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Autore: Spensieratezza    09/12/2014    9 recensioni
Non capii di aver avuto il primo trauma quella notte, fino a quando mio padre mi guardò preoccupato l’ennesima notte che insistevo per dormire nella culla con Sammy.
“Potrebbero tornare a prenderlo.” Dissi io come giustificazione, abbracciando il mio fratellino di soli sei mesi.
“Ti fa tanto male?” gli dico, solo per distrarlo da quella radiografia che mi metteva a disagio.
“Brucia.” Disse Sam, distogliendo lo sguardo.
“Scusa. “
“Non fa niente. È colpa mia.” Disse Sam.
E io mi sentivo male, perché ormai un chiodo fisso mi era entrato in testa: Senza di me, mio fratello può morire…
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Sam è piccolo. Un batuffolo di pelo morbido tra le braccia dei miei genitori.

Lo guardo con curiosità. Mi sporgo dal suo lettino, ma è troppo piccolo e non ci arrivo.

Sammy dice il mio nome. “De”. Ha solo pochi mesi ma mi sembra di sentire una D leggera tra le sue labbra.

Mi sporgo e lui mi accarezza il viso con le sue manine.

Resto li come uno scemo, a occhi chiusi, in estasi quasi.

“Sì, fallo ancora.” Sorrido.

Poi perdo l’equilibrio e cado a terra.

Mi faccio male e Sammy ovviamente piange.

Alla seconda volta la mamma e il papà mi hanno impedito di avvicinarmi di nuovo alla culla.

“Sei un cazzone”. Sentivo spesso questa parola in tivù. Ho solo quattro anni e non capisco cosa significhi, ma m sembra così perfetta per me in quel momento.

“Dean Winchester, sei un cazzone!” mi dico.
 

 
 







*

Avverto a livello inconscio di esser in qualche maniera responsabile per Sammy, essendo il suo fratello maggiore, ma è più una sensazione la mia…ne ho la prova quando papà mi dà Sammy in braccio dicendo di portarlo fuori da una casa in fiamme.

L’aveva affidato a me!

scopro di essere forte. Non è chiaramente una cosa che un bambino di quattro anni voleva scoprire. Non a quell’età, ma lo scoprii.

Per Sammy.

Non capisco di aver avuto il primo trauma quella notte, fino a quando mio padre mi guarda preoccupato l’ennesima notte che insistevo per dormire nella culla con Sammy.

“Potrebbero tornare a prenderlo.” Dico io come giustificazione, abbracciando il mio fratellino di soli sei mesi.

Mio padre non dice niente. è abbastanza docile. Forse troppo. Non capisco che, era d’accordo con me sul fatto che io dovessi essere responsabile di Sammy.

Lui è troppo impegnato a piangere la morte della mamma.
 
 
 
 
 
 
*

Sammy cresce. Ora è un batuffolo di circa sette anni. È così bellino. Mi prendo cura di lui perché lui deve essere sempre a posto. Deve essere un bel bambino. Avere sempre i vestiti migliori e mai raggrinziti, non deve camminare scalzo e deve essere sempre ben pulito e ben profumato.

Mio padre mi commenta sorpreso i capelli profumati di Sammy. Un commento positivo, ma sorpreso.

Papà, ovviamente ci sono io che me ne occupo. Per questo i capelli di Sammy sono sempre così belli e profumati.

Lo abbraccio, lo coccolo, gioco con lui. Mi sembra un miracolo che cresce. Quella notte di sette anni fa, rischiò di non crescere più, come la mamma.

E quindi voglio che abbia il meglio.

Siamo molto attaccati. Forse sono un po' possessivo, ma io posso, no?

Sono il suo fratello maggiore, e poi lui non mi manda via, anzi.







*

Ha nove anni adesso. Capita che dormiamo insieme. È abituato che lo abbraccio, da fratello maggiore. Quella sera però, avevo litigato con papà per una sciocchezza, e avevo gli occhi rossi dal pianto.

