascoltami bene, ok? È stata una partita difficile, ma ce la siamo cavata meglio di quanto avessimo preventivato, considerando tutti i casini che stiamo passando. Quindi, sta’ tranquillo e fai quello che tutti sappiamo sai fare meglio. Che vinciamo o perdiamo lo faremo sempre insieme, l’importante è che tu sappia di aver fatto il possibile e, comunque vada, ce la saremmo giocata fino alla fine. D’accordo, Yuzo?»
Genere: Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota Iniziale: sono MESI che avevo in mente di scrivere questa one-shot, perché fin dalla prima volta che ho sentito questa canzone ho sempre pensato che fosse PERFETTA per Yuzo. Mi è parsa da subito così ‘sua’ che dovevo scrivere qualcosa. :3 Ed ora eccola qui. ;)

Ci ritroveremo alla fine per le note di chiusura! :D
Buona lettura!

 

The Hall of Fame

 

«Sapevo che ti avrei trovato qui.»
Quella voce lo fece trasalire, non pensando di avere compagnia: era già quasi ora di cena e lui era convinto che sarebbe rimasto da solo ancora un po'.
Yuzo si volse e il suo capitano, Theodore Miyamoto, gli si fece dappresso, scendendo lungo l'erba che costeggiava il grande campo da calcio della Shutetsu. Lo stesso in cui all’indomani avrebbero dovuto affrontare le selezioni per la nuova squadra che avrebbe partecipato al campionato nazionale calcistico delle elementari.
Ogni anno era sempre stata la Shutetsu a rappresentare la prefettura di Shizuoka e loro della Mizukoshi non avevano mai superato neppure le selezioni interne. Con la Shutetsu non c'era mai stata partita, diversamente che con la Nankatsu; ma ora, entrambe si sarebbero fuse per dare vita a un nuovo, ambizioso progetto, in cui avrebbero fatto rientrare anche le altre squadre. Mizukoshi compresa.
«Te ne sei andato senza dire niente, quando di solito torniamo sempre a casa insieme.» Theo si lasciò cadere a peso morto accanto a lui, gettandosi il borsone da calcio ai piedi.
«Scusa…» Yuzo abbassò lo sguardo sulle scarpe, ritrovando l'aria un po' mogia che aveva avuto fin da quella mattina. A dire il vero gli faceva solida compagnia già da un paio di giorni. «…volevo stare un po' per conto mio.»
Theo allungò le mani dietro di sé, trovando l'appoggio morbido dell'erba, e distese le gambe, facendo vagare lo sguardo lontano per abbracciare l'intero campo.
La brezza era piacevole e calda e portava con sé un delizioso profumo di verdure; qualcuno stava cucinando. Quel silenzio rilassato li accompagnò per alcuni istanti, lasciandoli immersi in altri pensieri.
«Hai paura per domani?»
Yuzo raddrizzò appena la schiena e anche se Theo non lo vide, capì lo stesso di averci preso; tanto ormai si conoscevano un sacco bene loro due.
«Secondo me non dovresti.»
«E perché no? Li hai visti, gli altri? Sono bravissimi! Dov'è che dovrei andare, io…» Yuzo si strinse le ginocchia al petto e vi poggiò sopra il mento con una certa rassegnazione. «Forse non dovrei nemmeno provarci…»
«Ma sei matto, Yuzo-kun?! Non dirlo neanche!» Theo gli puntò contro l'indice con fare accusatorio e minaccioso. «Tu non sei affatto male come portiere! Dovresti solo avere un po' più di fiducia in te stesso, ecco! Non hai nulla da invidiare agli altri.»
«Non ho nulla da invidiare?! Theo-kun! Stiamo parlando di competere con Genzo Wakabayashi!
Genzo Wakabayashi, capisci?! Lui è così-»
«Borioso e pieno di sé?» borbottò Theo affondando il viso in una mano. Strinse gli occhi chiari e inarcò un sopracciglio. «Tu lo idolatri troppo, secondo me.»
Yuzo lo guardò come avesse appena bestemmiato tutte le divinità in un colpo solo. «Non lo idolatro, dico solo la verità!»
«E se anche fosse? Ok, lui è forte-»
«Fortissimo!»
«Fortissimo» accondiscese Theo. «Rimarrebbe sempre il posto per essere il portiere in seconda. Potresti puntare a quello.»
«Sì, certo, come se fossi migliore degli altri.» Yuzo scosse il capo sconsolato. «Hai pensato a Morimashi della Yamabuki? E a Kabaji della Nishigaoka? Io non avrei proprio speranze. Per questo dico che dovrei evitarmi una sicura figuraccia e lasciar perdere…»
Theo si rese conto che era davvero sconsolato e che non sarebbero batate due parole di incoraggiamento a sistemare la cosa, così, accennò un sorriso e gli passò il braccio attorno alle spalle.
«Ascolta, nessuno dice che non sarà un disastro, ma che importa? Se non provi non lo saprai mai, e rinunciare solo per paura, beh, è ammettere la propria sconfitta. Vuoi mica far vincere a tavolino i tuoi avversari?! Guarda che non lo accetto! Te lo dico da Capitano!»
Al portiere sfuggì un sorriso divertito e Theo seppe di essere sulla strada giusta.
«Provaci, Yuzo. Mal che vada, ci saremo divertiti. E se invece dovesse andare bene… potresti diventare il nuovo Wakabayashi!»
Stavolta Morisaki sbottò a ridere di gusto. «Seee! Ceeerto!»
«E che ne sai?! Magari diventerai davvero bravissimo e potrai arrivare sempre più in alto, fino alla JLeague e alla Nazionale!»
Morisaki si liberò della sua stretta, che era diventata un gioco di lotta, e gli coprì i capelli chiari con il cappuccio della felpa smanicata che indossava.
«Sì, come no? Se lo dovessi diventare davvero, giuro che ti telefonerò e ti dirò che avevi ragione!»
«Guarda che l'hai detto, eh? Vedi che me lo ricorderò e se non lo farai mi arrabbierò tantissimo!» rise Theo, mollandogli una pacca sulla spalla, prima di afferrare il borsone e tirarsi su. Gli tese la mano per aiutarlo a fare lo stesso.
«Dico sul serio, sai?» continuò, nel momento in cui Yuzo strinse le sue dita e gli rivolse un sorriso. «Magari sarà davvero la tua strada, portiere. Però non potrai mai saperlo se non l'affronterai. E se te la farai sotto, beh, chi se ne frega! Fallo e basta! Almeno potrai dire di averci provato e di non essere rimasto solo a guardare.»
Yuzo annuì con maggiore sicurezza e finalmente consapevole che l'andare bene o l'andare male non era poi così importante, importava farlo. E lui il giorno dopo avrebbe affrontato le selezioni per la Nankatsu assieme ai suoi compagni, e si sarebbe divertito con loro.
Mentre risalivano il declivio erboso e arrivavano alla strada, Theo si strinse nelle spalle, con la sua aria da piccolo adulto che il ruolo di Capitano a volte gli conferiva e di cui andava sempre orgogliosissimo.
«E' così in tutto, anche nei compiti in classe!»
«Questo dovremmo dirlo a Kenta!»
E insieme ridacchiarono, camminando fianco a fianco sulla via di casa.


