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Autore: raisedfromperdition    09/12/2014    1 recensioni
"[...] “Mh. E voi sareste...?” chiedeva il barista mentre versava le ultime gocce nei bicchieri.
“Sceriffo Winchester.” diceva l’uomo col cappotto “E lui è mio fratello, il mio Vice.” concludeva indicando il suo partner. [...]"

Vecchio west, anno 1861. Sam e Dean Winchester sono i nuovi sceriffi di una cittadina in Texas. Con il loro arrivo, le vite di tutti sono destinate a cambiare, ma cambierà soprattutto la vita di Dean, in un modo che nemmeno lui poteva immaginare, grazie a qualcuno di così meraviglioso da non sembrare nemmeno... umano.
"[...] C’era una strana alchimia tra quei due, era come se si fossero conosciuti tempo prima, come se si fossero già visti da qualche parte o come se in un’altra vita fossero stati più che amici e adesso si stessero confessando silenziosamente il sollievo che stavano provando nel rivedersi. Tutto in uno sguardo. [...]"
E' così che il verde degli occhi di Dean si fonde con l'azzurro di quelli di Castiel, creando un legame così profondo da diventare indistruttibile.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jessica Moore, Sam Winchester
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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P.S.: It’s a Cowboy Thing.

Cap. I

“No one even knows how hard life was
I don’t even think about it now because
I’ve finally found you.”



Vecchio west, anno 1861.
C’era una calma asfissiante in città, il tutto avvolto dal clima torrido del Texas.
Il vecchio sceriffo Grimes era stato ucciso in una sparatoria perciò Cedar Hill (vicino Dallas) aveva bisogno di un nuovo sceriffo (e magari anche di un vice).
 
Una melodia soffusa al pianoforte automatico si sentiva nel saloon di Cedar Hill.
Era presto: le 12:30 a.m.; in quei giorni un caldo secco stava soffocando tutti i texani.
Era presto ma quei due o tre clienti abituali c’erano sempre, seduti ai tavoli, silenziosi, mentre si scolavano un bicchiere dopo l’altro, meccanicamente, senza ormai assaporare quello che gli passava per la bocca.
 
Michael stava asciugando un bicchiere con una pezza bianca tutta appallottolata nel palmo mentre sua sorella Rachel stava pulendo i tavoli liberi.
Questo saloon era ordinato, dopotutto. Aveva quelle classiche porte a spinta tipiche dei saloon, fatte di legno liscio con delle onde levigate su entrambe le facciate.
Appena si entrava si poteva vedere il bancone sulla destra che stava proprio davanti a una parete fatta di mensole che davano appoggio a una piramide di bicchieri e a file di alcoolici contenuti in meravigliose bottiglie colorate. Sul lato opposto del saloon erano disposti alcuni tavoli rotondi, circondati da poche sedie.
Sul fondo c’era una tendina che nascondeva un palcoscenico e altri posti a sedere per lo spettacolo notturno. A sinistra della tenda c’era una scala che affacciava su una porta. Dietro questa porta si trovava la casa dei Novak, i proprietari del saloon.
In una delle stanze c’era il padre dei ragazzi costretto a letto da una brutta malattia.
Uno dei suoi figli, il più giovane (escludendo Rachel) si prendeva cura di lui quando non doveva occuparsi del bar; gli dava da mangiare, lo assisteva e leggeva per lui.
 
La famiglia dei Novak era una famiglia colta a cui piaceva molto leggere.
Piaceva a Richard Novak e a Rebecca Wilson (il padre e la madre) e loro due avevano tramandato questa passione anche a Castiel e a Rachel mentre Michael era più con i piedi per terra, un ragazzo che aveva sempre pensato solo a lavorare al saloon, a sistemarsi e a tramandare il suo modo di vivere ai suoi fratelli, a proteggere Rachel e a far rigare dritto Gabriel. Già, Gabriel: lui era il mediano della famiglia, un ragazzo a cui piaceva far festa, frequentare ragazze (ancor meglio se erano quelle del saloon) e bere, non in modo smodato ma solo per fare baldoria.

E poi c’era lui: Castiel.
 
Castiel dei fratelli era il più piccolo.
Era alto un metro e ottanta circa, carnagione chiarissima e capelli scuri.
Aveva gli occhi meravigliosi, grandi e molto espressivi, di un azzurro cielo che ti lasciavano senza fiato.
Castiel era un tipo taciturno, timido, uno di quelli che quando non aiutava al saloon si occupava del padre e quando non faceva nemmeno quello leggeva, fantasticava.
Si era sempre distinto dagli altri fratelli per un lato più sensibile, più femminile, se così lo si può definire, perché mentre gli altri erano tutti scazzottate e metodi duri e grezzi, lui era più fine, non gli piaceva doversi scontrare con persone come lui.
 
