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Autore: Roof_s    10/12/2014    5 recensioni
"Io... Io sono solo curioso."
Summer si tirò di nuovo su in piedi e mi guardò dritto negli occhi. "Curioso di che cosa?" domandò.
"Del perché mi hai aiutato" risposi, sincero.
Summer si guardò attorno e poi rise. "Non c'è un perché, l'ho fatto e basta."
"Tu non...?" provai a chiederle.
Lei alzò le sopracciglia, confusa. "Io non... che cosa?"
Gesticolai a caso, poi mi fermai. Ma che diavolo stavo combinando?
"Tu non hai alcun interesse per...?"
Lasciai cadere la domanda a metà, sperando di coglierla in flagrante con un improvviso rossore del viso o con fulminee smentite. Ma la mia interlocutrice rimase impassibile, aspettando che continuassi.
Sbuffai, messo alle strette. "Tu non hai alcun interesse per me?" domandai.
La sua reazione mi fece sentire immediatamente un imbecille: Summer scoppiò in una vivace risata e io non potei fare a meno di arrossire.

IN SOSPESO
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorprese


 
Se qualcuno mi avesse chiesto che cosa fosse per me la felicità, probabilmente in quel momento la mia faccia sarebbe bastata come risposta. E forse sarebbe stata anche meglio di altre mille parole inutili.
Per me la felicità era sempre stata una semplice combinazione di casi: mi era sempre bastato poco per ritenermi ‘felice’ nel vero senso della parola.
Ma da undici splendidi mesi a questa parte la mia felicità aveva acquisito un nome e un volto: si chiamava Emily, era bionda e bellissima e faceva impazzire qualunque essere umano di sesso maschile presente sul pianeta.
Ecco come avrei potuto rispondere alla domanda ‘Che cos’è la felicità per te, Zayn?’. Avrei parlato di Emily - la mia Emily -, la ragazza più attraente dell’intera Tong High School, la ballerina con uno sfolgorante futuro di fronte a sé, una delle persone più gettonate che avesse mai oltrepassato la soglia della nostra scuola.
Quei pensieri portarono subito un sorrisetto allegro sulle mie labbra. Bastava davvero pochissimo e io già perdevo la testa: il ricordo della nostra ultima uscita, dei nostri ultimi momenti assieme.
Tutti sapevano di quanto le cose andassero bene tra di noi, e per questo i miei amici non si risparmiavano mai fior di complimenti per il mio ottimo gusto in fatto di ragazze.
Svoltai all’angolo di Woodlands Street e mi immisi nella ben più ampia White Abbey Road, il viale su cui si affacciava la graziosa villetta dove Emily viveva coi genitori.
A questo punto, però, credo sia necessario un piccolo riepilogo delle vicende che avevano preceduto quella serata, durante la quale io camminavo lungo una strada buia con la sola compagnia di un enorme mazzo di rose rosse tra le mani.
Prima che la vicenda più incredibile della mia vita avesse inizio, io ero semplicemente Zayn Malik, un diciottenne che abitava nell'East Bowling, un piccolo distretto a sud del centro di Bradford e che frequentava la Tong High School. Proprio qui avevo conosciuto i miei migliori amici, avevo mostrato grandi capacità in quasi tutte le materie scolastiche e avevo incontrato la mia dolce metà, Emily, appunto.
Quindi, che cosa ci facevo in quella strada, da solo, nel bel mezzo della fresca serata novembrina che era scesa sui tetti di quella modesta cittadina? Stavo andando a trovare proprio la mia ragazza, tornata quel pomeriggio da un entusiasmante viaggio scolastico di due settimane a Parigi.
Emily mi aveva parlato al telefono, spiegandomi quanto fosse stanca e quanto desiderasse riposarsi per poter venire a scuola il giorno seguente. Le mancavo, l’aveva ripetuto più e più volte. Ma non appena avevamo staccato la chiamata, circa mezz’ora prima di svoltare in White Abbey Road, io avevo afferrato il mazzo di rose acquistato quel pomeriggio e mi ero preparato per l’appuntamento a sorpresa che avevo programmato da giorni.
Non avrei resistito un’altra notte senza vederla: nonostante stessimo ufficialmente insieme da ben undici mesi, io non riuscivo a stare senza Emily, soprattutto quando la sapevo così vicina a me. Era diventata peggio della droga, delle sigarette, del caffè e del cioccolato messi insieme. Era letale, dannosa per la mia salute, perché riusciva a tenermi in piedi anche tutta la notte in caso di estrema necessità: era già capitato che mi svegliasse nel cuore della notte per il semplice bisogno di parlare.
