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Autore: chiara_ sweety    10/12/2014    0 recensioni
'Com'è lungo morire
nel silenzio che incombe.
Pare che mai
voglia tacere nel sentire.
Poiché lentamente
l'esultare di vita
si fredda dentro il cuore'
-solitudine nascosta
**
Lei si circonda di libri da leggere.
Lui osserva le persone.
Lei è sola.
Lui è popolare.
Loro frequentano la stessa scuola.
Loro sono praticamente due estranei,almeno fino a quella mattina di Giugno.
Lei è Haley Cohen.
Lui è Justin Bieber.
Due anime solitarie che si ameranno inconsapevolmente dal primo istante.
Capiranno che da soli si sta bene,ma che insieme si sta ancora meglio.
Genere: Generale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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"Non esiste un vascello veloce come un libro
per portarci in terre lontane,
ne corsieri come una pagina,
di poesia che si impenna -questa traversata può
farla anche il povero senza oppressione di pedaggio-
tanto è frugale il carro dell'anima."
-Emily Dickinson

Seduta sul davanzale della finestra osservo distrattamente la vita che si svolge oltre il giardino di casa mia.

È sabato,mi sono svegliata da qualche minuto e ho sentito quest'innato bisogno di scrutare oltre il vetro della finestra della mia stanza.

Sono le otto e Spring City è deserta.

Gli abitanti della cittadina non sono mattinieri,amano dormire,svegliarsi tardi,pranzare e uscire alle prime ore del pomeriggio.

Io non sono cosi.

Odio dormire e amo leggere.

Le ore sprecate a rigirarsi nel letto possono essere benissimo impiegate per finire qualche libro.

Con un sospiro deciso balzo giù dal davanzale e mi precipito in bagno per una doccia veloce,raccolgo i capelli in uno chignon improvvisato e dopo essermi liberata del pigiama mi infilo sotto il getto d'acqua.

Esco dalla doccia avvolgendomi un asciugamano rosa antico intorno al corpo e arrivo ciabattando in camera davanti all'armadio spalancandone le ante,prendo un leggins nero e una mezza manica verde scuro e torno davanti allo specchio.

Applico un po' di mascara sulle ciglia e raccolgo i capelli in una treccia ordinata,m'infilo ai piedi le All star nere e sono pronta.

Spengo le luci che ho acceso e prendo la borsa dal letto sfatto infilandoci dentro un libro,poi scendo le scale.

Il sole di Maggio che preannuncia l'estate illumina debolmente le persiane ancora serrate delle case,velocizzo il passo addentrandomi nel centro della città dormiente, le vetrine dei negozi sono nascoste dietro le spesse serrande di metallo,solo nei bar c'è movimento,tuttavia non sono aperti neanche loro,sulla maniglia interna della porta oscilla un cartellino rosso con su scritto CLOSE.

Attraversando strade vuote col vento che mi sbatte la treccia sulla schiena sorpasso il cancello del parco e continuo a camminare finché non individuo la mia panchina nera,arrugginita in alcuni punti con una sbarra spezzata nel mezzo,sotto ad un albero di ciliegio. La raggiungo e mi siedo sul bordo poggiando la borsa al mio fianco,ne estraggo il libro ed inizio a leggere.

 

Sono il re di Salem” gli aveva detto il vecchio. “Perché mai un re parla con un pastore?” domandò il ragazzo pieno di vergogna e di stupore. “Per varie ragioni. Ma diciamo che la più importante è che tu sei stato capace di realizzare la tua Leggenda Personale.” Il ragazzo non sapeva neppure che cosa fosse la leggenda personale.

È quello che hai sempre desiderato fare. Tutti,all'inizio della gioventù,sanno qual'è la propria leggenda personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro,tutto è possibile,e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita. Ma poi,a mano a mano che il tempo passa,una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la leggenda personale.”

 

Mi ritrovo a dar ragione al vecchio del libro.

Anche io fino ad un anno fa avevo tanti progetti,sognavo di viaggiare,vedere il mondo e poi magari stabilirmi all'estero e trovare un lavoro li,sembrava tutto fattibile,i miei mi appoggiavano,il più delle volte scuotevano la testa ridacchiando ripetendomi che per fare quello che avevo in testa servivano un mucchio di soldi,io l'interrompevo dicendo che li avrei trovati.

Viaggiare era la mia leggenda personale.

E poi è crollato tutto.

Mamma si è ammalata all'improvviso e nel giro di pochi mesi se n'è andata.

Una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la leggenda personale” la frase del libro fa capolino nella mia testa,nel mio caso la malattia è stata quella forza.

Leggo finché i raggi del sole diventano più insistenti sulla pelle,chiudo il libro e controllo l'ora sul telefono,caspita già sono le undici!!

Meglio tornare a casa.

 

Justin's pov

Fa caldo.