****



«E siamo di nuovo in diretta dal Nihondaira Stadium di Shimizu-ku per riprendere la telecronaca di quest'ultimo atto che stabilirà chi si porterà a casa la Coppa dell'Imperatore tra la Shimizu S-Pulse e il Vissel Kobe. Una partita davvero bilanciata e combattuta da entrambe le parti che però esige un vincitore assoluto, vero Nozaki?»
«Come ogni finale che si rispetti, d'altronde. E i calci di rigore sembravano essere nel destino di quest'incontro già con l'inizio del secondo tempo. Le formazioni non si sono risparmiate ma la stanchezza nelle gambe si è fatta sentire fin dal ventesimo della ripresa. Ricordiamo che sia la S-Pa che il Kobe vengono da un lunghissimo campionato che ha visto alti e bassi di entrambe le squadre.»  
«Sì, la S-Pa ha affrontato parecchie difficoltà, quest'anno, o è la mia impressione? Ci eravamo abituati a vederla sempre su livelli medio-alti.»  
«Il cambio di allenatore si è fatto sentire e la squadra, per quanto abbia approvato all'unanimità l'arrivo di Oenoki, ha sofferto visibilmente la mancanza di Ghotbi.»

«Il calcio è mobilità dentro e fuori dal campo, a quanto pare. Ma torniamo all'incontro di stasera! Per quanto la S-Pa stia uscendo malconcia dal campionato, sembra decisa a non mollare la presa, oggi.»  
«Già! Si è fatta onore, forte anche del fatto di giocare in casa. Il supporto degli Orange Soldier è davvero caloroso! Senti che cori!»
«Dici che vedremo il famoso kachiloco? La curva è già un’onda arancione!»
«La S-Pa è di sicuro una squadra che ci crede sempre fino alla fine, e non sono quasi mai mancati nelle fasi finali di questa competizione, ma dopo l'unica vittoria nel 2001 sono rimasti piuttosto a bocca asciutta. È normale che stavolta vogliano vincere, anche per riscattarsi da questa stagione piuttosto negativa. E poi giocano in casa, sarebbe un bel regalo per i loro tifosi. Morisaki, per quanto abbia disputato un buon campionato, si è visto ricadere lo sbilanciamento della squadra sulle proprie spalle, indipendentemente dagli sforzi del capitano Sugiyama e di Kishida di tenere saldi centrocampo e difesa. Per contro, il Vissel Kobe si trova decisamente più in alto in classifica e può contare sul sempre ottimo Sorimachi che anche quest'anno ha mantenuto un'alta media di goal. Certo, c'è da dire che stasera sono sembrati quasi intimoriti sia dal Nihondaira che dalla stessa S-Pa, che sta dando fondo a tutte le ultime energie.»
«Staremo dunque a vedere se il risultato finale sarà quello dato favorevole dai pronostici o se il cielo sarà arancione, sopra Shimizu-ku! Ma seguiamo il portiere del Vissel Kobe che sta prendendo posto tra i pali!»


