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Autore: Legar    10/12/2014    3 recensioni
Il Barone ricorda ogni Natale da quando l’ha conosciuta. Durante le celebrazioni non mancava mai di farle avere un suo biglietto o una sua missiva, in cui elogiava le sue qualità, che l’avevano stregato con una magia più potente di quella prodotta da una bacchetta, e le augurava ogni bene per i giorni a venire, sperando in cuor suo che quei giorni l’avrebbero vista sposa al suo fianco. Tutti i Natali della sua breve vita mortale e tutti i Natali passati dal suo decesso trascorsi pensando a lei, desiderando che il seguente sarebbe stato quello in cui la donna finalmente gli sarebbe appartenuta. Il suo unico desiderio è sempre stato lei.
Il triste Natale del Barone Sanguinario.
[Fanfiction nominata per il premio alla 'Miglior sceneggiatura non originale' degli Oscar EFPiani 2015.]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Helena Corvonero
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Time cannot erase'
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All I want for Christmas is you[1]






Silent night, holy night

All is calm, all is bright[2]

 

La notte di Natale è silenziosa e tranquilla nei corridoi del castello di Hogwarts. Tutti i suoi occupanti umani riposano nelle loro stanze nell’attesa della sveglia mattutina che porterà loro la sorpresa dei doni ricevuti, la felicità di scartare i pacchetti e svelarne il contenuto inaspettato. Per una volta saranno contenti di alzarsi presto, non saranno stanchi, non ci sarà il tempo di stropicciarsi gli occhi assonnati perché correranno, impazienti, a scoprire cosa è stato loro recapitato dalle persone a loro care.[3]
I fantasmi invece sono più solitari del solito, appartati nel buio della notte, invisibili a qualsiasi casuale passante. Rammentano con rimpianto tutti i felici Natali vissuti da umani, tutti i Natali che non sarebbero mai ritornati e non avrebbero mai più potuto rivivere se non nei ricordi. I loro pensieri non sono contagiati dall’allegria generale, anzi questa li rende, per contrasto, più lugubri, perché a loro è ormai negata la possibilità di godere di questa celebrazione umana dell’amore, non hanno più niente di cui rallegrarsi, avendo perso tempo addietro i loro affetti. Al mattino invidieranno la luce entusiasta negli occhi giovani degli studenti che si scambieranno gli auguri e i regali, invidieranno gli abbracci calorosi e i baci che li accompagneranno e i canti gioiosi che piccoli gruppi di studenti intoneranno in ogni momento della giornata per onorare la festa. Il clima lieto contagerà anche gli adulti, che, sebbene cresciuti per mostrare l’entusiasmo infantile, non mancheranno di sentire l’allegria del giorno più gradito[4] pervaderli. E i fantasmi invidieranno anche quella gioia più intima, meno esteriorizzata, perché anche quella è a loro ormai preclusa.
Il Barone Sanguinario tristemente guarda, per quello che l’oscurità permette, il cielo stellato dalla Torre di Astronomia, dal punto più alto del castello di Hogwarts.[5] Tranne che durante le lezioni notturne che vi hanno luogo, è il posto in cui preferisce trascorrere il tempo quando rimorsi e rimpianti non gli danno tregua, quando il ricordo diventa troppo doloroso, quando i suoi pensieri sono solo per lei e non riesce a sopportare di vagare per il castello con il timore di scorgere la sua trasparente figura avanzare verso di lui. Invero, ciò accade di frequente: pochi studenti possono sostenere di vedere spesso il Barone aggirarsi per la scuola. Il tempo smette di avere senso per un fantasma che ha l’eternità davanti a sé ed egli, non disturbato dagli studenti impauriti di lui, ne trascorre buona parte in quell’occupazione, a lamentarsi e fare rumore con le catene che lo seguono in ogni movimento, segno del suo antico peccato. Guardando il cielo mutare ciclicamente dalla luce al buio, dall’azzurro più limpido al nero più intenso, assiste al passare del tempo senza esserne colpito, mentre non muta la sua eterna condizione di infelicità. Non mutano i suoi pensieri, costantemente rivolti verso la donna che tanto tempo prima gli ha rubato il cuore e la vita, conquistandolo con la sua figura elegante e tramortendolo con il suo sorriso glaciale. Si pentì istantaneamente delle sue azioni omicide, non appena la furia si diradò e vide il corpo senza vita della dama, ma non si è mai pentito di averla amata né ha mai smesso di amarla da allora. E sapere che ella risiede ancora, come lui, nel castello dove si conobbero da ragazzi, sapere che potrebbe raggiungerla in un attimo, ma che sarebbe irrimediabilmente respinto, lo distrugge ancora di più. Questa consapevolezza lo rende ogni giorno più misero.
Così, nella notte più triste, perso nella contemplazione dell’immenso del firmamento, si abbandona al ricordo.