Soffro terribilmente il caldo.

'Hood dannazione accendi quel ventilatore' sbuffo sfilandomi la canottiera e gettandola in faccia al mio amico steso sul letto difronte al mio. Calum grugnisce togliendosela dalla faccia 'Vatti a fare una doccia cavolo' scoppio a ridere 'Accendi il ventilatore e non avrò bisogno della doccia' scuote la testa allungando una mano verso il muro alla sua sinistra premendo cosi l'interruttore.

Punto gli occhi sul ventilatore appeso al soffitto osservando le pale iniziare a muoversi piano per poi aumentare la velocità e vorticare furiosamente sopra il mio corpo.

'Calum' mi rendo conto di aver parlato solo quando sento la sua voce tranquilla accennare ad un 'Si?' 'Cosa sai di Haley Cohen ?' le molle del letto scricchiolano,ho catturato la sua attenzione. 'Ti riferisce alla moretta che sta in seconda ?' annuisco serrando le labbra,il mio amico si stringe nelle spalle 'Non la conosco,almeno non di persona' inarco un sopracciglio 'Spiegati meglio' 'Diciamo che la conosco in base ai pettegolezzi che girano su di lei e sulla sua famiglia' con un cenno del mento lo incito a continuare,voglio saperne di più.

Calum sospira e si mette seduto poggiandosi con le spalle al muro intrecciando le mani e lasciandosele ricadere sul grembo 'A quanto pare,Haley vive con il padre,un mezzo matto che sta sempre fuori casa' 'E la madre?' 'Morta l'anno scorso' 'Si sa di cosa?' scuote la testa accennando un sorriso sghembo,'Ipotesi,ipotesi e ancora ipotesi. Sai come siamo noi ragazzi del liceo' poi continua 'Se non ricordo male qualche mese fa quando la notizia della morte della madre di Haley si era ormai sparsa,alcuni azzardavano al suicidio. Altri erano convinti che il marito in preda ad un attacco l'avesse uccisa,cose folli insomma' 'Haley ha mai detto qualcosa a riguardo?' 'Posso chiederti una cosa Justin?' non aspetta la mia risposta che già riprende a parlare 'Perché t'interessa tanto quella ragazza?' scuoto la testa chiudendo gli occhi 'Non lo so..non lo so' lascio affievolire la voce coprendomi il volto con i palmi delle mani.

 

Haley's pov

Sono a casa giusto in tempo per l'ora di pranzo.

Lascio la borsa con le chiavi di casa su una sedia in cucina e salgo nella mia stanza per mettere a posto il libro,poi riscendo senza fretta le scale ed entro in cucina posizionandomi davanti ai fornelli.

È sabato,papà non pranza mai a casa,eccetto la domenica,quindi anche oggi sono sola.

Sospiro e mi piego sulle ginocchia per prendere una padella,la posiziono sul fornello e accendo il gas,poi mi sposto verso il congelatore e tiro fuori un sacchetto trasparente contenente sei fettine,ne prendo una.

Torno davanti al fuoco e dopo aver cosparso d'olio e sale il fondo della padella metto giù la fettina.

Mentre aspetto che la carne si cuocia prendo un piatto piano,un coltello e una forchetta e li sistemo sul tavolo.

Una quindicina di minuti dopo è pronta.

Prendo la padella per il manico e la inclino quanto basta per far cadere la fettina nel piatto,poi mi siedo e inizio a mangiare.

Sciacquo il piatto con le posate e rimetto tutto in ordine,papà non sopporta quando lascio le cose in giro.

Sono le tre e non so cosa fare.

Lancio il telecomando al mio fianco facendolo affondare tra i cuscini del divano,in televisione non c'è un accidente.

Mi porto le mani ai lati della testa descrivendo movimenti circolari sulle tempie pensando a come passare questo pomeriggio.

In un'altra occasione non mi sarei neanche posta il problema,avrei aperto un libro e mi sarei buttata a capofitto nella lettura.

Cosa che farei,se avessi un libro.

Quello che stavo leggendo,l'ho finito questa mattina quindi posso dire di essere a secco.

Mi alzo dal divano,prendo le chiavi e il portafogli e corro fuori casa.

La libreria si trova in centro,fortunatamente casa mia non è isolata,quindi una quarantina di minuti dopo mi ritrovo a svoltare una curva,supero un negozio di dolciumi,due di vestiti e mi ritrovo la scritta bianca 'LIBRERIA' sul cartoncino rosso davanti agli occhi.

Con un sorriso che va da un orecchio all'altro spingo la porta in avanti.

L'odore della carta m'invade le narici,le parole scritte con l'inchiostro indelebile pulsano nelle pagine dei libri reclamando la mia attenzione.

Mi sento a casa.

'Salve' saluto la signora dietro al bancone e inizio a camminare fra uno scaffale e l'altro scrutando i vari generi letterari.