Yuzo è seduto sull’erba umida, ginocchia piegate e mani che rigirano i guanti. Se li è levati subito, appena è stata fischiata la fine del secondo tempo supplementare. E’ così ogni volta che gli toccano i calci di rigore: gli danno fastidio, quasi non fossero più la seconda pelle cui è abituato. Se solo non sapesse che finirebbe col distruggersi le mani, sarebbe tentato di sfruttare il grip proprio delle dita; ma è solo una sensazione che arriva e se ne va, scomparendo non appena è il momento di andare.
«Detesto quando finisce così. Lo detesto proprio.»
Lo sbuffa via con il sorriso, affondando il viso nelle mani e spettinando i capelli corti. Non è accaldato, non ha corso centoventi minuti come i suoi compagni, e il freddo di quella sera di Dicembre gli è proprio addosso, eppure, nonostante tutto, non lo avverte come dovrebbe, perché c’è la tensione di ciò che deve fare a tenere impegnati i suoi pensieri su altre priorità.
Kishida, seduto al suo fianco, ridacchia e gli passa la mano dietro la nuca in un gesto di incoraggiamento. «Avremmo dovuto segnare nel corso del tempo regolamentare. Colpa nostra. E ora ti molliamo la patata bollente.»
«Il Vissel Kobe è forte, non è colpa di nessuno.» Yuzo si stringe nelle spalle e lancia un’occhiata a Sorimachi che sta parlando con gli altri compagni, probabilmente si stanno accordando su chi dovrà calciare. Sorride comunque, anche se è stata una serata difficile. «Siamo stati bravi, stasera.»
«Ti immagini se vinciamo?» sorride anche Takeshi. «Il Mister farebbe i salti di gioia.»
Ed è chiaro anche a lui che non sta parlando di Oenoki.
«Tanto lo sappiamo che poi telefonerà al Capitano per sapere come stiamo.»
Ridono. A loro il vecchio allenatore manca un sacco, ma da bravi professionisti sanno che devono guardare avanti come ha fatto la società e che non devono farsi prendere troppo dalle malinconie. Soprattutto in quel momento, che hanno una grande opportunità tra le mani e devono rimanere concentrati; Yuzo più degli altri.
Kota Sugiyama arriva proprio in quel momento e Yuzo sa che con lui è giunta l’ora di prepararsi e infilare di nuovo quei guanti.
«Pronto?» gli chiede, sfregandosi le mani e soffiandoci dentro un po’ di calore. Ha già la giacca della tuta sulle spalle; non calcerà, non è un rigorista.
Yuzo fa spallucce e piega le labbra in una smorfia che cerca di essere convincente, poi sorride. «Chi inizierà?»
«Calceremo noi per primi.» E osserva Kishida con serietà, agitandogli l’indice davanti al naso. «Preparati, sarà il tuo turno dopo Novakovic.»
«Calcerò anch’io? Occazzo, è da un secolo che non lo faccio…»
«Sei un buon rigorista, muovi il culo e stai concentrato.» Sugiyama non vuole sentire ragioni né Takeshi lo contraddice, ma si rimette in piedi e fa un paio di saltelli.
«Meglio se raggiungo gli altri, vedo che Yamamoto si sta già avviando in porta.» Sa che Kota vuole parlare con Yuzo a quattr’occhi e li lascia da soli, correndo senza troppa fretta.
Yuzo ha appena sistemato i guanti per la seconda volta e afferra la mano che il Capitano gli ha teso. Nel momento in cui è davanti a lui, superandolo di almeno dieci centimetri, Kota lo trattiene con una mano dietro la nuca e lo guarda fisso negli occhi, con determinazione.
«Ascoltami bene, ok? È stata una partita difficile, ma ce la siamo cavata meglio di quanto avessimo preventivato, considerando tutti i casini che stiamo passando. Quindi, sta’ tranquillo e fai quello che tutti sappiamo sai fare meglio. Che vinciamo o perdiamo lo faremo sempre insieme, l’importante è che tu sappia di aver fatto il possibile e, comunque vada, ce la saremmo giocata fino alla fine. D’accordo, Yuzo?»
«Sì, Capitano.» Annuisce e finalmente anche Kota si scioglie in un sorriso fiducioso. Gli molla un buffetto sul viso e gli passa il braccio attorno alle spalle mentre s’avviano insieme.
«Datti da fare, portiere.»

