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Autore: Nami93_Calypso    10/12/2014    1 recensioni
"La Barca" è un centro d'aggregazione giovanile dove gli assistenti sociali mandano i cosiddetti ragazzi difficili, criminali, delinquenti per evitare, o prevenire, che abbiano altri problemi con la legge.
La storia parlerà proprio di questo centro e dei ragazzi che vi partecipano, ragazzi con storie e caratteristiche diverse ma uniti da un legame indissolubile.
Tra i personaggi della storia ho messo solo Law e Nami perchè sono i principali, ma non mancheranno altri personaggi di One Piece e nuovi personaggi.
Spero che la mia idea vi piaccia :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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POV LAW

Distrattamente con la forchetta giocherello con i rimasugli di cibo rimasti nel piatto.
Nami non c’è e la cosa è alquanto strana. In più non l’ho sentita tutto il giorno.
Non riesco proprio a capire. Non è da lei. Per giunta dopo quello che è successo tra di noi ieri.
“Che hai Law? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?!” mi domanda Kidd deridendomi. Se persino lui si è reso conto del mio stato d’animo significa che sono messo veramente male.
“Taci Eustass-ya” gli rispondo semplicemente fulminando con lo sguardo la sua ragazza che, seduta al suo fianco, ridacchia sotto i baffi.
Che coppia di buffoni.
Con la coda dell’occhio vedo Kya alzarsi da tavola e richiamare il silenzio e l’attenzione con un battito di mani.
Anche lei sembra strana oggi. Non ha nulla della sua caratteristica euforia.
Intorno al tavolo cala il silenzio. Anche gli altri sembrano percepire qualcosa di strano.
“Ragazzi devo darvi una notizia” comincia guardandoci attentamente uno ad uno.
“Circa un mese fa è stato offerto al padre di Nami un lavoro migliore, più prestigioso, un’occasione da non farsi sfuggire. L’unico problema è che non si trova in questa città. In realtà è molto lontano da qui”
Punto gli occhi sull’educatrice. Temo di non poter sopportare le prossime parole.
“Per questa ragione hanno deciso di trasferirsi…”
Silenzio.
Buio.
Non è vero. Non può essere possibile.
Perché? Perché adesso? Perché lei?
Ero finalmente riuscito a trovare una persona che mi rendesse felice, che mi facesse dimenticare i miei problemi e preoccupazioni, capace con la sua sola presenza di farmi credere che un futuro esiste anche per uno come me.
Una persona che credesse in me che non si fermava all’apparenza del ragazzo freddo e schivo, dello spacciatore che fa leva sulle debolezze altrui per andare avanti.
Ma ora che non c’è più percepisco solo il vuoto.
Com’è potuto accadere? Perché non me ne ha parlato? Perché ieri non mi ha rivelato la reale funzionalità di quegli scatoloni?
Dopo un lasso di tempo che sembra infinito riesco a capire che il buio e il silenzio non sono reali ma solo mie percezioni. Intorno a me è pieno di bisbigli degli altri ragazzi che commentano la notizia.
Perché di questo si tratta per loro, una semplice novità che nel giro di qualche settimana non sarà più tanto importante. Ma non è altrettanto per me.
Prima che Kya ricominci a parlare incontro gli occhi azzurri e limpidi di Robin. Sembra tentare di leggermi l’anima.
“Io sono venuta subito a conoscenza dei fatti ma lei ha scelto di non dirvi niente e io ho rispettato la sua decisione. Non voleva allarmarvi e non le piacciono gli addii. Voleva che gli ultimi momenti qui con voi passassero nella totale normalità e serenità, nessuna forzatura o frase di circostanza”
Stringo i pugni sotto il tavolo fino a ferire i palmi con le unghie.
Perché mi ha riservato lo stesso trattamento degli altri? Forse per lei non sono stato nulla? Un semplice passatempo pre-partenza?
L’educatrice continua a parlare ma non l’ascolto più, ha cambiato discorso.
Gli altri si alzano da tavola, probabilmente per prepararsi alle attività pomeridiane, ma io sono incapace di muovermi e di articolare qualsiasi pensiero coerente o minimamente razionale.
“Law…”
Mi volto al suono del richiamo appena sussurrato al mio fianco e incontro un paio di occhi verdi. È Rachel.
“Mi dispiace” aggiunge con tono dolce e lo sguardo colmo di apprensione.
So che vorrebbe fare di più: consolarmi, abbracciarmi, lo capisco dalla sua postura. Ma mi conosce e sa perfettamente che se mi toccasse esploderei in un fiume di dolore.
Osservandola meglio noto che tiene una busta tra le mani e prendo ad osservarla con sguardo interrogativo. Senza bisogno che esprima ad alta voce i miei dubbi mi risponde.
“Questa mattina mentre voi eravate a scuola Nami è passata di qui appena prima di partire. Mi ha consegnato questa lettera chiedendomi di dartela”
Sgrano gli occhi di fronte a questa rivelazione.
Rimango pietrificato. Non so cosa fare.
Che senso ha? Prima mi tratta come tutti gli altri e poi vuole far avere qualcosa solo a me.
Sono davvero sicuro di voler sapere cosa ha da dirmi?
“Law, non farti sopraffare dal rancore e dall’odio. Per te è stata una persona importante e secondo me vale la pena scoprire cosa ha da dirti” mi dice Rachel porgendomi la busta con un sorriso incoraggiante appena accennato.
Titubante faccio per prenderla ma mi arresto con la mano bloccata a mezz’aria.
“Ti prego tienila tu” le dico ritraendo il braccio.
La vedo rattristarsi.
“Non voglio leggerla davanti a tutti perciò dovrei aspettare di uscire da qui. Ma non potrei resistere per tutte queste ore sapendo di averla in tasca” mi affretto a spiegarle.
Mi guarda con occhi lievemente sbarrati dalla sorpresa. Si alza scuotendo dolcemente il capo sorridendomi un’ultima volta e mi appoggia la mano sulla spalla prima di allontanarsi riponendo la busta nella tasca dei jeans.
Rimango seduto ancora qualche attimo consapevole del fatto che dovrò convivere tutto il pomeriggio con la consapevolezza che una volta uscito da qui ci sarà qualcosa ad attendermi.
Ed infatti non è per niente facile. Passo tutto il tempo a rimuginare su cosa ci possa essere scritto in quel pezzo di carta.
Durante il laboratorio di falegnameria con Max rischio addirittura di tagliare un dito al nasone che si allontana in fretta da me con sguardo terrorizzato.
Quando è finalmente il momento di uscire non ho nemmeno bisogno di cercare Rachel che è lei a venire da me e senza dire una parola mi mette la busta in mano con espressione incoraggiante.
Senza dedicarle troppa attenzione la infilo nella tasca del giaccone ed esco da La Barca senza salutare nessuno.
E la prima cosa che faccio è iniziare a correre.
Sì, voglio andarmene lontano, voglio essere solo. Nessuno sapeva di questa cosa e non vedo perché dovrebbero saperla adesso.
Corro finchè l’aria fredda non brucia nei polmoni.
Corro finchè mi fanno male le gambe per lo sforzo.
Corro finchè non riconosco più le strade e gli edifici che mi circondano.
Mi fermo in una strada isolata costeggiata solo da fabbriche e vecchi magazzini abbandonati. Sosto sotto un lampione mentre estraggo il pezzo di carta dalla tasca.
Me lo rigiro tra le mani e noto due semplici parole scritte con una bella calligrafia
“Per Law”
In quel momento realizzo a pieno la natura di ciò che stringo in mano e con gesti tremanti apro la busta e ne estraggo la lettera. La calligrafia è la stessa dell’esterno. Mi soffermo un attimo prima di prendere a leggere.
 