Era davvero simile a Rachel, di fatti andavano molto d’accordo; alcune volte passavano la notte a parlare e a parlare, fino all’alba o fino a quando uno dei due (molto spesso Castiel) non si addormentava.
Rachel era magra, aveva dei lunghi capelli biondi, anche lei la stessa carnagione di Castiel e degli occhi azzurri ma non come quelli di suo fratello, i suoi erano di un azzurro più spento, quasi sul grigio.
 
Così, chi più, chi meno dovevano occuparsi tutti quanti del saloon di famiglia.
Ritornando al presente: Rachel puliva i banconi e Michael sciacquava i boccali mentre Gabriel era andato a prendere le scorte di alcoolici e Castiel stava scendendo dalle scale con in mano un piatto che inizialmente conteneva la minestra per suo padre.
 
Ad un certo punto si poteva percepire che qualcosa stava per cambiare.
L’aria era diventata più pesante e quel silenzio che si udiva in sottofondo stava diventando più rumoroso; in lontananza si sentivano passare dei cavalli, due per l’esattezza.
Tutti erano abituati a sentire dei cavalli ma una strana sensazione aveva invaso la mente di Michael: sapeva che in quel galoppare c’era qualcosa di diverso.
Il suono degli zoccoli sulla terra si faceva ancora più forte e poi ancora di più, fino a quando non si sentiva un cavallo nitrire e poi un altro. Degli stivali si posavano a terra e si poteva cogliere il suono delle briglie avvolgere il tronco della staccionata che stava fuori dal bar.
 
Tutti nel saloon avevano percepito qualcuno arrivare e avevano indirizzato occhi e orecchie verso l’ingresso; Michael aveva smesso di pulire per posare le mani sul bancone e Rachel aveva rallentato, fingendosi disinvolta ma buttando ogni mezzo secondo un occhio sulla porta. Cas, rintanato nella cucina del bar, non aveva fatto caso a tutti i particolari che avevano notato gli altri quindi se ne stava tranquillo a pulire piatti e bicchieri.
 
Dei passi si avvicinavano e s’intravedevano due figure venire incontro alle porte, fino a quando uno dei due non le aveva aperte.
Ecco che tutti potevano delineare i due uomini che avevano suscitato tanta perplessità: quello più alto avrebbe potuto benissimo toccare il soffitto con un salto essendo che raggiungeva abbondantemente il metro e novanta, mentre l’altro era più basso ma comunque anche lui superava il metro e ottanta. Portavano entrambi dei cappelli da cowboy, il tizio più basso l’aveva marrone chiaro mentre l’altro ne indossava uno di una tonalità più scura.
Da come erano vestiti si capiva che quello più basso aveva una posizione di maggiore importanza rispetto al suo partner ma non lo dava a vedere né nel modo di muoversi né in quello di interagire con l’altro; portava dei pantaloni marroni più scuri del cappello, una camicia nera che si vedeva a malapena coperta dal gilet marrone scuro e per finire vestiva di un cappotto leggero dello stesso colore del gilet e del pantalone; il suo partner aveva i capelli più lunghi e non usava il cappotto ma aveva un pantalone sul marrone, stessa tonalità per il gilet abbottonato, sotto al quale si vedeva una camicia a quadri marrone e bianca.
 
I due si dirigevano verso il bancone quando l’uomo coi capelli corti disse: “Due whiskey.”
Michael prese due bicchieri, la bottiglia e li posò sul bancone.
“Mh. E voi sareste...?” chiedeva il barista mentre versava le ultime gocce nei bicchieri.
“Sceriffo Winchester.” diceva l’uomo col cappotto “E lui è mio fratello, il mio Vice.” concludeva indicando il suo partner.
“Benvenuti a Cedar Hill, allora... e buona fortuna.” diceva un uomo seduto in uno dei tavoli sparsi dietro di loro.
Michael gli avvicinava i bicchieri e si buttava la pezza sulla spalla.
“Quindi voi sareste i nuovi sceriffi, eh?” chiedeva facendo un sorrisetto beffardo
“Già.” rispondeva lo sceriffo rispondendo con la stessa espressione prima di fare fondo col whiskey.
 