Kaito Yamamoto gli ha sempre ricordato un po’ Genzo: modi decisi, alta concentrazione, ottima intuizione e buoni riflessi. È un valido atleta, ma Yuzo ci ha avuto pochissimo a che fare, poiché ha lasciato la S-Pa proprio l’anno del suo arrivo, per passare al Vissel Kobe.
Yuzo lo segue con gli occhi mentre è già in posizione: gambe divaricate e leggermente flesse, mani sollevate a mezz’aria.
Per sfortuna di Yamamoto, il primo a calciare è Novakovic, il cannoniere più forte della S-Pa. E considerando che è ambidestro e ha esperienza da vendere ci mette poco a infilare un bel pallone nell’angolo destro della porta.
Uno a zero. E sembra che la fine di quella partita sia lontana mille miglia.
Kaito non fa una piega al goal preso, non apparentemente, ma lui può immaginare cosa gli stia passando adesso per la testa, è lo stesso senso di responsabilità che ha addosso anche lui, nel momento in cui si appresta a raggiungere la sua postazione.
Si battono il cinque mentre si passano a fianco, un modo per farsi coraggio a vicenda e augurarsi buona fortuna, perché in quel momento è come se la partita non esistesse più. Esistono solo loro due, i loro avversari e il pallone. Dopo, quando tutto sarà finito, il mondo tornerà a fare parte del flusso del tempo e dello spazio solitario che ha preso a scorrergli nelle vene, ma per ora l’universo è raccolto nella sola area di rigore.
Anche se Kota ha parlato di vincere e perdere insieme, di responsabilità condivise, Yuzo non può non pensare che tutto dipende da lui e che ogni sbaglio potrà far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra.
Forse ci pensa troppo e si innervosisce il tanto che basta a farlo muovere con un attimo di ritardo al tiro di Marquinhos. Giusta intuizione, sbagliata scelta di tempi. E la sfera gli è alle spalle, insaccata in rete.
Il primo rigore è sempre un po’ un banco di prova.
Uno a uno.
Anche se non dovrebbe, un’espressione di disappunto gli passa svelta sui tratti del viso e poi scompare nel freddo che non avverte, mentre torna a darsi il cambio con Kaito.
Nell’arco di tempo che lo separa dal suo secondo tentativo, Yuzo non parla con nessuno, così come nessuno si sogna di provare ad avvicinarlo; un po’ perché sono tutti concentrati sul rigore che sta per essere battuto da Takeshi, un po’ perché i suoi compagni sanno che otterrebbero solo un’occhiata omicida e un sibilato ‘sparisci’. Nemmeno loro sanno come accada, di preciso, ma nella fase dei rigori i portieri si trasformano e diventano tutti uguali: dispensatori di ghiaccio polare come nemmeno un freezer.
Yuzo non fa eccezione e sfrutta quei pochi istanti che ha a disposizione per cercare di trovare l’equilibrio di cui ha bisogno. Non esulta quando Takeshi segna.
Due a uno.
Pedro Junior è il suo secondo avversario. Il Vissel Kobe sta mandando subito i pezzi da novanta affinché l’attesa non li sfianchi ora che sono ancora caldi, ma anche se cerca di rimanere focalizzato sul giocatore e sui movimenti, Yuzo si rende conto che gli manca sempre quel ‘più’ che potrebbe permettergli di arrivare sulla sfera.
Due a Due.
È stanco, troppo. Le difficoltà dell’intera stagione stanno arrivando tutte insieme a batter cassa.
L’avvicendarsi dei compagni di squadra, il cambio d’allenatore, l’ombra della retrocessione vicina come mai per la prima volta nella storia della Shimizu S-Pulse. Fattori fondamentali che hanno minato la stabilità della squadra e l’hanno stressato, a livello mentale, più di quanto avesse immaginato.
Eppure, mentre Zucchero Omae segna la terza rete per la propria squadra, si rende conto che anche Yamamoto è stanco, altrimenti sarebbe riuscito già a deviare almeno un tiro.
Tre a Due.
Non che questo debba farlo adagiare sugli allori. Non esiste un ‘mal comune’ in quella condizione o si finisce nel dover sperare che siano gli altri giocatori a sbagliare, per riuscire ad arrivare a un risultato, e questo non farebbe onore a nessuno di loro due portieri.
La vera vittoria, o vera sconfitta, la si riconosce solo nel momento in cui entrambi sono stati padroni delle proprie capacità senza aspettare che sia la ‘fortuna’ a doverci mettere una pezza, e anche se cerca di ‘esserci’ in ogni modo, Sorimachi riesce a spiazzarlo con un bellissimo tiro angolato che si invola in alto, in un rigore imprendibile.
Tre a Tre.
«Stasera ero incredibilmente in forma.» Kazuki gli sorride, mentre gli tende la mano per aiutarlo a rialzarsi in un gesto di sincera sportività che si attira l’applauso di entrambe le tifoserie.
Yuzo risponde al sorriso e accetta l’aiuto, dividendo poi le loro strade nel lasciare il posto a Yamamoto.
Però anche il loro difensore Hiraoka è in forma e non fa sconti a nessuno, neppure a un vecchio amico come Kaito.
Quattro a Tre.
L’amicizia in campo, durante un calcio di rigore o un’azione da goal non esiste e Yamamoto non se la prende a male. Fuori dallo stadio, sapranno sempre di potersi andare a bere una birra insieme. Il bello del calcio è anche questo: si combatte fino alla morte, quando si è in campo, ma dopo… dopo non cambia nulla e quelli che sono avversari da ‘croce nera’, possono improvvisamente diventare anche i migliori amici inaspettati.
Per questo neanche lui la prende mai sul personale quando qualcuno gli segna, amici o semplici avversari. In quel momento tocca a Ogawa, e l’unico con cui può prendersela è solo sé stesso. Però non può ancora concedersi neanche quell’autocritica, non quando la partita è ancora in gioco. Si tratterà di fare i conti alla fine, quando lo stadio sarà vuoto e le luci si saranno spente.