Ero sdraiato sul letto di Sammy e lui era sdraiato vicino a me che mi guardava sorpreso.

Senza dire niente, mi abbracciò voltandosi verso di me e la mia testa fini contro il suo petto.

Lui mi accarezzò le spalle, sorridendo, e mi diede un bacino sulla testa.

Ed ecco che adesso ero io il fratello da coccolare e consolare.

Mi piaceva questa cosa.

Questo essere complici in questo.
 
 
 
 
 
 
*

Sam ha dodici anni e mi chiede cosa significa avere ali e radici.

Lo guardo e dico: “Ali e radici significa che hai ali per andartene, ma radici che ti fanno restare.”

“Puoi anche essere ali e radici di qualcuno?”

“S-sì, Sammy. Puoi. “

Sammy si voltò, camminando in mezzo alla neve e mi disse: “Da grande mi piacerebbe essere ali e radici di qualcuno.”

Io lo guardai e pensai, tremando: “Lo sei già, per me.” Ma non lo dissi. Non sapevo come sarebbe suonata quella frase, né se gli sarebbe piaciuta.
 
 
 
 
*

Sammy ha quindici anni ora. È diventato piuttosto alto, ha capelli da nerd, sempre con quel ciuffo in mezzo agli occhi, e la faccia ancor più da nerd.

Divora libri e ha sempre il muso lungo.

In compenso si appresta a diventar un bravo cacciatore.

E poi ha un sorriso bellissimo. Quando non è arrabbiato, i suoi occhi si illuminano.

Sono verdi. Come i miei, ma di una sfumatura più scura forse.


Si confida e parla poco con me, ma mi riserva sempre un posto sul divano per guardare il film insieme.

Si fa male spesso. Si riempie di graffi per colpa della maledetta caccia, e io sono sempre li a ricucirlo e a sanargli le ferite con bende e cotone.

A volte mi fissa intensamente come se stesse studiando i miei movimenti.

O come se fossi un caso da studiare.



“Ti fa tanto male?” gli dico, solo per distrarlo da quella radiografia che mi metteva a disagio.

“Brucia.” Disse Sam, distogliendo lo sguardo.

“Scusa. “

“Non fa niente. È colpa mia.” Disse Sam.

E io mi sentivo male, perché ormai un chiodo fisso mi era entrato in testa: Senza di me, mio fratello può morire…
 
 
 
 
 
 
*

Tocco spesso Sam. Lo abbraccio, o gli tocco la pancia, oppure lo stuzzico…gli tocco una gamba, mentre siamo in macchina. Spesso lo faccio solo perché lo vedo sovrappensiero e mi scoccia. Perché non vuole condividere i suoi pensieri con me?? Sono suo fratello! Lui spesso sbuffava o spostava la gamba, poi se ne fece una ragione. Capiva che lo facevo per farlo scendere dalle nuvole. Mi guardava e poi ostinato ci ritornava!

Sapevo di toccare Sam quasi costantemente. È solo che non mi sembrava così grave.

Fino a quando, eravamo entrambi sul divano, e Sam sbottò:

“Non voglio nessuna carezza, Dean!”

Mi gelai sul posto, lo guardai agghiacciato e poi andai via.

Sam mi guardava spaventato al pensiero di aver esagerato, ma non mi fermò.
 



Capitava comunque, che se io non lo toccavo, tornava Sam da me.

Un giorno stavo guardando la televisione sul divano, e Sam si sedette vicino a me.

Beh, si sedette solo per 2 minuti, poi si distese proprio, poggiando la sua testa sulle mie gambe.

Fratello psicopatico pensavo, ma ero segretamente felice.
 
 
 
 
 
*

Mi accorgo delle occhiate che a volte Sam, mio fratello, mi rifila. A volte penso che mi trapassi con i raggi x. Radiografia completa. Non si perde un dettaglio. Comincia dalla maglia che indosso, fino ad arrivare ai jeans.