 


 

I'm dreaming of a white Christmas

Just like the ones I used to know […]

I'm dreaming of a white Christmas

With every Christmas card I write

May your days be merry and bright

And may all your Christmases be white

 

Era sempre stata bella, Helena. D’una bellezza abbagliante, che conquistava le invidie delle donne e conquistava gli uomini. E aveva conquistato lui, a dispetto della sua indole poco incline al sentimento. L’elegante aspetto fisico in lei era accompagnato da una mente brillante, che le era valso lo Smistamento nella casa dei Corvonero a Hogwarts. Gli risultava difficile trovarle un difetto, almeno fino a quando non cominciò a corteggiarla e lei lo rifiutò, ogni volta, respingendo le sue dichiarazioni e prendendosi gioco dei suoi sentimenti. Lo faceva con una freddezza che nessuno avrebbe mai potuto attribuire a quel viso d’angelo e a quella bocca di rosa[6], sempre atteggiata in un sorriso sprezzante nei suoi confronti, sia quando conversavano sia quando leggeva una lettera scritta da lui sia quando lo sorprendeva ad ammirarla da lontano.
Il Barone ricorda ogni Natale da quando l’ha conosciuta.[7] Durante le celebrazioni non mancava mai di farle avere un suo biglietto o una sua missiva, in cui elogiava le sue qualità, che l’avevano stregato con una magia più potente di quella prodotta da una bacchetta, e le augurava ogni bene per i giorni a venire, sperando in cuor suo che quei giorni l’avrebbero vista sposa al suo fianco. Tutti i Natali della sua breve vita mortale e tutti i Natali passati dal suo decesso trascorsi pensando a lei, desiderando che il seguente sarebbe stato quello in cui la donna finalmente gli sarebbe appartenuta. Il suo unico desiderio è sempre stato lei.
Amava immaginare il Natale nella loro casa e lei che, seduta dinanzi al camino per riscaldarsi dal gelo invernale, cullava il grembo nel quale portava la sua prole. Amava immaginare numerosi figli, frutto della loro unione, perché lui l’avrebbe sempre desiderata con la stessa passione e avidità che sentiva colmarlo ogni volta che incontrava il suo sguardo fiero. Amava immaginare la loro camera, nella quale, come marito e moglie, lui avrebbe sfogato la voglia che aveva del suo corpo e della sua persona, consolidando un legame matrimoniale che non poteva essere spezzato e sancendo in modo innegabile che lei era sua e lo sarebbe stata fino alla morte.[8]
Ma la morte era giunta, per mano sua, per mezzo del pugnale con cui l’aveva uccisa e si era ucciso, e non aveva recato con sé il suggello del loro sentimento, ma aveva rafforzato l’odio che Helena provava verso di lui e che l’avrebbe tormentato eternamente.

 


 

Last Christmas I gave you my heart

But the very next day you gave it away

[…] 'I love you,' I meant it

Now I know what a fool I've been

But if you kissed me now I know you'd fool me again

 

Il mattino giunge inaspettato per il fantasma, smarrito nei suoi ricordi infelici misti a sogni ormai irrealizzabili. La luce del giorno, che si riflette sul paesaggio innevato intorno al castello, lo desta definitivamente. Il Barone attraversa i muri dei corridoi e le scale che dai piani superiori conducono a quelli inferiori, incrociando gruppi di studenti ciarlieri e allegri che ben si addicono all’atmosfera natalizia della scuola, ma non al suo umore tetro. Come lui, sono diretti verso la Sala Grande, per l’occasione addobbata a festa.
Le spettacolari decorazioni natalizie lo affascinano ogni anno, perché da studente non ebbe mai il piacere di goderne la visione.[9] Altissimi abeti sono disposti in ogni angolo, illuminati da candele o decorati con stelle e palline e nastri d’oro, che, insieme al fuoco dei camini, rischiarano l’ambiente conferendogli un aspetto fulgido. Alle pareti sono appese grandi ghirlande di agrifoglio e vischio. Il soffitto riproduce la volta celeste e i fiocchi di neve che scendono lentamente.
Tutti gli studenti che entrano dalle grandi porte si fermano sulla soglia ad ammirare estasiati la Sala Grande in tutto il suo splendore. Si guardano intorno con gli occhi colmi di stupore, indicando all’amico al loro fianco talvolta uno dei grandi sempreverdi agghindati, talvolta le magnifiche ghirlande sulle pareti, e poi alzano lo sguardo al soffitto incantato, prima di recarsi al lungo tavolo della loro Casa con i compagni.
Il Barone Sanguinario raggiunge gli studenti Serpeverde a un tavolo quasi vuoto, poiché molti hanno scelto di tornare a casa dalle famiglie per le vacanze natalizie. Si ferma in aria, sulle loro teste, che evitano di fissarlo come molte nella Sala, e si guarda intorno.
Tra i diversi fantasmi che si trovano in quel momento nella Sala Grande ad accompagnare la colazione degli studenti, ambendo pasti invitanti che non potranno più assaggiare, il suo sguardo corre alla ricerca di lei. La vede fra i Corvonero, mentre osserva, silenziosa come di consueto, gli studenti della sua Casa. Percorre con gli occhi la sua trasparente figura, l’abito grigio di una moda ormai desueta che indossava nel suo ultimo giorno di vita e i lunghi capelli scuri che nei suoi sogni erano così serici e piacevoli al tatto. Quando infine arriva al suo volto, nota che lei lo sta guardando. I suoi occhi sono sempre carichi di rancore per lui, non mancano mai di rammentargli i loro dolorosi trascorsi. Non ci sarà mai spazio in quegli occhi per ricambiare l’amore tormentato e ossessivo che lui non ha mai smesso di provare. Non c’è spazio per il perdono, neanche di fronte a un pentimento così assoluto e così sincero, come quello che lui ha provato in tutto questo tempo. Nei secoli, non hanno mai parlato, lei non gli ha mai dato l’impressione di essere disposta ad ascoltarlo, stroncando ogni suo tentativo all’istante con un’occhiata glaciale. Nei secoli, non si sono mai guardati così a lungo come in quel momento.
Quando nei suoi occhi grigi si figura riflessa la lama argentea con la quale le ha tolto la vita, il pensiero è troppo angoscioso per lui. Lo costringe a ritornare con la mente a quel maledetto ultimo giorno delle loro vite mortali, e non regge più il peso della memoria che l’ha angustiato per tutta la notte. Mentre i suoi occhi si inumidiscono, lei volta il capo, usandogli una gentilezza a cui non è abituato, perché lei aveva sempre sostenuto il suo sguardo con orgoglio e tutti gli altri l’avevano sempre evitato per timore. Si ritrova a pensare che, in fin dei conti, questo è il suo regalo di Natale per lui e probabilmente l’unico dono che riceverà mai da lei, sebbene i suoi desideri siano di altra natura.