Quattro a Quattro.
E si può dire che è arrivato il momento della verità.
Mancano gli ultimi due rigori, prima che si proceda a oltranza, e la tensione è salita così tanto da poter essere palpabile. I cori dei tifosi si sono fatti insistenti riuscendo a fare breccia nel muro isolante che ha eretto attorno a sé.
Stringe appena gli occhi per rimanere concentrato e tornare a essere sordo, ma è una fatica inutile, perché i brandelli di voci e tamburi scivolano tra le fessure che la stanchezza sfilaccia. Sembra intonaco che si stacca, un pezzo alla volta.
In tutto quello sfaldarsi, Yuzo sa solo che se la partita deve chiudersi, deve avvenire solo in quei due tiri e lui si aspetta che Yamamoto stia per compiere il miracolo che il Kobe e i suoi tifosi hanno aspettato fino a quel momento.
Gli legge una maggiore durezza sul volto quando lo supera e si piazza tra i pali.
Anche Kaito sa che è tutto lì: o dentro o fuori, perché dopo non avrebbe più lo stesso senso, per questo ha dato fondo a tutta la sua determinazione e Yuzo, per un attimo, aggrotta le sopracciglia.
Ci sarà una fine, in quel rigore, lo sente.
E c’è quando Nagasawa la butta dentro.
Il Nihondaira esplode in un boato che manda in pezzi le mura silenziose in cui si era rinchiuso. Ora le grida sono ovunque, come un fiume in piena che lo travolge e lo disorienta per alcuni istanti, tanto da fargli strozzare un respiro a metà.
Cinque a Quattro.
Stavolta anche Yamamoto palesa il proprio fastidio in una smorfia. È nervoso per non essere riuscito a trattenere il tiro di Shun; l’ha solo sfiorato con le dita. Yuzo è sicuro che sta pensando quel ‘se mi fossi allungato di più’, ‘se avessi spinto di più con le gambe’, ‘se mi fossi tuffato un attimo prima’.
I ‘se’ che avrebbero cambiato la sconfitta in una speranza di vittoria sono tanto concreti quanto labili, ed è per questo che nel momento in cui non si riescono ad afferrare lasciano l’amaro della delusione nel palato.
Yuzo li conosce bene quei ‘se’: hanno costellato un po’ tutta la sua carriera e ce ne sono alcuni che avrebbe davvero voluto far andare diversamente, ma alla fine tocca tenerseli così come sono.
D’improvviso, mentre entra ancora una volta nello specchio della porta, si rende conto che tutta la sua vita calcistica è nata da un ‘se’ così piccolo da poter sembrare insignificante, ma che l’ha fatto arrivare fin lì.
‘Se mi arrendessi senza nemmeno provare?’
Se l’avesse fatto a quest’ora non starebbe disputando la finale della Coppa dell’Imperatore nel Nihondaira Stadium.
Se l’avesse fatto non avrebbe vinto medaglie e coppe con la Nazionale, non avrebbe disputato il World Youth.
Se l’avesse fatto non avrebbe conosciuto quelli che ora sono diventati i suoi amici più cari.
Quel ‘se’ mancato è stato davvero la sua strada e quello strano senso di felicità che lo invade gli strappa un sorriso incontrollato.
Lo osserva anche il suo avversario, Morioka, con una certa perplessità, mentre si sistema il pallone sul dischetto.
Solo allora Yuzo sembra davvero capire il significato delle parole di Kota e, prima ancora, quelle che Miyamoto gli ha detto tanti, troppi anni fa.
L’importante è sapere di aver dato il meglio.
Rinunciare per paura è ammettere la sconfitta.
E lui sembra ritrovare tutte le energie perdute in quel lunghissimo campionato. Lo sguardo concentrato ma sereno.
Yuzo piega leggermente le ginocchia e fissa la sfera quasi avesse potuto parlargli. Le iridi guizzano nel momento in cui Morioka prende la rincorsa e fondono il quadro che i piedi del giovane e il pallone creano tra loro.
Per un attimo, quasi ingannatore, gli sembra di vedere il tiro in fast forward, la direzione che la palla prenderà e si lascia guidare da quell’intuizione, cogliendo l’istante.
Yuzo si tuffa di lato, braccio disteso. Il più possibile, fin quasi a slogarselo. Si allunga nemmeno fosse un gatto al sole, ma la mano è ferma, pronta a sentire la solidità del pallone e offrirgli una superficie su cui rimbalzare e allontanarsi dallo specchio della porta.
Yuzo l’avverte su tutto il palmo e le cinque dita. Cercava l’angolo sinistro della rete. Non ci arriverà mai.
Il pallone viene deviato verso l’esterno, mentre lui sente l’erba e la terra scivolare sotto il corpo e sfrutta la spinta che si è dato per rotolare di lato e rimettersi subito in piedi.
Ed è in quell’istante lì, preciso quello, in cui vede il pallone andare lontano, ormai inoffensivo, che realizza quello che ha appena fatto e che hanno vinto. Hanno vinto la Coppa dell’Imperatore.
La sequenza è perfetta: si rialza, ristà, scivola di nuovo a terra, in ginocchio. Il viso affondato nei guanti enormi, che rendono le sue mani ancora più grandi, tanto da riuscire a nasconderlo completamente. E odorano d’erba e cuoio, sudore e terra. E gioia. E grida.
Le sue e quelle dell’intera S-Pa che gli si è riversata addosso, come una valanga. Sente il peso dei compagni schiacciarlo al suolo, ma è così felice che nemmeno ci fa caso. Ridono tutti, gridano e tra le mani e i corpi che lo sommergono in massa per festeggiarlo e gioire insieme, Yuzo riesce a scorgere un frammento di cielo di Shimizu-ku e lo vede brillare d’arancio tra i fuochi d’artificio e il fumo dei biancala.
Nel frastuono, i tamburi iniziano a scandire il ritmo del kachiloco.