Proseguii immerso nella frescura notturna, camminando lungo il marciapiede deserto, fino a trovarmi nei pressi dell'incrocio con Springfield Street, una via sulla quale si affacciavano alcuni bei palazzi dall’aria imponente. Lì, poco prima di svoltare, si trovava la casa di Emily.
Fortunatamente non abitavamo lontani e per me raggiungerla a piedi non era mai un problema. Ovviamente quando c’era l’amore di mezzo niente costituiva un vero e proprio problema.
Mentre percorrevo il breve tratto che mi separava dalla villetta dall’intonaco aranciato che ormai conoscevo tanto bene, mi tornò alla mente la prima volta in cui avevo varcato il cancello grigio di casa Wood. Era stato in occasione del primo mese festeggiato assieme a Emily. Non c’era ricordo di quella giornata che sfuggisse alla mia memoria: forse, sforzandomi leggermente, sarei pure riuscito a riportare indietro con me il profumo dei vestiti della mia ragazza.
Non vedo l’ora di vedere la sua faccia!, pensai tra me e me, gongolando all'idea della sorpresa che le avrei riservato.
Mi avvicinai al pilastro in mattoncini rossi sul quale era stato installato il campanello dei signori Wood. Premetti sul pulsante, attendendo la familiare voce dei genitori di Emily.
“Amore?” chiamò proprio quest'ultima, il tono della voce particolarmente allegro.
A quel punto fui io a sorprendermi: per quale motivo al campanello aveva risposto lei? E come faceva a sapere che si trattava proprio di me, davanti al cancello di casa?
Non è possibile! Mi avrà visto arrivare da lontano! Ho rovinato la sorpresa, mi maledissi mentalmente.
“Sì, sono io” risposi.
Il cancello non venne aperto. Emily parlò ancora attraverso il citofono: “Zayn?!”
Ora la sua voce era palesemente segnata dallo stupore; ma non quel tipo di stupore positivo, di qualcosa inaspettatamente buono che ci cambia la giornata. Il suo era uno stupore rivelatore, che denotava una nota di panico nemmeno troppo mascherata.
E adesso? Che cosa diavolo le prendeva?
“Sì, sono io, amore” ripetei, confuso dalla situazione che era venuta a crearsi.
“Ah... Oh, okay... Scusa, ti apro subito” balbettò frettolosamente Emily.
Perplesso come poche altre volte, attesi che il cancello di casa si fosse aperto, dopodiché varcai la soglia del giardino e mi diressi a passo spedito in direzione del portoncino scuro che la mia ragazza stava dischiudendo. Emily mi si parò di fronte, vestita di tutto punto e addirittura con un filo di trucco a incorniciare i suoi begli occhi grigi. Mi bloccai a un metro di distanza da lei.
“Ciao, Zayn” mi accolse, evidentemente a disagio.
“Ehm... Ciao, amore” replicai, a mia volta insicuro. “Si può sapere che cosa...?”
Emily mosse le mani con fare impacciato. Era evidente. “Io... non mi sono ancora svestita da quando sono tornata da Parigi!”
Alzai un sopracciglio. “Ah, no?” domandai, sempre più confuso.
Lei accennò un sorriso leggermente imbarazzato. Poi abbassò gli occhi sulle rose che ancora tenevo tra le mani e mi corse incontro. Mi strinse in un abbraccio soffocante, che tentai subito di ricambiare, non senza sforzo.
“Amore, non avresti dovuto!” cinguettò lei al mio orecchio.
Si staccò dall’abbraccio e mi stampò un veloce bacio sulle labbra. Poi afferrò delicatamente i fiori e li studiò meglio alla luce che proveniva dall'ingresso di casa sua.
“Possiamo entrare? Qua fuori si congela” dissi, distogliendo la sua attenzione dal mazzo.
Emily tornò a guardarmi, la bocca semiaperta in un’espressione indecifrabile. “Ehm... Io... In verità, vedi, io stavo per andare a letto.”
Tirai fuori un sorrisetto sornione e replicai: “Qual è il problema? Possiamo andarci insieme...”
Afferrai il suo braccio destro e la tirai verso di me. Emily scoppiò a ridere e provò a schivare il mio nuovo bacio in arrivo.