Rachel aveva raggiunto Michael dietro il bancone e stava guardando quei due uomini che si trovava di fronte. Non erano solo importanti, alti e vestiti bene: erano anche dannatamente belli.
Non riusciva a togliere gli occhi di dosso allo sceriffo se non per puntarli sul suo vice e non staccarli più.
 
“Salve...!” diceva sottovoce lo sceriffo guardando Rachel mentre le faceva un sorriso e alzava le sopracciglia
“Hem-“ il vice Winchester cercava di nascondere quello che era appena uscito dalla bocca di suo fratello maggiore “sapreste dirci dove si trova il municipio?” chiedeva poi guardando Rachel
“Sì allora dovete-“ diceva Rachel diventando tutta rossa quando veniva interrotta da Michael
“Vicino alla stazione di polizia.” rispondeva secco il Novak maggiore, senza togliere lo sguardo dallo sceriffo di cui non sapeva nemmeno il nome ma non era necessario per capire che non ci sarebbe andato d’accordo.
“Grazie.” continuava il vice, facendo fondo al bicchiere e alzandosi, invitando il fratello con un solo sguardo ad alzarsi.
 
In quel momento Castiel stava spostando la tendina per arrivare dietro al bancone, aveva alzato lo sguardo ed aveva incrociato quello del vicesceriffo. Era stupito, non aveva sentito il minimo rumore dall’altra stanza, forse era troppo immerso nei suoi pensieri.
Castiel non ci aveva fatto caso ma stava continuando a fissare il vicesceriffo, di nuovo immerso nei suoi pensieri.
 
Appena il giovane Winchester si era alzato e aveva invitato l’altro ad alzarsi, quello aveva passato un’occhiata a Michael, poi una più rapida a Rachel fino ad incontrare gli occhi di Castiel, più distante dai suoi fratelli.
 
In quel momento Castiel si era accorto che qualcuno lo stesse guardando e aveva spostato lo sguardo fino a raggiungere quella persona, lo sceriffo.
Era sobbalzato un attimo e le sopracciglia si erano alzate per un microsecondo in segno di stupore. Quell’uomo non la smetteva di fissarlo ma nemmeno lui riusciva a distogliere lo sguardo... perché? C’era una strana alchimia tra quei due, era come se si fossero conosciuti tempo prima, come se si fossero già visti da qualche parte o come se in un’altra vita fossero stati più che amici e adesso si stessero confessando silenziosamente il sollievo che stavano provando nel rivedersi. Tutto in uno sguardo.
 
Il blu degli occhi di Castiel si stava fondendo al verde di quelli del Winchester, il quale però era riuscito a staccare la presa, a spezzare la magia e a distogliere lo sguardo.
 
“Il mio nome è Dean, comunque, mentre lui è Sam.” diceva lo sceriffo indicando suo fratello.
“Io sono Michael Novak, questa è mia sorella Rachel, mentre quello taciturno lì è Castiel. Piacere nostro.” rispondeva Michael; ad ogni nome che pronunciava, sia Dean che Sam spostavano gli occhi verso la persona corrispondente: Michael, Rachel e poi Castiel.
Quando Dean aveva posato di nuovo gli occhi sulla figura di Castiel questa volta non c’era stato lo stesso contatto di prima ma solo uno scambio breve di occhiate, dopo di che Castiel aveva abbassato lo sguardo, arrossendo.
 
“Bene... Alla prossima!” diceva Dean girandosi da Michael e poi di nuovo da Castiel, che gli aveva regalato il piccolo accenno di un sorriso.
“Arrivederci!” salutava anche Sam
“Arrivederci.” ricambiava Michael.
 
I Winchester erano arrivati alla porta quando un “Alla prossima.” usciva dalla bocca di Castiel. Sia Dean che Sam si erano girati e gli avevano sorriso ma Dean era rimasto immobile per un po’ a guardarlo prima di perdersi per le strade di Cedar Hill.

Sam e Dean erano saliti sui loro cavalli e stavano dirigendosi al comune per rendere ufficiale la loro carica già proclamata di sceriffi.
Dean aveva lo sguardo perso verso l’orizzonte, sembrava stesse plasmando una nuvola con lo sguardo, mentre Sam era più intento a cercare il municipio.
“Eccolo!” aveva detto Sam ma Dean sembrava non ascoltarlo “...Dean?...Dean!” diceva a suo fratello, mentre cercava di farlo svegliare.
“Eh? EH! Sì! La stazione di polizia, ho capito!” diceva Dean, fingendo di essere attento.
“Il municipio, veramente...” l’aveva corretto Sam
“Sì, sì, siamo sempre lì! Su, andiamo Sammy!” continuava Dean, superando suo fratello per andare dritto verso la meta.
 