Prima pensavo che volesse solo discutere il mio gusto di moda.

Poi quando cominciò a farlo anche quando mi spogliavo rimanendo in boxer, pensai che forse voleva vedere se ero ingrassato.

Oppure era geloso.

Oppure mi odiava semplicemente!
 

Non potevo neanche avvicinarmi a volte, quando ero in mutande.

Forse cominciai a capire, quando mi feci una doccia, e Sam entrò in bagno per caso.



“Scusa. Esco subito, volevo farmi una doccia.”

“Se vuoi puoi entrare. La facciamo insieme e risparmiamo tempo e acqua calda!” dissi io.

Ma cosa sto dicendo??

Sam sembrò pensarla allo stesso modo. Stava bevendo del succo d’arancia dal cartone e sentii, più che vederlo, che si era quasi strozzato col succo.

“Dude, sei serio?” disse Sam ridendo.

“Ehm…allora? Da bambini facevamo sempre il bagno insieme.” Dico io.

Da bambini. “ sottolineò Sam, in una maniera che mi diede fastidio. “Siamo grandi adesso.” E se ne andò, lasciandomi dentro un vuoto e una tristezza indefinibile.
 
 
 
 
 
*

Arrivò poi la complicità silenziosa. Un complicità fatta sempre di silenzi, ma soprattutto di sorrisi silenziosi. Sam mi sorrideva sempre. A volte capitava che tamburellava le dita sul mio palmo e io rimanevo li con il palmo aperto, godendo di quel gesto.

Capivo che Sam non mi vedeva come vedeva papà. Per lui non ero solo quello che lo proteggeva, ma un fratello, un amico.

Eravamo complici.

Mi ricordavo quando lo portai a far scoppiare i fuochi d’artifici. Sapeva che poteva contare su di me se volevamo fare qualcosa di nascosto da nostro padre.
 
A volte dormivamo insieme. E dormivamo anche parecchio vicini. Sam era abituato e ricercava le mie gambe automaticamente, quando mi infilavo nel letto con lui.

Aggrovigliava subito i piedi alle mie gambe.

Sente freddo ai piedi, pensavo. Ma non era vero. Non del tutto.

Lo lasciavo fare. Mi piaceva quel contatto.
 
 



Cominciai a capire che c’era qualcosa che non andava quando i contatti divennero forse un po' troppo intimi. Niente di grave, ma forse una pacca sul sedere di troppo da parte di Sam, o una sua mano sul mio fianco indugiata troppo a lungo…

Non voglio nessuna carezza, Dean…

il modo in cui mi guardava…le scenate di gelosia che mi faceva quando uscivo con le ragazze invece di stare con lui.

Mi accorgevo poi con orrore, di comportarmi anche peggio io, quando lo faceva lui.

Avevo però tutto sotto controllo, mi dicevo.

Dovevo solo staccarmi un po' da mio fratello minore, tutto qui.

Come facevo però, quando lui mi lanciava quelle occhiate quando mi spogliavo?

Imbarazzo? Desiderio? Cos’era??
 
 
 
 
 
*

L’ennesima notte che dormimmo insieme, mi svegliai con una gamba di Sam completamente aggrovigliata intorno alla mia vita.

Stavo bene, benissimo, e giuro che sarei rimasto così, e non l’avrei spostato, se non mi fossi accorto dell’erezione che sentivo dolorosamente accesa dentro di me.

Mi alzai e lui si svegliò subito chiaramente.

“Dean? Dove vai?”

“Niente. Torna a dormire!”

“Stavo dormendo, ma tu mi hai svegliato!”

“Già. Stavi dormendo! Tutto addosso a me.!”

Sam arrossi violentemente e io mi sentii un po' una merda.


“Scusa. Non mi accorgo.”