“Zayn!” strillò tra le risate. “Lasciami.”
Mi allontanai da lei, senza lasciare la sua mano. La fissai sotto quella tenue luce calda che a stento riusciva a illuminare tutti e due. Emily era davvero l’ottava meraviglia del mondo: piccoli occhi grigi, capelli biondissimi e lunghi fin sotto il seno sodo, un fisico per il quale ogni ragazza avrebbe ucciso, le labbra carnose che si schiudevano per regalarmi baci indimenticabili. Tutto, nella mia fidanzata, suggeriva bellezza e fascino. Certe volte mi chiedevo pure come fosse possibile che io potessi essere tanto fortunato da possedere il suo cuore.
“Entriamo, dai!” sussurrai, sorridendole con aria tentatrice.
Lei sfoderò il suo sguardo più tenero. “Zayn, sono stanchissima! Ho bisogno di farmi una bella dormita, altrimenti domani mattina sarò intrattabile.”
Le diedi un fuggevole bacio sul collo. “Em, per me non sei mai intrattabile.”
“Ma per i professori e le mie amiche sì” insistette lei. “Dai, ti prometto che domani sarò tutta tua.”
“No, adesso” mormorai io, fingendomi ancor più testardo del solito.
Emily rise, allontanò il volto dal mio sporgendosi all’indietro. La tenni stretta tra le mie braccia.
“Amore, mi sei mancato da morire” mi disse dolcemente.
Sorrisi: ora sì che la riconoscevo. “Io stavo per morire di astinenza senza di te.”
Emily ridacchiò tra sé e sé, gli occhi ancora puntati nei miei. “Domani passiamo tutta la giornata insieme, te lo giuro.”
“E questa sera? Non vorrai cacciarmi via proprio ora! Ti ricordo che il soldato qui di fronte a lei ha percorso la città a piedi pur di vederla anche solo un’ora.”
Emily alzò gli occhi al cielo senza però levarsi un sorrisetto lusingato dalle labbra carnose. Notai che aveva messo un lucidalabbra color rosa chiaro; il dettaglio andò ad aggravare la latente sensazione che Emily stesse nascondendo qualcosa. Mi aveva detto di essere tornata da Parigi alle cinque di quello stesso giorno e adesso erano le dieci di sera: perché non aveva ancora avuto tempo di svestirsi e truccarsi? E poi... come diavolo si era vestita di ritorno dalla Francia? Con un abito da sera? Lo stesso che le avevo regalato io qualche mese prima, tra l’altro.
“Okay, ti ho convinta! Entriamo!” esclamai, senza aspettare una sua risposta.
Emily provò a opporre ancora resistenza, ma io me la trascinai letteralmente dietro entrando in casa sua. Chiusi la porta e la baciai appassionatamente di fronte alla rampa di scale che conduceva al piano di sopra, dove si trovava la sua camera da letto.
“Prometto di lasciarti stare entro le undici” pronunciai con aria solenne.
Emily arrossì violentemente, quasi avessi indovinato il suo segreto più scandaloso.
“Mi lasceresti almeno togliere questo vestito?” domandò timidamente.
“Potrei togliertelo io” suggerii maliziosamente.
“No, Zayn!”, rise. “I miei torneranno a breve.”
“Ti hanno lasciata a casa sola, avrebbero dovuto immaginare che sarei stato qui al loro ritorno.”
“Eppure penso sarebbe meglio non farsi beccare nel bel mezzo di atti... compromettenti” chiarì Emily, sorridendomi con aria scaltra. “Aspettami qui, io torno subito.”
Annuii, mentre lei si slegava dal mio abbraccio affettuoso e correva su per le scale. Una volta rimasto solo nell’ingresso della casa, mi resi effettivamente conto di quanto Emily apparisse strana quella sera. Perché non aveva voluto che entrassi con lei? E per quale motivo mi aveva lasciato lì sotto ad aspettarla come un cane legato al palo fuori da un negozio mentre il padrone fa le sue spese?
Mi mordicchiai il labbro inferiore, mentre con lo sguardo andavo a perlustrare il salone della mia fidanzata: apparentemente non c’era nulla di insolito in casa sua. Tutto era al proprio posto come lo ricordavo e una foto di me e Emily abbracciati emergeva tra gli altri scatti, sul ripiano di un mobiletto nero di fianco alla porta d’ingresso.