Appena si avvicinavano potevano delineare delle figure, cinque figure per l’esattezza: il sindaco di Cedar Hill, il giudice, un agente e due testimoni, come da consuetudine.
 
I Winchester si avvicinavano lentamente mentre ondeggiavano sui loro cavalli.
Erano arrivati davanti a quella gente ed erano scesi dai loro destrieri, si erano avvicinati all’uomo vestito di nero che stava uno o due passi davanti agli altri e lo stavano fissando.
 
“Siete i Winchester?” chiedeva quel tizio
“Sì.” rispondeva Dean. “Io sono Dean e lui è Sam.” continuava.
“Bene. Io sono il sindaco Mayers, lui è il giudice Richings.” proclamava l’uomo vestito di nero mentre si avvicinava a Dean con una stella di metallo in mano. “E da oggi” continuava, sistemandogli il pezzo di ferro sul gilet “voi siete gli sceriffi di Cedar Hill.” concludeva, una volta che aveva finito di sistemare la stella.
“Mi aspetto da voi onestà,” continuava a dire mentre si dirigeva verso Sam, con un’altra stella in mano “lealtà e che facciate un buon lavoro sempre.” ordinava il sindaco mentre sistemava la stella anche a Sam.
 
“Bene ed ora, da questa parte.” indicava il sindaco mentre faceva strada verso la centrale di polizia, quasi attaccata al municipio.
“Qui ci sono i vostri uffici.” iniziava a spiegare poi.
 
Mentre passavano quel tempo con lui, Sam e Dean avevano delineato un profilo del sindaco Mayers.
Era un uomo basso e grasso, portava dei pantaloni neri come il gilet e la giacca e s’intravedeva una camicia bianca. Aveva la barba grigia che partiva da delle folte basette mentre i capelli non si potevano vedere perché nascosti sotto un cilindro anch’esso nero.
Avevano immaginato anche come potesse essere di carattere: un uomo dedito al vizio, al gioco e agli inganni, il solito sindaco che agiva in base al denaro e che dietro la figura di una moglie di campagna nascondeva mille amanti che ovviamente non avrebbe ottenuto se non avesse avuto tutti quei soldi.
 
Mentre Mayers parlava e gesticolava animatamente, il giudice Richings per il momento se ne stava tranquillo in disparte.
Il giudice era un tipo insolito, era magro magro, non era nemmeno molto alto, aveva il viso scavato e dei grandi occhi vitrei, proporzionati al suo naso.
Teneva le mani giunte su un bastone e da una di queste mani, la destra, si poteva notare un anello argentato, con molti dettagli incisi attorno ad una pietra bianca tagliata a forma di quadrato.
Portava la sua veste nera ma, dal momento che non era “in servizio” aveva i capelli scoperti, erano neri e lunghi fino alla mascella.
 
“Avete capito tutto?” chiedeva il sindaco.
I due fratelli erano troppo attenti ad osservare ogni minimo particolare di chi li circondava e si erano persi il giro di perlustrazione. Questo significava che avrebbero dovuto capire da soli cosa fare, dove, come e quando.
“Allora, avete capito??” chiedeva di nuovo Mayers, non sentendo alcuna risposta la prima volta.
“Sì, sì.” rispondevano i Winchester all’unisono.
“Oh Signore, con chi siamo capitati?” faceva sottovoce Mayers buttando le braccia sulle gambe e uno sguardo al cielo.
 
Sam e Dean si erano scambiati un’occhiata e, dopo aver congedato tutti quanti, si erano messi comodi alle loro scrivanie ed avevano iniziato a compilare alcune scartoffie.
 
Mentre i Winchester stavano ufficializzando il loro ruolo nella società, al saloon dei Novak era tutto regolare.
Era orario di chiusura, quindi Castiel e Rachel stavano mettendo a posto le sedie mentre Michael girava i tavoli e li metteva l’uno sull’altro.
 
Castiel era uscito dal  saloon e stava chiudendo le vetrine; aveva le chiavi in mano e il vetro era chiuso a metà quando, sentendo in lontananza il galoppare di alcuni cavalli, aveva girato la testa verso la fonte di quel rumore.
Da lontano riusciva a definire le figure che stavano avanzando; si trattava di quei due nuovi sceriffi conosciuti poco prima, di cui già si stava vociferando.
 