Sorpasso i classici dedicandomi esclusivamente al genere adolescenziale.

Sposto gli occhi da una copertina all'altra cercandone una in grado di risvegliare la piccola lettrice che è in me.

Nella sezione adibita alle ultime uscite un libro a sfondo marrone con stampata sopra l'immagine di una bambina bionda che stringe al petto un libro cattura la mia attenzione.

Mi avvicino leggendo la trama.

I fatti si svolgono nella devastata Germania del 1939 comandata da Adolf Hitler.

La bambina della foto,si chiama Lisel,la madre è costretta ad affidarla ad una famiglia in modo che si prendano cura di lei.

Lisel non sa leggere ma nonostante ciò ogni qualvolta trova un libro,che stia per essere bruciato o che si trovi abbandonato in strada,lo raccoglie e lo porta con se.

Storia di una ladra di libri.

Sorrido passando la mano più e più volte sulla copertina liscia,poi mi dirigo alla cassa per pagare.

'Arrivederci' la donna mi rivolge un cenno di saluto accompagnato da un'espressione piuttosto annoiata prima di scomparire dietro la porta di legno,m'incammino verso casa facendo dondolare la busta con il mio nuovo acquisto,comprare libri mi mette di buon umore. Svolto a destra ripassando davanti al negozio di vestiti e prima che riesca a distogliere lo sguardo da una vetrina urto qualcosa e vengo sbalzata all'indietro di qualche passo.

'Scusa non ti avevo vista' questa voce..alzo gli occhi 'Justin'.

Il ragazzo biondo è fermo davanti a me,porta un capello con la visiera calato sugli occhi,dei pantaloni grigi della tuta e una maglia bianca a mezza manica,le sue labbra s'incurvano verso l'alto quando mi riconosce.

'Haley ciao' penso ai quattro giorni di assenza 'Questa volta non ti è caduto nulla' lancia un'occhiata alla busta che mi penzola dalle dita piuttosto divertito,impacciata mi stringo nelle spalle 'A quanto pare no' penso anche che non siamo amici e che quindi non ho motivo di essere arrabbiata,cosi lascio correre sorridendo a mia volta. 'Posso offrirti qualcosa di fresco per scusare la mia goffaggine ?' 'Volentieri,grazie' ribatto senza rimuginarci troppo. 'Conosco un bar davvero strepitoso,non te ne pentirai vedrai' oh,so già che me ne pentirò!

 

Justin's pov

È bello poter parlare di nuovo con Haley.

Quando ho cercato di parlarle ieri non è andata come speravo,oggi devo assolutamente riuscirci.

La incito a seguirmi e la guido attraverso strade secondarie per aggirare la calca sui marciapiedi.

Il bar di Travis è nascosto in un vicolo,'Eccoci' indico una strada stretta davanti a noi e poi subito sulla destra l'insegna gialla luccicante 'Maddox's bar',spingo la porta facendo passare prima Haley che mi sorpassa ringraziandomi con un cenno del capo,poi entro anch'io. La osservo mentre si guarda intorno meravigliata,be' in effetti l'espressione sul suo viso è un po' quella che hanno tutti una volta entrati qui,questo posto è davvero ben arredato.

Le pareti sono arancio scuro,quelle laterali hanno vari quadri affissi che ritraggono per lo più danze orientali e dipinti di animali stilizzati,la parete che ti ritrovi davanti come entri,quella dietro al bancone e ai tavoli con le sedie,è interamente coperta da mensole di legno scuro sulle quali sono poggiate le bevande alcoliche e in una piccola striscia vuota di muro,dove s'interrompe il percorso di mensole,sono state attaccate in ordine sparso delle fotografie di Travis con i suoi genitori,con suo fratello e con la sua ragazza. La parete alle nostre spalle invece è piuttosto spoglia,in basso a sinistra è stato ricavato uno spazio per la porta con la maniglia da entrambi i lati e alla stessa altezza della maniglia sulla parete è stata applicata una striscia rossa di carta da parati con un motivo dorato all'interno,che divide a metà tutto il muro e s'interrompe come inizia il davanzale della finestra.

Ci sono due finestre in tutto il locale,posizionate sulle pareti opposte,sono nere e si aprono verso l'interno,sui davanzali sono stati posizionati tre vasi con dei gerani rossi.

Dal soffitto nero pende un grande lampadario che emana una fioca luce giallastra.

Nel complesso il gioco di colori scuri e luci soffuse crea un ambiente piuttosto buio.

'Guarda chi si rivede!' alzo la testa incontrando il viso sorridente del mio amico occupato a lucidare un bicchiere dietro al bancone.