«Ma sei ancora qui? A breve spegneranno le luci.»
Takeshi lo sorprende sugli spalti che ha la testa altrove e rigira il cellulare tra le mani, coperte da guanti senza dita.
Sul campo ci sono gli ultimi inservienti che finiscono di sistemare l'erba e raccogliere i coriandoli che sono stati fatti sparare in aria durante i festeggiamenti della premiazione, quando hanno alzato la Coppa.
Yuzo lo osserva farsi dappresso, sorride e torna a guardare il cellulare senza smettere di rigirarlo.
«Volevo starmene un po' da solo; santo cielo quei giornalisti non mi lasciavano andare! Peggio delle cavallette!» Scherzando, agita un indice minaccioso verso il compagno. «Non fatemi mai più lo scherzo di mollarmi i rigori in una simile finale! È puro sadismo!»
Takeshi ridacchia e si siede al suo fianco. «Goditi la fama e la gloria, te li sei meritati eccome. Sarai l'Eroe di Shimizu ancora per un po'.»
«Ho imparato ad affrontare di tutto, ma non i giornalisti. Mi intimoriscono con le loro chiacchiere e domande e quei maledetti microfoni che io farei volare con un calcio!»
Kishida sbotta a ridere più forte e si sfrega le mani.
Sono entrambi nascosti finalmente nei pesanti giacconi imbottiti, cappelli sulla testa e sciarpe attorno al collo che ormai è Dicembre e il giorno più breve dell'anno è ormai prossimo.
Yuzo rompe di nuovo il silenzio. «Ho appena finito di parlare con Mamoru. Ci fa le congratulazioni e ti manda i saluti.»
«E allora che fai ancora qui a prenderti il freddo? Brrr, si congela!» Kishida si stringe di più nelle braccia, mentre lui scrolla le spalle.
«Mi piace godermi lo stadio vuoto, a battaglia finita.»
Ma a Takeshi non sfugge il modo in cui continua a fissare il cellulare, a rigirarlo, a guardare lo schermo che fa accendere per qualche istante e poi torna a spegnerlo.
«Aspetti una telefonata?»
«A dire il vero ne dovrei fare una.» A Yuzo scappa un sorriso. «Ne dovrei fare una già da un po'.»
«Qualcosa di importante?»
«Sì.» Poi ci tiene subito a specificare. «E non è una ragazza ma un vecchio amico.»
Kishida ridacchia, pensando che non avrà nulla di cui spettegolare con gli altri compagni di squadra, poi però torna serio.
«Vecchio quanto?»
«Giocavamo insieme alle elementari, prima della Nankatsu.»
Kishida fischia una nota sorpresa. «E' tanto tempo.»
«Già… non ci sentiamo da almeno cinque, sei anni circa.» Yuzo guarda ancora il display spento e scuro, ma è come se ci vedesse il passato. Anche allora s'era seduto sugli spalti, ma aveva avuto l'erba sotto le chiappe e la brezza tiepida sulla pelle. «Se non fosse stato per lui, non sarei qui, adesso. E non sarei stato in nessun posto, in passato. Non avrei giocato il WY, non avrei partecipato alle Olimpiadi… non avrei fatto nulla di tutto questo.» Gli venne da ridere. «Magari avrei finito prima l'università e ora starei lavorando chissà dove. In qualche azienda, forse.»
«Non ti ci vedrei proprio. Anzi, penso non riuscirei a immaginare la vita di nessuno di noi diversa da com'è adesso.»
«Vero. Anche a me, ora, lascerebbe perplesso.»
«E cosa avrebbe fatto, per te, di così importante questo amico?»
Sul viso di Yuzo si apre un bel sorriso felice. «E' stato il primo a dirmi di non mollare, il primo che ci ha creduto anche per me. Gli avevo promesso che se fossi diventato davvero bravo gli avrei telefonato per dirgli che aveva avuto ragione.»
«Ma non l'hai ancora fatto.»
La frase di Takeshi non è una domanda quanto una certezza che Yuzo conferma, scuotendo il capo.
«Avevo sempre il timore di non essere ancora abbastanza bravo.»
«Beh, se avevi qualche remora, dopo stasera puoi anche buttarla nel gabinetto. Nella Hall of Fame c'è il tuo nome a caratteri cubitali già da un po’; magari realizzarlo quando non si ha quel minimo di faccia tosta alla Wakabayashi è difficile, ma prima o poi bisogna accettarlo senza temere di passare per presuntuosi.»
Le labbra del portiere si piegano in un sorriso un po' storto nel comprendere che Takeshi ha ragione, solo che a lui fa 'strano' dover dire a sé stesso: 'sei stato bravo'. Sei bravo.
E’ un tipo che ha sempre camminato con i piedi ancorati al suolo nemmeno fossero chiodati alla terra.
Ma così com'è sbagliato non essere modesti, lo è anche esserlo troppo e lui deve imparare ad ammettere di non essere proprio uno qualunque.
Al suo fianco, Takeshi si alza, infilando le mani nelle tasche e affondando ancora di più il collo nel giaccone.
«Hai ancora qualche minuto prima che finiscano di ripulire e inizino a spegnere le luci: vedi di fare quella telefonata.» Gli dice con convinzione, ricordandogli che le promesse vanno sempre onorate. «Ci vediamo negli spogliatoi, non ti dico il casino che sta facendo Miura.» Ruota gli occhi, ma poi sorride e si allontana.
Sorride anche Yuzo, rimanendo da solo, di nuovo; lui e il cellulare.
Accende il display e la luce gli si riflette sul viso, mentre scorre la rubrica con il touch, fermandosi alla T.
Per un attimo esita ancora, pensando che magari Theodore avrà un altro numero o che di sicuro non riconoscerà il suo, perché lui l'ha davvero cambiato lo scorso anno e anche se ha mantenuto i contatti della rubrica, non lo ha comunicato a tutti. Alla fine si convince e pensa che, mal che vada, proverà a cercarlo comunque, in qualche modo.
Fa partire la chiamata e si porta il telefono all'orecchio. Pochi istanti e sente lo squillare all'altro capo.
Per quanto Theo non abbia ancora risposto – e potrebbe non rispondere affatto – Yuzo sta già sorridendo.
Ma è nel sentire il rumore della tv in sottofondo, quando qualcuno prende la chiamata, a fargli snudare i denti completamente: lo speaker sta parlando proprio della loro vittoria.
Sente una voce discutere animatamente con un terzo interlocutore, esclamando quel: 'Ehi! I know that GK and he's great! Great, I say!', poi finalmente si interessa al telefono e a chi c'è dall'altra parte.
«Hello?»
Non ha perso il modo di rispondere all'inglese, retaggio materno delle sue origini che lo vedono europeo per metà.
A Yuzo viene da ridere forte, e vorrebbe dirgli che non è cambiato affatto, ma per questo avrà tempo, adesso è qualcos'altro ad avere la priorità.
«Avevi ragione tu, Capitano.»