“Beh..non dormiremo più nello stesso letto. Io ho bisogno del mio spazio!”

Sam mi guardò senza dire niente, strabuzzando gli occhi, ferito ancora una volta da quel mostro che era suo fratello maggiore.
 


Decisi che dovevo rifuggire dai contatti fisici tra noi. La cosa stava andando troppo oltre. Troppo spesso i nostri visi finivano vicini mentre eravamo sdraiati sul letto. Troppo spesso Sam strofinava la sua faccia sulla mia guancia e mi vedeva guardare dall’altra parte, imbarazzato.
 
 
Una sera, però, tutto crollò. Sam aveva da pochi giorni compiuto sedici anni, partecipava a un pigiama party e voleva che partecipavo anche io con i suoi amici. Non voleva rimanere solo.

Io accettai. La prospettiva di lasciarlo “solo” mi rendeva debole, e quel furbastro lo sapeva.

L’idea era quella di guardare un film in salotto, in casa di una Denny qualsiasi. Guardare il film sdraiati sul piumone che era stato messo sul pavimento, e coprirci con delle coperte aggiuntive, a coppie.

Io e Sammy sembravamo una coppia di sposini, dentro quelle coperte, infatti alcuni si giravano a guardarci.

Dopo un po' non ci feci più caso perché mi addormentai come uno scemo.
 

Quando mi svegliai, erano saliti tutti al piano di sopra a dormire, il film era finito da un pezzo e io e Sam eravamo rimasti da soli li, al buio.

Fu Sam a svegliarmi.


“Dean..” mi disse dolcemente.

“Mmmh? Il film è finito?” chiesi io.

“Si, e tu hai dormito per tutto il tempo.” Mi disse lui sorridendo dolcemente.

“Non ci credo.”

“E hai pure sbavato sul cuscino. Sei un pasticcione.” Disse ancora più dolcemente, carezzandomi uno zigomo vicino al labbro, poi la sua voce si incrinò un po'.



Prima che potessi realizzare appieno quello che stava succedendo o quello che avrei dovuto evitare, Sam si mosse a darmi un bacio sulle labbra, indugiando più del dovuto.

Io ero stupito, ma gli appoggiai comunque una mano sul collo, e lui dopo qualche istante stava per alzarsi, ma lo trattenni mettendogli quella stessa mano sul viso, per fargli capire di non andare via.


Lui capii e non si mosse, continuò a restare sulla mia bocca, dandomi ripetuti baci  a fior di labbra che mi facevano rabbrividire.

Poi io aprii un poco la bocca e un accenno della mia lingua deve aver sfiorato le sue labbra, perché lo sentii rabbrividire.

Decise di seguirmi, e il bacio divenne appassionato, coinvolgente.

Le nostre lingue si fondevano insieme, si attorcigliavano insieme.

I nostri respiri si mescolavano insieme e anche i nostri gemiti.

E io stringevo la sua schiena per premere di più i nostri corpi vicini.

Ci baciammo per un quarto d’ora senza mai fermarci.

Ora le posizioni erano capovolte. Ora lui era sotto di me, mentre io lo baciavo più lento e languido, e lo sentivo gemere così dolcemente.


Finito il bacio eravamo entrambi ansimanti.

“Cazzo, Sammy…mi hai quasi mozzato il respiro.” Dico, per stemperare la tensione.

“Questo si che è un bacio.” Disse Sam.

Lo guardai un po' titubante, ma non riuscivo a sentirmi in colpa. Forse una parte di me l’aveva sempre saputo che saremmo arrivati a quello.

Sam mi guardò, poi piantò la sua testa contro il mio petto, in una chiara supplica di non smettere, di non lasciarlo da solo in questa cosa.

Io gli accarezzai i capelli e gli diedi un bacio soffice sulla testa. No che non l’avrei lasciato da solo. MAI.
 