Il campanello suonò violentemente, strappandomi ai miei pensieri. Impacciato di fronte alle varie possibilità, guardai prima su per le scale e poi in direzione della porta.
Saranno sicuramente i suoi genitori, pensai tra me e me.
Dato che i signori Wood mi conoscevano bene e dato che per loro ormai ero uno di famiglia, mi parve naturale sollevare il ricevitore del citofono e schiacciare il tasto che apriva il cancello. Poi mi affrettai a spalancare anche la porta di casa. Solo che rimasi di sasso quando vidi chi si stava dirigendo con fare guardingo verso di me.
Harry Styles, uno dei ragazzi più gettonati del nostro liceo, camminava in direzione della porta di casa, senza essersi minimamente accorto della mia presenza. Fu solamente quando ci ritrovammo a un palmo l'uno dall'altro che si fermò e sussultò dalla sorpresa. Fino a quel momento aveva tenuto gli occhi piantati a terra, camminando con passo molle e tenendo le mani nelle tasche dei jeans stretti. Era naturale che Harry piacesse a tutte le ragazze del liceo, aveva un certo fascino. Ma per quale dannato motivo quella sera si era recato proprio a casa di Emily?!
“Zayn” pronunciò il mio nome, sbalordito come se il fatto che fossi a casa della mia legittima fidanzata apparisse tanto insolito.
“Harry Styles?!” esclamai, più sconcertato che mai.
Doveva per forza esserci qualcosa che non andava, che mi ero perso in quelle due settimane.
“Cosa... Tu...” balbettò Harry, sfilando le mani dalle tasche dei jeans neri, stretti attorno alle sue gambe magre.
“Io?!” esclamai a voce parecchio alta. “Piuttosto, tu! Tu che cosa ci fai qui a quest’ora?!”
“Zayn!” esclamò la vocetta acuta di Emily, sopraggiunta come un razzo alle mie spalle.
Io e Harry ci concentrammo su di lei, spettinata e con indosso pantaloni smessi e una semplicissima maglietta bianca. Il trucco, però, era ancora sul suo bel volto dalla carnagione dorata.
“Zayn...” ripeté lei, questa volta più debolmente.
“Zayn, Zayn e ancora Zayn! Vedo che conoscete il mio nome! Volete spiegarmi cosa sta succedendo?” urlai, isterico.
Emily e Harry si scambiarono una veloce occhiatina che mi mandò ancor più nel pallone. Ormai il dubbio più terrificante si era insinuato nella mia testa, sbattendo prepotentemente contro il mio cervello per farsi ascoltare. Era più che ovvio il perché Harry si trovasse lì!
“Zayn, io non avrei voluto...” mormorò Emily, triste.
Mi allontanai da lei di un solo passo, schifato dall’idea che i miei sospetti trovassero conferma nelle sue parole.
“Tu e lui... voi avete... una storia?!” sbottai, disgustato.
Emily non rispose ma abbassò lo sguardo sulle punte dei suoi piccoli piedini da taglia 3. Mi voltai verso Harry, scioccato dalla notizia.
D’accordo, lui era uno di quei ragazzi che facevano girare la testa a tutte le femmine, uno di quelli che non avevano bisogno di un cervello funzionante per far crollare ai loro piedi le ragazze, uno di quelli che possedevano un inspiegabile charme naturale, frutto della collaborazione di genitori altrettanto seducenti. Ma... per quale maledetto motivo Emily aveva scelto di tradirmi con Harry Styles?!
“Perfetto” mugugnai, sempre più a disagio. “Davvero perfetto.”
Guardai di nuovo la mia fidanzata, incapace di trattenere una smorfia di totale repulsione. “Tu torni da Parigi, io corro fin qui per vederti, ti porto pure i fiori e tu ricambi il gesto invitando a casa questo stronzo?!”
Emily alzò il capo e incontrò il mio sguardo indurito dalla collera. Aprì la bocca per inventare forse qualche scusa, forse qualche giustificazione, ma non ne uscì nulla.
Emily Wood mi aveva tradito con Harry Styles. Harry Styles si era impossessato della mia splendida Emily Wood.
Mi voltai e fronteggiai quello stronzo dagli occhi verdi e dal ciuffo prominente che sovrastava la sua ampia fronte. Mi guardava con fare quasi spavaldo. Notavo che aveva totalmente cambiato atteggiamento...