 

“Yeah, you can be the greatest
Sì, tu puoi essere il più grande,
You can be the best
puoi essere il migliore,
You can be the King Kong banging on your chest
puoi essere il King Kong che si batte il petto.

You can beat the world
Tu puoi sconfiggere il mondo,
You can beat the war
tu puoi vincere la guerra,
You can talk to God, go banging on his door
tu puoi parlare con Dio, va’ a bussare alla sua porta.

You can throw your hands up
Puoi alzare le mani al cielo,
You can beat the clock
puoi battere il tempo,
You can move a mountain
puoi muovere una montagna,
You can break rocks
puoi spaccare rocce,
You can be a master
puoi essere un maestro.
Don't wait for luck
Non aspettare la fortuna,
Dedicate yourself and you can find yourself
dedicati a qualcosa e potrai trovare te stesso…

Standing in the hall of fame
…in piedi nella Hall of Fame.
And the world's gonna know your name
E il mondo conoscerà il tuo nome,
Cause you burn with the brightest flame
perché ardi nella fiamma più brillante.
And the world's gonna know your name
E il mondo conoscerà il tuo nome.
And you'll be on the walls of the hall of fame
E tu sarai sulle pareti della Hall of Fame.

You can go the distance
Tu puoi coprire la distanza,
You can run the mile
tu puoi correre per chilometri,
You can walk straight through hell with a smile
puoi camminare dritto attraverso l’Inferno con un sorriso.

You can be the hero
Puoi essere l’eroe,
You can get the gold
puoi avere l’oro,
Breaking all the records
rompendo tutti i record
That thought never could be broke
che nessuno ha mai infranto.