'Ehi amico' mi avvicino per stringergli la mano e sbattere la spalla contro la sua,'Cosa ti porta da queste parti?' lancio un'occhiata alla ragazza rimasta indietro,coglie quel piccolo movimento sogghignando 'Chi è la ragazza Bieber?' mi stringo nelle spalle 'Un'amica,l'ho portata a conoscere il locale' roteo un dito in aria per indicare il posto. Travis si apre in un sorriso ancora più grande se possibile,poi si affaccia su una finestra che non avevo notato vicino alle mensole 'Ehi piccola' dall'altro lato si sente un borbottio confuso,Travis ripete 'Piccola!' stavolta la voce che esce dalla finestra è più marcata,nitida e..scocciata 'Che vuoi Trav?' ridacchio,Travis mi lancia un'occhiataccia senza nascondere però il suo solito sorriso divertito 'Abbiamo ospiti,porta il tuo bel didietro di qua!'

È questione di pochi minuti prima che Sameera faccia il suo ingresso,le lunghe trecce scure raccolte sopra alla testa le mettono in risalto gli occhi nocciola e il viso mulatto,indossa un vestito arancione,con vari tribali sparsi sulla stoffa,che le copre i piedi ed ha uno spacco sul lato destro che le arriva alla coscia.

Come si accorge di me sorride e si avvicina per abbracciarmi 'Ehi Justin!' ricambio l'abbraccio,poi mi volto verso Haley prendendole la mano,'Haley lui è Travis e lei è Sameera la sua ragazza' con un timido sorriso stringe la mano ad entrambi,'Ragazzi lei è Haley' Travis si sofferma sul suo abbigliamento lanciandomi un'occhiata che non riesco a decifrare,poi torna a rivolgersi alla ragazza al mio fianco 'Sei la prima ragazza che il nostro Justin porta qui'

Ah ma gli affari suoi?

Haley si volta a guardarmi e le sorrido rigirandomi il piercing con la lingua.

'Allora? Come ti sembra il posto?' interviene Sameera,'Mi piace molto,adoro questi colori' annuisce lanciando una gomitata al suo ragazzo 'Ovviamente è tutta opera mia. Il ragazzo qui presente ha un pessimo gusto' Haley ridacchia e Travis alza gli occhi al cielo. 'Vieni ti offro qualcosa da bere,cosa preferisci?' 'Un succo grazie' le due scompaiono dietro alla porta dalla quale è uscita poco prima Sameera lasciandoci soli.

'Amico finalmente ti sei trovato una ragazza apposto' 'Non è la mia ragazza' inclina la testa sorridendo 'Non ancora,ma scommetto quello che ti pare che lo diventerà presto'

 

Haley's pov

Gli amici di Justin sono simpatici,sto passando un bel pomeriggio e mi sto divertendo molto,quei due non fanno altro che punzecchiarsi e Sameera è una ragazza in gamba e molto dolce. Alzo il viso puntando lo sguardo sulla parete per osservare meglio le foto appese quando l'occhio mi cade sul grande orologio rotondo che segna le sei e mezza,oh cielo è tardissimo. Scatto in piedi strusciando la sedia sul pavimento 'Si è fatto tardi,dovrei tornare a casa' Justin annuisce alzandosi a sua volta,'Be' amico fatti sentire ogni tanto' Travis e Justin si salutano con un abbraccio ed è la stessa cosa che fa Sameera cogliendomi di sorpresa. Le sue braccia esili si stringono intorno al mio collo 'Torna a trovarci mi raccomando' annuisco sorridendole,li salutiamo un'ultima volta e poi usciamo dal bar.

'Come ti sembrano?' mi chiede Justin una volta fuori,'Mi piacciono' ridacchia affondando le mani nelle tasche dei pantaloni 'Bene'. Il tragitto che ci separa da casa mia lo percorriamo in silenzio,ma non uno di quei silenzi imbarazzanti dove non sai cosa dire,un silenzio buono,uno di quelli che molte volte se si parla si rischia di rovinare il momento.

Una volta arrivati davanti al cancello di casa,mi volto portando le braccia dietro alla schiena,'Allora .. grazie per il pomeriggio,sono stata bene' abbozza un sorriso strofinandosi la nuca con la mano 'Anche io sono stato bene .. ci si vede in giro Haley' annuisco e faccio per voltarmi quando Justin avvicina il suo viso al mio. Il respiro si blocca per poi riprendere con un andamento irregolare,fisso lo sguardo sulle sue labbra che avanzano lentamente verso di me,Justin si china al mio livello lasciandomi un tenero bacio sulla guancia 'Buonanotte' sussurra,poi si volta e se ne va.

Non me l'aspettavo,è per questo motivo che resto per cinque minuti buoni impalata davanti alla porta ad analizzare il significato di questo gesto,con le guance in fiamme. Alla fine giungo alla conclusione che gli amici si scambiano baci sulle guance e che io non avendo amici,non sono abituata a queste manifestazioni d'affetto.

 

  
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