“Vaffanculo!” esclamai, allungando le mani verso di lui. Lo afferrai per le spalle e lo spinsi con violenza. Harry cadde a terra come un ebete, incapace di reagire per tempo alle mie mosse. Gli rifilai un calcio al fianco sinistro, senza provare alcuna compassione per quel figlio di puttana. Ero accecato, impazzito dalla rabbia. Non riuscivo a frenarmi, a frenarla.
“Zayn! Fermati, santo cielo!” urlò Emily, spaventata.
Accorse a fermarmi prima che riducessi il suo amante segreto in una poltiglia indistinta di abiti firmati e scarpe costose.
“Zayn, che cosa...?!” tentò di parlare.
La spinsi lontano da me, in preda alla collera. “Vattene! Non voglio mai più vederti o sentirti, stronza!” abbaiai, furente.
Emily si piegò verso Harry, toccandogli le spalle per riuscire a farlo voltare. Vidi sul viso del ragazzo disegnarsi un’espressione dolorante. E me ne compiacqui.
“Andate tutti e due al diavolo” mormorai, nauseato dalla scenetta.
“Zayn! Aspetta!” urlò Emily, rincorrendomi in direzione del cancello di casa sua.
Riuscì a fermarmi proprio quando fui sul marciapiede. Mi afferrò per una spalla, impedendomi di proseguire. Si pose di fronte a me, lo sguardo grave puntato nei miei occhi, che nel frattempo lottavano per impedire alle lacrime di far la loro comparsa.
“Zayn, ascoltami, ho sbagliato, ma...”
“Pretendi ancora che io ti dia retta?!” esclamai, incredulo. “Tu sei andata a Parigi per scoparti quel belloccio senza cervello! Mi hai tradito, Emily!”
“Io ho commesso un errore, ma tu dovresti ascoltarmi” insistette lei. “Io e Harry non volevamo ferirti, Zayn.”
Tutto quello che stava dicendo non aveva alcun senso. La spinsi via da me, non volevo che mi toccasse. Non se pensavo che quelle stesse mani avevano tastato il corpo scultoreo di Harry Styles. Ero disgustato.
“Emily, stai zitta! Stai solo facendo la figura della stupida!” la avvertii.
“Ora sarei io la stupida? E a te sembra intelligente aggredire Harry in quel modo?!” urlò lei di rimando.
Basta, ora ne avevo davvero abbastanza. “Cos’avrei dovuto fare? Abbracciarlo e invitarlo a bersi una birra con me al pub?! Emily, sei completamente impazzita?!”
La mia fidanzata piegò le sopracciglia in un'espressione amareggiata. “Zayn... Non sapevo come dirtelo... Io e Harry ci troviamo in sintonia, stiamo bene assieme.”
Annuii, vicino al crollo definitivo. “Mi stai lasciando, Emily?”
Lei si limitò a sospirare con aria rassegnata, come se la vicenda si potesse concludere o in bianco o in nero, senza alcuna alternativa.
“Mi stai lasciando dopo tutti questi mesi, dopo i miei regali, dopo tutto l’amore che ti ho dato? Lo stai davvero facendo, Emily?” continuai, mentre il mio cuore mi abbandonava e si sgretolava dentro la gabbia toracica.
La mia ragazza distolse lo sguardo, trovando più interessanti i fiori al balcone della vicina piuttosto che i miei occhi tristi. Poi la vidi annuire. Dapprima fu un movimento lento, poco deciso. Poi si fece sempre più certa, tornò a guardarmi dritto negli occhi.
“Sì, Zayn. Ti sto lasciando.”
Anche io annuii, in assenza di gesti più convincenti. Fui praticamente costretto ad annuire di fronte a quella notizia frastornante, che rischiava di mandare a monte ogni aspetto più bello della mia esistenza.
Non riuscii ad aggiungere altro. Girai sui tacchi e percorsi al contrario la strada che avevo preso per giungere fin lì da Emily.
Riecco Zayn Malik, il ragazzo felice. Eccolo che camminava a grandi falcate verso casa sua, in preda a una rabbia devastante e alle lacrime, quelle del vero dolore.
Attraversai la strada, svoltai, attraversai di nuovo, allungai il passo, girai all’angolo, proseguii dritto per quella via. Avevo gli occhi offuscati da quelle stesse lacrime che avevo provato a trattenere così tenacemente.
Emily mi aveva appena lasciato. Non ne ero ancora convinto, non riuscivo ancora a capirlo, non ero ancora capace di dirle addio.