 
 
 
 
 
*

“Dean, che cosa c’è che non va in noi?” chiese mio fratello un giorno, mentre eravamo sul parco, sdraiati sull’erba.

Non risposi. Gli sorrisi triste e gli dissi solo: “Ti amo, Sammy. Sarà sempre così, ma se tu hai paura, se vuoi tornare indietro, puoi farlo.”

Gli accarezzavo i capelli e lo sentii reclinare la testa, muovendosi sotto il mio tocco.

“Non credo di riuscire a rinunciare a questo.” Disse, intrecciando le dita alla mia mano.

Non risposi. Ero pensieroso.

“Voglio fare l’amore con te, Dean.”
 
 
 
 
 
 
*

“Aiutami.” Mi chiedeva mio fratello, abbracciato a me, in mezzo alle mie gambe, sul letto, ancora vestito, così come me.

Gli baciai il collo e gli sbottonai gentilmente la camicia. Lui non mi guardava.

Gliela tolsi e  gli diedi un bacio sul petto, sentendolo gemere piano.

Gli sbottonai i jeans e glieli tolsi.

Ero indeciso. Poi Sam mi sorprese. Sbottonò febbrilmente i bottoni della mia camicia, ansimando piano, e sbottonò con qualche difficoltà i jeans.

“Piano, Sam.” Gli sussurrai.

Lo presi in braccio e lo portai di più contro il letto.

Lo misi sotto le coperte. Non volevo che guardasse.

Non la prima volta.
 


Lui mi fissava in soggezione, e io ero contento che le coperte coprissero i nostri corpi nudi.

Gli levai le mutande e poi mi levai a vicenda i boxer, buttandoli uno dopo l’altro, all’infuori delle coperte.

Andai sopra di lui ed entrambi emettemmo gemiti al contatto con i nostri corpi nudi uno contro l’altro.
 

Lo accarezzai dolcemente dappertutto, volevo farlo eccitare il più possibile.

Sam gemeva così forte che mi chiedevo una cosa e gliela dissi anche.

“Piano…calmati..non vorrai venire solo con una strusciatina?” gli chiesi, ridendo.

“Fanculo.” Mi disse Sam, baciandomi.
 
I preliminari furono dolcissimi. Spendemmo un sacco di tempo solo a baciarci e a strusciarci, poi entrai dentro di lui, piano, attento a non fargli male, e ancor più dell’amplesso, sentire gemere Sam sotto di me, mi dava ancor più felicità.

Non smettevo di sbaciucchiarmelo neanche durante il sesso. Il mio fratellino mi stava donando la parte più intima di lui e volevo ringraziarlo in ogni modo possibile.

E poi Sam che mi sussurrava all’orecchio parole di miele.

“Ti amo, Dean.”

“Ti amo, Sam. E ti starò sempre accanto. Te lo prometto.”
 

Ormai Sam mi era entrato dentro così in profondità che non sarei mai riuscito a tornare indietro. Ero consapevole che era piccolo. Che avrebbe potuto cambiare idea dall’oggi al domani, ma poi Sam mi disse:

“Hai idea da quanto tempo ti desidero? E da quanto tempo ti voglio? E da quanto ti amo, Dean…”

E allora non ebbi più paura.
 
Quello che c’era tra di noi era sbagliato, immorale, pericoloso, consumante e divorante, ma ci rendeva felici, completi, appagati.

L’uno era la metà dell’altro.

Finalmente tutte quelle cazzate sulle anime gemelle, cominciavano ad avere un senso.
 
 

















Note dell'autrice: 

Questa storia doveva essere in principio la famosa "Ali di neve " che poi ho modificato in capitoli, intitolandola "Solo con te ho ali di neve e il cuore caldo come l'inferno!" Beh, mi era rimasta l'idea, ci ho pensato a lungo e ho deciso di fare questa OS. Devo dire che sono contenta di aver fatto entrambe <333

I link alle immagini sono in mezzo alle frasi!
   
 
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