Caro Law,
non so proprio da dove cominciare.
Forse con il chiederti scusa. Oppure con il ringraziarti. Ma forse è meglio partire dai fatti.
Circa un mese fa sono venuta a sapere da mio padre che avremmo dovuto trasferirci. Ho sofferto molto a causa di questa notizia e non volendo che anche voi passaste quel che ho passato io ho deciso di non dirvi nulla e fingere che tutto fosse come prima. E probabilmente il tutto avrebbe funzionato se non fosse che noi due abbiamo iniziato a frequentarci.
Non dico che mi pento del fatto che tu mi abbia baciato, assolutamente no! È solo che le cose si sono un po’ complicate.
Da un lato volevo vivere questa nuova esperienza con te perché provo dei sentimenti per te e non riesco a reprimerli ma dall’altro mi sembrava di prenderti in giro ed illuderti e pensavo fosse meglio allontanarmi per non farti soffrire più degli altri. Ma non ce l’ho fatta…
Sono stata un’egoista e per questo ti domando scusa, anche se non mi aspetto il tuo perdono. Capirò se vorrai rimanere arrabbiato con me per sempre.
Non sono riuscita ad allontanarmi da te e rinnegare i miei sentimenti e così ho pensato di starti ancor più vicino rendendo il nostro ultimo periodo insieme bellissimo.
Ma credo di aver esagerato con ciò che ho fatto ieri sera. Sono stata così egoista da volerti tutto per me, in tutti i sensi, passando sopra ai quei pochi scrupoli che mi stavo facendo riguardo al quanto tu avresti sofferto a causa della mia partenza.
Sono stata davvero una sciocca e una vigliacca.
Per questa ragione ho deciso di scriverti, per spiegarti come stanno le cose e per dirti che mi dispiace di essermi comportata così male con te. E voglio anche ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me nell’ultimo periodo.
Non ti dimenticherò mai.
Addio,
Nami

 
Mi basta leggere il foglio una sola volta per rimanere stordito a fissare la pagina con occhi vitrei.
Un uragano di emozioni e sensazioni prende forma dentro di me che lottano l’una con l’altra in una guerra in cui non so quale avrà la supremazia: tristezza, dolore, rabbia, frustrazione, angoscia, collera, solitudine, disperazione, amarezza.
Ma alla fine fuoriescono tutte insieme sovrastandomi e facendomi crollare in ginocchio sul marciapiede e trascinandomi in un pianto disperato.




Nome: Franki
Età: 17 anni
Scuola: Istituto Professionale- Indirizzo Meccanico, 4° anno
Crimine: Disturbo della quiete pubblica
Note: Ragazzone grande e grosso molto espansivo. Dall’aspetto incute timore ma in realtà è molto sensibile ed emotivo e non farebbe male a nessuno. Prova qualcosa per Robin ma lei non lo guarda neanche di striscio.








Nome: Trafalgar Law
Età: 17 anni
Scuola: Liceo Classico, 3° anno
Crimine: Spaccio di droga
Note: Freddo, riservato, misterioso, strafottente. Non parla molto di sé. L’unica a cui dice che il motivo per cui spaccia è un problema di soldi dei genitori è la volontaria Rachel con cui instaura un legame molto forte. Successivamente si aprirà anche con Nami per cui prova dei sentimenti sin dall’inizio pur non dandolo a vedere

 
   
 
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