Il Barone Sanguinario cerca una distrazione nelle conversazioni leggere degli studenti, che discutono di ciò che avrebbero voluto e cosa hanno ricevuto in regalo, e pensa che tutto ciò che vorrebbe per Natale è lei. La vuole solo per sé, più di quanto lei potrà mai immaginare. Tutto ciò che vuole per Natale è lei.[10]






[1] Il titolo è quello della celebre canzone di Mariah Carey.

[2] Le citazioni a inizio paragrafi sono tutte tratte da canzoni natalizie. Nell’ordine: Silent Night, White Christmas, Last Christmas.

[3] Come leggiamo anche nei libri della saga, è tradizione anglosassone aprire i regali la mattina del giorno di Natale.

[4] Il “giorno più gradito” ricorda Il sabato del villaggio, poesia di Giacomo Leopardi.

[5] L’idea che il Barone Sanguinario trascorra il suo tempo nella Torre di Astronomia non è mia, è Nick-Quasi-Senza-Testa a dirlo a Harry Potter nel sesto libro della saga: «Oh, groaning and clanking up on the Astronomy Tower, it's a favourite pastime of his…»

[6] Bocca di rosa è il titolo di una celebre canzone di Fabrizio De André.

[7] Il Barone Sanguinario visse tra la fine del decimo e l’inizio dell’undicesimo secolo; la festività natalizia era già stata istituita nel 336.

[8] Il divorzio è ovviamente una conquista recentissima, il periodo in cui vissero i due personaggi è antecedente di diversi secoli: il pensiero di rompere il vincolo matrimoniale non avrebbe mai sfiorato la mente di nessuno.

[9] Il primo albero di Natale risale al quindicesimo secolo, dunque in un periodo successivo alla vita umana del Barone Sanguinario.

[10] Le ultime due frasi sono ispirate al testo della canzone All I want for Christmas is you. I versi originali sono: I just want you for my own / More than you could ever know / […] / All I want for Christmas is you.


Tutte le informazioni sul Barone Sanguinario sono state tratte da qui; quelle sul Natale da Wikipedia.

Benché questa fanfiction possa essere tranquillamente letta da sola, nella mia mente è il seguito di altre due storie sul Barone Sanguinario e sulla Dama Grigia che ho precedentemente scritto e pubblicato, una raccolta di drabble e una one-shot. Se le caratterizzazioni del Barone Sanguinario e della Dama Grigia dovessero risultarvi poco canon (benché nell’opera della Rowling ci sia ben poco su di loro), esse sono coerenti con la mia personale visione di questi due personaggi e con le precedenti storie che ho scritto. A tal proposito, mi farebbe piacere se le leggeste e mi lasciaste un parere. In merito alla caratterizzazione di Helena Corvonero, riconosco che talvolta può sembrare lontana dall’ideale donna sottomessa e timorata di Dio del periodo storico, ma ho pensato che la situazione per le Streghe dovesse essere leggermente migliore di quella delle Babbane, visto che a loro era concesso frequentare Hogwarts quando l’istruzione per le donne era ancora un miraggio.








Buon Natale a tutti voi!

Legar
   
 
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