Undici mesi. Undici lunghi mesi di amore e di coccole, di baci e di regali, di festeggiamenti e di serenità. Gli undici mesi più belli della mia intera vita spazzati via in mezzo secondo. Il tempo di un addio amaro come quello che mi ero visto riservare poco prima.
Sì, Zayn. Ti sto lasciando.”
Sfregai il dorso della mano sotto l’occhio sinistro, portando via le lacrime tra le ciglia.
Se qualcuno mi avesse chiesto che cosa fosse per me la felicità, probabilmente in quel momento avrei spaccato la testa a quel qualcuno.
Quando finalmente arrivai nei pressi di casa mia, accelerai il passo e mi precipitai di slancio all’interno del giardino, sbattendo violentemente il cancello alle mie spalle. Varcai la soglia senza annunciare il mio ritorno: la cosa era abbastanza ovvia. Inoltre, la mia voglia di parlare era sotto lo zero.
Fuggii al piano superiore, saltando due scalini per volta. Afferrai la maniglia della porta della mia camera e la sbattei con la stessa violenta intensità applicata su cancello e portoncino d’ingresso. Mi gettai sul letto, le coperte sfatte e le lenzuola che sentivano il bisogno di un bel tour esplorativo della lavatrice.
E fu lì che emisi il primo forte lamento, accompagnato da singhiozzi ripetitivi e ridicoli. Ripetei la cosa, piangendo così forte che pensai potessero sentirmi in tutto il quartiere. Allungai un braccio verso il mio comodino e gettai a terra tutte le fotografie incorniciate che tenevo lì vicino: tanto sapevo che in ognuno di quegli scatti compariva il volto allegro di Emily e sinceramente non avevo proprio voglia di rivederla, anche se solo sulla superficie lucida di una foto.
Ecco Zayn Malik la sera dell’undici novembre, steso sul suo letto in balia di un pianto terribilmente simile a quello di un neonato a cui fosse stato levato con la forza il ciuccio.
Non potevo assolutamente sapere che da quel momento in avanti la mia vita avrebbe preso la vera strada giusta.




Ciao,
nonostante quasi non osi rifare capolino in questo fandom, eccomi, l'ho fatto, lo sto facendo!
Io so di essere in periodo studio pre-esami, io so di avere orari stressanti all'università, io so di avere un lavoro, ma... ciononostante sono tornata a scrivere una fan fiction, e sono anche 'presa piuttosto bene', dannazione!
Torniamo al principio di questo commento al capitolo: forse - e ripeto, FORSE - qualcuna di voi, leggendo qui, ripenserà a me, rimuginerà qualche secondo sul mio nickname -"Roofs... mi dice qualcosa... è una marca di biscotti?" -, avrà un paio di illuminazioni divine durante le quali crederà di avermi ritrovata in un vecchio talk show e infine approderà alla straordinaria constatazione che sì, io sono... 
... be', sostanzialmente nessuno, però ebbene sì, mi trovavo già qua ai tempi della nascita dei uan dairekscion, solo che ho avuto due - o più? - anni di blackout nei quali ho smesso di scrivere, e ho pure cancellato le mie precedenti storie.
Sul perché io l'abbia fatto, ho tanti motivi: in caso non l'avessi ancora fatto, mi sbrigherò nel dare una risposta a tutte le lettrici che mi hanno scritto - scusatemi per la lunga attesa! -. Da un po' di tempo a questa parte, tuttavia, mi è tornato il pallino di questa - e altre - vecchie storie dallo stile soft e ieri mi son detta "perché no?".
Quindi, rieccomi, sicura che questa storia non avrà la risonanza delle precedenti, visto il tempo passato, ma comunque contenta del tentativo. Questa è sostanzialmente un remake di una storia che aveva altri protagonisti e che questa volta ho voluto incentrare su Zayn, Louis, Niall, Liam e Harry. Sì, quando scrivo tutti e cinque i nomi è perché intendo davvero inserirli tutti e cinque... Ah, e non lasciatevi ingannare dal prologo, perché le cose non sono così semplici come possono sembrare qui.
Grazie dell'attenzione, a presto e... prometto che i prossimi commenti a fine capitolo saranno brevi e concisi ;)



M.

Ps. Il fantastico banner - al quale alla fine ho ceduto, sì - che vedete qua sopra è merito di walls, che per motivi d'affetto io ringrazierò come Lauretta. :)
   
 
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