I Winchester galoppavano a testa alta, soprattutto Dean, mentre Sam era più riservato e meno spaccone del fratello.
Si erano fermati di fronte ai pochi gradini che precedevano il saloon dei Novak, dov’era Castiel.
Fermandosi di scatto, la puledra di Dean si era alzata sulle due zampe anteriori e aveva nitrito, ma lo sceriffo non sembrava curarsene e continuava a tenere gli occhi su Castiel, che iniziava ad arrossire.
 
Mentre Dean si fermava, Sam gli arrivava da dietro, fermandosi più cautamente.
“Ah...” iniziava Dean “...avete chiuso?” chiedeva a Castiel
“Sì... E’ orario di chiusura.” rispondeva Castiel
“Peccato. Ci hanno fatto sceriffi, sai Cas...?” continuava Dean, facendo finta di non ricordarsi il nome di Castiel. La verità però era che gli piaceva quando Castiel pronunciava il suo nome.
Castiel. Sì, me n’ero accorto.” rispondeva Novak un po’ seccato per la storia del nome.
Castiel... Beh, Cas mi piace di più. Posso chiamarti Cas, sì?” andava avanti Dean senza aspettare che Castiel gli rispondesse “Non è che per caso potresti fare un’eccezione per due poveri sceriffi appena arrivati in città, ancora disorientati che vogliono bere qualcosa?” chiedeva Dean con fare persuasivo
“...” Castiel non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto farli entrare ma se Michael li avesse visti e avesse detto qualcosa? Oppure se alla fine per un qualche motivo qualcosa fosse andato storto? Niente, tutto quello che riusciva a pensare erano motivi per i quali non era una buona idea farli entrare.
“Va bene.” diceva Castiel agli sceriffi mentre riapriva la vetrina quanto bastava per farli entrare “Ma non fate rumore. Non dovreste essere qui.” concludeva.
“Agli ordini!” diceva Dean entrando, seguito da Sam che si limitava a sorridere “comunque...” continuava Dean, sporgendosi dalla vetrina ancora aperta che lo separava da Castiel “...grazie Cas.” riprendeva sorridendo, prima di entrare a sedersi al bancone vicino a suo fratello.
Cas...” pensava Castiel girando dietro al bancone
“Allora, cosa vi offro?” chiedeva Castiel
“Due whiskey.” rispondevano i Winchester.
Novak aveva preso da dietro il bancone una bottiglia di whiskey e due bicchieri, li aveva riempiti e li aveva offerti ai due clienti.
“Quindi...” iniziava Dean “che tipo di paese è Cedar Hill?” chiedeva a Castiel per informarsi e anche per socializzare
“Cedar Hill? Non è niente di speciale... è un posto tranquillo.” rispondeva il ragazzo con gli occhi azzurri.
“Tranquillo?” domandava Sam “Per questo lo sceriffo che c’era prima è... andato?” continuava curioso, lasciandosi scappare una piccola risata
“Sì beh... appunto perché è tranquillo bisogna stare attenti. Se chiedete a una qualsiasi persona, ufficialmente questo è un posto pacifico, con bella gente che fa solo cose buone.” spiegava.
“Ma...?” infieriva Dean
“Ma gira molta criminalità. Armi, alcool... e il nostro sindaco fa finta di non guardare.” concludeva Castiel
“Un classico.” commentava Dean
“Ed è per questo che lo sceriffo Grimes...?” continuava Sam
“Sì. Non è un lavoro facile il vostro, ma immagino che questo voi lo sappiate.” diceva Castiel lanciando un’occhiata a Dean.
“Ci puoi giurare.” rispondeva Dean.
 
I due fratelli avevano finito i loro whiskey e avevano dato i bicchieri al barista, ora si erano alzati e se ne stavano andando.
 
“Grazie per i whiskey,” diceva Sam a Castiel
“Figurati” rispondeva Castiel
“E... per le informazioni.” continuava Sam, ricevendo un sorriso come risposta da Castiel.
I Winchester erano usciti dalla porta quando Dean si era girato e aveva detto “Alla prossima, Cas.” tirandosi un colpetto sulla falda del cappello.
Prima che Dean smettesse di guardarlo, Castiel si era portato due dita alla fronte e le aveva subito tolte con un movimento secco, come un saluto militare fatto male.
 
Il saloon ora era vuoto e chiuso, Castiel stava pulendo con un panno umido il bancone, quando nel silenzio dalla sua bocca era uscito un “Alla prossima, Dean”.
  
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