Do it for your people
Fallo per la tua gente,
Do it for your pride
fallo per il tuo orgoglio.
How you ever gonna know if you never even try
Come puoi saperlo se non ci proverai mai?

Do it for your country
Fallo per il tuo paese,
Do it for you name
fallo per il tuo nome,
Cause there's gonna be a day
perché ci sarà un giorno
When your, standing in the hall of fame
in cui tu starai in piedi nella Hall of Fame.
And the world's gonna know your name
E il mondo conoscerà il tuo nome,
Cause you burn with the brightest flame
perché ardi nella fiamma più brillante.
And the world's gonna know your name
E il mondo conoscerà il tuo nome
And you'll be on the walls of the hall of fame
E tu sarai sulle pareti della Hall of Fame.

Be a champion, be a champion,
Sii un campione, sii un campione
Be a champion, be a champion
Sii un campione, sii un campione

On the walls of the hall of fame
Sulle pareti della Hall of Fame.

Be students
Siate studenti,
Be teachers
siate insegnanti,
Be politicians
siate politici,
Be preachers
siate predicatori.

Be believers
Siate credenti,
Be leaders
siate dei capi,
Be astronauts
siate astronauti,
Be champions
siate campioni,
Be truth seekers
siate cercatori della verità.

Be students
Siate studenti,
Be teachers
siate insegnanti,
Be politicians
siate politici,
Be preachers
siate predicatori.

Be believers
Siate credenti,
Be leaders
siate dei capi,
Be astronauts
siate astronauti,
Be champions
siate campioni.

Standing in the hall of fame
In piedi nella Hall of Fame.
And the world's gonna know your name
E il mondo conoscerà il tuo nome,
Cause you burn with the brightest flame
perché ardi nella fiamma più brillante.
And the world's gonna know your name
E il mondo conoscerà il tuo nome.
And you'll be on the walls of the hall of fame
E tu sarai sulle pareti della Hall of Fame.

(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can be the greatest
Puoi essere il più grande.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can be the best
Puoi essere il migliore.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can be the King Kong banging on your chest
Puoi essere il King Kong che si batte il petto.

(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can beat the world
Puoi vincere il mondo.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can beat the war
Puoi vincere la Guerra.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can talk to God, go banging on his door
Puoi parlare con Dio, va’ a bussare alla sua porta.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)

You can throw your hands up
Puoi alzare le mani al cielo.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can beat the clock
Puoi battere il tempo.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can move a mountain
Puoi muovere una montagna.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can break rocks
Puoi rompere rocce.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
You can be a master
Puoi essere un maestro.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
Don't wait for luck
Non aspettare la fortuna.
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)
Dedicate yourself and you can find yourself
Dedicati a qualcosa e troverai te stesso...
(You can be a champion)
(puoi essere un campione)

Standing in the hall of fame
…in piedi nella Hall of Fame.

The Script feat. Will I AmHall fo Fame



Fine



Nota Finale: Non avevo voglia di ammorbarvi con miliardi di note varie sui nomi che sono comparsi nella fic. Sappiate che buona parte appartengono ai veri giocatori del Kobe e della S-Pa, come il Capitano Sugiyama *-* O il portiere Yamamoto *-*
Quest’ultimo ha davvero giocato nella S-Pa prima di venire ceduto al Kobe (e penso sia stata una graaaandissima perdita, così come quando hanno dato via Hayashi – lipossinociecànonl’hoancoradigerita).
Oenoki è davvero il nuovo allenatore della S-Pa. E’ stato assegnato a metà di quest’anno e sono incazzatissima, perché Ghotbi era perfetto per la squadra e ha fatto un sacco di cose buone per la S-Pa. Vederlo andare mia mi ha fatto rimanere malissimo.
In data 6 Dicembre si è concluso il campionato J1 e la S-Pa ha davvero rischiato di finire in relegation (hanno chiuso 15°/18 e in relegation ci vanno le ultime 3 squadre della classifica), così come è vero che la S-Pa si è sempre trovata nelle fasi finali della Emperor Cup (idem per la Nabisco) non riuscendo però mai ad arrivare alla conclusione e perdendo, a volte, solo per un soffio. Quest’anno, sono stati eliminati in semifinale dal Gamba Osaka.

Theodore Miyamoto, per chi ancora non lo conoscesse, è un pg che avevo inventato per un’altra storia – secoli fa – ma che non era mai stato usato, salvo iniziare a prendersi ruoli più o meno importanti in alcune storie. Lui, Kenta e Yuzo sono il Trio della Mizukoshi ai tempi delle elementari :3

Questa fic è davvero ciò che sembra: una storia sportiva, di amicizia e di quel famoso ‘crederci fino in fondo’ tanto caro alla filosofia CT-ana.
E’ una storia dedicata a Yuzo e solo a lui, perché se la meritava e perché, davvero, lui c’è nella Hall of Fame. Anche se c’è chi ancora si ostina a definirlo pippa: haters on the left, please.

Per concludere, non doveva venire così lunga XD  ma pazienza.
Grazie a tutti coloro che la leggeranno :3

   
 
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